
Il libro fantasy più famoso, considerato
il maggiore punto di riferimento del genere, completa finalmente il suo percorso di opera immortale approdando nella mia rubrichetta dedicata ai libri che
nessun editore pubblicherebbe se fossero opera di un autore emergente.
Una precisazione: il romanzo di Tolkien è
tutt'altro che il mio libro preferito. Se siete di quelli che credono che questo romanzo dovrebbe trovarsi nelle camere d'albergo e che al posto delle sedie comprano copie aggiuntive della trilogia in versione integrale (tanto per sedersi va bene uguale)
andate avanti a vostro rischio e pericolo, io vi ho avvisati.
IL SIGNORE DEGLI ANELLI - BompianiJ.R.R.TolkienLa trama: C'è questo tizio
troppo cattivo (Sauron, mi pare) che deve a tutti i costi conquistare e distruggere il mondo. Uccide la gente per hobby, picchia i bambini, fa pipì senza alzare la tavoletta e poi
ride di gusto nel guardare il casino che ha fatto. Per distruggere il mondo, forgia degli anelli magici che regala un po' a tutti, unitamente all'
Unico Anello il cui possesso decreterà il
controllo totale sull'Universo. Questo ovviamente vale solo se l'anello se lo mette Sauron, perché tutti gli altri quando lo indossano diventano invisibili e cadono preda di un grave esaurimento nervoso.
Succede insomma che gli hobbit (dei brutti nanetti) trovano l'anello, perché quello scemo di Sauron se l'è perso. Il mago Gandalf spiega ai nanetti che l'Unico Anello va distrutto buttandolo dentro un vulcano che, guardando sulla mappa che trovate all'inizio del libro, sta esattampente dalla parte opposta del loro villaggio (che sfiga!) Data l'importanza di tale compito, per questa operazione vengono scelte
solo sette persone che dovranno andare fino al vulcano
a piedi e senza l'aiuto di nessuno.
Recensione: Il romanzo di Tolkien è scritto meravigliosamente. Potete facilmente perdervi tra le sue pagine, affondando in un mondo immaginario unico e affascinante. Il mondo della
Terra di Mezzo ha influenzato talmente tanto l'immaginario collettivo che, da questo libro in poi, c'è un filone letterario che si basa su libri suddivisi in tre parti, ambientati in mondi fantastici e abitati da creature
più o meno identiche a quelle inventate dal professor Tolkien.
Il bello del libro è proprio questo: la sensazione di perdersi in un mondo diverso dal nostro, sprofondando nelle pagine che lo descrivono.
Si dice inoltre che il signor Tolkien scrivesse queste storie
per leggerle ai suoi bambini. Tenero, no? No! Quello che non vi hanno detto, è che J.R.R. comesichiama queste storie ai figli gliele leggeva eccome,
ma per punizione!
Sei stato cattivo, adesso vai in camera tua che poi vengo su e ti leggo Il Signore degli Anelli! E il ragazzino lì a piangere, disperato.
Questo libro è lungo
1400 pagine, di cui 1350 contengono descrizioni. Ho capito che è bello, ma a volte è così bello da essere intollerabile. La
scena tipo del romanzo, la struttura che si ripete più spesso, è la seguente:
- Descrizione generica di un'ambientazione (una trentina di pagine).
- Lista di nomi lunga 5 pagine di cui a nessuno fregava nulla.
- Finalmente
arrivano gli hobbit (i protagonisti della storia) e parlano tra loro. Regolarmente un hobbit piagnucola di qualcosa (qualche mostro non morto che sta per divorarlo, ad esempio), e gli altri lo consolano. Questo dura dalle venti alle quaranta pagine.
- Gli hobbit affrontano il pericolo sfuggendo alla morte
in maniera improbabile. Questa parte sarebbe divertente, e infatti dura poco (una decina di pagine).
- Arriva qualcuno che non c'entra niente (tipo un albero che cammina) e che parla di cose a cui non frega niente a nessuno (trenta pagine).
- Gli hobbit si fermano a
mangiare e a cantare (magari in lingue incomprensibili che il lettore non può leggere). Tutti parlano dei cazzi loro, poi mangiano e cantano di nuovo (quaranta pagine).
Perché non me lo pubblicherebbero: Mi pare sia ovvio: ok,
lui è Tolkien e la gente se lo legge lo stesso perché si aspetta che prima o poi arriverà qualche bella battaglia e il romanzo si farà più appassionante (come in effetti accade). Ma se fosse il libro di un emergente?
Di solito, se già l'incipit non fa intendere che quello che segue sarà divertentissimo e interessantissimo, è difficile che l'editore vada avanti. Inserite poi
cinque pagine di nomi e una poesia senza alcun senso che il lettore deve sorbirsi, e saprete già che brutta fine farà il vostro romanzo.
Cosa abbiamo imparato: Ma se già è tanto difficile farsi pubblicare
un libro solo, anche corto, come accidenti vi viene in testa di presentarvi a una casa editrice con un romanzo suddiviso in tre libri di 500 pagine l'uno?
Simone