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Il Piccolo Principe

Dopo un'attesa che immagino avrete trovato struggente, torno finalmente ad allietarvi con la recensione di un classico della narrativa che - come da programma - se fosse scritto oggi da un autore ancora sconosciuto non troverebbe mai un editore disposto a darlo alle stampe.

Il Piccolo Principe - Tascabili Bompiani

Autore: Antony De Saint Exupèry

La trama: Scritto come una sorta di racconto autobiografico (lo stesso autore del libro era un pilota di aerei), questo breve romanzo ci racconta dell'incontro tra un aviatore precipitato nel deserto e un bambino di sei anni. Una volta fatta la sua conoscenza, il ragazzino rivelerà al protagonista di provenire da un piccolissimo asteroide, raccontando del suo viaggio per arrivare fino alla Terra e rivelando allo stesso tempo il suo particolare modo di vedere il mondo.

Recensione: nel suo viaggio fantastico attraverso la Terra, i pianeti e le stelle, il Piccolo Principe ci racconta di come troppo spesso i grandi si diano tanto da fare per nulla, non riuscendo invece a capire che l'essenziale non è quello che risalta agli occhi. Ecco allora che il disegno di una scatola può rappresentare una pecora (che è dentro la scatola, ovviamente), che è bello farsi addomesticare da qualcuno anche se poi si piange quando lo perdiamo, e che tra migliaia e migliaia di rose identiche tra loro quella che ci appartiene è l'unica davvero speciale, semplicemente perché ci siamo occupati di lei.

Perché non me lo pubblicherebbero: a parte che se credete davvero che qualcuno vi pubblichi un romanzo con delle illustrazioni (per di più a colori!) siete degli scemi, e a parte che l'editore potrebbe essere talmente puro di cuore da strillare di paura e buttare all'aria il manoscritto nel vedere il disegno del boa che ha mangiato l'elefante, il vero problema che seppellisce ogni velleità di pubblicazione è l'aver detto che il Piccolo Principe proviene dallo spazio, e in particolare da un asteroide.

Non devo certo essere io a spiegarvi che nello spazio non c'è aria, sugli asteroidi non c'è gravità (almeno non su uno tanto piccolo) e soprattutto non si può volare da un pianeta all'altro attaccandosi a degli uccelli o facendosi morsicare da un serpente (cosa questa particolarmente priva di senso).

Al nostro editore che apprezza solo libri seri e ben scritti il romanzo di Antoine De Comesechiama non parrà altro che una raccolta di scempiaggini senza senso, e nel migliore dei casi userà i fogli del manoscritto per incartocciare le caldarroste (uno dei suoi tanti impieghi stagionali). Leggendo che l'autore è un pilota potrebbe sentirsi particolarmente ispirato e usare la pagina di presentazione per fare un bell'aereoplanino, da far planare nella brace delle caldarroste di cui sopra.

Cosa abbiamo imparato: se scrivete un romanzo pieno di cose particolarmente impossibili, assicuratevi di giustificarle in qualche modo particolarmente plausibile. O al limite provate a spacciare tutto per un racconto fantasy.

Simone

Il pendolo di Foucault.

Volendo parlare del perché non mi pubblicherebbero mai un libro scritto da Umberto Eco (se lo avessi scritto io che Umberto Eco non mi chiamo), avrei forse fatto meglio a scegliere Il nome della rosa. Non perché sia più bello o più interessante del pendolo di Foucault, ma semplicemente perché, essendo di gran lunga più conosciuto, mi avrebbe portato un maggior numero di accessi al blog. Ma del nome della rosa ho già visto il film e non mi va di leggermi pure il libro, perciò ho scelto quest'alto.

Il pendolo di Foucault - Bompiani

Autore: Umberto Eco

La trama: Dirò subito come stanno le cose: ho iniziato ieri sera a leggere questo romanzo, arrivando a pagina 40, e di cosa parla non l'ho ancora capito. C'è tipo una specie di editore giornalista che va a nascondersi in un museo e pensa ai cavoli suoi, e poi si torna indietro di qualche giorno con lo scrittore/editore o quello che è che cerca di entrare nel computer di un amico. Apparentemente c'è dietro una specie di cospirazione coi templari e i musei di Parigi... perciò dovrebbe essere tipo una specie di Codice Da Vinci scritto meglio. O più noioso, a seconda dei punti di vista. E non ditemi che 40 pagine non bastano per parlare di un libro! Per decidere di non pubblicare qualcosa, agli editori basta l'incipit (nel mio caso sospetto che ormai mi conoscano tutti e che sia sufficiente il nome dell'autore ^^).

Recensione:In quaranta pagine il prof. Eco ci fa già capire con chi abbiamo a che fare: troviamo dunque descrizioni di macchinari di cui io ignoro l'esistenza e di cui lui sa dirci il nome di ogni singolo pezzetto e ingranaggio; vediamo la descrizione del Pendolo di Foucault con tutto il trasporto metafisico di cui solo un letterato con vaghe nozioni di meccanica classica può essere capace, leggiamo l'utilizzo di un Word Processor in tempi in cui forse davvero il computer ce l'aveva solo qualche scrittore famoso e lo teneva lì come una cosa strana da far vedere agli amici... insomma, se sapessi di che parla potrei anche dirvi se alla fine della fiera questo libro si rivela anche interessante, ma le premesse lasciano ben sperare.

