Perché i libri della narrativa di genere sono quasi sempre di autori stranieri.

Ci avete fatto caso? Io sì, così come ci hanno fatto sicuramente caso tanti scrittori emergenti che si lamentano spesso di una situazione piuttosto particolare: i romanzi di genere che si trovano in edicola o in libreria (sto parlando di thriller, fantasy, horror ecc...) sono quasi sempre scritti da autori stranieri.

Per tanti poveri nuovi scrittori, eredi di Dante e Manzoni, coetanei di Navarra, lo spazio per affacciarsi e farsi leggere si fa invece sempre più ristretto. Già non sono tante le case che offrono collane dedicate alla fantascienza o al fantastico, e come se non bastasse tocca convivere anche col problema di avere un nome banalmente italiano che viene schifato e deriso da editor e librai.

Ma qual infausto ragionamento portò costoro (li briganti editori) a una tal macchinazione? Con che vil core negossi allo italico verbo lo giusto ispazzio intra li scaffali delli mercanti librari?

E ora ve lo spiego:

Perché gli scrittori di genere italiani fanno schifo al cappero: no, davvero! Io ne conosco un paio molto bravi (eh sì, ho detto due ma tanto sto parlando di me ^^) e già non li pubblica nessuno, figurarsi quelli scarsi. E questo fatto ha due particolari ragioni:

1) Tanta letteratura di genere non è che sia poi proprio il massimo della letteratura in generale (è quasi tutta monnezza, per dirlo senza mezzi termini). E un autore italiano cresciuto leggendo solo monnezza difficilmente sarà in grado di scrivere meglio.

2) Certi generi non appartengono alla nostra cultura. La cultura è anche qualcosa che nasce da dentro, dal DNA, da quello che vedi attorno a te da bambino. Per quanto ci sforziamo, draghi, elfi, zombi, astronavi e stronz... e invenzioni fantastiche del genere non fanno parte di noi. In Italia funziona più una creatività allegra, gli italiani sono più solari, in Italia c'erano romani che andavano in villeggiatura con le bighe e i leoni, e al limite limite limite possiamo metterci i fauni e le divinità che si ubriacavano o si trombavano le vergini di nascosto. Che cappero c'entrano con noi i vichinghi che combattevano i draghi in mezzo alle tempeste di neve? Il fantasy italiano insomma è Pinocchio, non certo il Signore degli Anelli.

Perché i lettori italiani sono idio... volevo dire: poco accorti: se vedono una copertina con su un nome figo, allora pensano che è figo anche il libro e se lo comprano: tutti gli autori fantasy americani hanno il petto scolpito e vanno in giro in perizoma, sapete? Se invece leggono un meschino nome italiano, si pensano che tanto sarà un romanzo scritto da un incapace obeso che sta tutto il giorno a scrivere davanti al computer e non se lo prendono manco se glielo regali. Che poi la vendetta del dragone indemoniato scritto da Paolino Rossi suona malino anche a me, lo ammetto.

Perché gli editori hanno già un sacco di roba straniera da pubblicare: se alla Mondadori (per dirne una) firmano un contratto con un editore americano, probabilmente si ritroveranno con i diritti di duecento scrittori scrausi che nessuno voleva ma che si sono dovuti comprare per potersi accaparrare anche l'unico scrittore figo che vende milioni di copie. Scrauso per scrauso, a questo punto meglio pubblicare un americano tradotto che un italiano sconosciuto: almeno ha un nome che attira e soprattutto l'hai già pagato.

Perché in realtà sono scrittori italiani: sempre per la storia del nome di prima, magari il romanzo che avete acquistato e di cui pensate che l'autore sia una bocciona alta due metri che scrive nuda è stato scritto da un italiano con la panza che si firma con uno pseudonimo straniero (e speriamo almeno che scriva vestito!) Ci sono tanti scrittori anche famosi che hanno fatto così, o che lo fanno tuttora scrivendo magari sotto pseudonimo per una collana e col nome vero per i libri a cui tengono di più o che vanno bene per il nostro mercato. E non è che facciano segreto della cosa, basta leggere le loro biografie.

Come chiusura finale, voglio solo dire che tra i tanti problemi tipici degli emergenti e che affliggono anche me, almeno da questa cosa in particolare io mi sento immune. Col nome che ho, posso spacciarmi tranquillamente per uno scrittore sudamericano... anche perché ci sono delle case editrici italiane che pubblicano addirittura soltanto quelli.

Y Bueno, ahora voy à inviar el manoscrito. Hasta lluego!

