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Ed ecco a voi: l'editore emergente!

Allora, ho deciso di fare il grande passo!

Da oggi simonenavarra.blogspot.com diventa casa editrice, principalmente e totalmente e indiscriminatamente indirizzata alla promozione, stampa, vendita e promozione e stampa e vendita e poi ancora un po' di promozione dei lavori letterari dei nuovi aspiranti scrittori sconosciuti emergenti.

Il nostro progetto editoriale all'avanguardia nello standard da noi stessi inventato e brevettato offre i seguenti servizi per tutti gli scrittori bravi e anche bravissimi che chissà perché non li pubblica nessuno, ma noi stranamente invece sì:

- Creazione di un ebook: se il vostro romanzo verrà giudicato idoneo, Lo scrittore emergente.com realizzerà un ebook gratuito, il cui costo sarà compreso nel costo totale del servizio. Se l'autore desidera una copertina, potrà tranquillamente prepararla da sé e mandarcela per inserirla nell'ebook.

- Servizio di editing: ogni autore verrà sinceramente invitato a ridare un'occhiata a quello che ha scritto, prima della pubblicazione. Se trovate qualche casino dopo, è colpa vostra ma non vi chiediamo comunque altri soldi.

- Servizio di correzione delle bozze: la nostra casa editrice corregge attentamente le bozze da voi prodotte, fermo restando che come sopra è meglio che le rilegga bene anche l'autore. Se no, come sopra.

- Servizio di stampa e vendita con diffusione a livello internazionale: tramite il nostro servizio di stampa già famoso in tutto il mondo e con cui vi invieremo le copie acquistate da voi a prezzo pieno di copertina, potrete vendere i vostri libri online semplicemente spedendoli a chi ve li chiede via email e senza avere a che fare con noiosi distributori e librerie. Chiunque sia in possesso di un PC con connessione alla rete diverrà un potenziale acquirente della vostra opera letteraria!

- Pubblicità e marketing: il vostro libro verrà pubblicizzato in siti dall'enorme popolarità quali lo scrittore emergente, simonenavarra.it, il newsgroup it.arti.libri.spam e la sezione off topic dei maggiori forum dedicati alla letteratura. Verranno organizzate presentazioni a spese dell'autore in librerie scelte e contattate dall'autore stesso, previo interessamento dell'autore medesimo che potrà usare tali eventi per promuovere il proprio libro.

- Royalties: l'autore riceve il 10% del prezzo di copertina senza iva e tolti i costi di stampa, spedizione, trasporto e smazzamento vario su tutte le copie vendute dall'autore stesso, fatto salvo il pagamento delle clausole vessatorie da parte dell'autore.

- Concorso: ogni quando ci pare, faremo un concorso estraendo a sorte uno dei manoscritti a noi pervenuti. Al vincitore del concorso verrà offerto un contratto di pubblicazione con noi che include tutti i vantaggi fino adesso elencati. I manoscritti ricevuti saranno sempre restituiti, a spese vostre, con l'aggiunta delle dovute spese di redazione e di scassamento di palle.

Attendiamo con ansia l'arrivo delle vostre opere, che non meritano di rimanere nel cassetto. L'indirizzo però preferiamo non metterlo, che c'è il rischio che qualcuno mi prenda per pazzo o che mi mandi il manoscritto per davvero.

Ma nessuno cascherebbe mai in un'offerta del genere, o no?

Simone

NOTA: l'immagine è di uno che stava su Wikipedia alla voce editore, ma non ho idea di chi cavolo sia. E sì è solo una battuta... visto che sempre su Wikipedia c'era la spiegazione ^^.

Come essere uno scrittore così XXXista da diventare famoso. E come sempre vale anche (o forse soprattutto) per i blogger.

NOTA: questo post è di qualche tempo fa, per cui potete leggerlo ma mi dissocio da quello che ho scritto.

È una cosa che mi capita da sempre, ma devo dire che passate queste ultime elezioni gli animi sembrano essersi ancora più incattiviti e la noto sempre più spesso: leggo il sito, il blog, il post, il forum, l'articolo, il racconto o il romanzo di qualche collega aspirante scrittore, e mi girano a morte le palle (eh sì, è una morte terribile ^^).

Mi girano non tanto perché non sono daccordo con quello che viene detto (questo capita sempre) o perché mi sento circondato da un'infinità di opinionisti intellettualoidi sparapalle (anche questo capita sempre), ma per il fatto che noto sia a destra, a sinistra, sia al centro e sia da parte di chi non è affatto schierato in niente un incredibile e intollerabile... ismo.

Il prefisso può cambiare di volta in volta, ma sempre di ismo si tratta: molti pensatori moderni tendono ad abbracciare con tanta veemenza determinate scelte e ideali da darmi l'idea di stare ascoltando degli ideologisti folli pronti ad annientare - almeno verbalmente - chiunque non la pensi come loro. E da parte di persone che dovrebbero (condizionalissimo!) mostrare apertura mentale, la cosa mi pare leggermente inammissibile.

Ma facciamo qualche esempio di pensiero XXXista.

- Gli extracomunitari rubano e bla bla bla cacciamoli tutti, spesso contrapposta all'idea del vicino di blog che dice poverini gli extracomunitari rubano solo per necessità e bisognerebbe piuttosto cacciare "inserire altra minoranza qui".

Ecco, sì, avete espresso un'opinione, bravi. Ma perché dovete ripetere i soliti scioglilingua triti e banali? Siete degli scrittori o no? Allora potreste almeno una volta elaborare un pensiero nuovo che mi spinga a nuove riflessioni, per favore? E se ci tenete, il mio pensiero nuovo in merito è il seguente: è giusto ripetere cose trite e banali quando la gente continua a scordarle, ma poi non ve la prendete se a un certo punto non vi reggono più e vi mandano affancuore.

- I preti sono pedofili, i dentisti evadono le tasse e gli scrittori emergenti non sono capaci a scrivere e vogliono manipolare la gente o che cazzo ne so. Parlando di XXXismo (questo mi pare razz), ci sono preti e preti come ci sono bianchi e neri e gialli e verdi con tanti vari diversi comportamenti. Dire che una persona appartenente a un determinato gruppo ne assume automaticamente tutti i difetti standard è una cosa che s'era detto che fosse sbagliata... ma forse ricordo male.

- Chi è a favore della legge attualmente in fase di discussione (prendete quella che vi pare) è una specie di assassino. Chi è contro la stessa legge, è sempre una specie di assassino agli occhi degli assassini che erano a favore. È normale che un tema delicato abbia opinioni contrastanti, e dovrebbe essere normale accettare il fatto che la nostra opinione contrastante contrasti (appunto) con l'opinione contrastante di qualcuno in contrasto con noi. Ma a volte la gente si sente troppo intellettualmente libera per accettare la libertà intellettuale altrui, credo.

- Chi vota a sinistra è comunista, chi vota a destra è fascista. E comunque quegli altri sono ignoranti, ingenui, idioti o quello che scrivete di solito sul vostro blog mentre voi capite tutto di politica e votate dalla parte giusta. Questo paragrafo riassume il 99% dei post dei blog che parlano di politica... per cui potete fare a meno di leggere loro e leggere soltanto me, che almeno non faccio il copia-incolla dai post degli altri e scrivo cazzate made in Navarra.

- Io penso che questa mia scelta etica (prendete una qualunque scelta etica che potrebbe capitarvi, anche le gomme con o senza zucchero per dire) sia giusta perché è a favore della libertà di scelta e di pensiero. E chi la pensa diversamente è una testa di zufolo (??) che magari je pija un colpo. Splendido esempio di coerenza.

- Io questo tipo di libri (autoprodotti, porno, fantasy, print on demand, con contributo, commerciali, thriller, di Navarra, belli, brutti, medi o quello che sia) non li leggerò mai... perché SONO BRUTTI. E non rileggete nemmeno le vostre XXXiste affermazioni autoconfutanti, mi pare.

E in ultimo, il top del top delle affermazioni XXXiste, che vince il premio: mi ritengo intellettuale ma in realtà sono un idiota e adesso ve lo dimostro:

- Gli ebook e i libri elettronici non prenderanno mai piede, non mi piacciono e non avranno successo. Odio leggere sullo schermo, mi dà fastidio agli occhi e poi la letteratura digitale è brutta, non interessa a nessuno, se è distribuita gratuitamente si vede che non vale nulla, io non ne scriverei mai e tanto non potrà mai prendere il posto della letteratura vera perché a me piace troppissimo il fruscio delle pagine e il profumo della carta quando apri un libro nuovo che stringi tra le tue mani eh sì che bello il libro stampato aaaah!!!

E l'XXXista in questione, ovviamente, ha scritto questa frase sul blog.

Simone

Come correre ai ripari dopo aver scritto una cavolata.

Torniamo all'argomento della settimana scorsa (o di due settimane scorse, credo): state lavorando a un libro storico, tecnico o che comunque richiede determinate conoscenze, e per questo motivo correte il rischio di scrivere qualche frescaccia.