Perché non me lo pubblicherebbero: Immaginate la seguente scena: l'editore di turno rincasa dal suo secondo lavoro (non pretenderete mica che campi vendendo libri, no?). Posa la zappa e la roncola sul tavolo della cucina (per quanto la moglie provi a insegnargliele, non impara mai le buone maniere), lascia cadere una cassetta di pomodori accanto al lavello e, sporco e puzzolente di sudore come non mai, chiede alla consorte: lo sì mandatu lu manushcrittu quello shcrittore che ci avevo parlatu allu telefono?

Date queste premesse, immaginerete l'espressione dell'editore in questione nello sfogliare le primissime pagine per ritrovarsi di fronte a una (lunga) citazione in greco (che poi non è greco ma ebraico, grazie a Federico per la precisazione ^^), ovviamente senza alcuna traduzione a fronte. E questo è niente: andando avanti, il poverino s'imbatterà quasi subito nel mostro. Un nemico della letteratura, la vera nemesi incarnata della narrativa che distrugge e annienta ogni possibilità di ulteriore analisi del romanzo:


Mettere una formula (lo so che il pi greco non è una formula, ma non lo sanno gli editori, temo) in un libro equivale a dimezzare i lettori. In realtà, la formula nelle prime pagine vuol dire che quasi tutti la troveranno PRIMA di comprare il libro, e a parte gli sfigatoni che leggono solo libri pallosi per sentirsi intellettuali tutti gli altri preferiranno comprare qualcosa di meno impegnativo.

Il bello è che, andando avanti con la lettura, troviamo il listato di un programma in BASIC fatto per generare permutazioni (che tra l'altro secondo me è pure sbagliato, ma mi sto sbilanciando tantissimo per quel che ricordo di programmazione... ^^) che falcidierà come formiche sotto una tempesta i pochi temerari lettori ancora rimasti. Questo non vale però per l'editore: finché qualcuno non lo andrà a chiamare, scuotendolo dai suoi cupi pensieri, lui se ne starà lì a fissare il pi greco, con la faccia di chi ha visto un fantasma.

Cosa abbiamo imparato: Se non siete un autore famoso (tipo, per dirne uno, Umberto Eco) non mettete formule o simboli matematici nel vostro romanzo. E poi se proprio volete sfoggiare cultura informatica non uscitevene con il Basic, che fate ridere: ci vuole almeno il linguaggio macchina.

Simone

La fattoria degli animali.

Ancora una volta, ecco un grande classico del passato che, se oggi fosse scritto da un autore emergente, difficilmente finirebbe sugli scaffali delle librerie.

La fattoria degli animali - Mondadori (tanto per cambiare ^^)

Autore: George Orwell

La trama: All'interno di una fattoria polli, mucche e bestie varie sono scontenti di come vengono trattati dagli uomini. Finiranno con il mettere in atto una Rivoluzione (con la erre maiuscola) ritrovandosi così a gestire il lavoro tutto da soli liberi dalla presenza del fattore e degli altri esseri umani.

Recensione:Ovviamente, il romanzo di Orwell che tutti ricordano non è questo qui, ma quell'altro che non vi sto nemmeno a dire (ok, 1984). La fattoria degli animali è però uno di quei libri che, insieme a la storia infinita e pochi altri, mi hanno colpito maggiormente quando li ho letti da ragazzino, al punto che poi ho finito col mettermi in testa di fare lo scrittore pure io. Si potrebbe insomma dire che questo è uno dei romanzi che mi hanno rovinato la vita, e che anzi sarebbe da sconsigliarne la lettura ai minori facilmente influenzabili come probabilmente era il sottoscritto.

Tornando al testo vero e proprio, la storia degli animali che controllano la fattoria non è che una scusa per parlare - sotto forma di metafora - di società e politica. Gli animali che fanno la Rivoluzione contro l'uomo che li sfrutta, i maiali che finiscono col somigliare sempre di più agli esseri umani... insomma ci sono già molte di quelle tematiche che poi verranno riprese e sviluppate maggiormente in 1984.

Si potrebbe addirittura azzardare che, tra i due, sia questo il romanzo più riuscito da un punto di vista puramente tecnico, perché dice più o meno le stesse cose in una forma più sintetica e di facile lettura. Probabilmente l'ambientazione più accattivante di 1984 ne ha decretato non tanto un successo maggiore (credo che i due libri siano diffusi più o meno allo stesso modo) quanto un maggiore impatto emotivo sui lettori.

Perché non me lo pubblicherebbero: Già mi pare di sentire gli editori che distruggono il libro dei gatti: ancora la metafora con gli animali e la società? Ma che palle! Lo stesso credo varrebbe per questo libro di Orwell. Certo, si potrebbe dire che Orwell lo ha fatto prima degli altri... ma non è vero manco per niente! Se leggete le favole di Esopo, scritte nel sesto secolo avanti Cristo, già erano piene di animali personificati (o persone animalizzate?). Ogni volta che nell'arte c'è una bestia di qualche tipo, questa sta lì per rappresentare qualcosa, e non l'animale in sé.

La verità è che questo George Orwell era un gran copione! È andato in giro rubacchiando a destra e a sinistra, e sulla base di queste considerazioni il nostro editore serio e onesto userà il dattiloscritto della fattoria per la cura di altri animali... mettendolo cioè sul fondo della gabbietta degli uccellini.

