Il post che non leggerà mai nessuno

Oggi è Venerdì. Oggi è Estate, e oggi a Roma è anche festa. Insomma, di persone davanti al PC in una giornata come questa ce ne saranno si e no una ventina, e che tra queste venti ci sia anche qualcuno che leggerà questo blog è un'eventualità piuttosto improbabile.

Che mi metto a fare a scrivere qualcosa di serio? E perché mettermi a cercare un'immagine decente? Mi conviene fare un semplice aggiornamento, tenendomi i post buoni (sì, alcuni ce li ho già pronti ^^) per giornate più redditizie.

Insomma, ieri mi sono arrivate le ultime bozze di Mozart di Atlantide. Sto sistemando le ultime cosette che vanno ancora aggiustate (principalmente qualche dettaglio della formattazione), e a breve dovrei metterlo finalmente in vendita.

Riguardo la copertina, ho dato un po' retta ai vostri consigli:

- Ho eliminato la copertina bianca, visto che quasi tutti preferivano l'altra.

- Ho rimpicciolito le scritte che rompevano le palle. Adesso non mi dite che non si leggono, però!

- Ho cambiato il colore del retro e del bordo. Ho scelto il blu per riprendere il colore della copertina, mentre il giallo/arancione sparava troppo e non mi piaceva. Adesso che vedo come viene stampato se è lo lascio, se no torno al nero.

Il risultato finale lo trovate qui.

Già che c'ero, poi, mi sono anche riletto tutto il romanzo: ho sistemato un bel po' di refusi, ho tolto un migliaio di virgole che stavano lì a spezzare i periodi senza una particolare ragione (in fondo la punteggiatura è gratis, no? ^^) e ho eliminato il finale aggiuntivo (15 righe) che non piaceva a nessuno ed era pure scritto male.

Adesso non mi viene una bella frase di chiusura... ma tanto 'sto post non lo legge nessuno, per cui vi saluto e basta. Ciao e alla prossima!
Simone

Quanto costa spedire un gatto?

Dopo aver inviato il testo via mail a Editore 5 (di cui vi ricorderete) e dopo aver deciso che Editore 7 proprio non mi piace tanto e in caso lo userò come ripiego, ho stampato e spedito il manoscritto a Editore 4 e altri 3 che per la solita storia dei problemi legali chiameremo Editore 12, 13 e 15. Il 14 invece non m'è parso un gran ché, e l'ho messo nella lista delle seconde scelte.

Insomma ho stampato 1 copia del manoscritto (non ho una stampante laser, per cui 100 fogli A4 mi saranno costati più o meno 5-6 euro), ne ho fatto 5 fotocopie rilegate (7 euro l'una) e le ho spedite come raccomandata con ricevuta di ritorno (altri 7 euro l'una). In totale una sessantina di euro buttati nella speranza che a uno di questi 4 editori gli piacciano i gatti e decida di investire qualche soldo nel mio libro. Senza contare poi il tempo speso alla copisteria, la scocciatura di scrivere le buste nonché ovviamente la fila alla posta. ^^

Ok, e adesso non resta che aspettare. I tempi di attesa che mi hanno prospettato le persone con cui ho parlato al telefono si aggirano tra i 7 e gli 11 mesi, per cui prima delle prossime feste difficilmente si saprà qualcosa. Quando sarà di nuovo la fiera del libro qui a Roma ne approfitterò per distribuire po' di manoscritti in giro risparmiando sulle spese di spedizione, ma prima di allora mi pare inutile puntare su altri editori. Tanto se il libro piace alla grande editoria piacerà anche a questi 5, mentre eventualmente più avanti ripiegherò su case editrici più piccole.

Non vorrei che qualcuno ci fosse rimasto un po' male, perché forse sperava di leggersi il libro senza aspettare tutto questo tempo. Intanto potete consolarvi con Mozart (di cui ovviamente riparleremo a brevissimo) e con Reinegarth. Lo so benissimo che non gliene frega niente a nessuno degli altri miei libri e volete tutti quello dei gatti, ma già gli editori mi odieranno perché metto Mozart su Lulu.com figuriamoci se ci trovano pure il romanzo che sto cercando di pubblicare con loro.

Simone

Gli errori più frequenti nella stesura di un romanzo.

C'è voluto un po', ma finalmente mi sono deciso a scrivere la settima (e prevedo ultima) puntata del corso per scrivere un romanzo che poi nessuno vorrà pubblicare.

Se vi ricordate, l'ultima volta avevamo parlato del come si corregge un libro appena scritto, mentre oggi parleremo del cosa bisogna correggere. Intendo cioè parlare degli errori più frequenti che possono trovarsi nel manoscritto di un emergente, che ovviamente fanno incavolare a morte gli editori e soprattutto rendono un romanzo magari bello una schifezza terribile.

- Ortografia e grammatica: lo so che sembra assurdo, ma tanti aspiranti scrittori non sanno scrivere l'itagliano. Sè poi cuando uno vì legge trova un'sacco di erori, cosa penzate che penzi di voi? È vero che gli errori possono sempre scappare, ma è anche vero che chi legge un libro che ha pagato o che peggio ancora deve decidere se pubblicare o meno non è tanto propenso a perdonare un romanzo che inizia con un'apostrofo al posto sbajiato già nel primo paragrafo.

- Personaggi che cambiano nome: a me capita sempre. Scelgo il nome di un personaggio, poi a metà libro decido di cambiarlo ma alla fine faccio un casino e mi ritrovo con un personaggio che cambia nome un capitolo sì e l'altro pure. La cosa migliore è usare il trova/sostituisci di word o openoffice, ma tanto se ogni volta cambiate di nuovo i nomi di sicuro ve ne scappa qualcuno.

- Verosimiglianza: la storia ha senso o succedono cose che sono impossibili o troppo poco probabili? Magari in un giallo non si capisce perché l'assassino ha fatto una determinata cosa o viceversa perché non l'ha fatta. Non disperate se vi accorgete che la trama non torna proprio alla fine: cercate di aggiungere dei brevi passaggi o delle descrizioni che giustifichino l'accaduto. Certo, era meglio se ci pensavate prima, però.

- L'effetto bat-cintura: a un certo punto succede qualcosa di inaspettato o totalmente improbabile che aiuta il protagonista. Proprio come nei telefilm di Batman, ricordate: il Joker infila Batman e Robin nel super cono gelato gigante. Un secondo prima di morire congelato, Batman estrae dalla cintura il bat-decongelatore spray con cui scioglie il gelato e li libera. Anche qui è sempre possibile rendere la cosa più verosimile, ma potevate pensarci in anticipo.

