I libri all'età della pietra.
Oggi stavo riflettendo sui soliti discorsi più o meno pessimisti che si fanno tra scrittori emergenti, autori più o meno quotati, editori piccoli e più piccoli e tutti gli altri poveracci che lavorano nell'editoria.
I libri in print on demand non vendono niente. Gli ebook non li legge nessuno (però vi assicuro che qualcuno almeno se li scarica). Con i siti Internet non si fa una lira...
Insomma, a guardar bene mi sembra che la chiave di tutto sia sempre il rientro economico: la letteratura è in primo luogo un sistema per far soldi, e tutti i mezzi alternativi all'editoria classica (quella che stampa tonnellate di libri per esporli in librerie affollate nella speranza che una psicosi collettiva ne decreti il successo) sono definiti come cavolate, perdite di tempo e cose da sfigati.
E questo non è solo il pensiero dei poveri impiegati della letteratura (quelli che in fin dei conti coi libri ci devono pagare le bollette e arrivare alla fine del mese), ma mi pare che stia diventando sempre di più anche l'opinione di molti lettori.
Molte vendite = Soldi = Successo = Bravo autore (se non a scrivere, almeno a farsi conoscere e a vendere).
Poche vendite = Pochi soldi = Fallimento = Autore sfigato.
Il risultato di questo modo di vedere le cose è che quando dici che vuoi mettere un ebook online GRATIS (come ho fatto io) o autoprodurti un libro che già sai venderà poche decine di copie (come ho fatto io) o peggio ancora stamparti un libro da solo in tipografia (come ho fatto io) per regalarlo agli amici, c'è sempre chi pensa che stai facendo malissimo e vuole convincerti a tutti i costi a lasciar stare (a priori) o a tagliarti le vene (a posteriori).
Oh santo Iddio! Hai inserito la tua opera in un circuito commerciale a basso rendimento (o a zero rendimento se l'ebook è aggratis, o a rendimento decisamente negativo per il libro da regalare ^^). Sei un pazzo, un fallito, un, un... irresponsabile! (Vabbe', io cerco sempre di moderare un po' il linguaggio ^^)
Peggio che mai, dopo un po' arriva anche quello che se ne esce fuori dicendo: un libro autoprodotto (o un ebook o quanto di non troppo commerciale vi venga in mente) non lo leggo nemmeno perché di sicuro é brutto.
Come se il valore di uno scritto, di un lavoro artigianale o di un'idea si misurasse in base al meccanismo commerciale in cui riesce meglio a inserirsi. Come dire che i pittogrammi (o come minchia si chiamano) lasciati dagli uomini primitivi non potevano essere belli non solo perché ignoravano la grammatica, non sapevano cosa fossero le proporzioni e nessuno aveva ancora inventato la geometria, ma soprattutto perché il meschino autore che li ha dipinti non ci ha mai guadagnato una lira.
Che ne sapeva qualche rozzo cavernicolo di tutte 'ste storie? Lui voleva solo raccontare del giorno in cui era andato a caccia con la famiglia e le cose erano andate talmente bene che nessuno di loro era morto. E oggi, a non so quante migliaia di anni di distanza, la gente può leggere il suo racconto e pensare che forse non ha fatto poi tanto male a metterlo lì su un muro, dove lo vedono tutti.
O magari le cose funzionavano già in un certo modo: il cavernicolo faceva pagare l'ingresso alla caverna e la gente si sedeva davanti al pittogramma come se fosse al cinema. Ovviamente una copia della parete rocciosa era stata depositata anche alla SIAE, e come qualcuno provava a copiarla andavano tutti a casa sua, gli mollavano una clavata in testa e requisivano il muro incriminato. A pensarci bene chi lo sa, poteva anche essere...
Simone
Nota:
Non sono sicuro al 100% che l'immagine che ho usato sia di pubblico dominio (anche se penso di sì). In caso se mi avvisate la cambio subito, non serve che diate una clavata anche a me.
15 commenti:
Bene, sottoscrivo in pieno.
Anche io regalo i miei scritti nel web e ho a volte l'impressione che il free sia la condanna a non esistere.
A.
Simone, anche qui mi viene da dirti: non badarci. Come diceva quel tale, «Non ti curar di loro ma guarda e passa». Se pensi che persino Dante è finito sulle carte da gioco, le cose assumono la giusta prospettiva, forse.