Cosa abbiamo imparato: Se scrivete una storia che avete chiaramente copiato da altri libri, qualcuno (se non l'editore, che magari il vostro è il primo libro che legge) prima o poi, vi sgamerà.

Simone

Fahrenheit 451.

Bentornati nell'angolo del libro che a me non pubblicherebbero perché i libri degli emergenti tante volte manco se li filano mentre a questo qui gliel'hanno pubblicato perché già aveva venduto all'estero.

Fahrenheit 451 - Mondadori (ma so' tutti Mondadori 'sti libri?)

Autore: Ray Bradbury

La trama: Il lavoro dei pompieri del futuro sarà quello di bruciare i libri per impedire il libero pensiero e le solite storie da fanta-regime malvagio e oppressore. Il protagonista del libro è proprio un vigile del fuoco che, intento a distruggere a colpi di lanciafiamme la casa di due vecchietti bibliofili, ha la bella pensata d'intascarsi un libro di soppiatto convinto di non essere visto. Ovviamente, da qui in poi per il protagonista saranno solo casini... a riprova del fatto che appassionarsi alla letteratura non porta mai niente di buono.

Recensione: Sulla scia di 1984 e de Il mondo nuovo, Ray Bradbury ha scritto un altro bellissimo libro che ci racconta un mondo inquietante ma tremendamente plausibile. Magari oggi i libri non serve più bruciarli, perché tanto la gente non li legge (semmai, li scrive ^^). Il rischio che la società moderna porti a un'omologazione del pensiero e dell'informazione, per quanto non nella forma drammatica presentata in questo romanzo, è un discorso che è assolutamente valido ancora oggi.

Si potrebbe dire che tra i tre libri del gruppo dei romanzi distopici (sarebbe il contrario di utopici... una cosa brutta, insomma) questo sia il meno riuscito come contenuti (che bene o male sono scopiazzati dagli altri due) ma il meglio riuscito in quanto a tecnica e impianto narrativo. Si legge con più piacere, insomma (almeno, per me è stato così). Chi non ha mai sognato di fare il pompiere, in fondo?

Dimenticavo: il titolo del libro viene dalla temperatura a cui brucia la carta. 451 gradi Fahrenheit, appunto.

Perché non me lo pubblicherebbero: Quando presentate un libro a un editore, questo pretende di leggere una presentazione, la cosiddetta sinossi. Più breve è, meglio è, nel senso che se supera le 3 righe l'editore già si è rotto le palle di leggere e passerà ad altro (tipo fissare il soffitto dell'ufficio). E come lo presentate, un libro come questo Fahrenheit 451? Non so voi, ma io scriverei così: nel futuro, i pompieri bruciano i libri invece di spegnere gli incendi.

Ecco, e poi gli incendi veri chi li spegne (penserà l'editore)? Ma che stronzata di libro che ha scritto 'sto Bar.. Bray... Barburi! E proprio a me doveva venire a rompere le palle? Che fine farà il manoscritto, già lo sapete.

Dopo un po' di rifiuti m'immagino Ray Bradbury che si stampa questo libro con Lulu, e poi implora sua madre di leggerlo... almeno lei!

Cosa abbiamo imparato: Se scrivete una cosa che, raccontata a parole, pare una cavolata, forse avrete qualche difficoltà in più a piazzarla presso un editore.

Simone

Qualche numero aggiornato.

Oggi m'è ventuta voglia di fare due conti, tanto per avere un'idea di quello che ho combinato fino a oggi nella mia carriera di scrittore emergente. Ecco allora un breve elenco degli ebook scaricati dal mio sito web (di Emule parlo più sotto!) dal momento in cui sono stati messi online fino a oggi.

Vi ricordo (per chi non mi conoscesse) che gli ebook sono tutti distribuiti sotto licenza Creative Commons.

Ebook di Simone M. Navarra scaricati da www.simonenavarra.it

Mozart di Atlantide, 2006 - Da Febbraio 2006: 1105 copie.

Mozart di Atlantide, 2007 - Da Marzo 2007: 562

La sindrome di Reinegarth, n°5 - Da Novembre 2006: 182

Il Cubo - Da Maggio 2006: 658

La Catena - Da Febbraio 2007: 170

Per noi o per gli altri - Da Settembre 2006: 373

TOTALE: 3050 ebook

Di Mozart sono soddisfatto. Mille e passa copie per l'ebook di uno sconosciuto (sto parlando di me stesso ^^) non sono pochissime. Se avessi pubblicato con un piccolo editore, di certo avrei smerciato meno libri... guadagnando più o meno lo stesso (cioè niente ^^).

Stupefacente come Il Cubo, zitto zitto, continui a essere scaricato molto più di cose che ho messo online successivamente... si vede che, in qualche modo, attira maggiormente l'attenzione (sarà per il film omonimo?)

La Catena finora è andato malino, nonostante la (credo) bella iniziativa collegata. Proverò a rilanciarlo spammandolo un po' di più su tutti gli aggregatori del globo.

Della sindrome di Reinegarth tengo conto solo del quinto ebook, assumendo che chi si scarica quello si sia già scaricato anche gli altri. Certo la suddivisione a puntate non sembra ripagare il lavoro fatto per realizzare cinque ebook... prossimamente metterò online una versione completa, associandola al libro stampato con Lulu.