Abbiamo già parlato un po' di come sia possibile evitare di ritrovarci in questa situazione, principalmente studiando e facendoci aiutare da qualche esperto. Resta però l'ultima opzione: il libro (o il post) è stato scritto, stampato, inviato, editato, ristampato, trasportato e distribuito a tutti i lettori che vi seguono assiduamente (se mai voi ne avete)... e della stronzata che avete scritto ve ne accorgete solo in un secondo momento. O, peggio che mai, voi non ve ne rendete conto affatto, ma a un certo punto si presenta qualcuno che ve lo fa notare.

Vediamo allora qualche trucco per redimersi da questa situazione... fermo restando il fatto che questo è un post un po' per ridere e che non avete in realtà alcuna reale possibilità di scampo.

Come salvare la faccia dopo aver scritto una cavolata:

- Ammettete l'errore, e promettete di stare più attenti in futuro: ok, un sistema patetico ma efficace. Nessuno continuerà a insultarvi e a inveire su di voi se vi siete scusati e umiliati pubblicamente... ma certo nessuno vorrà più leggere il vostro libro. Insomma, evitatelo.

- Negate con decisione: questo in realtà è un sistema adottato dai maggiori autori di best-seller. Qualsiasi appunto vi venga fatto, voi dite che non è vero e che avete ragione voi, visto che vi siete documentati. In realtà non è vero niente e siete dei poveri mentecatti, ma a buona parte dei lettori la cosa andrà bene così e i vostri ammiratori prenderanno addirittura le vostre difese. Se non avete ammiratori, la cosa si complica un po'.

- Contro-incolpate chi vi critica, di qualunque cosa: se tirate fuori qualsiasi magagna del vostro detrattore, diventerà lui il nuovo centro dell'attenzione mentre i vostri errori scivoleranno in secondo piano. Esempio:

Lettore pignolo: guarda che la Rivoluzione Francese è avvenuta dopo la scoperta dell'America (le uniche date storiche che ricordo) non prima.

Scrittore ignorante: no! E tu allora, che sei andato con quelle prostitute?

Se ci fate caso, è un sistema comunemente utilizzato anche in politica e nei normali rapporti di lavoro.

- Cancellate il commento incriminato: se si tratta di un post del vostro blog ci vuole poco, e avrete risolto il problema. Se si tratta dell'articolo di un giornalista la cosa diventa complicata, ma qualcuno sa far sparire anche quelli.

- Riscrivete il testo, aggiungendo la correzione: possibile se è una cosa digitale, molto meno se è un libro stampato (anche se esistono le seconde edizioni). Sicuramente una gran rottura di palle, per cui io lo eviterei (se scrivessi cavolate, ovvio ^^). Al limite si può promettere ai lettori di correggere il testo in futuro, sperando che dopo un po' se ne dimentichino.

- Fate assolutamente finta di niente: se ignorate abbastanza coloro che vi criticano, questi si annoieranno e alla lunga prenderanno di mira qualche altro scrittore ignorante (credete davvero di essere i soli?). Funziona perfettamente anche con i commentatori anonimi, ve lo garantisco.

E infine eccovi il metodo migliore per eccellenza:

- Dite che lo avete fatto di proposito: qualsiasi errore, cavolata, baggianata, stupidaggine o vera e propria puttanata che abbiate scritto, basta dire che serviva ai fini della trama, a migliorare la storia o a trasmettere un particolare messaggio. A questo punto nessun detrattore avrà più nulla a a cui appigliarsi, i lettori a cui comunque il testo era piaciuto si sentiranno gratificati (ovviamente per loro era già ovvio che l'errore era voluto) e non dovrete muovere un dito per correggere nulla.

Qualcuno potrebbe etichettare questo comportamento come viscido, negativo, superficiale o semplicemente truffaldino... e in fin dei conti non è che gli si possa dare torto. In ogni caso, il termine editoriale corretto è: storia alternativa, o più semplicemente ucronia.

Simone

Perché è bello lavorare in un settore creativo.

Premetto che si tratta di un post di quelli in cui offendo la gente, ma per scherzo. E poi solo la gente stupida, antipatica e rosicona... insomma mica ce l'ho con voi, non ve la prendete! ^^

Perché è bello lavorare in un settore creativo.

Perché in qualsiasi altra professione vi verrebbe richiesto un titolo di studio, o per lo meno di saper fare qualcosa.

Perché per mettere un dito nel sedere alla gente dovete studiare 10 anni e fare un esame di stato, per fare una buca con del calcestruzzo dentro dovete passare 30 esami difficili con dei professori malvagi e per ricopiare delle fatture in un computer ci vuole l'iscrizione a un ordine professionale. Però se volete innestare preconcetti indelebili nel cervello degli adolescenti... prego, faccia pure!

Perché il giorno dopo che avete aperto la partita IVA inizieranno ad arrivarvi i manoscritti, compreso il mio. E sinceramente non so perché questo sia bello, però ci stava.

Perché se vi alzate alle cinque per portare da mangiare alla gente nessuno vorrebbe mai essere al vostro posto, mentre se avete scritto dei dialoghi per uno sceneggiato televisivo sui problemi sessuali degli adolescenti ci sarà chi vi ammira, vi stima o addirittura vi invidia.

Sceneggiato televisivo sui problemi degli adolestenti.

Quattordicenne fighetto: mamma, devo dirti una cosa: mi drogo, faccio sesso occasionale non protetto con tutte le ragazze del mio gruppo e l'incendio alla scuola l'ho appiccato io per cancellare le prove dell'omicidio.

Mamma: ah, meno male. C'avevo paura che eri ricchione!

Perché il fatto che si pubblichi (e si legga) solo spazzatura andrà finalmente a vostro vantaggio.

Perché se aprite una qualsiasi altra attività i vostri collaboratori pretenderebbero di essere pagati.

Perché potete divertirvi a inventare un prodotto editoriale che potrebbe vendere a prescindere dal testo contenuto al suo interno. Faccio un esempio:

Editore senza scrupoli (io quando aprirò una casa editrice): questa foto di una scimmia che si gratta le chiappe la chiamerei: prurito indecente, e secondo me è un titolo che vende di di sicuro.

Scrittore markettingabile: le propongo il mio manoscritto, è un romanzo che parla di una spora killer che giunge dagli abissi marini e che se ti svegli ti mangia il cervello. Per questo la gente vive perennemente addormentata.

Editore: non so. Questa spora può causare prurito?

Scrittore: certo! Posso inserire una scena in cui il protagonista rischia di svegliarsi perchè colpito da un grave eritema.

Editore: fantastico, stupendo, è il libro che cercavo! E ho già una copertina adatta.

Perché per essere bravo nel vostro lavoro basterà dire di esserlo (qualcuno ci crede sempre).

Perché potete buttare tutto quello che leggete dopo le prime righe, e poi vantarvi di leggere centinaia di libri l'anno.

Perché se i vostri libro non vendono e non piacciono a nessuno potete dare la colpa al resto del Mondo.

Perché potete leggere il mio blog, pensare che sono il classico aspirante scrittore fallito montato che sparla di tutti e poi scrivere un post per sparlare degli aspiranti scrittori montati falliti. Però ho incominciato io, avete ragione ^^.

E poi perché in fondo un lavoro creativo è sempre meglio del lavoro che fate adesso.

Simone

L'amico fidato che vi dice la verità sul vostro manoscritto.

Se ne è parlato spesso sul blog: prima di rivedere un romanzo già finito, o semplicemente prima di mandare un manoscritto a un editore, sarebbe una buona cosa darlo a qualche amico fidato che se lo legga, ci dia le sue impressioni sincere e che magari addirittura sia in grado di correggerlo, togliendoci il peso di fare tutto il lavoro di editing da soli.

Be', sì, questa sarebbe una cosa bellissima, e anzi se avete una possibilità del genere vi consiglio di sfruttarla. Noi non saremo mai in grado di giudicare a mente lucida il nostro lavoro, e l'aiuto di qualcuno più imparziale può essere un ottimo sistema per capire davvero il valore di quello che abbiamo scritto.

Ok, vi pare troppo facile? O meglio, non vi sembra proprio che le ultime affermazioni siano in tema coi miei soliti discorsi? Insomma non vi fidate di me, e secondo voi ho fatto tutta questa introduzione solo per tirare fuori il classico post anticonformista in cui dico l'opposto di quello che dicono tutti solo per sentirmi speciale e con questo ingiustamente non riconosciuto come scrittore per non dire un genio incompreso e un maestro della letteratura?

Direi che ci avete preso in pieno, e infatti il vero titolo del post è il seguente:

Perché nessuno a parte voi deve toccare il vostro manoscritto, a costo della vita.

Perché nessuno capisce un cazzo di scrittura: unica e inattaccabile verità. Su milioni di amici che ho (eh, sono un tipo simpatico) solo un paio dicono cose non completamente idiote e fuori luogo quando si parla di libri e letteratura (eh sì, sto parlando proprio di voi che mi leggete adesso... un bel modo viscido per arruffianarmi tutti, vero? ^^). Un paio di persone su diversi milioni da un punto di vista ingegneristico fa praticamente ZERO, per cui posso completare questa analisi sociologica dicendo appunto che nessuno potrà mai aiutarvi senza rovinare il vostro lavoro nell'esatto momento in cui ci metterà sopra le mani.

Tanto vale che ve lo roviniate da soli.

Perché nemmeno voi capite un cazzo di scrittura: sulla base di cui sopra, è quasi impossibile che il vostro libro sia niente di più che un libercolo pieno di banalità scritte da un illuso che si crede un artista. E perché dovreste volere che qualcuno vi dia conferma di questo fatto?

