I difetti degli aspiranti scrittori 1: il punto di vista, e poi ancora il punto di vista.

Se ricordate (be', qualcuno che segue il blog se lo ricorderà) già qualche tempo addietro ho parlato di quali siano gli errori più comuni che si possono trovare all'interno di un romanzo. Principalmente dimenticanze, e problemi che nascono da una cattiva preparazione del lavoro o evidente incapacità dell'autore (fate voi ^^).

Recentemente, però, qualcuno mi ha chiesto di parlare degli errori non tanto dei romanzi, quanto della scrittura in sé. In sostanza: quali sono i difetti intrinsechi dello stile e della narrazione tipici di chi non scrive tanto bene? Non parliamo di trame, idee o sentimenti espressi malamente, ma di veri è propri intoppi che riguardano la prima cosa che cadrà all'occhio di chi ci legge (sto parlando della scrittura, ovviamente).

Lungi da me essere un esperto di queste cose (se fossì bravo magari qualcuno mi pubblicherebbe qualcosa... azz, non funziona più! E adesso?!) trovo questo un argomento importante e che mi era sfuggito nell'arco del corso di scrittura passato. Mi pare giusto, e magari anche interessante, provare a dire qualcosa, per cui questo è solo il primo di una serie di tre o quattro post sul presente argomento. E meno male che volevo dire solo poche cose ^^.

Insomma, veniamo al dunque:

I difetti più comuni nello stile degli aspiranti scrittori.

- Il punto di vista. Questa è una cosa che facevo anche io, o meglio forse faccio ancora ma con più cognizione di causa. La storia inizia con un protagonista particolare, si sviluppa a partire da lui, inizia a farsi interessante, c'è uno spunto narrativo anche buono, il testo è scorrevole, piace, attira il lettore e... inizio del capitolo 2: adesso il protagonista non c'è più, e la storia parla di un'altra persona.

Ok, lo so. Stephen King lo fa, così come lo fanno anche tanti autori famosi. Però, e c'è un però, loro sono famosi, i loro libri sono lunghi 6-700 pagine (segno che alla fine ogni protagonista ha una storia ben sviluppata) e in fin dei conti usano questo stratagemma per costringervi a leggere: volete sapere cosa accadrà al protagonista, e allora vi sorbite anche l'inutile trattazione del punto di vista di un altro personaggio di cui in realtà non frega niente a nessuno.

Il fatto è che questo cambio repentino lo fanno tutti gli scrittori emergenti che conosco, me stesso compreso, anche all'interno di un raccontino di 5 pagine.

La verità è che se lo fanno tutti forse l'unico motivo sono due:

1) è più facile saltare di palo in frasca piuttosto che sforzarsi di seguire un solo punto di vista, che evidentemente è più difficile.

2) e visto che lo fanno Stephen King e compagnia bella un autore magari ancora insicuro tende a dare per scontato che fare così sia una buona idea, ritrovandosi con un libro scopiazzato, oltre che scritto male.

La verità è che a me non piace affatto... e quando lo facevo all'inizio della carriera (devo sempre fare una battuta quando parlo di carriera letteraria?) la triste e cruda verità era che semplicemente non sapevo nemmeno io dove mettere le mani. Con Mozart di Atlantide è stata una scelta voluta per davvero fin dall'inizio, ma se una scelta letteraria fatica a discostarsi dall'errore di un emergente, chi volete che ne rimanga favorevolmente impressionato?

- Il punto di vista 2, la vendetta: uguale a sopra, solo che questo salto tra un personaggio e l'altro avviene in corso d'opera, all'interno dello stesso capitolo senza separazione di spazi, paragrafi, lineette e asterischi vari.

ESEMPIO:

Gino guardò il suo nemico all'interno delle pupille dei bulbi oculari degli occhi.
«Ho paura» pensò. «Ma non devo farglielo notare, perché sennò poi mi riempie di legnate col suo mazzone laser».
Il nemico di Gino guardo Gino a sua volta negli occhi di lui a cui questi appartenevano (ok, questo testo ha più di qualche problema, ma è un autore emergente non scordatelo).
«Non sarà mica paura quella che leggo nei suoi occhi?» pensò. «Perché se è così accendo la mazza laser e gliela sfracello nella zona tra la base della schiena e le gambe dimodoché poi avrà difficoltà a sedersi».