I download attraverso Emule non posso saperli e nessuno li saprà mai. Da quando ho formattato (intorno a Dicembre) io stesso ho condiviso qualche centinaio dei miei libri, ma non posso calcolare quanti ebook sono stati scambiati da altri utenti. Forse questo è un limite delle reti Ed2k... o forse c'è un modo per aggirare questo problema e qualche bravo visitatore me lo spiegherà nei commenti ^^

Simone

Dieci piccoli indiani.

Dopo una breve pausa, torna la rubrica de I libri che non pubblicherebbero se li avessi scritti io, perché io non sono uno scrittore famoso.

DIECI PICCOLI INDIANI - Mondadori
Agatha Christie

La trama: Sapete, l'ho letto tanto di quel tempo fa che non me la ricordo più molto (alla faccia della professionalità ^^). Comunque, per un motivo che è solo una scusa per un libro pieno di omicidi, dieci persone si trovano bloccate in una villa su un'isola. Come da programma, qualcuno inizia a fare secchi tutti quanti uno dopo l'altro. Praticamente una specie di Alien, solo che non è nello spazio ma su un'isola e invece del mostro c'è l'assassino.

Recensione: Non è un caso che, su una decina di recensioni che ho scritto fino a oggi, questo sia già il secondo giallo (per di più dello stesso editore, se non sbaglio) appartenente alla categoria dei classici del passato. Scritti decenni fa, questi libri sono talmente attuali da contenere delle strategie narrative che vengono utilizzate con successo ancora oggi. In particolare, il giallo di Agatha Christie contiene un colpo di scena (non ve lo dico, dai, così ve lo leggete!) effettivamente magistrale, attorno al quale ruota l'intera storia.

Tutti restano di stucco sul finale del Sesto Senso, no? Be', la signora Christie queste cose le faceva cinquant'anni prima, senza tirare in ballo poteri paranormali o fantasmi. La difficoltà di questo genere di scrittura è che, basandoci su un unico colpo di scena su cui poggia tutta la trama, il rischio è di non colpire più di tanto il lettore con un'idea in realtà moscia, o peggio ancora di farsi scoprire in anticipo fallendo miseramente. Invece, leggendo Dieci piccoli indiani la verità ci passa davanti agli occhi (e va bene, è scritto in maniera tale che è impossibile arrivarci prima ^^) ma solo alla fine capiremo chi è l'assassino e che diavolo ha combinato.

Perché non me lo pubblicherebbero: Niente di più ovvio. Se scrivessi oggi Dieci piccoli indiani, e lo spedissi a qualche ignota casa editrice (i manoscritti inviati alle case editrici note vengono cestinati direttamente dal postino, così si risparmia un po' di lavoro), l'editore inizierebbe la lettura pensando di trovarsi di fronte a un Western con una tribù di nativi americani pigmei.

Dopo una decina di pagine si chiederà ma quando arrivano l'indiani? prendendo a sfogliare rapidamente le pagine successive. Non trovando traccia dei piccoli pellerossa a cui già si stava affezionando, cestinerà con non curanza l'intero manoscritto per poi andarsi a ubriacare amareggiato e deluso.

NOTA: In alcune versioni del romanzo, il titolo è anche: e poi non ne rimase nessuno. Che, effettivamente, fa davvero schifo.

Cosa abbiamo imparato: Il titolo del vostro romanzo è la prima cosa che l'editore leggerà (e forse anche l'ultima). Sceglietelo accuratamente.

Simone

Il signore degli anelli.

Il libro fantasy più famoso, considerato il maggiore punto di riferimento del genere, completa finalmente il suo percorso di opera immortale approdando nella mia rubrichetta dedicata ai libri che nessun editore pubblicherebbe se fossero opera di un autore emergente.

Una precisazione: il romanzo di Tolkien è tutt'altro che il mio libro preferito. Se siete di quelli che credono che questo romanzo dovrebbe trovarsi nelle camere d'albergo e che al posto delle sedie comprano copie aggiuntive della trilogia in versione integrale (tanto per sedersi va bene uguale) andate avanti a vostro rischio e pericolo, io vi ho avvisati.

IL SIGNORE DEGLI ANELLI - Bompiani
J.R.R.Tolkien

La trama: C'è questo tizio troppo cattivo (Sauron, mi pare) che deve a tutti i costi conquistare e distruggere il mondo. Uccide la gente per hobby, picchia i bambini, fa pipì senza alzare la tavoletta e poi ride di gusto nel guardare il casino che ha fatto. Per distruggere il mondo, forgia degli anelli magici che regala un po' a tutti, unitamente all'Unico Anello il cui possesso decreterà il controllo totale sull'Universo. Questo ovviamente vale solo se l'anello se lo mette Sauron, perché tutti gli altri quando lo indossano diventano invisibili e cadono preda di un grave esaurimento nervoso.

Succede insomma che gli hobbit (dei brutti nanetti) trovano l'anello, perché quello scemo di Sauron se l'è perso. Il mago Gandalf spiega ai nanetti che l'Unico Anello va distrutto buttandolo dentro un vulcano che, guardando sulla mappa che trovate all'inizio del libro, sta esattampente dalla parte opposta del loro villaggio (che sfiga!) Data l'importanza di tale compito, per questa operazione vengono scelte solo sette persone che dovranno andare fino al vulcano a piedi e senza l'aiuto di nessuno.