- Ripetizioni, non abbastanza ripetizioni: se nella storia ci sono dei misteri da risolvere o dei colpi di scena, è bene che il lettore sia in grado di apprezzarli. Questo per dire che dovete preoccuparvi che chi legge capisca quello che deve capire al momento giusto, senza però perdervi in inutili ripetizioni che annoiano il lettore. Una cosa del genere c'era nella prima stesura di Mozart di Atlantide (un po' c'è ancora, dai ^^): per paura che la trama fosse troppo complicata, ripetevo in continuazione tutto quello che era accaduto col risultato che i lettori si annoiavano a morte.

- Cose di cui non frega niente a nessuno: se state parlando di una serie di omicidi commessi dagli zombi ai danni di una cittadina di provincia americana (yawn...), che c'entrano due pagine di descrizione del lavoro del vicino di casa del protagonista (che poi magari non si vede nemmeno più)? No, seriamente, questo è uno dei punti principali che dividono gli emergenti scarsi dagli scrittori bravi, e per due motivi: gli scrittori alle prime armi scrivono di getto tutto quello che gli viene in mente, e poi se si tratta di cancellare qualcosa si fanno prendere dalle convulsioni. Come se non bastasse, se siete degli sconosciuti non appena inserite dei particolari anche belli ma che non sono perfettamente legati alla trama chi vi legge butterà il libro dalla finestra pensando che come scrittori fate pietà. Quando sarete degli autori famosi potrete invece saltare di palo in frasca ogni 10 pagine, e la gente penserà che siete dei geni visionari.

- Suddivisione in capitoli: anche qui io zoppico un po'. Perché finisce il Capitolo 1 e inizia il Capitolo 2? C'è un motivo preciso, un passaggio nella storia, o è solo che vi eravate rotti di una determinata scena e allora siete saltati a parlare di altro? Magari non serve che usiate i capitoli ma bastano i paragrafi numerati, o addirittura il testo non ha bisogno di essere spezzato. Cercate di essere voi stessi e pensare al vostro libro: non è che se tutti i best seller sono divisi in capitoli dovete farlo per forza anche voi. Anzi... a pensarci bene, forse invece sì ^^

- Più volte la stessa situazione: non è sempre sbagliato che un dato evento si ripeta, ma deve esserci un motivo. Ad esempio, se un poliziotto arresta un criminale dopo un inseguimento nei vicoli al capitolo 2, magari al capitolo 6 metteteci una sparatoria o una rissa, non un altro inseguimento. Nel libro dei gatti ad esempio nel corso dei primi capitoli il protagonista veniva assalito da un cane (eh, che ideona il cane e il gatto ^^). Verso la fine mi serviva un altro evento drammatico, e lì per lì ho pensato a un cane... quando si dice la fantasia, eh? ^^ Fortunatamente, poi ho pensato ad altro.

- Ma che io sto nella capoccia tua?: i lettori non sanno quello che pensate, ma solo quello che scrivete. Sforzatevi di rileggere il libro con i loro occhi, e non con i vostri. Quel colpo di scena è veramente chiaro, o è chiaro a voi che sapete cosa succede dopo? Nella sindrome di Reinegarth, ad esempio, avevo scritto in terza persona una pagina del diario del protagonista (che invece normalmente parlava in prima persona). A me pareva una buona idea per far capire che stava dando di matto, ma alla fine non si capiva se chi parlava era lui, il diario scritto da lui oppure se ero io a raccontare (lo scrittore). Insomma non si capiva una mazza, ma fortunatamente un amico se ne è accorto dicendomi appunto: ma che io sto nella capoccia tua?, così l'ho sistemato.

Be', direi che mi pare possa bastare, e che per ora con il corso di scrittura abbiamo chiuso. Non ho la pretesa di aver insegnato a nessuno come si fa lo scrittore (anche perché non lo so nemmeno io ^^), ma spero solo che queste poche pagine vi diano un po' l'idea del lavoro che c'è davvero dietro alla stesura un libro. Se poi non vi ho spaventato abbastanza e vorrete davvero mettervi alla prova e scrivere un romanzo tutto vostro, non posso che augurarvi un in bocca al lupo e soprattutto che non tutti i vostri manoscritti finiscano nella spazzatura ma che anzi vadano il prima possibile a riempire gli scaffali delle librerie. E tra 10 o 20 anni, quando sarete direttori editoriali di una grossa casa editrice e vi troverete davanti al mio manoscritto (magari la dodicesima revisione di Mozart di Atlantide che ancora manderò in giro) prima di buttarlo al secchio dategli almeno una sfogliata ^^

Simone

La presentazione di un libro ancora da scrivere.

Oggi avrei voluto parlarvi ancora della bozza di Mozart di Atlantide, oppure dell'invio delle copie del gatto che cadde dal Sole (il libro dei gatti) agli altri editori. Solo che mi sono detto che il blog stava diventando una gran rottura di scatole con una serie infinita di post dedicati a me, ai miei libri e alle mie manie di pubblicare a tutti i costi che qualcuno potrebbe anche non condividere. Per questo motivo, ho deciso di cambiare del tutto argomento e di parlarvi ancora una volta di me e di uno dei miei libri.

Solo che prima di pubblicare questo ne passerà d'acqua sotto ai ponti, perché ancora non ho nemmeno iniziato a scriverlo. Ci troviamo perciò immersi nel settore della fantascienza, anzi del fanta-blog, visto che adesso vi riempirò di notizie su quello che dovrebbe essere un romanzo di cui ho appena abbozzato uno schema e che poi magari viene tutto diverso o non lo scrivo nemmeno. Questo è scemo, dite? Non lo so, andiamo avanti...

Ma che libro è?

Più di un libro, è una serie di libri. L'idea è quella di creare dei personaggi e un'ambientazione, e di andare avanti finché riesco a tirare fuori delle buone idee. L'intenzione è di rifarmi non tanto ad Harry Potter e ai romanzi più moderni quanto alle vecchie serie di Sherlock Holmes, Poirot e insomma quella roba lì. Solo che sarà di fantascienza (eh ^^) ambientato in un'Italia più o meno futuristica con un taglio un po' ironico simile allo stile del blog. Un po' più curato, magari ^^

Sì, ma che libro è?

Insomma l'idea è questa: ci sono dei personaggi (al momento ne ho 4-5 in mente) che senza entrare nel dettaglio studiano dei macchinari strani o delle invenzioni fantascientifiche. In ogni libro c'è un tema principale (che da il nome al libro), un tema secondario quasi forte quanto il primo e una serie di tante idee minori che poi magari si possono sviluppare oppure no.