Simone

25 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

eh..eh.. quindi se io uso il mio gloutchov ho qualche speranza per passare come uno scrittore di origine sovietica e/o polacca!! Wow...

Ma forse bisogna sempre e comunque iniziare con uno pseudonimo. King iniziò col nome di Richard Backman, se non erro... e guarda oggi dov'è arrivato! :)

Simone ha detto...

Glauco: che io sappia King ha usato quello pseudonimo quando era già famoso. Da quello che ho letto, era un po' per raddoppiare la produzione (il suo editore pubblicava 1 solo libro all'anno di un autore, per motivi di marketing) e un po' per vedere se essendo bravo poteva diventare famoso "di nuovo".

Gloutchov va bene per qualche storia licantropi VS vampiri, per cui sei è cavallo!

Simone

Paolo Melis ha detto...

Osservavo tempo fa che, in generale negli scaffali delle librerie, non si vedono più quelle grandi quantità di libri di fantascienza che vi trovavo anni fa, soppiantati per lo più da libri di Fantasy.
Senza per questo voler esprimere giudizi di merito sui due generi , pensavo che una ridotta produzione e divulgazione fantascientifica, potesse essere anche un'indice di una diminuita fiducia nel futuro dell'umanità e nella scienza, che viene dirottata nell'esoterismo e in mondi paralleli collocati nel passato, tipici del Fantasy.
Questo un pò mi preoccupa, perchè nella sci-fi intravedevo la porpensione a proiettare il presente nel futuro per anticiparne gli effetti e prevenirne anche i danni. Infondo oggi viviamo in un mondo Orwelliano per antonomasia e forse avremmo dovuto trarre maggior monito da ciò che scriveva quasi 60 anni fa.
Senza questa forma di premonizione (vedasi la psicostoria di asimov) è come pensare di correre in avanti guardandosi solo i piedi e rischiando di andare a sbattere...

Anonimo ha detto...

Ciao Simone. Leggo il tuo blog da un po', praticamente da quando mi hanno segnalato il tuo libro sul cubo, ma è la prima volta che commento. :)

Per quanto riguarda l'idio... ehm... dei lettori italiani, io la vedo così: passiamo da 8 a 13 anni di scuola in cui ci fanno leggere solo mattoni noiosi, incomprensibili, lagnosi, insulsi o una qualsiasi combinazione di queste "qualità".

Inoltre i libri italiani più pubblicizzati (e venduti) sono quelli che parlano di:
- politica e conseguente corruzione
- storie d'amore mielense
- sceneggiature di film (vedi sopra per gli argomenti)
- minestroni storici dove conta di più l'aderenza alla Storia che la storia del libro.

Io personalmente schifo a prescindere qualsiasi libro con un nome italiano sopra proprio per questi motivi.

Naturalmente ogni regola ha le sue eccezioni, e ci sono autori che mi piacciono molto, come Andrea D'Angelo.
Mi è piaciuto molto anche Io Uccido di Faletti (peccato per la caduta narrativa a 2/3 del libro), ma secondo me ha uno stile più americano che italiano.

Morale: pubblicate libri con uno pseudonimo inglese e io ve li compro. Almeno il primo. ;)

Bye.

Angelo Frascella ha detto...

Ciao Simone!

C'è da dire che gli editori italiani sono i primi a non credere di poter vendere un libro di genere con autore italiano, tant'è che quando uscì "Il potere assoluto" di David Balacci, la Mondadori aggiunse al nome dell'autore un "Ford" per paura che i lettori snobassero il libro vedendo il nome italiano!!!!

In ogni caso i vari Lucarelli, Evangelisti ecc, un minimo di spazio per gli scrittori italiani di genere hanno cominciato a crearlo...

Anonimo ha detto...

costa meno tradurre che correggere una bozza.

tutto il resto che hai scritto, praticamente tutto, sono minchiate.
come sempre.

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Be', sì, un po' è vero, ma è anche vero che se l'autore italiano in questione pubblica un romanzo sulla mafia, verrà accolto benissimo da tutti. Mario Puzo è un esempio, ma si sa che la mafia piace a tutto il mondo (tranne agli italiani). Quindi, o sei italiano e parli di mafia, o sei straniero e parli di stronz... fantastico/fantascienza. :D

Unknown ha detto...