Perché tanto non cambia niente: se il libro è un capolavoro lo resterà con o senza l'intervento del vostro amico editor in erba. Se il libro fa schifo invece pure.

Perché la correzione fa parte del lavoro dello scrittore: se chiunque altro non professionista fa un lavoro migliore del vostro, be' state messi malino.

Perché tanto sicuramente c'è qualcosa che non va: ma chi vi credete di essere, Hemingway King Rowling Jr.? Nessun libro è perfetto, e qualsiasi analisi approfondita del vostro lavoro rivelerà pecche gravissime e altre cose nettamente migliorabili. Ma chi ve lo fa fare? Accontentatevi di quello che riuscite a fare, una volta tanto.

Perché poi qualcuno lo ri-correggerà di nuovo: ogni maledetto editore del globo vorrà avere l'ultima parola sul vostro manoscritto, cambiando editando spostando e riscrivendo secondo il suo insulso gusto commerciale. Perché dovete fare voi stessi un lavoro analogo che poi verrà annullato dalle sapienti mani dell'editore di turno?

Perché rischiate di perdere un amico, fidanzata/o, moglie/marito, compagno/a, conoscente o passante gentile che si è offerto di aiutarvi: la persona in questione pretenderà di stravolgere il vostro lavoro, voi lo insulterete pesantemente, ne nascerà una colluttazione e il tutto si risolverà con la fine irrecuperabile di qualsiasi bel rapporto ci potesse essere precedentemente.

Certo, dopo tutto questo il vostro manoscritto potrebbe uscirne migliorato. Però a trovare un bel libro in fin dei conti ci vuole poco (intendendo un bel libro non scritto da voi, ovviamente). Farsi dei nuovi amici, invece, è davvero dura, per cui date retta a me: per uno stupido romanzo, non ne vale assolutamente la pena.

Simone

Perché la gente che lascia commenti negativi non mette mai un c... di nome?

Scommetto che anche voi non ci dormite la notte: perché, perché la quasi totalità dei giudizi negativi dati su Internet provengono da persone che non si firmano? Cosa c'è di tanto sbagliato nel dire quello che pensiamo sottoscrivendolo col nostro nome e cognome, indicando il link a un sitarello un minimo rappresentativo di noi stessi o lasciando per lo meno un nomignolo del cappero che ci identifichi di fronte a chi ci legge?

Davvero c'ho pensato tanto, e sono giunto non dico a capire chi siano in realtà i commentatori anonimi e cosa li spinga a un comportamento tanto misterioso, ma almeno a fare delle ipotesi tra cui credo possa esserci almeno qualcosa di non troppo distante dalla realtà dei fatti.

E ovviamente non potevo fare a meno di condividerle con voi:

Perché i commenti negativi arrivano sempre da - inserite il vostro insulto preferito - che non si firmano?

- Perché hanno paura che se sapessi chi sono in realtà andrei a cercarli (cosa che in effetti faccio regolarmente con quelli che si firmano).

- Perché è sempre lo stesso, unico utente anonimo che insulta tutti i blogger, gli scrittori e i forummisti della rete. E ovviamente non vuole che la cosa si sappia.

- Perché hanno dei nomi di battesimo talmente idioti che se si firmassero poi la gente li prenderebbe per il culo senza leggere quello che hanno scritto. Probabilmente la loro è stata una vita di sofferenze e umiliazioni, e anche per questo sono diventati dei misantropi che lasciano sempre commenti negativi.

- Perché li conoscete di persona, e a pensarci bene questo non è bello.

- Perché è gente viscida che normalmente lascia commenti positivi per trarne dei vantaggi (non so da me cosa si aspettano, ma vabbe') ma che ogni tanto deve pure sfogarsi. E per inciso a me questa cosa sta benissimo.

- Perché in realtà non possiedono alcun nome e cognome: se i tuoi genitori si scordano di registrarti all'anagrafe ti tocca firmarti come anonimo, se no è reato (anche dire battute così pessime dovrebbe esserlo, concordo ^^).

- Perché sono dei ragazzini idioti che non hanno un cazzo di meglio da fare. Ma effettivamente la realtà in questo caso è poco affascinante.

- Perché c'è un bot di Blogger fatto apposta per insultare gli utenti, e quelli di Google si tagliano dalle risate.

- Perché Anonimo è un nome proprio di persona, e poverino ogni volta che prova a dire la sua tutti s'incazzano.

- Perché il successo di Internet nasce dal poter assumere turpi atteggiamenti senza essere scoperti.

- Perché se qualcuno si finge tuo amico nella vita reale poi può fingersi tuo amico anche quando trova il tuo blog... ma non è detto. Ok questa l'avevo già detta in modo differente, e allora? ^^

- Perché certa gente è talmente rincoglionita che non ha capito che c'è una casella dove scrivere il nome.

- Perché qualcuno ha scoperto che se firmi il commento poi ti arriva a casa il conto da pagare.

- Perché se mettessi il mio nome poi la gente capirebbe che mi scrivo i commenti da solo (quelli negativi servono a dare un senso di verosimiglianza).

- Perché gli editori che stanno per offrirmi un contratto di pubblicazione vogliono vedere se punzecchiandomi un po' tirerò fuori qualche altro post divertente.

Quello che non si aspettano è che quando finalmente usciranno allo scoperto andrò a cercare anche loro.

Simone

Il capolavoro che avete scritto andrà di certo irrimediabilmente perduto.

Ci avete pensato mai? Ma sì, ne sono sicuro (anche perché questo post nasce proprio dal commento di un amico del blog): quanti bellissimi romanzi sono stati scritti senza mai essere pubblicati? Quanti capolavori hanno visto la luce ma non hanno mai ricevuto la giusta attenzione (o attenzione alcuna)?

Bo?! Io spero pochi, perché credendo fermamente che la bella scrittura nasca da un impegno serio e costante che duri nel tempo, ci credo poco alla storia di uno che scrive un capolavoro e poi nient'altro, né prima né dopo. Sicuramente un grande scrittore avrà i suoi amici, i suoi contatti, avrà altri lavori più o meno sfigati da presentare e una serie di piccoli successi graduali prima della stesura del testo-capolavoro in questione.

Cioè, io stesso che sono una pippa ho i lettori del blog che fanno il tifo per me (be', almeno alcuni di loro). Di certo se avessi scritto chissà quale opera maestosa qualcuno di loro se ne sarebbe accorto, no? E invece...

Ok, facciamo finta che i precedenti paragrafi non siano mai stati scritti (una sorta di capolavoro perduto in miniatura) e andiamo piuttosto ad analizzare:

I motivi per cui il vostro romanzo capolavoro andrà perduto per sempre (e come invece potreste salvarlo).

Perché lo avevate scritto al PC, e di punto in bianco vi si è rotto l'hard disk: ok, niente panico (nel senso che ormai non c'è più nulla da fare ed è inutile che facciate una storia). E non dite che ci sono dei servizi di recupero dati, perché non potete permetterveli! Però per il prossimo capolavoro fate delle copie di backup ogni tanto... oppure semplicemente fate una cavolo di stampa!

Perché nessun editore ve lo vuole pubblicare, voi vi togliete la vita disperati e la vostra storia finisce lì: ok, che tristezza! Ma davvero avete scritto un capolavoro e poi basta, mai più nient'altro di minimamente pubblicabile? Io ho rimediato alla sconosciutaggine (si dirà così?) dei miei romanzi-capolavoro mandando in giro dei racconti-capolavoro in formato ebook in modo da farmi pubblicità. Adesso devo solo capire perché non piacciono a nessuno.

Perché lo tenete nel cassetto e nessuno lo leggerà mai: oh, che bella idea! Scrivere un romanzo, farsi il mazzo per mesi e anni a scriverlo e correggerlo (ricordatevi che stiamo parlando di un capolavoro!) e poi non lo fate leggere a nessuno. Peggio ancora, vi siete allenati da una vita a fare lo scrittore, eppure nessuno di quelli che vi conoscono ha mai letto niente di niente di scritto da voi perché vi vergognate a farvi leggere. A dirla tutta, questa mi sembra più la descrizione di un grande idiota piuttosto che di un grande scrittore. E gli idioti non scrivono capolavori.

Perché una vostra ammiratrice pazza vi lega al letto e vi fa bruciare l'unico manoscritto che vi portavate appresso: ok, a parte che questa storia l'ho già sentita... ma una fotocopia no?

Perché il vostro libro viene messo all'indice, ogni copia viene distrutta e voi venite arrestati: a parte che questo sarebbe il sogno di due terzi degli scrittori emergenti (vabbe', almeno del sottoscritto), nell'epoca di Internet vi basta fare un ebook e nessuno riuscirà mai a cancellarne tutte le copie. Certo è che voi non ci guadagnerete una lira, ma tanto in galera non credo che vi servano i soldi.

Perché il cane ha mangiato il manoscritto, mandato in corto l'hard disk (con quella cosa che i cani fanno tutto il tempo), distrutto il backup, bruciato la stampa e messo un virus nell'ebook: eh, che sfiga! E proprio quello che ritenevate essere il vostro capolavoro assoluto, manco a dire che ha beccato una roba a cui tenevate poco.