Non escludo che alla fine paossa venirne fuori un romanzo solo, visto che non è detto che riesca a (o abbia voglia di) scriverne degli altri. Comunque al momento ho già in mente più o meno tutto il primo, metà del secondo e una scena del terzo. E ancora non ho scritto manco una riga! In ogni caso il primo libro dovrebbe essere una specie di fusione tra due romanzi di fantascienza che ho in mente da una vita ma che non ho mai scritto, per cui almeno le idee non mancano. Per il secondo ho già un'idea che mi piace molto più di quelle che sono nel primo, per cui in caso sarà meglio il seguito (caso più unico che raro, credo ^^) mentre per il terzo ancora è tutto da vedere.

Ma qualcosa di meno generico?

Sì. Allora i libri dovrebbero chiamarsi: Nome e cognome del protagonista, e titolo del libro. Tipo Sherlock Holmes e il mastino dei Baskerville, che appunto e uno dei generi a cui mi rifaccio. Solo che non è Sherlock Holmes ma un nome che dovrebbe suonare molto italiano e un minimo affascinante allo stesso tempo. Ne ho in mente qualcuno ma non sono tanto convinto, per cui non ve lo dico.

Immaginate allora che il primo libro sia sulla macchina del tempo (che in effetti è così, ma è una macchina del tempo sui generis). Mario Rossi e la macchina del tempo. La storia inizia con Mario Rossi che fa il suo lavoro con gli altri personaggi, poi esce fuori l'idea per la macchina del tempo, poi esce fuori il secondo tema del libro (che è magari il teletrasporto, per dirne una), poi ovviamente succede un casino con teletrasporto e macchina del tempo che fanno le cose classiche dei miei libri (tipo distruggere l'universo ^^), poi Mario Rossi e gli altri personaggi risolvono la situazione e tutto torna alla normalità, pronti per il secondo libro.

Sì, ma che c'è di speciale?

L'ambientazione dovrebbe avere una tecnologia particolare che rende poi possibili applicazioni interessanti. Per particolare intendo che l'effetto dovrebbe essere che la gente pensa ma come cavolo gli è venuto in mente? Cosa che non è detto che sia fattibile, eh ^^

I protagonisti si trovano di volta in volta studiare cose assurde che poi in fisica non sono tanto plausibili, e i protagonisti lo sanno. E ovviamente ogni volta succede qualcosa di imprevisto...

Il testo sarà più o meno ironico (tipo il blog ^^) e le cose che succedono sono MOLTO esagerate pur restanto bene o male plausibili.

Un tema affrontato nel primo libro poi nei seguenti è un'ottima scusa per tirare fuori altri temi che sarebbe difficile presentare altrimenti. Se vi dicessi cos'è mi direste che è un'idea fichissima, ma poi me lo copiano per cui attaccatevi. O peggio mi dite che è una stronzata e allora ancora meglio non dirlo a nessuno ^^

E adesso con tre libri in cantiere non si parlerà d'altro...

Simone

Link (non) correlati:

Un secondo punto di vista sui libri autoprodotti.

Perchè non bisogna stamparsi un libro da soli.

Ebbene sì. Dopo tutta la storia che ho fatto per un po' di tempo tra Lulu, Boopen, print on demand e tecnologie moderne varia, vi sarete accorti che ancora non ho messo in vendita niente.

Il fatto è che mi sono reso conto che autoprodursi un libro non è così semplice come può sembrare di primo acchitto, e forse il punto non vale la candela. Vediamo un po' in dettaglio quali sono i motivi:

- Un punto di vista molto diffuso nell'ambiente editoriale è che uno scrittore che si stampa un libro da solo altro non è che uno sfigato. Praticamente gli editori detestano che uno scrittore decida autonomente di vendere le sue opere, gli altri autori lo vedono come una specie di reietto e i critici letterari lo ignorano a priori ritenendo che un libro del genere non sia nemmeno degno di essere letto. Che non è poi del tutto sbagliata come cosa (visto che poi il livello medio dei libri autoprodotti è bassino), ma è comunque un preconcetto.

- Altra gente che conosco e lavora nell'editoria mi dice che se un autore vende delle copie per conto suo, appunto col print on demand, poi gli editori non si sentono invogliati a investire su di lui. Molti piccoli editori contano di vendere principalmente a parenti e amici dell'autore (parole LORO, degli editori!), ma se parenti e amici potevano già acquistare il libro in precedenza i loro piani editoriali vanno a quel paese.

- I sistemi print on demand in Italia sono accroccatissimi. Si parla di utilizzare Paypal, carte di credito, stamperie che stanno in un paese e società che lavorano in un altro, spese di spedizione, commissioni online e bancarie, partite IVA statunitensi e chi più ne ha più ne metta. Alla fine in un libro che costa 10 euro l'80% se ne va in spese accessorie per cose che servono ad adattare (malamente) al mercato italiano una cosa che nasce all'estero.

- Ma in fondo un libro autoprodotto e venduto su Internet chi se lo compra?

- Se pubblico on demand, poi per certi concorsi il romanzo risulta edito e non posso più partecipare.

- Moltissimi scrittori sono contrari al print on demand e ai libri autoprodotti in generale. Più volte mi sono sentito dire che se un editore investe su un libro vuol dire che questo è valido, mentre questo non si può dire per un libro che un autore si stampa da solo. Insomma a detta loro uno scrittore dovrebbe pubblicare solo con editori "veri".

- Autoprodursi un libro è veramente una faticaccia. Bisogna scrivere il libro (eh ^^) correggere le bozze, preparare la copertina, mettere tutto in vendita, fare marketing e aggiornare regolarmente il blog implorando la gente di comprarselo. Insomma un mazzo così... ma a chi gli va?

Insomma questo print on demand non pare proprio una buona idea. Praticamente mi dovrei fare un mazzo così per far circolare un mio lavoro, rischiando poi di avere l'effetto contrario e risultare ancora più antipatico a editori e colleghi scrittori emergenti. La scelta più saggia parrebbe proprio quella di non provarci nemmeno, aspettando che qualche editore si decida finalmente a puntare su di me magari tra 10 o 20 anni...

Detto questo qui e qui trovate due copertine della versione Lulu di Mozart di Atlantide, che (salvo i soliti ripensamenti) se tutto va bene sarà in vendita tra due o tre settimane.

Mi dite quale preferite? Considerate che i bordi verranno un po' tagliati (così nel libro finito il testo apparirà centrato correttamente) e che i colori della stampa potrebbero apparire più scuri (ma forse avevo sbagliato profilo colore e vedrò con l'ultima bozza).

Altri dettagli a breve!

Simone

Ancora sul copyright, copyzero e firma digitale.

Per chi non lo conoscesse, Simone Aliprandi è autore di varie pubblicazioni che trattano il tema del copyright e dei diritti d'autore.