«Sta riconoscendo la mia paura?» si domandò il nemico del nemico di Gino, accostando la zona del suo corpo compresa tra le gambe e la schiena al muro di recinzione dell'esterno dell'astronave della flotta dei terrestri dell'armata dello spazio, così da apporre una protezione tra la zona stessa e lo stesso suo nemico.

E così via per 3-400 pagine... non vedo l'ora di leggere il seguito, e voi?

Come vedete, è impossibile identificarsi nell'uno o nell'altro personaggio, e la storia viene un po' moscia. Qualcuno vi dirà che questo è addirittura un errore (anche se non lo è), ma in ogni caso non mi pare proprio il miglior modo di presentare una storia... ma gli aspiranti scrittori questo non lo sanno ^^.

A breve (più o meno) il punto due, in cui mi sono già scordato di cosa parlo per cui non chiedetemelo.

Simone

43 commenti:

  1. Piacevole, la lettura.
    Magari gli "orrori" si fermassero qui.
    Il punto di vista di un non-emergente.

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  2. Non pensavo che cambiare punto di vista a meta' di una scena fosse un errore cosi' comune...

    Forse il problema e' che il "narratore onniscente" (ossia lo stile in cui l'autore puo' descrivere i pensieri di tutti all'interno della stessa scena) era lo stiile prevalente fino all'inizio del '900, quando fu quasi totalmente abbandonato per il "terza persona limitato" in uso oggi. Gli scrittori emergenti si ispirano ai classici?

    Ho letto recentemente l'ultimo romanzo di Grisham, che ogni tanto mi pare che faccia questo giochetto... A lui funziona, magari e' soltanto che e' uno stile molto difficile da gestire.

    Grazie per il post; non vedo l'ora di leggere la parte II!

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  3. Nella mia modesta esperienza di emergente, ho sempre scritto in maniera molto istintiva e non mi sono mai posto certi problemi. Evidentemente è per questo che i miei scritti sono abbastanza indigesti... ;-)

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  4. Beh... non sono d'accordo. Io scrivo in quel modo non perché è più facile (cosa che non è sempre vera) ma per il fatto che le storie con il riflettore sempre puntato sul protagonista le trovo "Noiose". Sinceramente... mi sembra anche riduttivo che uno che fa narrativa debba pensare ad un solo personaggio protagonista. In una storia non possono coesistere più personaggi importanti? In una storia non si possono raccontare eventi distaccati che magari più avanti finiscono per convergere? E questi eventi distaccati non possono forse influenzare personaggi differenti?
    Insomma, trovo veramente riduttiva la narrativa con un solo protagonista, con la narrazione sempre focalizzata sempre su di lui e basta.

    E' come la formula 1, o il MotoGP... se preferite. Se le telecamere stanno sempre sul pilota in testa (il protagonista), lo spettatore si perde la lotta tra le auto/moto che stanno più indietro, si perde i momenti concitati, quelli più eccitanti e curiosi.

    La vita, in fondo, non ha un protagonista. Nella vita siamo tutti protagonisti e, perché non tentare di riportare questo concetto nella narrativa? E, del resto, mi sembra che non solo i famosi che citi si comportano in questa maniera. L'italianissimo Evangelisti si comporta così spesso e volentieri... e non solo nella saga di Eymerich.

    Se uno scrittore è bravo, dovrebbe saper gestire ogni tipo di narrazione e renderla piacevole al lettore indifferentemente di quale sia il punto di vista usato. Forse, il problema, più che nel punto di vista, sta nell'abilità di chi scrive... ^_^

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  5. Asfodelo: eh, è il primo di 3 o 5 post! ^^

    Sgerwk: sicuramente ha un'influenza enorme la letteratura classica che viene presentata al Liceo. Comunque non è un errore e il narratore onniscente lo uso sempre anch'io, solo bisogna capire cosa "prova" il lettore.