Ma secondo me è successo perché l'istinto del vostro animale lo ha spinto a proteggervi: è meglio che il vostro supposto capolavoro non l'abbia letto nessuno, date retta a chi vi vuol bene (il cane).

Simone

Vuoi rendere questo post più visibile? Non fa niente: clikka OK lo stesso!

Il post per calmare gli animi e per fare contenti tutti.

Ok, ho deciso di redimermi per questo periodo oscuro del blog e di far pace con tutti (e tre) i miei fedeli lettori mettendo per iscritto - a mo' di castigo di Bart nella sigla de Simpson - tutte le cose che ho imparato in seguito a tante polemiche.

E se qualcuno vorrà dire la sua prometto che non verrà insultato ^^.

Lettere è una bella facoltà e gli studenti di lettere non studiano con il pisello in mano. Chissà dove lo tengono.

Se non ti pubblicano un libro si vede che è brutto, però se poi ci ripensano e lo pubblicano dopo allora invece era bello. Però se nel frattempo sei morto te la sei presa nel culo.

Tutti i libri pubblicati sono meglio di Mozart di Atlantide. Tutti i libri non pubblicati sono meglio di Mozart di Atlantide. Anche le parti tagliate dalla prima stesura di Mozart di Atlantide sono meglio di quelle rimaste.

I gatti non sono un'idea interessante, e poi proprio adesso che il film più visto è coi topi. Bravo coglione.

Criticare pesantemente qualcuno senza nemmeno firmarsi serve a porre l'accento sulla critica e non sulla persona.

Qualsiasi cosa diciate qualcuno si offenderà sempre, per cui tanto vale offenderlo di proposito.

Sesso e violenza richiedono impegno letterario, e la filosofia è noiosa.

Ogni commento negativo al blog ne porta almeno altri tre. E così diventano tredici (se ho fatto bene i conti).

Il successo per uno scrittore non è importante. Ma l'insuccesso lo è ancora meno.

Un aggettivo di troppo è segno di cattiva scrittura e il libro non può essere salvato. Due aggettivi di troppo meriterebbero una condanna a morte. Se dite tre aggettivi di fila davanti allo specchio succederà qualcosa di terribile (vedrete il riflesso di un coglione).

Alcuni testi occulti contengono solo aggettivi e chi li legge impazzisce.

L'ironia piace a tutti solo finché è limitata a voi stessi.

Tra 20 anni starò ancora qui a dire cazzate su questo blog, e il bello è che qualcuno ancora commenterà.

Si può scrivere su Internet anche senza conoscere nessuno. E anche senza che nessuno ci legga.

Ogni critica va accettata sinceramente, tranne quelle rivolte a noi.

Se ogni dieci libri che leggete parlate male di uno vuol dire che siete uno stronzo. Se invece parlate male di tutti siete un esperto.

Gli scrittori che usano Internet perché nessuno li pubblica sono degli sfigati. I critici che parlano male degli scrittori che usano Internet perché nessuno li pubblica invece no (almeno a dar retta a loro).

La cosa migliore di una critica è che qualcun altro leggerà il libro per vedere se è davvero così brutto.

La cosa peggiore è che di solito è davvero così brutto.

La cosa incredibile è che vi dirà che è così brutto ma per motivi diversi.

E se è vero che poca gente accetta le critiche, ancora meno gente accetta gli insulti.

E - cosa peggiore di tutti - il libro dei gatti è fantasy.

Simone

Le storie che sarebbe bello che nessuno scrivesse mai più.

Per spiegare di cosa sto per parlarvi mi bastano due righe: vi è mai capitato di leggere un libro o di vedere un film e di trovarvi di fronte a una di quelle trame che vi fanno pensare: oh no, ancora questa storia! Immagino di sì, no?

E allora rieccovele tutte qui, in un'unica raccolta.

La ragazza cozza sfigatissima che però diventa bella e allora ha successo nella vita e si tromba chi gli pare (vale anche se è già bella ma fa la mignotta o se pronuncia male le vocali). C'è un altro film al cinema con questa identica trama proprio adesso, ed è secondo in classifica solo perché qualcuno ha fatto uscire il film di Natale un mese prima.

Il ragazzo brutto e sfigato che si scopre che è bello dentro e allora ha successo e tromba pure lui. L'unica cosa degna di nota in questo mare di noia è che queste storie ci fanno capire come nell'opinione comune la bellezza interiore femminile non serva a nulla. Cosa che in effetti è vera.

Storie in cui il povero s'innamora della principessa i cui genitori sono contrari al loro matrimonio: va bene in qualsiasi epoca e con qualsiasi separazione sociale, e che alla fine muoia lui, lei, nessuno o entrambi qualsiasi conclusione di questa storia abusata e noiosa è già stata esplorato infinite volte. E da autori più bravi di voi.

Storie in la ragazza povera s'innamora del principe i cui genitori faranno di tutto per far avvenire il matrimonio o almeno per fargliela trombare (le storie classiche sono un po' sessiste, dite?): anche qui qualsiasi epoca e classe fa lo stesso, solo che in questo caso se alla fine fate morire qualcuno a nessuno piacerà il finale.

Storie di guerra in cui un militare s'interroga se sia giusto o sbagliato combattere e poi eccetera eccetera e due palle così: una volta tanto ci aspetteremmo una conlcusione diversa o un punto di vista meno scontato... anche se una storia che dice che la guerra è giusta col protagonista che prende e ammazza tutti oggi come oggi non piacerebbe gran ché. E poi è roba vecchia anche questa.

Storie in cui il protagonista è traumatizzato da un evento drammatico che (guarda caso) dovrà affrontare nuovamente: tanto se supera la cosa è scontato mentre se non lo fa non si capisce perché avete scritto una storia del genere. E se il trauma si è verificato da bambino e comprende la paura dell'altezza a forza d'idee scontate avete fatto Tombola.

Storie fantasy in cui il protagonista deve recuperare degli oggetti per sconfiggere il male supremo: m'immagino la Rowling nel suo studio con le sedie di diamante e i computer di platino (sono anche più veloci, sapete?) intenta a discutere col proprio agente.

TRANQUILLI IL LIBRO NON L'HO LETTO NON CI SONO SPOILER:

- No perché cioè m'è venuta in mente 'sta cosa 'na cifra impicciata che per gli ultimi due libri Harry Potter va in giro a cercare 'sti oggetti strani 'na cifra maggici che poi messi tutti insieme gli servirebbero a sconfigge' quell'infame de Voldeminchia... e poi no cioè insomma alla fine se scopre pure che Harry Potter è gay, fico no?

- Hmm... no no no no no no! Non è abbastanza originale: ci sono già dei personaggi fantasy gay (gli Hobbit Dildo e Frocio Baggings). Il resto però va benissimo.

Storie in cui un gruppo di persone ha a che fare con un mostro/killer/alieno/pazzo/fantasma che li uccide a turno uno dopo l'altro: ma non restare da soli no, vero? E altri commenti su questo genere di storie me li tengo per uno degli articoli delle idee stupide che copiano tutti.

Qualsiasi complotto governativo sventato da adolescenti.

Storie con cani che pensano come le persone e anzi in genere sono più intelligenti (e se è un film recitano anche meglio).

Competizioni sportive in cui il protagonista parte orrendamente svantaggiato ma poi vince perché ci crede. E se è basket l'ultimo tiro verrà fatto allo scadere del tempo.

Storie di arti marziali in cui una persona ne picchia dieci tutte insieme e il giorno dopo nemmeno ha i lividi.

Film con persone vestite da scimmie o con scimmie vestite da persone. Insomma niente scimmie.

Storie sulla Seconda Guerra Mondiale: cioè, ok, dopo tante e tante interpretazioni e rivisitazioni siete davvero sicuri che il vostro punto di vista sia interessante? Ancora, visto che probabilmente all'epoca non eravate neanche nati, siete così sicuri di avere un punto di vista?

E per favore, se è un documentario non fate che ogni volta che si vede Hitler la telecamera zooma su una foto in bianco e nero con una musica che ricorda la morte. Che era cattivo l'abbiamo capito.

Simone

Perché i libri degli scrittori emergenti fanno regolarmente schifo.

Adesso finiremo a litigare eppure dai, ammettiamolo: è così.

Io di libri di emergenti incontrati per la rete (e anche fuori) credo di averne letta una caterva, e la pura e sacrosanta verità è che nessuno mi ha mai colpito più di tanto. Anzi, diciamo semplicemente che nessuno mi ha mai colpito e basta (nemmeno meno di tanto).

È sempre roba magari carina, ma con uno stile letterario acerbo che sa di pensierini delle elementari. Oppure sono scritti bene ma a ben guardare i personaggi sono stereotipati e le situazioni poco originali. Ancora, troppo spesso le storie si perdono nel banale o dimostrano che l'autore non aveva in fondo niente di speciale da raccontare. Si è messo lì e ha scritto un libro ma così, tanto per fare qualcosa di originale invece di passare il solito pomeriggio davanti al televisore.

Eppure che c'è di male? In fondo di emergenti stiamo parlando, e il livello medio della letteratura italiana (non emergente, questa volta) non è che sia poi tanto meglio, mentre gli autori stranieri arrivano a farci rimpiangere quelli nostrani.