Recensione: Il romanzo di Tolkien è scritto meravigliosamente. Potete facilmente perdervi tra le sue pagine, affondando in un mondo immaginario unico e affascinante. Il mondo della Terra di Mezzo ha influenzato talmente tanto l'immaginario collettivo che, da questo libro in poi, c'è un filone letterario che si basa su libri suddivisi in tre parti, ambientati in mondi fantastici e abitati da creature più o meno identiche a quelle inventate dal professor Tolkien.

Il bello del libro è proprio questo: la sensazione di perdersi in un mondo diverso dal nostro, sprofondando nelle pagine che lo descrivono.

Si dice inoltre che il signor Tolkien scrivesse queste storie per leggerle ai suoi bambini. Tenero, no? No! Quello che non vi hanno detto, è che J.R.R. comesichiama queste storie ai figli gliele leggeva eccome, ma per punizione! Sei stato cattivo, adesso vai in camera tua che poi vengo su e ti leggo Il Signore degli Anelli! E il ragazzino lì a piangere, disperato.

Questo libro è lungo 1400 pagine, di cui 1350 contengono descrizioni. Ho capito che è bello, ma a volte è così bello da essere intollerabile. La scena tipo del romanzo, la struttura che si ripete più spesso, è la seguente:

- Descrizione generica di un'ambientazione (una trentina di pagine).

- Lista di nomi lunga 5 pagine di cui a nessuno fregava nulla.

- Finalmente arrivano gli hobbit (i protagonisti della storia) e parlano tra loro. Regolarmente un hobbit piagnucola di qualcosa (qualche mostro non morto che sta per divorarlo, ad esempio), e gli altri lo consolano. Questo dura dalle venti alle quaranta pagine.

- Gli hobbit affrontano il pericolo sfuggendo alla morte in maniera improbabile. Questa parte sarebbe divertente, e infatti dura poco (una decina di pagine).

- Arriva qualcuno che non c'entra niente (tipo un albero che cammina) e che parla di cose a cui non frega niente a nessuno (trenta pagine).

- Gli hobbit si fermano a mangiare e a cantare (magari in lingue incomprensibili che il lettore non può leggere). Tutti parlano dei cazzi loro, poi mangiano e cantano di nuovo (quaranta pagine).

Perché non me lo pubblicherebbero: Mi pare sia ovvio: ok, lui è Tolkien e la gente se lo legge lo stesso perché si aspetta che prima o poi arriverà qualche bella battaglia e il romanzo si farà più appassionante (come in effetti accade). Ma se fosse il libro di un emergente?

Di solito, se già l'incipit non fa intendere che quello che segue sarà divertentissimo e interessantissimo, è difficile che l'editore vada avanti. Inserite poi cinque pagine di nomi e una poesia senza alcun senso che il lettore deve sorbirsi, e saprete già che brutta fine farà il vostro romanzo.

Cosa abbiamo imparato: Ma se già è tanto difficile farsi pubblicare un libro solo, anche corto, come accidenti vi viene in testa di presentarvi a una casa editrice con un romanzo suddiviso in tre libri di 500 pagine l'uno?

Simone

Mattatoio N.5 o La crociata dei bambini.

Parlare del romanzo di Kurt Vonnegut non è il massimo per incrementare gli accessi al sito. Ben pochi saranno infatti in grado di scrivere correttamente il nome dell'autore, finendo così su qualche sito porno (come succede sempre quando sbagliate a scrivere qualcosa su Internet).

Per i pochi che ce la faranno, vediamo un po' di cosa parla questo libro e per quante e quali ragioni difficilmente lo pubblicherebbero a uno scrittore emergente.

Mattatoio N.5 o La crociata dei bambini - Universale Economica Feltrinelli
Kurt Vonnegut

La trama: Ecco, fosse facile. Il romanzo è parzialmente autobiografico, anche se l'autore non è il proragonista della storia visto che lo incontriamo come semplice comparsa in un passaggio del libro. Insomma c'è questo protagonista che partecipa alla Seconda Guerra Mondiale, viene arrestato dai tedeschi e finisce in un campo di prigionia per poi assistere al bombardamento che rase al suolo Dresda uccidendo trecentomila persone.

L'aspetto che caratterizza il libro è che il protagonista viaggia continuamente avanti e indietro in vari momenti della sua vita (non si tratta di ricordi, ma di veri viaggi nel tempo), viene rapito dagli alieni che lo espongono in una specie di zoo (!!), è l'unico superstite di un disastro aereo (o così mi pare di ricordare) e chi più ne ha più ne metta.

Recensione: Mattatoio numero cinque non è un vero romanzo di fantascienza, ma un libro di guerra travestito da romanzo di fantascienza. Kurt Vonnegut (ma lo scriverò bene almeno io?) ha detto che, dovendo parlare di un avvenimento così drammatico come il bombardamento di Dresda, non sarebbe riuscito a farlo in altro modo se non in questa maniera surreale con continui riferimenti fantascientifici.

Ecco allora nascere questo strano accostamento tra l'assurdo letterario (ad esempio gli alieni che osservano per anni il protagonista rapito e tenuto nudo sotto una cupola di cristallo) e l'assurdo storico della guerra, fatta di bombardamenti, deportazioni e campi di concentramento.