Cose su cui dissento:
- Non è vero che gran parte della letteratura di genere è spazzatura, anzi! Essendo nata col principale scopo di svago e divertimento, ben venga se molti romanzi mirano solo a questo.
- Non è vero (ma lo dici anche tu) che gli italiani sono geneticamente incapaci di affrontare la narrativa di genere. Chi lo dice (un blog a me molto "caro", più o meno come l'idea di inghiottire cacca di cane), è capzioso e scellerato. Vivessimo in un mondo giusto, costui/costei andrebbe appesa a testa in giù e presa a sputi :)

Cose su cui concordo:
- L'italiano medio è idiota, dillo pure. Siamo tutti pregni di cultura americanoide, e ci facciamo incantare dal John Smith di turno, mentre schifiamo Mario Rossi solo perchè... si chiama così. Ovviamente gli editori lo sanno, e seguono le tendenze di marketing.
- Le case editrici hanno già un sacco di roba straniera da pubblicare. Verissimo. Tra l'altro vanno sul sicuro, perchè comprano i diritti di quei romanzi che già all'estero hanno venduto bene, mentre pubblicando un italiano c'è sempre il fattore rischio.

Bellissimo post: hai affrontato un tema che a me sta molto a cuore :) E scusa se in alcuni passaggi sono stato un po' acido... si vede che non è giornata :/

Simone ha detto...

Paolo: la fantascienza è defunta, almeno dal punto di vista di uno scrittore sconosciuto che vuole pubblicare. Secondo me i motivi sono tanti, tra cui come dici tu anche il successo del fantasy... magari ci faccio un post.

Alex: addirittura ti sono stato segnalato? Non è che era uno dei miei soliti spam? ^^

Comunque penso che tu abbia ragione: i lettori sono un po' sfiduciati dai libri italiani. Sempre colpa degli editori, vedi? ^^

Angelo: non sapevo quella storia... e comunque sì, un minimo le cose mi sembra stiano migliorando, almeno nel fantasy.

Federico: credo che vadano benissimo anche i libri di cucina, no? ^^

Grazie a tutti!

Simone

Glauco Silvestri ha detto...

Atz... king era già famoso? Beh, in effetti ho cominciato a leggere king quando era già in declino e non sono molto ferrato sulla sua storia. Cmq, ad oggi, secondo me, i suoi lavori migliori sono proprio quelli firmati sotto pseudonimo... intensissima "La lunga Marcia"!!

Che soffrisse di doppia personalità come il "Gorilla" di Sandrone Dazieri? (giusto per fare un nome italiano che si è aperto una nicchia in libreria...)

^_^

Simone ha detto...

Alex: grazie per l'intervento. Io non penso che gli italiani non possano scrivere narrativa di genere (cavolo, io che ci sto a fare?) ma credo che debbano scrivere la LORO narrativa, non copiare quello che arriva da paesi con culture e tradizioni diverse. Cioè, io quando vado a Bologna mi mangio i tortellini, mica il sushi!

Riguardo ai nomi stranieri, adesso che i lettori siano idioti era una provocazione... soltanto come diceva Alex (non mcnab!) dopo avere avuto brutte esperienze uno ci pensa due volte.

Non mi sei parso acido, e sono contento di aver "imbroccato" un tema interessante. Ciao!

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao Simone, scusa ancora non c'entra nulla...io volevo sapere (in privato chiaramente...puoi contattarmi dal mio sito www.marcopirola.com) per quale motivo gli editori non ti pubblicano...mi spiego meglio, se potessi dirmi a quali dei tanti ti sei rivolto e il motivo del rifiuto...

Grazie ancora


PS: ho ambientato il mio primo libro in America. Penso sia un qualcosa che accomuna tutte le persone del mondo...il fascino verso un paese che non è il proprio. Per il pubblicare scrittori stranieri non saprei cosa dire...ci sono tanti problemi nell'editoria italiana (l'unica che "conosco" per ora).
ciao

Simone ha detto...

Marco: non faccio certo un segreto del perché nessuno pubblica i miei romanzi, a tal punto che potrei dedicare direttamente un post alla cosa. (Magari faccio un copia incolla di questa risposta ^^)

Considera intanto che per tanti motivo io non mando più manoscritti a:

- Editori a pagamento.

- Editori che non trovo in libreria.

Già questo mi taglia fuori dal 99% degli editori, ma la scelta è mia e non torno indietro. Per il resto, scrivendo narrativa di genere ho mandato manoscritti a credo quasi tutti gli altri editori Italiani, senza ricevere in genere alcuna risposta a parte rifiuti pre-stampati.

Le risposte personalizzate che ho avuto per Mozart di Atlantide sono state tre (le ricordo tutte) che ti riassumo:

- Il romanzo è scritto male.