Eppure i libri dei grandi, i classici o semplicemente quelli famosi sembrano migliori dei nostri (io mi sono messo nel gruppo, tanto gli altri emergenti li ho già offesi tutti e ormai cambia poco). A leggerli sembrano più freschi, più scorrevoli, e anche se poi i contenuti si rivelano delle enormi vaccate arrivare fino alla fine del libro risulta più piacevole. Sembrano scritti meglio, insomma.

Ma come mai succede questo? Cosa differenzia veramente un libro che quando iniziate a leggerlo pensate: bleaaaah! da uno che invece vi tiene incollati fino all'ultima pagina (anche se magari alla fine concluderete: bleaaaah! lo stesso)?
Ok, adesso ve lo spiego io, visto che avendo assunto per una volta il ruolo del critico antipatico posso anche fare la parte di quello di libri e letteratura capisce sempre tutto lui. Anche perché del resto è così.

Perché i libri degli scrittori emergenti fanno tutti regolarmente schifo:

Perché di solito vengono pubblicati da editori scarsi che A: non capiscono un cappero di libri e pubblicano vaccate. B: non sanno editare sistemare e presentare un libro come si deve. C: tanto si fanno pagare dall'autore e il libro nemmanco se lo sono letto e se fa schifo è anche meglio perché non devono preoccuparsi di spedire le copie vendute.

Perché magari si sono pubblicati da soli con qualche sistema di stampa on demand trovato online, e di come si presenta un libro ne capiscono ancora meno di un editore incapace. Proprio come un tipo che conosco io ^^.

Perché seguono pedissequamente tutte le regole di corsi e manuali di scrittura e alla fine il testo sembra uscito da qualche generatore casuale di storie modello regime oppressivo alla 1984. E no, non è colpa del MIO corso di scrittura, perché quello insegna semplicemente come non farsi pubblicare.

Perché Dio ce ne scampi: un altro scrittore fantasy! (Ma i gatti è roba fantasy?).

Perché se i suoi libri non facessero schifo l'autore non sarebbe più emergente ma emerso.

Perché scrivere un bel libro è difficile per davvero (così come dare consigli di scrittura originali ^^).

Perché uno scrittore agli inizi deve ancora maturare e bla bla bla... insomma il solito contentino che si da agli autori scarsi per paura di incitare qualcuno al suicidio.

Perché molti autori non scrivono libri che la gente vorrà leggere ma libri che la gente vorrà comprare... e questo sottintende al prossimo punto:

Perché se la gente comprasse di più i libri belli forse ci sarebbero più bei libri... e questo sottintende a:

Perché dovrebbero pubblicare i miei libri e voi dovreste comprarli (e possibilmente anche farveli piacere). E lo so che con l'ultima affermazione non c'entrava niente, ma tanto lo sappiamo tutti che era a questo che volevo arrivare.

A questo punto, tanto valeva tagliare corto.

Simone

Come insultare pesantemente i lettori che ci fanno delle critiche.

Ok, lo ammetto: ho sempre dichiarato che le critiche sono una conseguenza obbligata dell'aver cercato un pubblico di lettori (sto parlando di quelle negative, ovviamente) e che vanno accettate senza battere ciglio.

Ho anche dedicato un post (o più d'uno forse?) a tutti quegli scrittori scarsi che quando provate a dirgli che nel loro brutto libraccio noioso c'è qualcosa che non va (tipo che è brutto, accio e noioso) se la prendono da morire e vi trafiggono con sguardi e commentini pieni d'odio (e non solo con quelli, c'è il rischio).

Insomma, è una vita che fedele al mio motto di il lettore ha sempre ragione sto zitto e abbozzo di fronte alle critiche più crudeli e insensate, allo scopo di arruffianarmi i lettori se non per la qualità di ciò che scrivo almeno per la nobiltà del mio carattere. E il risultato è che, dopo anni che ancora non mi pubblicano (e per questo non posso ribattere con un bel: vedete? Non c'avevate capito un cazzo) sono stanco, triste, depresso e stressato. E poi mi rode anche un po' il deretano.

E allora sapete qual è la novita? È che almeno per una volta mi voglio proprio sfogare come si deve, e poi faremo tutti finta che questo post non sia mai esistito (fatta salva la sicura presenza nel secondo libro del blog ^^).

Insomma, ecco qui le mie risposte offensive a tutti i lettori str-antipatici che non hanno apprezzato qualcosa che ho scritto, e che non si sono nemmeno fatti gli affari loro (ma sono venuti a dirmelo):

Quello che mi ha detto che scrivo male, sempre: ah, ma le parole che scegli non vanno bene. E poi il tuo stile è pesante, e io certe cose non le leggo e non capisco perché scrivi così e poi gnè gnè gnè gnè e gnè. Se scrivo così male, che cazzo ci vieni a fare a leggere il mio blog?

Quello che mi ha detto che scrivo di merda, però gli piace il blog: ma come è possibile che un libro su cui mi sono impegnato tanto sia scritto peggio di un blog che aggiorno in 10 minuti? Secondo me sei tu che sei idiota. Anzi no, togli pure il secondo me!

Quello che mi ha detto che il mio terzo libro è peggio del secondo che a sua volta è peggio del primo: in sostanza ero partito benissimo, poi sono andato peggiorando fino al disastro del libro dei gatti e allo scempio totale di questo blog. A questo punto, posso seguire l'andamento naturale (cadendo ancora più in basso) mandandoti semplicemente a fare in culo senza alcun particolare giro di parole. E da domani scriverò coi rutti.

Quello che ha letto un romanzo tutto d'un fiato ma però non gli è piaciuto: ma se non t'è piaciuto che accidenti sei stato a fare lì appiccicato fino alla fine? Sei masochista o sei solo scemo?

Quello che sì è carino ma non mi piace il finale: vediamo se ti piace questo, di finale: ma vai a cagare!

Quello che nel sondaggio in cui chiedevo diventerò mai uno scrittore affermato ha votato spero sinceramente di no: qui è colpa mia, lo ammetto. Mai lasciare aperta un'opzione con la speranza che non la scelga nessuno, me la sono proprio andata a cercare. Comunque il prossimo sondaggio sarà: cosa pensate di chi ha votato spero sinceramente di no all'altro sondaggio? E le opzioni potete immaginarvele.

Quello che ha detto che le cose che scrivo non sono giuste perché lui non è daccordo: che è, il giochino delle tre porte che ne devi aprire una ma non si sa quale dice le bugie e se ti sbagli muori? Se ti insultassi pesantemente sarebbe come negare che quello che dici è vero, ma allora ti avrei dato ragione e tu penseresti che in realtà i miei insulti sono infondati visto che non sei daccordo con quello che scrivo. Troppo complicato: rimaniamo che quando ci incontriamo t'insulterò a voce.

Quello che ha detto che nel mio libro non si capisce niente: ma secondo te davvero dopo anni che scrivo sono talmente incapace che nemmeno si capisce di cosa sto parlando? Ma le tue solite letture cosa sono: manga, topolino, giornalini zozzi... tutte cose coi disegni, insomma. E se non l'hai capito, ti ho appena insultato.

Quello che ha detto che il mio libro è una copia di un altro libro (che ovviamente è meglio): a questo punto potrei riciclare anche gli insulti, invece te ne dono uno completamente nuovo: fottiti!

Quello che... quello che... ah, non me ne viene in mente nessun altro! Eppure è una vita che la gente mi riempie di critiche crudeli e feroci, e una volta che ho deciso di ribattere me ne ricordo davvero così pochi?

E vabbe'... comunque sia, adesso mi sento molto più rilassato, è davvero una bella sensazione. Finirò per prenderci gusto, mi sa ^^.

Simone

I libri che se non li leggi non puoi fare lo scrittore.

Tra le tante situazioni in cui può trovarsi un autore emergente, questa è assolutamente un classico:

Mi trovo a qualche noiosa riunione di scrittori sfigati (magari quelli che per non sfigurare con l'editore si comprano i libri da soli) e come sempre si parla di libri, letteratura e di men che improbabili successi editoriali.

Qualcuno ha appena scritto un raccontino carino carino (è una merda) qualcun altro ha pubblicato una poesia che la giuria del concorso ha definito molto intensa (e invece è sempre una merda) a me hanno appena rifiutato un po' di romanzi (che invece sono belli, ok? ^^). Insomma, le solite cose. Quand'ecco che si finisce col parlare di libri letti o da leggere, e puntualmente si verifica una situazione del genere.

Impiegato gobbo che si definisce poeta: ah, volevo scrivere un haiku in omaggio ai dolori del giovane Werther.

Studente obeso con racconti sudaticci sotto l'ascella: eh (sospirando), i dolori del giovane Werter! Come se invece di un libro stesse ricordando una super tettona che - per una volta - gliel'ha data senza farlo pagare.

Io (dall'aspetto curato e attraente): ah ma è bello quel libro là? No, perché io non l'ho mai letto.

Apriti cielo! I miei colleghi letterati, osteggianti qualunque valore estetico o edonistico (nonché le più banali forme d'igiene) mi fissano a bocca spalancata, come se stessero aspettando che scoppi a ridere dopo aver detto una delle mie solite cazzate (che del resto è l'unico motivo per cui m'invitano a certi incontri, e anche se sembra una battuta è la pura verità).