Il risultato è un testo certamente diverso da tanti altri libri che trattano gli stessi argomenti. Impossibile dire se valga più o meno di molteplici altre testimonianze della guerra che troviamo in letteratura. Sicuramente però è un testo che non può lasciare indifferenti, e in grado di ricordarci ancora una volta come attraverso gli occhi della fantascienza sia possibile discutere e analizzare la realtà del tempo in cui viviamo.

Perché non me lo pubblicherebbero: Il libro inizia ai giorni nostri (o quasi) per poi catapultarci nel mezzo della guerra e successivamente portarci lontano nello spazio, e poi ancora chissà dove. Non c'è un vero filo conduttore in questi salti spazio-temporali, ma solo un repentino cambio di ambientazione che ci conduce da un posto all'altro attraverso le diverse esperienze del protagonista.

Qualcuno potrebbe dire che il libro di Vonnegut è un'opera d'arte, e come tale vada apprezzata per il messaggio che vuole trasmettere. Un editore direbbe invece che saltare di palo in frasca senza una particolare ragione apparente è un errore, perché di solito gli altri libri non sono scritti così per cui farlo è sbagliato, a priori e senza possibilità di appello.

La Seconda Guerra Mondiale, poi, è un argomento troppo poco fantasioso per un romanzo che vuole essere di fantascienza. Bisogna necessariamente aggiungere robot senzienti, bombardamenti spaziali e - cosa fondamentale - almeno un personaggio con la spada laser che cambia colore a seconda che sia buono o cattivo.

Cosa abbiamo imparato: Se volete uscire dal seminato e non seguire pedissequamente le regole della narrativa, fatelo col vostro SECONDO romanzo.

Simone

Link - NON - correlati:

Ricordo che è disponibile la nuova versione di Mozart di Atlantide.

Il vecchio e il mare.

Forse il più famoso tra i testi di Ernest Hemingway, l'uscita di questo romanzo breve è stata talmente anticipata dai lettori e dalla stampa dell'epoca che il libro ha venduto milioni di copie (almeno a leggere dall'introduzione) in brevissimo tempo. Ovviamente il sig. Hemingway era già famoso da prima, perché se fosse stato un autore emergente... il resto del discorso già lo sapete, andiamo avanti ^^

IL VECCHIO E IL MARE - Mondadori
Ernest Hemingway

La trama: Un vecchio pescatore non prende un pesce da ben ottantaquattro giorni. Il suo unico amico è un ragazzo del villaggio al quale i genitori vietano però di andare a pesca con Santiago (questo il nome del vecchio pescatore) perché a detta loro porta sfiga. Con queste premesse felici si apre l'opera di Hemingway, e prosegue col vecchio che parte per pescare sperando che questa sia la volta buona.

Recensione:Chiariamo che pescare non è il lieto hobby a cui molti saranno abituati, ma un'attività estenuante in cui l'anziano Santiago passa giorni in barca da solo mangiando (crudo) quel poco che tira su con l'artrite e la schiena che gli fa male e il sole che brucia o il freddo che gela. Mentre il protagonista uccide senza pietà orde di squali, delfini, pesci volanti, meduse, pesci-spada e tutto ciò che ha la sfortuna di accostarsi alla sua imbarcazione, l'autore ci descrive in maniera inarrivabile (non per niente si chiama Ernest Hemingway) tutta la sofferenza della vita, la lotta per la sopravvivere e l'estenuante scontro tra l'uomo, le forze della natura e il destino che si accanisce inesorabilmente contro di lui.

Perché non me lo pubblicherebbero: Gli editori vogliono libri d'evasione, allegri, che si leggono in fretta e stancano poco, così la gente se ne compra degli altri. Leggendo Il vecchio e il mare si ha sempre la sensazione che le cose andranno a peggiorare (il che regolarmente accade), e non c'è mai un momento di pausa dalla sofferenza. In poche parole, leggere questo breve romanzo è una tortura raccapricciante dalla prima all'ultima pagina, e ne verrete fuori col magone. Se proprio dovete soffrire così per leggere un libro, tanto vale che leggiate uno dei miei, che per lo meno si scaricano aggratis ^^

Ma non è questo il problema. Il dramma vero, che rende improponibile il romanzo a qualunque editore, è che è infarcito di termini marinareschi non di uso comune. A pagina tre troviamo ad esempio un arditissimo lenze addugliate che condanna al macero l'intera opera: l'editore si vedrà costretto a ricorrere al vocabolario (e mo' che vordì "lenze"?), ma non avendo il dono di tenere a mente due libri allo stesso momento getterà il vostro nella pattumiera e andrà avanti con la lettura del vocabolario stesso, che giudicherà ben scritto ma rivedibile in quanto a trama e personaggi.

Cosa abbiamo imparato: Agli editori non piacciono i libri che usano parole difficili.

Simone

Il mastino dei Baskerville.

Il romanzo che non mi pubblicherebbero questa settimana, è uno dei romanzi gialli di maggior successo della serie che ha come protagonista Sherlock Holmes (e l'immancabile dottor Watson), scritta ovviamente da Arthur Conan Doyle. Ma vediamo in dettaglio questo libro, per scoprire i motivi che, se lo scrivessi io, porterebbero alla sua non pubblicazione.