    In molte storie, specie nei thriller, posizionarsi dalla parte di uno solo dei personaggi aumenta la tensione, mentre al contrario vedere quello che fanno tutti può andar bene per una rappresentazione più "completa" di una battaglia (per dirne una, non ho mai descritto una battaglia in vita mia!).

    Immagina il buono catturato dallo psicopatico assassino che lo lega a una sedia. Se leggiamo i pensieri del cattivo, dove sta la tensione di scoprire se vuole uccidere il protagonista, oppure farlo a pezzetti oppure se era tutto uno scherzo?

    Giuseppe: be', per quello ci stanno le revisioni, no'

    Simone

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  6. Certo, Simone. Leggerò.
    Non consideravo questo punto esaustivo degli orrori, semplicemente non esautivo di questo specifico errore.
    Sono d'accordo con i commenti di altri, qui sopra. Non è l'alternanza narrativa, errore in sè, bensì il modo in cui a volte viene realizzata.
    Se si cambia punto di vista, occorre cambiare linguaggio senza cambiare modulo narrativo. Dare discontinuità continua.
    Non so se mi sono spiegata. Sono una lettrice esigente, non uno scrittore, tantomeno un ritico letterario...

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  7. Glauco: certo, se uno è bravo può cambiare le carte in tavola quante volte gli pare, tant'è che il post si intitola "difetti degli aspiranti scrittori". A me è capitato raramente di leggere il testo di un "collega" che salta da un personaggio all'altro e pensare "ah che bello l'autore ha cambiato punto di vista" e più spesso mi chiedo "perché l'autore ha cambiato punto di vista?!"

    Che il protagonista non sia necessario siamo daccordo, ma non è questione di chi "gestisce" la storia ma di immergersi in quello che prova di volta in volta la persona di cui si sta raccontando.

    Quello che intendo è che non è di per sé sbagliato cambiare il soggetto della trama, cosa che del resto faccio spesso anch'io, ma che alcuni autori alle prime armi hanno difficoltà a gestire questi cambiamenti.

    Simone

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  8. Ma sai che non son tanto d'accordo?
    O meglio.
    A me i punti di vista variegati piacciono, in un romanzo lungo.
    Non per niente (ad esempio) odio i libri scritti in prima persona.
    Forse perchè mi piace lo stile "cinematografico", dove le scene si intervallano.
    Concordo invece che cambiare p.d.v all'interno di uno stesso paragrafo è brutto e infelice.
    A volte l'ho fatto pure io, ma sbagliando s'impara.

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  9. Alex: lo sapevo che non eri daccordo nemmeno te ^^. Che devo dirti/vi? Sicuramente in nevicata il cambio funziona bene (e infatti è un romanzo lunghetto, tra l'altro) ma c'è sempre il personaggio "favorito" che avrei preferito seguire di più e quello "antipatico" che quando arriva dici no che palle e non vedi l'ora di arrivare al capitolo dopo sperando che se lo siano mangiato gli zombi ^^

    Certe volte poi il cambio è obbligato, altrimenti non sapremmo mai tutta la storia... insomma ci sono tanti motivi e tanti modi, quello che ci tenevo a dire è che è una tecnica narrativa che bisogna saper utilizzare.

    Sarà che i miei thriller preferiti come Misery e 3 millimetri al giorno sono sempre inchiodati sul protagonista... però usano altre tecniche per spezzare la narrazione, sarebbe da studiarseli meglio.

    Simone

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  10. vorrei tanto sapere se tutti i più bravi scrittori utilizzano una tecnica narrattiva oppure, semplicemente iniziano a scrivere senza pensare troppo alla struttura, al fatto di alternare o meno... non so se questo può definirsi "errore" infondo l'importante è che la storia sia piacevole, è questa l'impresa più ardua! comunque tifo per le storie scritte d'istinto e di getto.. si, sicuramente sono piene di errori, ma le preferisco!
    forse sono di questa opinione perchè è la sola che mi permette di scrivere, dato che non capisco assolutamente nulla di regole e strutture perfette del testo.. mi metto lì e scrivo quel che mi viene e poi sono anche io dell'opinione che parlare sempre di una persona protagonista sia noioso!
    ciao
    luna...