- Il romanzo è scritto male, e anche se lo riscrivi non lo pubblicheremo perché è di fantascienza.

- Il romanzo è scritto bene (?!) e ti consigliamo di proporlo ad altri editori. Noi non lo pubblichiamo per motivi indefiniti (credo per motivi di marketing, scelte editoriali interne e anche quella cosa di essere o non essere italiani).

La sindrome di Reinegarth io per primo non cerco troppo di pubblicarlo (secondo me ho scritto di meglio) e l'ho mandato in giro pochissimo. Ha ricevuto 1 sola risposta motivata:

- È meglio di Mozart (che ho scritto 10 anni dopo) ma tanto non pubblichiamo fantascienza. Il libro dei gatti non mandarcelo nemmeno, che tanto non pubblichiamo fantascienza.

Il libro dei gatti l'ho mandato a pochi editori, solo quelli che effettivamente mi parevano adatti a un testo del genere, e non ha mai ricevuto alcuna risposta motivata. L'editore che pareva più interessato, dopo che a 1 anno dall'invio ho osato chiedere notizie mi ha liquidato con un "noninteressaciao" scritto tipo "mavaiacagare" ^^.

Diciamo che per un 90% la colpa è del fatto che, quando ho iniziato a scrivere, non capivo assolutamente nulla di libri ed editoria e mi sono fregato da solo (tipo appunto partire con un mattone fantascientifico che a rileggerlo mi addormento pure io ^^).

Ciao!

Simone

Anonimo ha detto...

Ok grazie mille sei stato chiarissimo... ed invece ti faccio questa domanda che riguarda il mio caso...
se un editore (30 anni di attività con molti autori sulle spalle, molte librerie in cui distribuire e molti concorsi a cui iscrivere il libro) ti propone di pubblicare a pagamento? che fai?per pagamento intendo che ho dovuto semplicemente acquistare delle copie subito rivendute quindi non ho speso nulla alla fine...
cioè non credi che, essendo la casa editrice un'azienda, non possa permettersi di investire su uno "sconosciuto" anche se scrive da dio? sto raccogliendo un po' di opinione sull'editoria a pagamento...chiaramente quella intelligente...non quella che ti sampa 200 copie a 3000 euro e zero distribuzione...

a presto grazie!
marco

Simone ha detto...

Marco: io ho pubblicato a pagamento, e non lo rifarei. Ai tempi ho voluto provare, ma adesso la vedo così: faresti un qualsiasi lavoro per qualcuno che ti chiede di pagare per lavorare con lui?

L'editoria a pagamento va bene se vuoi stamparti dei libri da dare in giro, se hai un modo di vendere i tuoi libri per conto tuo (magari hai un locale molto frequentato) o se lavori all'università o in ambienti in cui davvero non c'è modo di non pagare per una pubblicazione.

Per uno scrittore che cerca di essere letto, aver pagato per pubblicare è solo l'ennesima tara: nessuno si fida del tuo lavoro come esordiente, nessuno ti cerca, nessuno ti pubblicizza e nessuno ti conosce. In più, il tuo libro è stato pagato e in molti (a torto, perché un bel libro può finire pubblicato a pagamento) daranno per scontato che non valga nulla perché appunto nessun editore ha voluto investire nel testo.

Ancora, quello che mi fa rabbia dell'editoria, o meglio di molti editori, è che vendere libri come qualsiasi altra cosa è un lavoro che richiede impegno, capacità, coraggio e pazienza. Invece siamo circondati da editori che si fanno pagare dagli autori, non sanno editare un testo, non hanno distribuzione, non hanno pubblicità, non sanno organizzare una presentazione... se io voglio fare l'ingegnere devo studiare una vita, fare esami e prendermi responsabilità. Chiunque vuol fare l'editore prende e apre, mettendo nei casini autori, colleghi e collaboratori.

Mi dispiace per i tanti piccoli editori bravi e onesti che ci sono in giro, ma io non riesco più a fidarmi del primo venuto... e tra l'altro sul blog mi trovo anche bene.

Simone

Anonimo ha detto...

mi trovi pienamente d'accordo...io ho voluto farlo perchè ho studiato per bene e mi sono informato sull'editore in questione...ma soprattutto perchè sapevo di poter rivendere immediatamente tutte le copie acquistate...mi metto nei panni di chi non ha così tanti conoscenti è vero...per il futuro vorrei tanto trovare un buon contratto e un buon editore. Ad ogni modo continuerò a commentare il mondo editoriale e a riportare le mie esperienze sul sito marcopirola.com.... parlerò anche di te se non ti dispiace e di questo interessante scambio di opinioni...
a presto!

