Il libro come oggetto di cultura. O quasi.

Eccoci al terzo atto della mia famosa (??) guida alla scrittura.

Perché la gente, dentro casa, tiene sempre una libreria? Perché ci piace esporre tutti i romanzi, le raccolte di poesie, i trattati e qualsiasi altro testo in nostro possesso (anche se magari non lo abbiamo mai neanche sfogliato?)

Facile, ovviamente. Perché quando qualcuno viene a casa a trovarci, facciamo la figura di quelli acculturati. Più libri ha la nostra biblioteca, e più i nostri amici assumeranno che siamo persone dall'intelletto fine e dall'animo nobile, stimandoci di conseguenza. Più i nostri libri sono grossi e noiosi, poi, e più appariremo intelligenti. È una legge di natura, tutto ciò che è più grande riscuote maggiore successo, e non c'è niente che sfugga a questa regola.

I libri, insomma, contengono cultura. Un romanzo è un concentrato delle idee e delle esperienze di vita dell'autore. Da un libro, in parole povere, possiamo imparare. Ok, fin qui è ovvio: prima di parlare di qualcosa, è necessario documentarsi, fare ricerche e studiare, così da presentare i nostri argomenti conoscendo a fondo (più o meno) quello di cui stiamo trattando.

Ma non è di questo che voglio parlare. Se avete una cultura più elevata, anche i vostri contenuti si eleveranno di conseguenza. È vero che ci sono grandi scrittori che erano operai e non avevano neanche terminato le scuole, ma sicuramente prendere una laurea, imparare un'altra lingua, suonare uno strumento e tutto quello che vi viene in mente vi darà una visione del mondo più ampia che si rifletterà su quello che scrivete.

Ricordatevi che uno scrittore deve dire alla gente qualcosa di nuovo, oppure mettere in luce delle cose che sono sotto gli occhi di tutti ma che, in qualche modo, sono sfuggenti e rimangono nascoste. Se la vostra cultura è solo quella di massa, se ripetete a pappagallo le cose che dicono al cinema o alla televisione, a cosa serve mettersi a leggere proprio voi, tra tanti?

A mio avviso (ma qui andiamo molto sul personale, per cui non vi chiedo di darmi retta), è meglio spaziare il più possibile. Conosco un sacco di aspiranti scrittori che studiano lettere, leggono libri per scrittori, frequentano siti per scrittori e vanno in vacanza nei posti per gli scrittori (che ne so, ci saranno ^^). E basta, ma che palle! Certo, se nei vostri libri volete parlare di un aspirante scrittore iscritto a lettere e che a l'hobby della lettura lo descriverete benissimo, ma forse qualche esperienza più variegata potrebbe aiutarvi a inventare anche un secondo personaggio, non studente e non scrittore, che abbia comunque qualcosa da dire.

Ammazza, che predicozzo... sono stato pesante? Spero di no, anzi a rileggermi mi sono auto - interessato, e spero di aver coinvolto un po' anche voi ^^ La prossima puntata qualcosa tipo:

Punto 4: Il libro bisogna scriverlo per davvero.

Simone

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Stephen King diceva che alcune persone si vergognano di perdere tempo leggendo storielle, quindi se leggono Tom Clancy - per esempio - si giustificano dicendo che almeno hanno appreso qualcosa riguardo all'oplologia moderna o gli aerei - quella roba lì. Be', anch'io penso sia sbagliato. La cultura dell'autore non può far altro che arricchire e rendere più interessante il racconto/romanzo, ma eviterei di definire il libro (inteso come racconto) un oggetto di cultura. Ci sta bene il tuo O quasi. :D Ci sono autori eccezionali come Umberto Eco - ammazza che cultura -, altri meno "impegnativi", come quello che ha scritto Tre metri sopra il cielo, di cui fieramente non ricordo il nome.

Unknown ha detto...

Ciao Simone, sono Lorenzo Monni, sono contento che tu abbia scaricato il disco, vedo che sei appassionato di scrittura. Passerò entro oggi nel tuo sito per vedere cosa fai di bello. Spero che il genere che faccio possa piacerti. E' un disco che va ascoltato con calma.

A presto Lorenzo

Anonimo ha detto...

Io, che leggo soprattutto per diletto e per evasione, non mi vergogno di ammettere che tra le mie letture ci sono anche romanzetti commerciali.

Ovviamente non ho la pretesa di trarne chissà quali conoscenze, però, se mi piacciono e mi aiutano a trascorrere piacevolmente del tempo, hanno perfettamente raggiunto lo scopo.

Li espongo anche senza vergogna in casa, per me ma non certo per farmi apprezzare (o disprezzare) dagli altri.

Ciao e un augurio di Buona Pasqua a Simone e agli amici del blog.
dactylium

Simone ha detto...

Lorenzo, anch'io spero che quello che scrivo ti piaccia ^^

Dactylium, quello che voglio dire è che lo studio può accrescere la nostra sensibilità, che poi magari possiamo sfruttare per scrivere la classica storiella d'amore, in una maniera però che valga la pena leggere. Magari anche tanti di quei "romanzetti" sono belli semplicemente perché l'autore prima di mettersi a scrivere aveva qualcosa da raccontare.

Ah, per Taotor, ho appena scritto la recensione del signore degli anelli (la metto online la sett. prossima). Non so quanto resteremo amici, dopo ^^

Buona Pasqua anche a voi!!!

Simone

Anonimo ha detto...

e io che oggi ho trovato nella nuova libreria dei miei ninna nanna di palahniuk...non credo lo conoscano come autore in effetti... :O e guardando anche la collocazione, sotto la collezione infinita di roba di carlo maria martini di mia mamma (si è l'unica religiosa di famiglia) e subito sopra chagall...hmmm...qui qualcosa non quadra... :O

Bloggo ha detto...

io me li mangio, i libri

Simone ha detto...

Non parlarmi di mangiare dopo le feste!! ^^

Simone