Qualche tempo fa è stato così gentile da lasciare alcune precisazioni all'interno di un post che ho scritto su questi argomenti, e trattandosi di una voce decisamente più autorevole della mia mi sembra utile evidenziare un po' meglio il suo intervento.

Intervento di Simone Aliprandi:

Una precisazione che sembra cavillosa ma invece è fondamentale. Tutti questi metodi (si parlava di deposito SIAE, raccomandata e Copyzero - n.d.Simone) NON dimostrano che voi siete effettivamente gli autori, bensì solo che voi eravate in possesso di una copia dell'opera in una data certa. Da qui poi dipende il fatto che potete usare quest'arma contro chi vorrà spacciarsi per autore di una vostra opera in una data successiva a quella.

Se ci pensate, in effetti, se entrate nello studio di un notaio con un manoscritto, lui non potrà sapere in alcun modo se effettivamente esso è frutto della vostra creatività. Infatti nessun notaio scirverà sul documento da lui redatto che voi siete gli autori, ma solo che in data tale all'ora tale voi gli avete depositato il tale documento. STOP! Lo stesso vale per il deposito in SIAE o il deposito presso uffici pubblici che siano obbligati a protocollare i documenti. Pensate ad esmepio le tesi di laurea: sono opere dell'ingegno a tutti gli effetti e anche se non le depositate in SIAE, l'università è tenuta per un certo numero di anni a tenerle in archivio. Ecco, quella potrebbe essere un buon mezzo di prova per eventuali usurpatori.

Approfitto anche per fare luce sulla questione "Copyzero" e firma digitale. Da quando esiste la firma digitale qualificata (nel senso voluto dal D.P.R. 445/2000) il problema della data certa su un documento NON ESISTE PIU'! È una cosa che possiamo fare tutti da casa nostra, basta attrezzarsi con il kit per la firma digitale (smart card e relativo slot). Copyzero non fa altro che apporre la sua firma digitale con una marca temporale (che appunto attesta data e ora della firma) sui file che inviate al loro sistema. È una cosa utile e che ha un certo valore legale (salvo ovviamente prove contrarie più convincenti). Ma - ripeto - è una cosa che potrebbero fare tutti. È che come sempre in Italia ci mettiamo un po' a recepire le innovazioni tecnologiche.

Un caro saluto, Simone Aliprandi


Prima di lasciarvi vi segnalo anche Capire il copyright - percorso guidato nel diritto d'autore. Si tratta dell'ultimo lavoro di Simone Aliprandi edito da PrimaOra e disponibile anche in formato elettronica rilasciato in Copyleft.

Maggiori informazioni le trovate seguendo il link qui sotto.

Simone

Link correlati:

Il mio post originale sui diritti d'autore

Capire il copyright - di Simone Aliprandi

Copyleft-Italia

Un gatto in cerca di editore.

Insomma, prima o poi doveva succedere: ho finito di scrivere il gatto che cadde dal Sole, il romanzo di cui parlo sempre come il libro dei gatti. Lo so che già l'avevo finito un secolo fa e che avevo già scritto un post al riguardo, ma adesso ho terminato anche l'ultima revisione. Non c'è più da rimetterci le mani, è finito finito.

Ma la fine di qualcosa è sempre l'inizio di qualcos'altro, no? Be' no, non sempre, ma in questo caso è stato l'inizio della parte più divertente e interessante (sì, come no) del lavoro dello scrittore: la ricerca dell'editore.

Questa volta, però, ho deciso di trovarlo davvero (l'editore). E visto che praticamente il blog era partito per parlare solo di questo (io che cerco un editore) mi pare sensato dire qualcosa di più approfondito a riguardo:

Per prima cosa, ho fatto una ricerca: ho cercato delle case editrici che avessero in catalogo almeno un titolo con un gatto da qualche parte. Infatti mi sono detto: se hanno pubblicato un gatto, magari ne pubblicano pure un altro, no? Non che questo abbia del tutto senso, ma mi pareva comunque un buon punto di partenza per decidere su quali case editrici puntare, almeno inizialmente.

Insomma, alla lista degli editori così trovati ne ho aggiunti aggiunti altri tre che conoscevo per altre vie, dopo di che ho eliminato sia quelli che di solito chiedono soldi agli autori e sia gli editori davvero troppo piccoli per avere una distribuzione come si deve (nel senso che tanto in libreria non li trovi, e a 'sto punto che cambia se uno pubblica o meno?).

Non è che abbia qualcosa contro i piccoli editori (li detesto allo stesso modo dei grandi), ma intanto sparo più in alto e poi magari abbasso la mira in seguito. E poi se devo vendere 100 copie preferisco fare l'ebook che se lo scarica molta più gente. Che se lo leggano o meno, poi, è un altro conto, ma è sempre più gente... ^^

Alla fine mi sono ritrovato con una lista di 11 editori su cui posso puntare. Per evitarmi querele, galera, minacce pestaggi e altre cose sgradevoli, farò a meno di nominare direttamente le case editrici incriminate. Magari renderò noto qualche nome più avanti, ma intanto accontentatevi di conoscere esclusivamente i fatti:

Editore 1: vado sul sito, e non è che mi colpisca più di tanto. Nel senso che penso ma che cacchio pubblicano questi qua? Magari ci torno dopo, ma magari invece no ^^

Editore 2: vado sul sito e leggo che non prendono in considerazioni romanzi come il mio (nel senso di narrativa di genere fantastico, spero ^^). Tanti saluti all'editore 2...

Editore 3: telefono, e una signorina gentile mi spiega che al momento non valutano manoscritti. Riprovi verso settembre, dice. Riproveremo...

Editore 4: al telefono mi spiegano che valutano il romanzo completo in forma cartacea (vuol dire che devo stamparlo fotocopiarlo rilegarlo e spedirlo, spesa che si aggiorna attorno ai 20 euro). Poi però tempo 10-12 mesi rispondono a tutti. Insomma stamperò il libro e glielo manderò appena ho un po' di tempo (magari invece di scrivere strupidate sul blog? ^^)

Editore 5: al telefono mi dicono che per i manoscritti devo parlare direttamente con una persona, di cui mi danno nome e cognome. Richiamo, e dal centralino mi faccio passare la persona in questione. Ecco il discorso come è andato (più o meno):

- (IO) Ho scritto un romanzo che secondo me non è male, e lo sto proponendo a un po' di case editrici. Ho chiamato e mi hanno dato il suo nome.
- (LUI) Sì. Di cosa si tratta, di che parla il suo libro?
- Ecco, è una storia di tipo fantastico sui gatti randagi che vivono a Roma. Sa, sotto casa mia è pieno di gatti, e allora c'ho scritto un libro.
- Ma è un libro sui gatti... cioè, di cosa si tratta di preciso?
- È un romanzo di genere fantasy, fantastico. Una specie di collina dei conigli, solo che invece che i conigli ce so' i gatti.
- Ah. Allora me lo mandi, le lascio il mio indirizzo di posta elettronica.