IL MASTINO DEI BASKERVILLE
Arthur Conan Doyle - Oscar Mondadori

La trama: Sherlock holmes e Watson si trovano a indagare su un essere mostruoso (il mastino, appunto) responsabile di una serie di delitti ai danni di una famiglia (i Baskerville, appunto) che abita in qualche posto sperduto in mezzo alla campagna. Io col cacchio che ci andavo... e infatti non ci va manco Sherlock Holmes, mollando il fidato Watson a vedersela brutta tutto da solo.

Recensione: Uscito nel 1902 o giù di lì, questo libro è l'esempio di come una bella storia mantenga il suo fascino anche col passare del tempo. L'idea del romanzo giallo in cui un investigatore geniale indaga su delitti collegati a riti oscuri e forze occulte è tuttora valida e presente in molti film e romanzi moderni, solo che Conan Doyle ci aveva pensato un cent'anni prima degli altri. Un po' come molte produzioni attuali, poi, all'epoca in cui è uscito il romanzo fu accolto molto positivamente perché segnava il ritorno di Sherlock Holmes dopo che l'autore aveva avuto la bella idea di farlo secco nella sua avventura precedente. Della serie, mi ero stufato di scrivere certe cose, ma visto che ho finito i soldi... ^^

Perché non me lo pubblicherebbero: Il romanzo rappresenta tutto quello che interessa realmente a un editore, nel senso che la gente vuole comprarlo ancora prima che venga stampato o addirittura scritto. Il problema, è che in un libro lungo appena 190 pagine, il protagonista sparisce a pagina 56 per farsi rivedere solo a pagina 139. In tutto il resto della storia abbiamo Watson da solo che vaga per le campagne a fare non si sa cosa, e che ovviamente finché non torna Holmes non cava un ragno dal buco.

Immaginatevi allora l'editore con gli occhietti piccoli e la bava alla bocca, pronto a vendere milioni di copie con un libro che la gente aspetta da anni, quando un collaboratore gli dice (perché lui ha letto solo le prime tre pagine, ovviamente) che, in più di metà libro, il protagonista della storia non è quello che attrae milioni di lettori, ma il personaggio comprimario di cui non frega niente a nessuno. Eccolo allora buttare giù il vostro bel libro nel tritarifiuti, e voi dalla finestra.

Cosa abbiamo imparato: Se scrivete un romanzo su Sherlock Holmes, assicuratevi che il protagonista sia effettivamente Sherlock Holmes.

Simone

La storia infinita.

Per la serie dei libri che non mi pubblicherebbero, il libro di Michael Ende è l'esempio lampante di un romanzo di successo che, se scritto da un autore esordiente, sarebbe certamente scartato da qualunque editore.

LA STORIA INFINITA
Michael Ende - Longanesi & C.

La trama: Un bambino sfigato, ciccione, introverso e senza amici, passa le giornate a leggere. Un bel giorno, per sfuggire a dei ragazzini che si divertono a picchiarlo, si nasconde in una libreria dove ruba un libro magico che lo trasporta all'interno di una storia fantastica.

Recensione: Quando ero bambino, mia madre mi ha regalato il libro de La storia infinita dopo che avevo visto il film, ed è stato il primo romanzo che abbia mai letto. Una volta letto il libro, ho rimediato una macchina da scrivere e mi sono messo in testa di fare lo scrittore. Non credo resti altro da dire... a parte che forse ero un ragazzino un po' troppo influenzabile ^^

Perché non me lo pubblicherebbero: Io possiedo una vecchia edizione di questo libro. Forse la prima mai pubblicata in Italia e, con tutta probabilità, identica alla versione che l'autore ha sottoposto all'editore. La particolarità di questa edizione è la seguente: la storia si svolge parallelamente nel mondo reale e in quello della fantasia (il bambino ciccione si troverà a interagire con i personaggi del libro magico che sta leggendo). La bella idea del sig. Ende, è che le parti in cui viene descritta la realtà sono stampate in caratteri rossi, mentre il mondo fantastico è narrato con caratteri verdi.

In sostanza, dopo aver letto tre pagine di questo romanzo, i vostri occhi cominceranno a bruciare come se vi avessero messo le retine su una piastra rovente. Leggere un testo rosso è così sgradevole alla vista che vi sembrerà che vi stiano infilando degli aghi nelle pupille, mentre il verde vi accecherà pagina dopo pagina, nutrendosi delle vostre diottrie.

M'immagino la storia infinita sulla scrivania di qualche editore incazzoso, di quelli che piuttosto che pubblicarvi darebbero fuoco la foresta pluviale per poi dirvi che è finita la carta. Il succitato editore impiegherebbe tre secondi per accorgersi del carattere colorato, e tre ore per passare il vostro romanzo nel distruggi documenti, assaporando il piacere di farlo a brandelli pagina dopo pagina.

Cosa abbiamo imparato: I manoscritti che inviate agli editori vanno stampati con inchiostro nero su pagine bianche. Non esistono eccezioni a questa regola.

Simone

Il mondo nuovo

Per la serie I libri che non mi pubblicherebbero, questa volta vi parlo de Il mondo nuovo (solitamente pubblicato con accluso Ritorno al mondo nuovo). Scritto da Aldous Huxley nel 1932, è il capostipite della moderna fantascienza distopica, genere che descrive cioè mondi anti-utopici, privi di libertà, dove nessuno vorrebbe vivere.