O forse no. In ogni caso, molta gente dovrebbe solo star zitta, se si tratta di remare sempre e comunque contro.
Eh, la letteratura gratis non vale niente? Un brutto, bruttissimo pregiudizio da combattere a tutti i costi...
Fabrizio
Antonio: è un po' l'impressione che ho io, a volte. Ma alla fine è vero anche il contrario, che cioè qualcosa esiste proprio grazie al free (come questo blog o il tuo)
Matteo: per fortuna c'è anche chi rema a favore ^^
Fabrizio: forse il problema è che non riusciamo a sfruttare a dovere questo "gratis". Bisognerebbe riuscire a rendere visibili i lavori meritevoli, cosa che al momento è difficile.
Simone
Disamina impietosa e, ahimè, correttissima del brutto lavoro di scrittore più o meno esordiente.
A questo punto la domanda per tutti noi sarebbe: ma chi ce lo fa fare?
Unica risposta (per il momento): non ne posso fare a meno.
La ggente purtroppo è superficiale, e non solo in questo campo: se non c'è il giudizio della folla e/o di qualcuno ritenuto autorevole (non in base a un giudizio di merito, ma solo perché è sempre la massa, o i media, a presentarlo come tale) che indichi cosa è meritevole e cosa lo è di meno, sembra essere assolutamente incapace di capirlo veramente da sola. Pare non provarci nemmeno, più che altro...
McNab: io lo faccio perché è la cosa che mi riesce meglio. Anche se meglio non vuol dire bene ^^
ABS: ecco, su certe cose siamo decisamente daccordo ^^ È per questo che è importante conoscere più gente possibile, così qualcuno più "autorevole" di noi potrebbe finalmente dire agli altri di provare a darci un'occhiata.
Simone
Sai, simone, il problema che tu parli della massa.
E, come direbbe mandrake in "febbre da cavallo": il Problema diventa di massa, e la massa che cos'è?.... La massa so' un sacco de gente, la massa sono tanti, e il problema diventa sociale, dall'uovo se fa presto ad arrivà alla guerra atomica! Ma tu te rendi conto si che problema!
La massa non cerca libri ovunque, entra in libreria e prende quello che c'è nello scaffale delle novità.
Ma fortunatamente poi ci sono gli individui.
Ecco, tu dovresti decidere se puntare alla massa oppure agli individui :-)
Diciamo che non saprei come pormi se fossi nel tuo caso. Se preferire rimanere sulla mia strada sicuro che il tempo mi darà il mio spazio, o provare a scendere a compromessi per cercare di vendere e poi, una volta in grado di vendere anche se scrivo solo la lista della spesa, scrivere quello che realmente mi piace.
Ma io non sono nel tuo caso, e quindi non lo so.
:-)
Diciamo che io scriverei perchè non ne posso fare a meno, e farei di tutto perchè quello che scrivo sia letto dal numero maggiore possibile di persone. E tutto quello che venisse in più, sarebbe ovviamente il ben venuto.
Quindi, secondo me fai benissimo a spingere l'e-book, mentre credo molto di meno al print-on-demand.
ma ve la ricordate la storia dei libri che venivano lasciati in luoghi pubblici e presi letti e poi rilasciat per qualcun'altro? peccato che mi affeziono ai libri che leggo e non voglio lasciarli a qualcun'altro...quindi viva la letteratura sul web!! l'unica che possiamo leggere e lasciar lì senza sentrci derubati.
Ted: io qualche compromesso già l'ho accettato, per poi rendermi conto che alla fine forse è meglio non tornare indietro... comunque per me il print on demand è una cosa che si accosta naturalmente all'ebook: se ti piace compri una stampa da leggere più comodamente.
Alzata: sì che io sappia qualcuno ancora lo fa e c'era anche un sito che teneva nota dei vari passaggi di ogni libro... io comunque non ne ho mai trovato uno ^^
Simone
Passo per un saluto veloce. Una settimana fa ho lasciato un commento. Per qualche ragione strana, non pubblicato. Forse la piattaforma non è al 100%
:-/
salutone.
Per lo più, i pittogrammi nelle caverne venivano fatti dallo sciamano, prima della caccia, per augurio di buon auspicio. Altre volte, invece, venivano fatti per tramandare le conoscenze dagli anziani ai giovani... insomma avevano uno scopo didattico, uno scopo propiziatorio, ma non di intrattenimento.