Ovviamente gli ho subito inviato il file con il romanzo e la presentazione (una singola pagina che comprende biografia, dati personali, presentazione del libro, sinossi e trama completa del testo... varrà la pena farci un post?), e poco dopo mi ha risposto che era tutto in ordine.

Ci tengo a far notare che Editore 5 mi ha molto colpito: qualcuno mi risponde subito, accettano l'invio per email... insomma pare quasi impossibile che ci siano anche editori così in un marasma di gente che ti dice richiami più tardi se non non richiami per niente.

Ho anche fatto una ricerca su google, e ho scoperto che la persona con cui ho parlato è un autore di Editore 5 di cui ricordo chiaramente di aver visto un libro per un corridoio di una libreria Mondadori (nel senso che ce n'era una catasta, perciò la persona con cui ho parlato era tutt'altro che l'ultima ruota del carro). Magari quello che risponde al telefono è l'ultimo che ha pubblicato? Guarda se non va a finire che mi ci mettono a me... ^^

Editore 6: al momento non accettano manoscritti. Si fottano, tanto io ormai voglio pubblicare solo con Editore 5.

Editore 7: questo di libri sui gatti ne pubblica un casino. Dico cacchio, se non mi pubblicano questi... però è una casa editrice che magari in libreria non si trova. Infatti al libraio di fiducia non hanno niente, mentre trovo un loro libro su un gatto alla solita Mondadori, ma non è che mi faccia impazzire... insomma non sono tanto convinto di voler pubblicare con Editore 7, ma accettano l'invio anche via file perciò alla fine cosa mi costa? Non lo so, ma intanto vediamo cosa succede dagli altri editori...

Editore 8: chiamo alle 17, un messaggio mi dice che gli uffici sono aperti fino alle 18 e non risponde nessuno (si saranno scordati l'ora legale?) Chiamo il giorno dopo, sempre alle 17 (lo so, allora è colpa mia). Il messaggio mi ripete che dopo le 18 sono chiusi. Richiamerò Lunedì, magari un po' prima delle 17... ^^

Editore 9: sembra un po' piccolo e devo ancora capire se in libreria poi effettivamente i loro libri si trovano (mi sono scordato di chiedere quando ho fatto la ricognizione). Poi in caso li chiamo dopo.

Editore 10: non accettano invii diretti, ma bisogna partecipare a uno dei loro concorsi. Io odio i concorsi, che tanto li vince sempre qualcun altro, ma se il giorno prima della scadenza ancora sto senza editore mi toccherà mandarlo anche lì.

Editore 11: parlo con una persona con cui sono già in contatto. Mi dice che al momento non pubblicano romanzi come il mio (nel senso di fantasy/fantascienza, spero ^^) ma non è detto che le cose non cambino più avanti.

Insomma tutta 'sta fatica per 1 solo invio? Vabbe', ci sono sempre tutti gli editori senza libri sui gatti che vorrebbero mettersi in paro, e inoltre ci sono anche tutti quelli minori. Insomma ce n'è di lavoro da fare e questa era solo la prima tornata. E poi forse è già bastato Editore 5, no?

Simone

Le tipologie di scrittori.

Oggi ci sono arrivato, ho avuto l'illuminazione. Come gli animali, come la roba da mangiare e come gli stili di abbigliamento, anche gli scrittori sono suddivisibili in tipologie ben distinte.

Non parlo dei generi letterari (horror, fantasy, fantascienza...) che in fin dei conti sono una cavolata che si è inventato qualcuno per organizzare gli scaffali delle librerie (io scriverò di proposito un libro con un mago che si risveglia in un'astronave dove uno dell'equipaggio è posseduto dal demonio e ogni 2 pagine c'è una scena di sesso... ^^). Parlo invece dell'approccio alla scrittura: il modo in cui qualcuno si pone di fronte alla realtà e, di conseguenza, la racconta nei suoi libri.

Le tipologie degli scrittori:

Lo scrittore pessimista/depresso: scrive solo per dire che tutto è una merda. Di qualsiasi argomento trattino i suoi scritti, alla fine la storia si risolverà in malo modo e la vita dei protagonisti (quelli ancora vivi, ovviamente) affonderà nella tristezza più totale. Esempio Chuck Palahniuk o come si scrive, Giovanni Verga. I miei primi racconti, temo...

Lo scrittore fomentato: nelle loro storie c'è solo gente muscolosa che uccide tutti. I cattivi sono troppo cattivi solo per il gusto di esserlo, e ogni situazione si risolve con un conflitto fisico, a colpi di arma da fuoco, all'arma bianca o con incantesimi letali. Esempio: il fantasy tipico delle trilogie alla Dragonlance, metà dei manga giapponesi (l'altra metà sono zozzi), quel tizio lì che ha scritto Conan (Robert Ervin Howard, l'ho cercato su Wikipedia ^^).

Lo scrittore intellettuale (o presunto tale): i suoi testi sono pieni di pippe mentali sul senso della vita, sulla scienza, su cose di cui importa solo a lui e argomenti di cui non frega niente manco a lui ma che per qualche motivo ne parla lo stesso. Esempio: Asimov, Boudrillà o come si scrive. Credo anch'io con Mozart di Atlantide ^^

Lo scrittore pervertito: ogni momento del romanzo è una scusa per una storia d'amore, che poi sotto sotto è una scusa per far trombare i protagonisti, che poi a sua volta sotto sotto è una scusa per tirare fuori qualche porcata che evidentemente piace all'autore. Più trombate ci sono, e più il libro vende. Esempio: alcuni libri di Stephen King, molti best seller degli ultimi anni (devo proprio dirvi i titoli?). Spero in futuro anch'io, così faccio i soldi ^^

Lo scrittore che lo fa per soldi: i suoi libri non sono che la squallida ripetizione di libri scritti da altri un secolo fa. Non ci sono spunti originali, non c'è ironia, non ci sono personaggi memorabili e non ci sono colpi di scena indimenticabili. Un compito in classe ben fatto, che non si sa perché vende pure un sacco di copie. Probabilmente, insieme allo scrittore pervertito è l'unico che con questo lavoro ci campa davvero. Esempio: prendete un thriller a caso in libreria. Funziona anche per i film d'azione.

Lo scrittore ottimista: il contrario di quello depresso. I protagonisti hanno spirito d'iniziativa e superano le avversità. Le storie sono allegre, qualsiasi cosa terribile accada si ha sempre la sensazione che comunque la vita è bella. Sembra quasi che l'autore si sia divertito a scrivere, cosa questa abbastanza rara. Esempio: i primi tre Harry Potter (poi la Rowling è passata nella categoria subito prima di questa ^^).