IL MONDO NUOVO
Aldous Huxley - Mondadori

La trama: In un mondo dove sesso libero (anche tra minori!) e consumo di droghe sono tollerati e incoraggiati, dove le persone vengono geneticamente modificate e selezionate alla nascita, alcuni personaggi cercheranno di vivere secondo le loro idee rimanendo però disadattati e infelici.

Recensione: Scritto diversi anni prima del ben più noto 1984, il libro di Huxley descrive una distopia molto più verosimile e - se vogliamo - attuale di quella immaginata da Orwell. Per utilizzare le parole dello stesso autore, non vengono puniti i comportamenti non voluti, ma premiati quelli desiderati. Ecco allora che chi prende droghe per sfuggire ai dispiaceri è felice, mentre chi non lo fa viene criticato e lasciato solo; ancora, ogni donna appartiene a tutti, e chi ne vuole una tutta per sé è un pazzo o - come nel libro - un primitivo ignorante. Gli abitanti del mondo nuovo sono liberi di fare (più o meno) ciò che desiderano, ma comportamenti diversi da quelli comunemente accettati li portano a essere dei disadattati.

Perché non me lo pubblicherebbero: Diciamo le cose come stanno: anche se dal punto di vista dei contenuti è a dir poco eccezionale, il libro di Huxley si apre in maniera terribile. Nelle prime pagine, troviamo la descrizione di una catena di montaggio che produce esseri umani, e sul momento non è semplice capire che cosa stiamo leggendo. I personaggi iniziano ad apparire molto dopo l'inizio del romanzo, e prima di scoprire quali effettivamente siano i protagonisti ci vogliono ancora un sacco di pagine. Considerando infine che è un testo piuttosto breve, una volta entrati nel vivo della storia siamo già quasi al finale.

Se fosse il romanzo di un esordiente nessun editore (e pochi lettori, se è per questo) andrebbe avanti con la lettura per vedere se più avanti migliora. Come se non bastasse, il Ritorno al mondo nuovo non è il proseguio della storia, come qualcuno (io ^^) poteva aspettarsi, ma un trattato con cui l'autore ci spiega che il romanzo che abbiamo appena letto è bello e interessante e che in realtà il mondo vero fa ancora più schifo di quello nuovo. Come dargli torto? Se i personaggi del libro di Huxley potessero leggere un romanzo che parla dell'Italia del 2007 (che ragionamento contorto ^^) farebbero rapidamente ricorso alle loro caramelline per rilassarsi. Nel leggere le loro storie drammatiche, invece, a noi non resta che sentirci depressi.

Cosa abbiamo imparato: Se scrivete un romanzo di fantascienza che parla di filosofia e politica, assicuratevi che nelle prime pagine ci sia una figona vestita di pelle che evita i proiettili. Se poi eliminate del tutto i contenuti e ci buttate dentro anche qualche spada laser, tanto meglio.

Simone

Ricordatevi che potete ancora aiutarmi a correggere il nuovo ebook, leggete il post precedente!

La collina dei conigli.

Tante volte si dice che chi è famoso può permettersi di scrivere ciò che vuole, perché tanto gli pubblicano tutto. Io penso piuttosto il contrario: se non sei uno scrittore già affermato, anche il minimo difetto può essere un'ottima scusa per non pubblicarti.

Inauguro allora I libri che non mi pubblicherebbero, la nuova sezione del blog dedicata ai romanzi che ho amato di più e letto con maggior piacere. Di questi libri scriverò una breve recensione e - come avrete capito - il motivo per cui se lo stesso testo fosse scritto oggi da un emergente, nessun editore lo pubblicherebbe.

LA COLLINA DEI CONIGLI.
di Richard Adams - Edizioni BUR

La trama: Un coniglio sensitivo vede in sogno che la sua conigliera farà una brutta fine, e convince un po' di amici conigli a scappare in cerca di un posto più sicuro (la collina dei conigli, appunto).

Recensione: Che ci crediate o no, è un romanzo epico che ricorda da vicino il Signore degli Anelli, solo coi conigli al posto di nanetti, elfi e mostriciattoli vari. Un po' come nel testo di Tolkien, ogni dieci pagine i conigli si fermano a mangiare e a osservare il paesaggio, parlano del più e del meno e pensano agli affari loro. Per fortuna, a differenza degli Hobbit i conigli non cantano mai, raccontando invece le storie della mitologia conigliesca. Quasi impossibile, già dopo poche pagine, non affezionarsi ai tanti personaggi che popolano la storia, nel corso della quale scopriremo quali dei protagonisti realizzeranno il sogno di fondare una nuova conigliera, e quali invece finiranno scannati, sbranati, intrappolati, al forno o alla cacciatora durante le quasi cinquecento pagine di questo romanzo.

Perché non me lo pubblicherebbero: il testo si apre con una coraggiosa citazione in greco, tradotta da una nota a piè pagina. Qui già le cose si mettono male, perché l'editore potrebbe non riconoscere i caratteri greci, e pensare a una stampa venuta male. A pagina tre c'è una seconda nota a piè pagina, dove l'autore ci spiega che i conigli sanno contare solo fino a quattro, cosa di cui - effettivamente - non frega niente a nessuno. Nella pagina successiva c'è ancora un'altra nota, che nessuno leggerà mai perché il romanzo dell'emergente sig. Adams è già finito nella raccolta della carta.

Cosa abbiamo imparato: gli editori non amano il greco e le note a piè pagina.