Rendendosi conto che (una volta tanto) sto dicendo sul serio, ecco che si scambiano un'occhiata come se volessero abbracciarsi e farsi un po' di coraggio dopo di che - praticamente all'unisono - esclamano: ma come, vuoi fare lo scrittore e non hai letto i dolori del giovane Werther, che è un libro importantissimo?

E io no, non l'ho letto davvero quel libro là di quel coglione di Werther... e vi dirò di più: non sapevo neanche il titolo corretto, e per non fare figuracce m'è toccato andarlo a cercare su Internet! E allora, che ci posso fare? Io ho una vita sola, e per quanto ci siano periodi in cui leggo anche due o tre libri a settimana (di quelli corti, magari ^^) la mia vita non sarà comunque lunga a sufficienza per leggere tutto quello che bisognerebbe leggere per fare lo scrittore. E sta a vedere che adesso è colpa mia se esistono la vecchiaia e la morte!

E poi diciamo le cose come stanno: un sacco di aspiranti scrittori studiano lettere, filosofia, sociologia... al limite lingue se hanno voglia di farsi il mazzo (per modo di dire). Loro certi libri se li leggono spaparanzati in poltrona col pisello in mano e dandosi le arie di studenti anticonformisti, mentre io tra un appello di meccanica razionale e un altro appello di meccanica razionale (l'ho dato quattro volte prima di prendere un 19) quella stessa identica cosa la chiamavo relax.

E adesso vorrebbero farmi credere di essere loro quelli colti, quando in cinque anni di studio si sono letti due romanzetti pure divertenti mentre di matematica e di fisica non capiranno mai un emerito cazzo?

Altro che fare gli scrittori o gli artisti impegnati: ma che se ne andassero a studiare, 'sti ignoranti!

Simone

Gli scrittori che mi fanno incazzare! E anche qualche lettore, a dirla tutta.


Sono quelli per cui senza il codice ISBN non è un libro.

Sono quelli che se stampi un romanzo e hai la partita IVA sei un editore a cui dare ascolto, mentre se stampi un romanzo ma non hai la partita IVA sei un coglione.

Sono quelli che come un comico dice qualsiasi cosa che abbia anche lontanamente a che vedere con la politica devono farlo assolutamente sapere anche a me.

Sono quelli che ti rompono il cazzo fino alla morte per farti comprare il loro libro, ma poi del tuo non gliene frega niente.

Sono quelli che non fanno le orecchie ai libri, che se no poi la libreria sta tutta in disordine.

Sono quelli che i libri che hanno letto non li prestano e non li regalano a nessuno, che ci sono affezionati.

Sono quelli che si sentiranno scrittori dopo aver pubblicato.

Sono quelli che guai a non leggere tutti i classici o a non rivedersi due volte ogni film, e poi non sanno chi siano Salgado e Cartier Bresson.

Sono quelli che i libri di un certo tipo non li leggono per principio.

Sono quelli che ti fanno leggere la poesia che hanno appena scritto, e se non ti piace è colpa tua.

Sono quelli che si può scrivere solo in perfetto Italiano con al limite qualche frase in dialetto (rigorosamente evidenziata in corsivo, che se no non sta bene). Perché le idee nascono solo dalle persone colte.

Sono quelli che il giorno che gli girano le scatole devo a tutti i costi prendersela con qualcuno. E vabbe', se non altro adesso mi sento meglio ^^.

Simone

Perché gli ebook sono meglio dei libri veri.

Ok, forse ho esagerato un po': il libro di carta è meglio di quello elettronico semplicemente perché è più comodo da leggere, non ha bisogno di alimentazione e potete portarvelo facilmente dove vi pare (senza aggiungere battutacce scontate). Esistono però anche tanti motivi per cui l'editoria multimediale può essere preferibile a quella classica, e dopo averci riflettuto un po' sopra vi elenco quelli che mi sembrano i più importanti.

Portabilità: in una valigia o in uno zainetto potete infilare quattro, cinque, anche sei libri di carta, dopo di che il carico inizierà a farsi sentire. In un palmare con qualche Giga di RAM ci stanno un migliaio di testi elettronici, e il peso è quello della manciata di elettroni che li compone.

Reperibilità: trovare un ebook su Internet è piuttosto semplice. La difficoltà di trovare un libro in una qualsiasi libreria può invece variare dall'altrettanto semplice (come i libri famosi di grossi editori) all'assolutamente impossibile (tipico dei libri degli emergenti).

Prezzo: se v'interessa un ebook, spesso lo trovate gratuitamente o per pochi euro. In tutta la mia vita mi è capitato di trovare un libro gratis una sola e unica volta (era un Don Chisciotte in spagnolo, tra l'altro ^^), mentre i libri appena usciti costano tranquillamente oltre i 15 euro.

Rubabilità: se proprio non vi va di spenderci i soldi, a scaricarsi un ebook ci vuole poco e che qualcuno vi denunci è alquanto improbabile. Rubare un libro in libreria è molto più complicato (hanno quei maledetti affari all'ingresso che suonano e poi tocca correre), e se vi beccano passate i veri guai. NOTA DEL MIO AVVOCATO: scaricare materiale coperto da copyright è reato e non dovete farlo, così come è reato portarsi a casa un libro senza pagarlo. Credo che il termine giuridico corretto sia furto.

Comodità: se state consultando un manuale elettronico, trovare quello che v'interessa richiederà giusto il tempo di avviare una ricerca. Personalmente, invece, per trovare una cosa sul prontuario dell'Ingegnere (rigorosamente formato da 4 volumi di cui uno solo per l'indice) ci metto anche mezz'ora.

Imboscabilità: a inguattare un ebook che non volete si sappia che state leggendo ci vuole poco (ma che roba vi scaricate?). Far sparire un libro è molto più complicato. E aggiungerei che se siete su Internet e vi mettete a cercare pornografia sotto forma di ebook avete qualche rotella fuori posto.

Distribuibilità: a mettere il vostro ebook su un sito e a spammare il link da tutte le parti ci vuole poco, e magari finisce che qualcuno se lo scarica pure. Rendere reperibile un libro senza un buon editore, i giusti contatti e soprattutto un distributore come si deve è tutto un altro paio di maniche, e poi c'è il rischio che nessuno se lo compri lo stesso.

Presenza dei miei libri: i miei primi lavori li trovate solo in formato digitale, mentre se proprio volete leggere qualcosa su carta dovrete ricorrere al print on demand o - al limite - stamparvi qualcosa per conto vostro. E se non è un vantaggio schiacciante questo! ^^

Simone

Il sito amico che non ti mette il link.

Vi è mai capitato? Avete un blog o un vostro sito Internet (che poi in fin dei conti è quasi la stessa cosa), e come me siete in contatto con altri autori, critici, siti letterari e tutta una valanga di gente che per qualche motivo (generalmente perché nessuno vuole pubblicarli su carta) scrive regolarmente online.

Si finisce spesso con lo scambiarsi email, commenti e addirittura interi manoscritti, entrando alla fine in una sorta di confidenza virtuale: non sappiamo nulla di quell'altra persona (che magari conosciamo solo attraverso lo stupido pseudonimo che s'è scelto), ma siamo al corrente di ogni cosa sul suo interesse per la scrittura e di quello che dice e pubblica all'interno delle sue pagine online.

Tant'è che, un bel giorno, ci soffermiamo a guardare un po' meglio il sito del conoscente virtuale in questione, scoprendo con orrore che tra i link agli altri siti (o peggio che mai ai blog amici) il nostro non è stato inserito.

Sarà che io sono ansioso per natura, ma la prima cosa che mi viene in mente (a parte che il tizio in questione è uno stronzo) è che non mi ha linkato di proposito. O, nei momenti di particolare paranoia, che addirittura aveva messo il link ma poi ha deciso di toglierlo.

A voi è capitato mai? A me spesso: ci sono siti di persone che conosco da un sacco di tempo e con le quali sono più o meno in contatto, ma che per qualche ragione si sono scordati di inserire un riferimento a me (o appunto si sono ricordati di cancellarlo). Chiedere spiegazioni al diretto interessato non è proprio il massimo della cortesia, prima di tutto perché in fin dei conti il link è un favore, ma soprattutto perché rischiamo di sentirci rispondere quello che in realtà non vorremmo mai sapere (che il nostro sito fa cagare, ad esempio ^^).

Di sicuro un motivo dovrà pur esserci, per cui eccovi la classica lista in stile cattiva scrittura da blog con cui ho analizzato alcune delle possibilità:

L'altro si è semplicemente scordato: effettivamente non c'è niente di male. Potrei tranquillamente chiedere: che mi metti il link? Ma come dicevo prima ho troppa paura.

L'altro linka solo siti di un certo tipo: magari di scrittori già famosi o di case editrici o quello che è. Insomma noi non siamo contemplati, ma non vuol dire che per questo ci sia qualche problema particolare.

Non pensava che ci facesse piacere: una forma di cortesia, insomma. Anche se voglio vedere chi mai è davvero capace di offendersi se qualcuno gli fa pubblicità ^^.

Non gli va di aggiornare la sezione dei link: totalmente lecito, e anzi anche io mi scoccio e non l'aggiorno quasi mai.