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  11. Il cambio di punto di vista senza criterio secondo me è un errore. Forse diventa un buon espediente narrativo quando voglia dare una soluzione di continuità all'opera.

    In ogni caso bisognerebbe fare in modo che il lettore non si confonda, o non si spazientisca!

    PS: Quando pubblichi il seguito della storia di Gino e la Mazza Laser?

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  12. Luna: sicuramente 3 millimetri al giorno di cui parlavo prima è studiato e l'autore sapeva che quell'inizio insieme a un saltare avanti e indietro nella storia avrebbe sortito un determinato effetto. Mi sembra impossibile che sia venuto fuori per caso, anche perchè ci saranno diecimila libri che usano la stessa tecnica per storie differenti. Magari il prossimo libro lo scrivo così pure io.

    Poi sì la scrittura spontanea scorre meglio, forse perché chi legge riesce a sentire la passione che spingeva l'autore. Bisognerebbe cercare di mescolare le due cose.

    Emilio: io come dicevo non lo vedo come errore, perché in fin dei conti non è che le regole della scrittura siano sempre uguali e scritte nella pietra. Però come ho detto a me non piace perché spesso si passa dall'immedesimazione con un personaggio "forte" all'immedesimazione con un personaggio poco studiato che non è interessante.

    Quello che forse non riesco a spiegare è che il difetto non è il cambio in sé, che fanno anche autori bravissimi e famosissimi (non in mezzo allo stesso paragrafo, magari) ma il passaggio dal "protagonista con passato sofferto che forse morirà" al "tizio anonimo che passava lì per caso di cui non ci frega nulla". Magari devo sistemare il post ^^.

    Il seguito della mazza è in realtà una trilogia di trilogie, e uscirà in formato barzellette per il cucciolone (e questa devo proprio riciclarla).

    Simone

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  13. Max: troppo gentili, grazie!

    Simone

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  14. si sono daccordo, bisogna essere davvero dei bravi scrittori per conciliare le due cose.. ma chi non è così bravo, secondo il tuo punto di vista, dovrebbe rinunciare?
    sai, c'era un cantante che scriveva canzoni molto belle, o forse è più giusto definirle poesia..è Fabrizio De andrè, lui diceva di aver scelto la strada della musica perchè è più sicura.. la carriera dello scrittore prima o poi termina, mentre quella del cantautore dura più a lungo e così si poteva "salvare".
    questo secondo me è verissimo.. è più facile scrivere canzoni perchè magari puoi dire anche delle cavolate...
    insomma quello che voglio dire è che se lui comunque ha rinunciato a scrivere, sicuramente è anche per non "sbagliare"... quindi, forse chi non è capace dovrebbe smettere? tu che ne pensi?
    mi metto a scrivere canzoni ^_^ !?

    luna...

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  15. Luna: uhm... rinunciare per non sbagliare è proprio la mentalità che dovremmo combattere, secondo me.

    Scrivere bene è un lavoro di artigianato che imparano tutti coloro che si applicano a sufficienza. Non viene richiesta alcuna dote particolare, e anzi se uno è particolarmente geniale o brillante c'è il rischio che non abbia la costanza per mettersi lì ore e ore a battere i tasti.

    Per me l'atto di scrivere è un po' come rifinire dei particolari di un mobile che altrimenti sembra brutto. Una volta che hai capito la tecnica ti metti lì e lo fai, fermo restando che c'è il falegname bravo e quello meno bravo come accade in tutte le cose.

    Tutt'altra cosa sono i contenuti. Quelli non vengono dalla pratica, ma se non ce li hai come scrittore non li avrai nemmeno come musicista. Comunque si possono fare tante cose per migliorare anche lì, tipo studiare e viaggiare. Nessuno è mai migliorato abbandonando, credo.