Lo scrittore melodrammatico: Una specie di scrittore pessimista, solo molto più agguerrito. Ogni momento è buono per tirare fuori qualche pippone sull'infanzia, il lavoro, la sofferenza, la famiglia... tutto in chiave melodrammatica, appunto. Questa cosa mi ricorda mio padre... ah, il mio povero padre che lavorava la terra nei campi sotto il sole! Ah, il lavoro dei campi che ti spacca le mani e tu sei lì che soffri! Ah, la fatica che piegava il mio povero padre sotto il suo peso, e lui lì costretto a un duro lavoro su quell'arido campo... insomma, un incubo! Esempio: mi vengono in mente troppi autori italiani, ma nominarli a questo punto della mia carriera (ma quale?) potrebbe costarmi pesanti ripercussioni... magari ne riparleremo in futuro ^^

Simone

Ne ho pescato un altro!

Vagando tra i soliti forum dedicati alla scrittura dove esercito giornalmente la mia azione di spamming, sono incappato in questo LA SORGENTE DI NOS - Il miracolo, scritto da Renato Turini e pubblicato dalla case editrice Sovera.

Mi sembra ormai evidente che in Italia ci sono veramente tanti autori emergenti appassionati di fantasy, e che per di più devono essere anche bravi visto che - bene o male - riescono quasi tutti a pubblicare qualcosa.

Verrebbe quasi voglia di provare a cambiare genere per vedere se magari gli editori sono più bendisposti (forse meno maldisposti è l'espressione più adatta) verso il fantasy piuttosto che la fantascienza... magari la prossima volta invece che sui gatti scriverò un libro sui draghi, poi aggiungo un paio di elfi (di cui uno rigorosamente oscuro) ed è fatta ^^

Come consueto, due righe di presentazione da parte dell'autore:

L'acqua verde che sgorga dalla Fonte di Nos è la prelibatezza locale di Im, nonché sua maledizione. Per gli abitanti di questo splendido villaggio del fantastico mondo di Ognos, bere questo liquido verde è diventata una vera e propria necessità organica. Nessuno osa rinunciare ai poteri magici di questo liquido, nessuno tranne Elixam, un impavido fanciullo. Toccherà a lui, tramite mille peripezie, salvare il villaggio dai poteri malefici dell'acqua.

Eludendo i confini tra l’esterno e l’interno, e tra il personale e l’universale, l’autore ci offre un viaggio alla riscoperta di quella purezza ed innocenza che precede l’esistenziale senso di separazione, sostenendo che cambiare sé stessi equivale a cambiare l’universo intero.


Vi consiglio inoltre di visitare le pagine web dedicate a Renato Turini e a questo suo romanzo, perché sono veramente ben fatte.

Link correlati:

He - Art, di Renato Turini

La sorgente di Nos - Il miracolo

Come avere un blog da 1000 visitatori al giorno?

Non è una guida, una spiegazione, un corso o un'affermazione. Niente del genere. È una domanda. Io ho un blog che reputo interessante (eh, è il mio! ^^), lo aggiorno regolarmente e ho un bel po' di visite giornaliere. Però poi vado sui blog degli altri, che magari sono bruttissimi e parlano solo di puttanate, e vedo che hanno più accessi di me.

E allora mi chiedo dove sta il trucco? O meglio, dove sbaglio io? Se il mio blog è tanto bello, perché non ho frotte di visitatori pronte a tornare a trovarmi tutti i giorni per leggere quanto sono bravo e quanto ingiusto sia stato nei miei confronti il vile mondo dell'editoria? (Nota per i nuovi arrivati: sto scherzando. Anzi no, non scherzo affatto, ma è ormai consuetudine che tutti credano che lo faccia).

Insomma, che straminchia devo fare per aumentare gli accessi al blog a un livello tale da campare di banner e libri auto-venduti in print on demand o addirittura attirare l'interesse di un editore vero che mi pubblichi pensando: questo qui scrivd che fa proprio pena, ma visto che alla gente piace...

Ok, forse non così tanto, non esageriamo. Facciamo però almeno mille? Mille impiegati annoiati, studenti nullafacenti e casalinghe stanche che clikkino sulle mie paginette una volta al giorno, dandomi l'inebriante illusione di essere uno scrittore figo che tutti vogliono leggere e che magari - se ce ne fosse uno - si accatterebbero pure il libro.

Vabbe', più che una guida (visto che come dicevo non lo so nemmeno io) metterò giù una lista di idee per raggiungere 1000 visitatori al giorno sul proprio blog.

- Andare a spammare in qualche posto molto affollato. Ok, questo lo faccio sempre, ma non è detto che poi gli spammati siano ben disposti nei nostri confronti e a dirla tutta al momento sono un po' a corto di fantasia... qualche idea?

- Sfruttare la popolarità degli altri blogger. Fino a poco fa non avevo un elenco di link, ma l'ho appena aggiunto pensando proprio a questo scopo: fingere interesse e amicizia per blogger più conosciuti di me, nella speranza che mi linkino. E non avete idea di che gran rottura di palle sia leggersi i blog degli altri... ^^

- Usare gli aggregatori. Piuttosto buoni sono fuffaggregator, Oknotizie e Fai Notizia, mentre ne uso molti altri che però porteranno un click al mese. In realtà i migliori sono quelli a tema informatico, linux e cose del genere tipo Ziobudda e Technotizie (adesso ci stava una battutaccia, ma visto che poi mi leggono è meglio di no ^^), ma spesso lì chissà perché un blog sulla scrittura è considerato off-topic e finisce che mi segano il post senza pietà. Sono sicuro che esista anche qualche altro aggregatore altrettanto ben frequentato, solo che non lo trovo. Consigli?

- Usare i comunicati stampa. Su Internet è pieno di siti che consentono l'invio gratuito di comunicati. Il problema è che a scrivere un comunicato ci si mette di più che a scrivere tutto un post, e soprattutto per mandare un comunicato bisogna avere una notizia da dare. Tipo oggi sul suo blog Simone M. Navarra parla dei cavoli suoi non è una notizia molto interessante, temo. Poi di queste cose ho parlato già l'ultima volta... è che avevo scritto prima questo che poi ho lasciato in standby.

- Usare le parole chiave adatte. La ricerce di Google mi manda chi è interessato a libri e scrittori emergenti, ma noi sappiamo bene quali sono le parole più ricercate. Tanto per dirne una, una volta senza nemmeno volerlo in un post ho scritto la parola figona, e ancora oggi continuano ad arrivarmi visitatori in cerca di non so bene cosa.