Ha paura che gli rubiamo i lettori: il conoscente virtuale teme che linkandomi i suoi visitatori lo abbandonino per non tornare mai più. E il mio blog è talmente bello che la cosa è effettivamente possibile ^^.

Non ci ritiene all'altezza: in fin dei conti se siamo autori emergenti deve pur esserci una ragione, e magari tutto quello che scriviamo fa semplicemente schifo. Anche i nostri affari personali di cui parliamo sul blog.

Ha tolto il link per davvero: prima gli stavamo simpatici, ma ora non più e anzi per andare lì a cancellare ogni riferimento alla nostra persona deve trattarsi di qualcosa di effettivamente rilevante. Peccato solo che io non ho idea di cosa sia successo! Del resto su Internet è facile offendere qualcuno anche non volendo (specialmente non volendo, anzi), ed è così che vanno a finire le cose. Nel mio caso il conoscente virtuale potrebbe aver finalmente letto qualche post per intero (accorgendosi che il livello non è proprio quello che pareva a prima vista ^^) o peggio che mai potrebbe aver dato una sfogliata agli ebook rendendosi finalmente conto di come scrivo in realtà. E se le cose stanno proprio così, mi sa tanto che non c'è niente da fare: il conoscente virtuale è perso per sempre, e il link è irrecuperabile.

Simone

Perché ci sono così tanti aspiranti scrittori?

La chiave romantica: perché ogni essere umano ha dentro di sé qualcosa da dire.

La chiave cinica: perché non hanno niente di meglio da fare.

La chiave misantropa: la gente di cazzate se ne mette in testa tante.

La chiave psico-sinistrorsa: perché la globalizzazione e l'imitazione dei più beceri modelli commerciali spinge i giovani e i più facilmente influenzabili a voler apparire a tutti i costi e con tutti i mezzi, compresi i media e i nuovi mezzi di comunicazione. Il messaggio che ci viene inculcato a suon di spot colorati e gingle martellanti sembra assicurare che chiunque comunica avrà successo, qualsiasi cosa abbia da dire. Anche nulla.

La chiave pragmatico-destrorsa: perché alla gente non gli va di lavorare e perde tempo con cose inutili che non servono a nulla e non portano alcun guadagno.

La chiave da aspirante scrittore montato: perché credono tutti di essere come me, ma in realtà io sono l'unico vero scrittore italiano che verrà ricordato in futuro.

La chiave qualunquista: mah, la gente oggi è strana, non sai mai cosa gli passa per la testa.

La chiave da critico letterario intellettualoide: aumentano gli autori ma le pagine degne di essere lette si fanno sempre più rarefatte. E sempre più gente è trascinata in questo vortice di cattiva letteratura, in una corsa al massacro che culmina in una spirale verso il basso dove sempre di più significa sempre peggio.

La chiave da editore sfigato: non lo so, ma sono più i lettori che gli scrittori.

La chiave da editore serio: non lo so, ma tanto non pubblichiamo emergenti.

La chiave da editore a pagamento: è vero! Ma tutti i libri che mi capitano tra le mani sono dei capolavori che devono essere pubblicati a tutti i costi. Yum yum!!!!

La chiave egocentrica: perché hanno letto il mio blog.

La chiave menefreghista: e sticazzi!

La chiave moderata: potrebbero anche essere di più, però.

La chiave di chi non accetta la realtà dei fatti: no, non è vero!

La chiave oggettiva: perché probabilmente il loro vero lavoro fa schifo e vorrebbero qualcosa di più romantico.

La chiave che rappresenta abbastanza la realtà: perché lo scrittore sembra uno lavoro affascinante.

La chiave che più di tutte rappresenta la realtà: perché hanno davvero letto il mio blog. E va bene, lo ammetto: sono un egocentrico ^^

Simone

Lo scrittore che dice le parolacce.

AVVISO IMPORTANTE

Il seguente post è pieno di parolacce, e le persone sensibili sono invitate a non leggere oltre.

Il secondo romanzo che ho scritto (autopubblicato anni fa e al momento non disponibile) è lungo circa 160 pagine. Se però mi mettessi a togliere solo le parolacce e i termini volgari che colorano la narrazione, credo che resterebbe un raccontino di qualche decina di cartelle.

Insomma, quando ero giovane m'ero messo in testa di fare lo scrittore PULP. Credevo che la scrittura dovesse riflettere il mondo in cui viviamo, e in maniera particolare il modo di esprimersi delle persone più becere e ignoranti. Mi ricordo che mi mettevo alla tastiera del PC, e che se non mettevo un K@$$O (cazzo) ogni tre parole non mi sentivo veramente me stesso. Riporto qui quello che potrebbe essere un dialogo tipo di Codice Aggiunto (il romanzo incriminato):

- Cazzo! Ma che minchia hai combinato? No porca puttana, sei proprio un coglione! Ti avevo detto che (inserire minimo accenno di trama qui).
- Ma falla finita, vaffanculo! È che secondo me (altro minimo accenno di trama)! E poi a quella zoccola lo avevo già detto che a fare così veniva un casino, mannaggia a quella gran mignotta!

Il bello è che non è uno scherzo, ma il romanzo è effettivamente tutto così (e mi è improvvisamente venuta voglia di rileggerlo ^^) Il fatto è che non sono l'unico a scrivere in questo modo (o meglio non lo ero, visto che ora cerco almeno di filtrare un pochino il linguaggio), e anzi c'è tutta una letteratura moderna in cui i personaggi si esprimono solo e soltanto come se avesse appena perso la finale dei mondiali ai calci di rigore.

Se la gente parla così, allora devi descriverla così. Questo si dice in certi posti popolati dai soliti aspiranti scrittori che sfornano 1 racconto l'anno, e a leggere ora affermazioni del genere mi viene quasi da commentare come farebbe il protagonista del mio romanzo (cazzo merda fanculo ma che minchia dici coglione!).

Il problema è che il mondo dell'editoria è popolato di gente che non sa scrivere e che cerca qualcono che gli spieghi come deve fare, o peggio ancora di babbei (visto, non ho scritto teste di cazzo) che non capiscono nulla ma vogliono lo stesso dare imposizioni che poi la gente è costretta a seguire. Ci sono infiniti modi di interpretare la realtà e di restituirla su carta, ma sembra quasi che descrivere le persone esattamente come sono in realtà (che poi se ci pensate è un presupposto ridicolo) diventa l'unico modo corretto e guai a fare diversamente.

In un mondo fantascientifico la gente non farebbe questa cosa. È questo che mi sono sentito dire più volte a riguardo del modo di vestire e di passare il tempo dei personaggi di Mozart di Atlantide. Ma che stracazzo vi fumate (eh, questo è un post parolaccia friendly^^)? Visto che il modello standard di mondo futuristico ormai è solo Guerre Stellari o Matrix, un modello differente viene visto come sbagliato, come se la gente fosse stata nel futuro a vedere come andranno le cose in realtà (e poi chi cazzo vi ha detto che il mio romanzo è ambientato nel futuro?)

E lo stesso avviene per lo stile letterario: la visione artistica, l'interpretazione e la diversità sono bandite, come se i vari Picasso, Gaudi e famiglia bella avessero fatto quello che hanno fatto perché non riuscivano a copiare come si deve il lavoro degli altri.

In conclusione, c'è una sola cosa mi viene da dire alle persone che la pensano a questo modo: ma andatevene tutti affanculo!

Simone


L'immagine è di un tale Satragon e l'ho trovata su Flickr.

Come scrivere un post in 10 secondi.

A me piace molto aggiornare il blog e rispondere ai commenti di chi mi legge, altrimenti certo non starei qui a scrivere questi articoli (o presunti tali). Solo che non è detto che mi riesca sempre facile inventarmi qualcosa di nuovo, anche perché avendo un blog a tema non posso cavarmela scaricando su di voi le mie crisi esistenziali o raccontandovi i dettagli della mia ultima visita dal dentista.

Oltre alla voglia e alla fantasia, alle volte poi manca proprio il tempo: magari sono già due o tre giorni che non scrivo un nuovo post, ma la mattina ho da fare e poi il pomeriggio finisce che ho altre cose per la testa e faccio altro. Insomma, tante volte vorrei scrivere qualcosa, ma non so che inventarmi oppure non ne ho semplicemente il tempo materiale. E allora, che faccio?

Ci sarete già arrivati, anche perché dove volevo andare a parare era chiaro fin dal titolo. Allora non ciarliamo oltre (anche perché ho poco tempo), ed eccovi qualche consiglio per aggiornare il blog in dieci secondi.

- Fate un copia-incolla di un post dell'anno scorso, che tanto non se ne accorge nessuno.

- Aprite youtube e linkate il primo video a casaccio che trovate. Considerate che molti dei blog più popolari fanno sempre così.

- Analogamente, andate su oknotizie o qualche altro aggregatore e linkate il primo post in classifica. Poi magari aggregate anche il vostro stesso post che linka quello di oknotizie, col risultato che alla fine verranno più lettori da voi che dall'autore originale. Bello, no? ^^

- Sempre da un aggregatore trovate qualche articolo che parli di politica/cronaca/attualità, copiatelo e spacciatelo per vostro. Tanto dicono tutti le stesse cose e nessuno se ne accorgerà mai. Nota: nella vaga ipotesi di futuri problemi legali, questa era una battuta e copiare materiale scritto da altre persone è immorale oltre che illegale. Specialmente se è il mio ^^

- Digitate caratteri a casaccio, tipo così: ero rgfe qrè pwrfqàlòo qwfà liferlk. In fondo come aggiornamento è sempre meglio di niente, google lo prende per buono e a seconda del livello medio dei normali interventi i vostri lettori potrebbero non farci troppo caso. Aspettatevi almeno un commento tipo: rlwjkdw wòorijerf weòlrji wieruhw woehj!