    Simone

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  16. Che bello, ora ho un nuovo aforisma ^^

    Simone

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  17. concordo..bello..nessuno è mai migliorato abbandonando... magari abbondoni solo quando ti rendi conto di non valere dopo esserti applicato.. e accorgersi di non valere e ammenterlo è da veri audaci! ciao simone.. attendo un'altro tuo intervento, eh!

    luna...

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  18. Il discorso si sta facendo complicato. Ognuno credo che la pensi a modo suo... io sono convinto che se ti applichi con passione in qualcosa i risultati arrivano comunque. Poi c'è la gente che si stanca o che non è soddisfatta e alla fine molla, tutto qui.

    Simone

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  19. no simone, no..qui non sono daccordo.. non è così secondo me ti sbagli, anche se ti applichi e se ci metti amore, se non sei portato, tutta fatica sprecata, insomma non tutti si possono cimentare in qualcosa.. se non sei capace si vede e allora perchè continuare? tu dici che applicandoti, i risultati arrivano comunque.. si, ma quali risultati? saranno pessimi se non sei bravo no? va be, ogniuno la pensa come vuole poi..

    luna...

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  20. No io non ci credo: non essere portati è una scusa per chi non ci prova davvero. Che poi qualcuno sia più portato ci può stare, avrà risultati migliori a parità di lavoro.

    simone

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  21. dici?.. bè sei una persona ottimista forse con buoni propositi.. io sono tutto l'opposto..
    uno stonato non potrà mai diventare un bravo tenore.. anche con il massimo impegno!

    luna...

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  22. dici?.. bè sei una persona ottimista forse con buoni propositi.. io sono tutto l'opposto..
    uno stonato non potrà mai diventare un bravo tenore.. anche con il massimo impegno!

    luna...

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  23. Ricambio la visita e scopro un blog molto interessante!
    Dunque: secondo me in parte hai ragione, ma su qualche punto dissento.
    Vero, King usa POV diversi.Mette anche in campo personaggi minori che servono però ad illuminare aspetti preziosi dei protagonisti. Questi personaggi piccoli, che spesso aprono un capitolo, spariscono quasi sempre. Ma sono utili.
    In questo senso mi metto sulla sua scia: mi piace rompere la tensione introducendo un common viewer, un tizio o tizia che non c'entrano niente con la trama principale ma possono servire a chi legge a far capire cosa sta succedendo...è come cambiare camera in una ripresa televisiva, insomma.
    Detto questo, hai ragionissima: ci vuole tecnica. Ci vuole sicurezza. Si deve sapere bene quello che si sta facendo in quel momento. E questo non sono affatto sicura di saperlo fare.
    ti linko, comunque :)

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  24. Volevo solo aggiungere una cosa piccola sui contenuti: importantissimo, oltre che "vivere", leggere...:)

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  25. Lara: grazie per la contro-visita.

    Il common viewer mi pare una bella idea, ma in genere i lavori degli emergenti sono corti e già non si riesce ad approfondire troppo i protagonisti. Insomma certe cose hanno facilmente un gusto amatoriale, secondo me.

    E grazie per il link che contro-linko ^^

    Simone

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  26. Scusate se arrivo in ritardo ma mi sto centellinando il gatto che cadde dal sole (il fatto che ce ne sia solo una metà mi fa andare pianin pianino).
    Tornando alla questione del punto di vista ritengo che il punto non sia tanto la scelta tra punto di vista unico o plurimo, se il narratore debba essere onnisciente o parziale... La cosa importante secondo me è la pianificazione, non lasciare che il caso prenda il sopravvento. In teoria si potrebbe decidere prima l'impostazione da dare alla scrittura ma questo avviene molto raramente e spesso la stesura sfugge al controllo.
    Nonostante quello che si possa pensare, la questione del punto di vista è molto meno palese di quello che sembra, e allo scrittore, e al lettore ma posso assicurare che è molto più indisponente rispetto agli errori comuni di grammatica e logica: gli errori comuni si riconoscono e spesso si perdonano, gli errori riguardanti il pdv sono spesso nascosti al lettore comune che non li vede ma resta con una strana sensazione addosso che non gli fa apprezzare a pieno il testo.