- Fare una campagna pubblicitaria. Con Adwords potrei invitare chi cerca libri o cose analoghe a venirmi a trovare. Il problema è che pagare la pubblicità senza avere allo stesso tempo niente da vendere mi darebbe visibilità anche sul guinnes dei primati: come l'insersionista più coglione del mondo.

- Parlare di politica o cronaca o sesso. Come farlo senza diventare off topic? Potrei inventarmi che sto scrivendo un libro intitolato cronaca del sesso nella politica e parlarne in continuazione, ma poi il blog si popolerebbe di loschi figuri.

- Diventare uno scrittore famoso. Effettivamente i siti di autori già mediamente conosciuti sono frequentatissimi... e il bello è che per la maggior parte sono solo vetrine per vendere libri e che non contengono nient'altro. Certo, direte voi, a far così non c'è gusto. Sarà... eppure io mi accontenterei.

Simone

Come scrivere un comunicato stampa.

Chi segue il blog era già stato informato, mentre non avevo ancora scritto il comunicato stampa ufficiale con cui spero di diffondere almeno un minimo la notizia anche al resto della rete.

Credo comunque che si tratti di una buona occasione per dare un'idea di come scrivere un comunicato stampa in modo tale da invogliare per quanto possibile i giornalisti a dargli almeno un'occhiata. Ovviamente non pretendo di essere la persona più adatta a dare indicazioni del genere, per cui chiunque ritenga di essere più esperto di me (appunto, chiunque ^^) è invitato a dire la sua e a dare qualche consiglio.

Prima di tutto, bisogna tenere a mente alcune cose:

- A nessuno gliene frega niente di leggersi i vostri mallopponi di testo insulsi e privi di senso. Insomma, siate brevi.

- In una riga si deve capire di cosa state parlando, meglio se nel titolo.

- Le famose domande chi come dove quando e perché dovrebbero avere una risposta in poche righe, meglio se nell'ordine con cui sono poste.

- Dopo aver spiegato sinteticamente di cosa state parlando, potete anche ripetere il tutto in maniera più prolissa. Dopo, però.

- Vi aspettate forse che un giornalista abbia voglia di riscrivere e interpretare quello che avete scritto? E allora scrivete in maniera tale che chiunque possa fare un copia e incolla del vostro testo senza perderci altro tempo.

- Mettete i vostri recapiti, indirizzi, mail ecc... se no il comunicato che lo scrivete a fare?

Eccovi adesso il comunicato stampa vero e proprio relativo alla sindrome di Reinegarth. Perdonatemi se sembro troppo formale, ma ovviamente le righe che seguono devono poter essere lette anche da chi non ha mai sentito parlare di me (eh sì, c'è ancora qualcuno che non mi conosce... ^^)

La sindrome di Reinegarth, un romanzo gratis per conoscere un nuovo autore

La sindrome di Reinegarth è il titolo del romanzo fantascientifico scritto da Simone Maria Navarra e diffuso gratuitamente dall'autore tramite un ebook scaricabile dal sito http://www.simonenavarra.it

Questo romanzo breve ci racconta la storia di un giovane autore di fumetti che, dopo essersi sottoposto a degli studi sui sogni, perde gradualmente il controllo della propria immaginazione fino a cadere preda della stessa capacità creativa che lo spinge a disegnare.

L'ebook è rilasciato sotto una licenza Creative Commons, ed è reperibile oltre che sul sito dell'autore anche attraverso le reti Peer to Peer o di file sharing normalmente utilizzate per la condivisione di documenti attraverso Internet.

Simone Maria Navarra gestisce inoltre un blog dedicato agli autori emergenti e attraverso il quale racconta la sua attività di scrittore all'indirizzo http://simonenavarra.blogspot.com

Per contattare l'autore: simone.navarra[chiocciola]virgilio.it


Simone

Ma come campano i piccoli editori?

Me lo stavo chiedendo questa notte, mentre come sempre più spesso accade mi rigiravo tra le coperte in preda a un turbine di idee letterarie che m'impediva di prendere sonno (o forse avevo solo caldo). Come cacchio fanno a rimanere aperte le case editrici piccole, quelle che piangono e si disperano a causa dei lettori che non comprano e i libri che non vendono?

Allora mi sono messo a fare due conti:

Un libro, quando è un best-seller, vende 3000 copie. Un libro che va male, vende anche 0 (leggesì ZERO) copie, per una media molto molto molto buonista (nel senso che non è vero che metà dei libri sono best-seller) pari a 1500 copie.

Non so quanti libri stampi in un anno un piccolo editore. Su Internet trovo case che in 12 mesi realizzano 8, 10, 15, 20 libri. Facciamo anche qui una media, e immaginiamo che un piccolo editore stampi più o meno 14 libri in un anno.

Considerando poi che in media una copia di un libro viene venduta a 10€ (ovviamente lordi e in libreria), in un anno le vendite di un piccolo editore tipo equivalgono a:

1500 x 14 x 10 = 210.000 euro

Da queste sottraiamo il 60% che se ne va tra distributore e libraio:

210.000 x 0,6 = 126.000 euro

Togliamo il 10% del prezzo di copertina che va agli autori:

126.000 - 21.000 = 105.000 euro

Dobbiamo inoltre sottrarre le spese di stampa, che ipotizzo con un OTTIMISTISSISMO 2 euro a libro e ipotizzando che si stampino solo le copie vendute (cazzata clamorosa):

2 x 1500 (copie vendute in media) x 14 (libri in un anno) = 42.000

Tolte le spese di stampa, all'editore rimangono:

105.000 - 42.000 = 63.000 euro annui, equivalenti a 5250 euro mensili

Ok, 5250 euro al mese sono buoni, no? Direi di no! Immaginando di fare tutta la selezione dei testi da soli e di delegare solo le cose che effettivamente l'editore non sa fare, bisogna ancora pagare un editor e un grafico (puntando poi sul fatto che l'editor farà anche la correzione delle bozze, il grafico farà anche il sito Internet e il marketing l'editore se lo fa da solo). I primi due si beccano 600 euro al mese, mentre tutti quelli che collaborano in qualunque altro modo non vengono retribuiti con la scusa che imparano il mestiere. Detto questo, in un anno ci siamo succhiati:

2 x 12 x 600 = 14400 euro, che corrispondono a 1200 euro ogni 30 giorni che riducono il nostro budget mensile a:

5250 - 1200 = 4050 euro. Lavorando giorno e notte, nella più ottimistica delle situazioni inventate, tolto il 40% di tasse in un mese l'editore guadagna al netto:

4050 x 0,6 = 2430 euro.