- Scrivete una cavolata del tipo: oggi sono triste e non ho voglia di parlare. I vostri lettori vi scriveranno cento milioni di commenti, e alla fine vi stimeranno anche più di prima (potrebbe non volerci molto) perché siete una persona sensibile.

- Fate la solita lista sulla prima idiozia che vi viene in mente e scrivete cose senza riflettere e senza nemmeno rileggere. Dovrebbero essere i soliti 10 punti, ma tanto nessuno li va a contare per cui in mancanza di tempo e idee ne bastano anche solo 7-8.

- Usate dei post di riserva: in sintesi quando avete tempo e voglia scrivete dei post generici che non abbiano nulla a che vedere con quello che dite di solito (se no si capisce che li avete scritti prima) e quando siete incasinati li mettete online.

Se non l'avevate capito, questo che avete appena letto è proprio un post di riserva che ho scritto un sacco di tempo fa. Oggi, infatti, avevo da fare.

Simone

Lo scrittore che sarei. O la solita storia della volpe e dell'uva.

C'ho pensato qualche volta, e scommetto che ci pensano spesso anche tanti altri matti che come me si sono messi in testa di fare lo scrittore. Non solo gli emergenti, ma anche quelli già di successo e che pubblicano regolarmente: cosa penseranno di me, un domani, quelli che leggeranno le cose che scrivo oggi?

Non c'è bisogno di diventare per forza famosi! Se anche tra cent'anni i miei libri non saranno in libreria, su Internet o in chissà che diavoleria si saranno inventati, avrò sempre figli, nipoti e pronipoti che finiranno per mettere le mani su qualche cosa che ho scritto. C'è sempre un momento in cui si tirano le somme e un autore - anche il più sfigato - è stato quello che è stato e ha scritto quello che ha scritto. È una cosa che vale un po' in tutti i campi, ma in un settore creativo come la letteratura forse ha ancora più importanza. Cosa leggerà la gente, di mio, e che tipo di persona s'immaginerà?

Questo forse non lo saprò mai. Posso però confrontarmi con gli autori del passato, e dire in chi mi riconosco e a chi vorrei o non vorrei assomigliare maggiormente.

Ernest Hemingway. Un po' il sogno di ogni scemo che vuole fare lo scrittore, no? Chissà perché, ma appena si parla di aver scritto un capolavoro, qualcuno se ne esce con una frase tipo come Hemingway, novello Hemingway o futuro Hemingway. Pensando però alla fine che ha fatto il povero sig. Hemingway, lascio volentieri a qualche altro emergente la possibilità di imitarlo.

Oscar Wilde. Ecco, finire in galera per atti contro la morale non suona troppo male, al giorno d'oggi. Ma a ben vedere direi che passo anche qui.

H.P.Lovercraft. A parte che come si chiamava questo non se lo ricordava bene manco la madre, e a parte che secondo me non è mai stato famoso e l'hanno tirato fuori solo per vendere il gioco di ruolo... insomma io preferisco restare uno scrittore anonimo ma almeno non diventare completamente pazzo (non più di quanto non sono già, intendo).

Dante Alighieri. A lui si deve il primo esempio di trilogia in cui il primo libro è fichissimo, e gli altri due sono una palla. Non ci tengo proprio, grazie.

Giulio Verne. Questo è già meglio: anche lui ci ha messo una vita a farsi pubblicare (il primo romanzo è uscito che aveva 35 anni, ma scriveva da molto prima), ed effettivamente è uno degli autori che più mi ha influenzato. Però, a pensarci bene, ha scritto sessantadue romanzi ma la gente se ne ricorda (quando va bene) tre. Io voglio scrivere solo romanzi degni di essere ricordati (per cui già ho sforato di quattro ^^), perciò saluti anche a Verne. A lui e ai suoi libri sfigati che non legge nessuno.

Arthur Conan Doyle. Mi sembra quasi di sentirlo gridare, dall'aldilà: io non ho scritto solo Sherlock Holmes. Diglielo anche tu, diglielo! Eh, io gliel'ho detto (credo che ce l'abbia con voi), ma gli altri romanzi di Doyle stanno a 1 euro sulle bancarelle raccolti in 2 volumi di cui anch'io ho solo il secondo (pareva quello meno noioso). A cosa vuoi che serva provare per l'ennesima volta a smerciarli?

Asimov, Dick, Orwell e gli altri autori di fantascienza classici. A parte che scrivono libri pallosissimi. In realtà a essere come loro ci ho già provato, ma ho visto subito che non era aria e sono passato direttamente dalle astronavi ai gatti randagi...

Insomma potrei andare aventi all'infinito, ma pare proprio che tra gli autori del passato non ci sia nessuno da imitare, o che mi assomigli, o in cui mi riconosco particolarmente. Però, a pensarci bene... se divento famoso entro 4 anni, non mi sparo, non vado in galera, pubblico più di 3 libri e scrivo anche qualcosa di divertente li ho fregati proprio tutti quei quattro babbei di scrittori vecchi e noiosi, che ormai nessuno si fila più. Ho ragione o sbaglio?

Simone

Come aggiornare il blog durante le vacanze estive.

È da qualche settimana che si ripete, ma più passa il tempo e più le cose peggiorano: scrivo un post interessantissimo che mi è costato una fatica paurosa (vabbe' 10 minuti), lo spammo in tutto il mondo perdendo più del tempo che ho impiegato a scriverlo, ma ricevo 2 o 3 commenti e il contatore resta fisso a un malinconico 60-70 accessi.

E lo sapevo che andava a finire così, maledetta la bella stagione!

Insomma, che non bisognava postare durante il Sabato e la Domenica l'avevo già capito da tempo. Solo che adesso succede anche il Venerdì! La gente invece di stare il fine settimana davanti al computer preferisce andare a spasso se non addirittura al mare a prendere il Sole. Ma vi pare giusto?

Ho anche il sospetto che un sacco di adolescenti si colleghino a Internet durante le ore di lezione, perché terminate le scuole si è avvisato un altro netto calo dei visitatori. Ma come faranno? Cioè, hanno tutti il telefonino con l'accesso Web incorporato? Io all'età loro c'avevo l'orologio della Nintendo con Tetris, e quello era già il massimo della tecnologia!

E poi, visto che in vacanza ci vorrei andare pure io, chi c'ha voglia di stressarsi a pensare al blog pure sotto l'ombrellone? Sarebbe quasi da scrivere un chiuso per ferie, e tornare direttamente a Settembre. Ma poi ho il terrore che i miei lettori mi abbandonino per andarsi a leggere il blog di qualche scrittore ancora più sfigato di me (ce ne fossero pochi ^^) che magari le ferie le passerà a scrivere davanti al PC.

Alla fine ho riflettuto un po', e ho deciso di mettere giù una lista (ah, co' 'ste liste... ma sui blog si fa così) di escamotage più o meno viscidi per riuscire a tenere aggiornato il blog durante le vacanze quando magari trovare un PC con collegato a internet non è nemmeno così facile. E ovviamente adesso le scrivo qui sotto:

- Sforzatevi di scrivere qualcosa una volta a settimana, e sperate che i lettori non si annoino più di tanto.

- Preparate 12 post tutti in una volta la sera prima di partire, e poi ogni 2-3 giorni ne mettete uno online usando qualche internet point. Io effettivamente ho già fatto così e non se ne è accorto nessuno, anche se ai commenti rispondevo poco. ^^

- Approfittatene per sparire un po' dalla circolazione. In certi casi, che la gente si scordi di voi potrebbe essere un vantaggio.

- Puntate sul buon cuore dei vostri lettori e implorateli di tornare a Settembre. Ma tanto non torna nessuno.

- Se siete una donna, promettete che dopo le ferie metterete online le vostre foto tutta nuda mentre prendevate il sole su una spiaggia per nudisti. Poi se lo fate davvero i vostri lettori cresceranno di 100 volte, mentre se non lo fate già il fatto di aver scritto foto nuda in un post aumenterà comunque gli accessi.

- Chiedete a un amico di aggiornarvi il blog finché non tornate, e poi quando va in vacanza lui tenete aggiornato il suo. Il sistema funzina benissimo, ancora meglio se il vostro amico scrive meglio di voi.

- Scrivete un post strappalacrime dicendo che per gravi e inderogabili motivi personali non potete più aggiornare il blog per un periodo indeterminato. In questo modo riceverete migliaia di accessi di persone in cerca di notizie e quando tornerete saranno tutti felicissimi di rivedervi (anzi, di rileggervi). Non mettete online le vostre foto tutti belli abbronzati, però.

- Questo potrebbe funzionare davvero: dite che per un po' siete in vacanza ma che tornerete presto. Solo che non è divertente.

- Andate in vacanza e fottetevene del blog. Che in fondo è la sola cosa sensata da fare.

Simone