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  27. Ad un certo punto in Bastogne il PDV cambia a metà di una frase... ma forse Brizzi se lo poteva permettere...

    (e non chiedetemi di citare esattamente dove succede questo capolavoro stilistico... è passato troppo tempo e non lo troverei. Cercatevelo!).

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  28. Ehm...non sono sicura che in Bastogne Brizzi potesse permetterselo. Io l'ho trovato un libro non riuscito. Invece è molto bello il suo ultimo.
    :)

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  29. Gino e la mazza laser potrebbe persino diventare un cult!
    :D

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  30. Sono fuori tema e prometto che in futuro starò più attenta, ma stavolta mi sono trattenuta per tre giorni e ora devo scrivere.
    Ecco il brano del post originale.
    "...pupille dei bulbi oculari degli occhi..."
    Mi ricorda moltissimo quello che io non sopporto, cose tipo:
    "si passò la sua mano tra i suoi capelli".
    Pensare che io di solito taglio la mano di qualcuno e la passo tra i capelli del primo che capita...
    Scusate il fuori tema, nel caso autorizzo a cancellare.
    Claudia

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  31. Keypaxx: una trilogia di film magari?

    Claudia: hai perfettamente ragione, quel brano è volutamente scritto malissimo.

    Simone

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  32. Sì, certo, l'esempio che ho preso è voluto.
    Quello che intendevo dire è: per favore, diffondiamo la lotta al proliferare di aggettivi possessivi.
    In inglese si devono usare, ma noi dovremmo scrivere in italiano, ed è chiaro che se passo una mano tra i capelli di qualcuno uso la mia, e che se ME la passo tra i capelli... uso la mia mano e la passo tra i miei capelli.
    Claudia

    RispondiElimina
  33. Claudia: sì, potrei fare un post anche su quello... ne avremo per tutta l'estate ^^.

    Simone

    RispondiElimina
  34. me sto a fa un giro su tutti sti post della serie...come al solito sono fin troppo interessanti...peccato so arrivato in ritardo, e ne avrò ancora per un po', :P

    nn sono del tutto d'accordo con questo però...capisco ampiamente quando parli di racconto...insomma, nei racconti, gli unici testi che purtroppo riesco a completare per ora, nn ho mai usato questo modo di scrivere...ma in quel cavolo di romanzo che oramai è rimasto appeso a metà (e m'hanno rubato anche il moleskine con tutti gli appunti...che te lo dico a fare...) diciamo che è stato d'obbligo usare questo "stratagemma"...se un giorno lo finirò, capirai perché, :P

    RispondiElimina
  35. Shadow: be', come già si diceva alla fine dipende sempre da chi scrive e da cosa si vuole ottenere. Però ripeto se tutti usano lo stesso sistema forse è anche un po' per pigrizia.