Marco

Anonimo ha detto...

Quoto:
"Considera intanto che per tanti motivo io non mando più manoscritti a:

- Editori a pagamento.

- Editori che non trovo in libreria."

Ultimamente è un fioccare di case editrici online e progetti affini. Secondo me questi nuovi pionieri dell'editoria sopravvalutano un po' troppo il "print on demand" e tante volte anche le loro stesse potenzialità.
Per un esordiente forse è difficile inseguire quella che è la comunicazione tipica dell'ambiente chiamiamolo "underground" e si finisce per svendersi a tutti i costi, col risultato che non ti si fila nessuno.
Comunque mi piace come scrivi e il modo in cui ti proponi. è un modo secondo me corretto e meditato di presentare al pubblico il proprio lavoro, anche se esporsi così alle critiche del primo che passa sul web è una scelta "coraggiosa".
Continua così, pensa.. sei il primo esordiente che non mi stia apertamente sulle scatole.

(fra l'altro, ottima scelta, Navarra come nome d'arte è esotico al punto giusto:P)

lauraetlory ha detto...

Ciao mio esordiente preferito, come ti butta?
Io sulla letteratura di genere (genere nel quale i nostri recensori spesso cercano di incasellarci) non sono d'accordo. La letteratura è letteratura, il genere va bene per gli scaffali di una libreria, non per catalogare le emozioni. Posso però aggiungere che troppo spesso i libri italiani si collocano nel genere "dolore e morte e anoressia e bulimia e disperazione e suicidio e depressione eccheppalle!". Motivo per il quale spesso il lettore italiano, che ne ha pieni i cabbasisi (per dirla alla camilleri) si spara un bel ken follett/dan brown/john grisham e dimentica i propri affanni.
Laura

Simone ha detto...

Marco: no che non mi dispiace, in bocca al lupo!

Emilio: alle critiche alla fine uno si abitua, e credo facciano parte del mestiere. Grazie dei complimenti!

Laura: anche a me non piace la distinzione in generi, anche perchè poi ci sono i sottogeneri, i generi misti e i generi dei sottogeneri. Ma tant'è, il mondo funziona così e tocca abituarsi a essere sempre inquadrati ed etichettati in qualche modo.

Simone

Maxc ha detto...

Ho capito che Emilio non apprezza il print on demand. Ma Simone che ne pensa?
Io la vedo una possibilità ottima e concreta per superare il problema dell'editore e della distribuzione, soprattutto quando l'editoria ti risponde solo con lettere prestampate.

Puoi addirittura stabilire un prezzo che è basso per definizione, ma che potrebbe superare le percentuali di un editore classico e potrebbe piacere molto di più a chi non ha molti soldi da spendere.

Insomma che ne pensi? (c'hai già fatto un post e me lo sono perso?)

(domani pubblico un post in cui ti linko, un po' di pazienza ^_^)

Maxc ha detto...

OK, diciamo che sono "giovane lettore del tuo blog". Ho trovato il post in cui ne parli, a meno che tu non abbia cambiato idea :-)

Simone ha detto...

Max: il POD va bene per stamparsi i propri libri o per avere un libro di "rappresentanza" (come faccio io sul blog, insomma). Le vendite però al momento sono bassissime, principalmente perché l'acquisto online è un po' macchinoso e la gente non si fida. Certo che avendo un modo di vendere i propri libri il POD andrebbe bene... ma il blog non va bene.

Simone

Maxc ha detto...

Ho pubblicato il post in cui ti cito http://twurl.nl/tcv7f1

Maxc ha detto...

Insomma il POD va bene e non va bene ... ma nel post che avevo trovato ieri sei stato più chiaro. :-) ciao

Anonimo ha detto...

ciao a me sembra che l'italiano, quando ha finito di leggere i libri del nipote dell'assessore vicino di casa del giornalista, ne ha poco di sale in zucca. Ma non è idiota, solo trova schifezze pubblicizzate, su tv e giornali. L'editoria inglese e americana ha più voglia di rischiare, ma è difficile diventare famosi se non hai sponsors. E' un dato di fatto ovunque. Inutile piangerci. No non siamo idioti, dovremmo unirci e dire a tutti 'ehi! ho scritto un buon libro!' E smetterla di credere di poter scrivere tutti...che è la mia paura..sarò mica una di quelle?