Lo scrittore che (non) accetta le critiche sincere.
Molti aspiranti autori sono in realtà persone normalissime, proprio come tutti noi. Soltanto che un bel giorno si alzano dal letto e si ricordano che, in realtà, hanno sempre saputo di essere degli artisti, e adesso vogliono scrivere quello che si sentono dentro. E il giorno seguente, eccoli che già si presentano a parenti e amici con le loro quindici righe (quando ci si mettono d'impegno) piene di pseudo problemi esistenziali dei quali a nessuno interessa una mazza. La cosa grave, in tutto questo, è che si aspettano anche che gli facciate i complimenti.
Certo, nessuno immagina che le pagine (righe?) a cui ha dedicato tanto tempo e affetto siano, alla fine della fiera, una porcata. Ma diciamoci la verità: è raro che uno che ha appena iniziato a scrivere, produca qualcosa di un livello al di sopra dello schifo. Anzi! Se fa solo schifo, direi che siamo partiti con il piede giusto, ed è un ottimo incoraggiamento per andare avanti. Il guaio vero è che, nel 90% dei casi, un emergente che vi chiede di commentare un suo componimento non sarà mai e poi mai disposto ad accettare delle critiche.
Di solito, quando mi tocca parlare del lavoro di qualcuno, cerco di tenermi molto sul vago accostandomi al giudizio con delicatezza. Se una cosa fa pietà, parto con un sììììì, è cariiiiiiino e poi ci infilo dentro magari però un pochino aggiusterei un po' qua e un po' là... lo so che sono una merda, ma chi sono io per distruggere i sogni di qualcuno mortificando il suo lavoro? E poi ricordiamoci che, come emergente, anch'io ho bisogno di circordarmi di persone che parlino spudoratamente bene di me. Quando sarò un autore navigato vedrò bene di tirarmela e di essere cattivissimo con tutti, (a qualcuno è bastato stamparsi i biglietti da visita con la macchinetta della metro) ma al momento essere sincero con gli altri nemmeno mi conviene.
Eppure, nonostante il mio filantropico buonismo ecco che, regolarmente, succede la cosa che mi fa più imbestialire in assoluto al mondo. Che questo qui, dopo che mi sono frantumato le scatole a leggere le sue boiate, e dopo che mi sono anche sforzato di dargli qualche consiglio cercando di non tradire i suoi sentimenti da artista sensibile, mi guarda come se si trovasse davanti a un deficiente e mi liquida con uno spocchioso: non è vero.
Cioè, che vuol dire che non è vero? Io l'ho letto, sta scritto lì! Ma che sono deficiente, che tu scrivi una cosa e io ne leggo un'altra? Mamma mia, mi viene voglia di staccargli la testa quando fanno così! Ma chi me l'ha fatto fare a cercare di dargli un consiglio, non potevo dirgli che era un capolavoro, così se ne andava contento? Troppo tardi. Me la sono giocata male, potevo pensarci prima. L'amico scrittore già mi guarda con sufficienza, il labbro incurvato in un'espressione di disgusto e con l'aria del grande artista che, suo malgrado, deve convivere in mezzo a gentaglia come me, che non ha la cultura per apprezzarlo.
Lui, dall'animo nobile e puro, intra una gente zotica, vil. Proprio come quel poeta là, che mo' non mi ricordo.
Simone
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Quella poesia lì di quel poeta là.
2 commenti:
stavo correggendo una tesi di laurea e sono inorridito! mai avrei pensato che esistessero ancora persone così messe male!
praticamente... questa qua scriveva come se stesse parlando all'amica di gossip o di menate varie! Ho corretto quasi tutte le frasi - un lavoraccio! - e quasi ci rimaneva pure male!
sono pienamente d accordo con lei
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