    Simone

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  36. Ciao...(no azzarola ho sbagliato, i puntini nn si mettono dove nn vanno messi :-). Scherzi a parte.
    Mi chiamo Giuseppe, ho 26 anni, vivo a villafranca tirrena in provincia di messina e non sono uno scrittore emergente e forse nemmeno uno scrittore. So solo che scrivere è il mio primo pensiero la mattina appena sveglio e l'ultimo la notte (appena esco dal mio lavoro, una pizzeria di paese..)prima di andare a dormire.
    ho scritto qualche sceneggiatura (un film, un cortometraggio.) e due commedie musicali.
    Ed ero soddisfatto, ma il mio più grande sogno era scrivere un romanzo.
    una notte uno dei miei più grandi desideri cioè avere un fratello più grande si è risvegliato dall'assopimento imposto dal naturale corso della mia maturità, da un sogno.
    così ho preso spunto dal sogno e una mattina di inizio estate 2007 ho comincitao a scrivere il mio primo romanzo intitolato "Mio Fratello".
    un romanzo di 187 pagine 27 capitoli scritto in 4 mesi e mezzo.
    La mattina che ho scritto la parola fine al mio romanzo ho pianto...(viva il sentimentalismo), un po perchè avevo finito e un po perchè mi sono reso conto che i miei personaggi mi sarebbero mancati.
    passato il momento di sbornia da lacrime ho pensato e mò?..che ci fo co sto capolavoro, :).
    mi sono informato su cosa avrei dovuto fare per pubblicare il libro o lmeno provarci e subito valanghe di pèroblemi il più grande i soldi.
    così per evitare di affrontare il problema pubblicazione ho cercato di risolvere un altro problema: chi mi corregge il romanzo? Un romanzo scritto da un ragazzo di 25 anni che nn ha ben chiaro come usare correttamente la punteggiatura e che oltretutto per problemi di soldi ha lasciato la scuola troppo presto per andare a lavorare?...
    un anno di ricerche mi hanno portato il mese scorso ad una mia insegnante di italiano incontrata per caso nel lungomare del mio paese ed è una coincidenza assolutamente strana visto che lei abita in città e che le probabilità di incontarla erano minime visto che non è un tipo che esce spesso...
    ho pensato è destino che si faccia qualcosa per pubblicare il libro...così le ho inviato con una e-mail il testo e lei credo e spero lo stia leggendo per correggerlo...nn ho sue notizie da quando mi ha detto che ha ricevuto lo scritto...cmq adesso che sembra essere risolta la questione correzione, ritorna come un lupo in agguato dietro un melo con il nero pelo illuminato dalla luna in cielo...il problema soldi per la pubblicazione...ho fatto qualche ricerca su internet e ho trovato un sito, chiamasi "BOOPEN" che sembra allettante come soluzione per uno squattrinato come me...ora dirai tutta sta pappardella per chiedermi un consiglio sul sito?.............................
    Si!. Tutta sta pappardella era necessaria per farti capire quanto è importante questa questiopne per me. il mio indirizzo e-mail è giuseppe.23@virgilio.it
    se hai tempo e t va di aiutarmi t chiedo di visitare il sito www.boopen.it e darmi una tua opinione e sempre se vuoi ci si può scambiare contatto msn (se hai msn certo) perchè ho appena cominciato un nuovo romanzo e sono un pozzo (credo promettente) ansioso di riempirsi di consigli e esperienza...ciao scusa per il commento eccessivamente lungo e per il tempo che hai prestato a questo fuori di testa...a presto spero
    Peppe...

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  37. Complimenti! Sono un'aspirante scrittrice (scrivo meglio di "Gino"!) e mi hai fatto morire dalle risate!! (con due punti esclamativi)

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  38. Ciao Simone,
    mi chiamo Monica, abito in uno schifo di città che non mi è per niente d'aiuto e ho 17 anni.
    Sto scrivendo un libro che vede per protagonisti un ragazzo e una ragazza.
    I capitoli dispari sono destinati a lei, mentre quelli pari a lui.
    Ora dimmi, è sbagliato?
    Cioè, dovrei avere solo un personaggio?

    RispondiElimina
  39. Monica: no che non è sbagliato! L'importante comunque è sempre che la storia sia scorrevole e che il romanzo fili liscio. Se questa divisione è naturale e non causa problemi allora va benissimo. Se invece ti sembra che ci sia qualcosa che non va, be'... prova a sistemarlo!

    Ciao e in bocca al lupo!

    Simone

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  40. e se lo scrittore avesse ideato due protagonisti e li dovesse dividere durante il racconto?Cioè facendoli susseguire uno dopo l'altro dividendo così l'attenzione su entrambi.

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  41. Anonimo: come ho detto non è che ci sia una regola. Stephen King ne l'ombra dello scorpione scrive 2-300 pagine dove in ogni capitolo c'è un personaggio diverso, e poi tutti si incontrano più avanti. A me non piace un libro così perché diventa interminabile, però è un super mega best-seller per cui alla fine è questione di gusti.

    Simone

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  42. Sto piangendo dal ridere!!!credo non mi dispiacerebbe leggere questo libro!!! ;-)
    Silvia

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  43. Mi fai morire dal ridere sei un grande ahah

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