Ad ogni modo, più o meno ho avuto le tue stesse esperienze, ho stampato di tasca mia per diffondere un mio libro agli amici, ho reso disponibili degli ebook (che la gente scarica, si... ma poi non tanti leggono perché leggere a monitor è fastidioso, scomodo, e innaturale), ho pubblicato racconti a puntate su blog e, pure il print on demand (senza ricarichi... perché i prezzi sono già alti a causa delle spese postali). Mi piace scrivere e scriverò sempre, che riesca o no a sfondare il muro di gomma che mi separa dal giro "grosso". Però il mio grande sogno è quello di guadagnarmi da vivere facendo quello che amo, cioè scrivere. Ed è per questo che ho due blog, che "printo on demand", che faccio concorsi scemi per regalare un libro e farlo leggere, che sbatto a destra e a manca, sempre con un sorriso plastico sulle labbra, alla ricerca della breccia di porta pia. Sono pochi quelli che riescono e, forse non ne ho neppure le qualità.
Il fatto è che, in Italia, ci sono più persone che scrivono di persone che leggono. Lo dimostra il bookcrossing, che qui fa fatica a prendere piede mentre, all'estero è uno dei principali mezzi di diffusione della cultura (ho provato pure quello, a distribuire i miei print on demand tramite bookcrossing!!!).
Non è solo una questione di soldi, di guadagni, di successo e di fama.
Quando torno a casa dal lavoro (8 ore e passa al pc), spesso, per quanto abbia voglia di scrivere qualcosina, di buttare giù una idea, gli occhi si rifiutano, la stanchezza si appoggia sulle spalle e, il computer di casa rimane spento. Nemmeno a mano riesco a scriverle... è la stanchezza psicologica, credo, di un lavoro che non sento completamente mio.
La mia paura, alla lunga, è di arrendermi del tutto. Di abbandonare l'amore per la scrittura, di abbandonare le mie storie, i miei racconti. E' per questo che cerco quella breccia. Scrivere gratis, diffondere gratis i propri scritti, è bello, è giusto, è molto "open". Ma non porta a casa la pagnotta. Quindi credo sia anche giusto sperare di abbattere quel muro e diventare uno di quelli che vende, che guadagna e che per lavoro fa lo scrittore.
A volte mi infurio col mio capo, che si mette a parlare di business e di cosa scrivere per guadagnare soldi. Ci rimane male, lui. Ma forse ha ragione. Se ti piace scrivere, perché passi le tue giornate a fare altre cose? Cercare di guadagnare qualcosa sfruttando le proprie capacità non una cosa sbagliata. Anche Dante... scriveva a contratto, vitto e alloggio nelle ville dei gran signori x scrivere un poema dedicato alla tal cosa o alla tal'altra! Lo facevano tutti, a quei tempi. E ancora oggi è così, mi sembra. Lo so... ragionare in questo modo è uno svilire della "professione". Ma, tra una commessa e l'altra, Dante ha anche scritto la Divina. Per cui, lo spazio per le proprie cose c'è sempre...
Chissà, forse ho travisato le parole del tuo post. In realtà volevo scrivere un commento breve, ma poi le parole sono uscite tutte da sole. Uno sfogo... scusami. Oggi va così.
Keypaxx: grazie per i saluti... strano i commenti di solito appaiono subito, per cui se non te lo "prende" te ne accorgi. Comunque può succedere, per stare tranquilli "copiate" il testo prima di cliccare su "pubblica" così se non lo prende basta fare "incolla". Non so se s'è capito ^^
Glutchov: anche un bel libro non è detto che debba solo intrattenere.
Molto bello il tuo intervento, davvero. Comunque a me non piace il lavoro dello scrittore su commissione, che in fondo è un po' come fare l'impiegato. Non che ci sia niente di male, anzi! Ma a questo punto io ho già un lavoro decisamente migliore (l'ingegnere), e al limite se proprio voglio a tutti costi una professione creativa me la cavo anche come fotografo.
Simone
Ahahah, è tristemente vero. Divertente questo post!
bello il tuo blog, ho anche io di questi problemi. Chissà che non riesca a trovare un editore? Ho finito un romanzo e sto tentando da mesi di farlo pubblicare, se non trovassi nessuno però non penso che ricorrerei al print on demand, ma lo terrò per me
:( però che tristezza
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