Con cui ovviamente deve pagarsi casa, macchina (benzina e assicurazione), bollo, ICI... con la perenne spada di Damocle che il giorno che fa due libri sfigati che non vendono le 1500 copie di media, bensì ne vendono ZERO e ZERO (che in media fa appunto ZERO) chiude baracca e burattini

A dirla tutta, pensavo peggio.

Simone

Un noir italiano e un nuovo autore.

L'altro giorno sono passato sul blog di un'amica, e tra i commenti ho trovato il messaggio di uno scrittore che proponeva la lettura del suo ultimo romanzo. Riconoscendo i miei primi timidi inizi di scrittore e di blogger (quando praticamente spammavo il mio ebook in ogni forum e newsgroup della rete, comprese anche le mailing list di tuttocucina o donna oggi e con le reazioni che potrete immaginare), mi sono subito commosso ed ho chiesto a questo autore di venirmi a trovare.

Detto fatto: eccomi qui a presentare La tana del salmone, l'ultimo (ma speriamo NON ultimo ^^) romanzo di Raffaele Abbate. Si tratta di un noir ambientato a Roma e dintorni edito dalla Azimut Libri, casa editrice che non conoscevo e che non tarderò a importunare con i miei manoscritti.

Al solito, una breve presentazione tratta dal sito dell'editore:

La tana del salmone, di Raffaele Abbate.

“Raffaele Abbate segna un nuovo percorso del noir napoletano”

Il Mattino

La tana del salmone è il luogo simbolo dove sono custoditi i ricordi, che si trovano alla sorgente del fiume dell’esistenza. Là dove il salmone, una volta risalita la corrente, va a riprodursi.

Un noir corale che si snoda tra Roma, Formia e Manziana, sullo sfondo di im-portanti avvenimenti storici, ritmato da flashback. La tana del salmone incrocia le vicende di quattro personaggi, mescolando memoria, ebraismo, violenza, solitudine e condizionamenti familiari.

Jacopo Marrani è un uomo del nostro tempo: violento e feroce, mediocre e banale. La dottoressa Pessè è una psichiatra che vuole dare una svolta alla sua vita. Laura
Mazzarella è una donna tradita, che da vittima si trasforma in cieco carnefice. Filippo Corace è un poliziotto indolente, grigio, che si imbatte in una storia più grande di lui.

Raffaele Abbate vive a Napoli.
Nel 2004 pubblica I fetenti, raccolta di racconti noir, che
riscuote una vasta eco sulle riviste di genere.
Questo è il suo primo romanzo.


Il libro si trova in quasiasi libreria ed in tutti portali che vendo
libri su Internet, oppure semplicemente sul sito dell'editore.

Editore Azimut

Il pendolo di Foucault.

Volendo parlare del perché non mi pubblicherebbero mai un libro scritto da Umberto Eco (se lo avessi scritto io che Umberto Eco non mi chiamo), avrei forse fatto meglio a scegliere Il nome della rosa. Non perché sia più bello o più interessante del pendolo di Foucault, ma semplicemente perché, essendo di gran lunga più conosciuto, mi avrebbe portato un maggior numero di accessi al blog. Ma del nome della rosa ho già visto il film e non mi va di leggermi pure il libro, perciò ho scelto quest'alto.

Il pendolo di Foucault - Bompiani

Autore: Umberto Eco

La trama: Dirò subito come stanno le cose: ho iniziato ieri sera a leggere questo romanzo, arrivando a pagina 40, e di cosa parla non l'ho ancora capito. C'è tipo una specie di editore giornalista che va a nascondersi in un museo e pensa ai cavoli suoi, e poi si torna indietro di qualche giorno con lo scrittore/editore o quello che è che cerca di entrare nel computer di un amico. Apparentemente c'è dietro una specie di cospirazione coi templari e i musei di Parigi... perciò dovrebbe essere tipo una specie di Codice Da Vinci scritto meglio. O più noioso, a seconda dei punti di vista. E non ditemi che 40 pagine non bastano per parlare di un libro! Per decidere di non pubblicare qualcosa, agli editori basta l'incipit (nel mio caso sospetto che ormai mi conoscano tutti e che sia sufficiente il nome dell'autore ^^).

Recensione:In quaranta pagine il prof. Eco ci fa già capire con chi abbiamo a che fare: troviamo dunque descrizioni di macchinari di cui io ignoro l'esistenza e di cui lui sa dirci il nome di ogni singolo pezzetto e ingranaggio; vediamo la descrizione del Pendolo di Foucault con tutto il trasporto metafisico di cui solo un letterato con vaghe nozioni di meccanica classica può essere capace, leggiamo l'utilizzo di un Word Processor in tempi in cui forse davvero il computer ce l'aveva solo qualche scrittore famoso e lo teneva lì come una cosa strana da far vedere agli amici... insomma, se sapessi di che parla potrei anche dirvi se alla fine della fiera questo libro si rivela anche interessante, ma le premesse lasciano ben sperare.

Perché non me lo pubblicherebbero: Immaginate la seguente scena: l'editore di turno rincasa dal suo secondo lavoro (non pretenderete mica che campi vendendo libri, no?). Posa la zappa e la roncola sul tavolo della cucina (per quanto la moglie provi a insegnargliele, non impara mai le buone maniere), lascia cadere una cassetta di pomodori accanto al lavello e, sporco e puzzolente di sudore come non mai, chiede alla consorte: lo sì mandatu lu manushcrittu quello shcrittore che ci avevo parlatu allu telefono?

Date queste premesse, immaginerete l'espressione dell'editore in questione nello sfogliare le primissime pagine per ritrovarsi di fronte a una (lunga) citazione in greco (che poi non è greco ma ebraico, grazie a Federico per la precisazione ^^), ovviamente senza alcuna traduzione a fronte. E questo è niente: andando avanti, il poverino s'imbatterà quasi subito nel mostro. Un nemico della letteratura, la vera nemesi incarnata della narrativa che distrugge e annienta ogni possibilità di ulteriore analisi del romanzo:


Mettere una formula (lo so che il pi greco non è una formula, ma non lo sanno gli editori, temo) in un libro equivale a dimezzare i lettori. In realtà, la formula nelle prime pagine vuol dire che quasi tutti la troveranno PRIMA di comprare il libro, e a parte gli sfigatoni che leggono solo libri pallosi per sentirsi intellettuali tutti gli altri preferiranno comprare qualcosa di meno impegnativo.

Il bello è che, andando avanti con la lettura, troviamo il listato di un programma in BASIC fatto per generare permutazioni (che tra l'altro secondo me è pure sbagliato, ma mi sto sbilanciando tantissimo per quel che ricordo di programmazione... ^^) che falcidierà come formiche sotto una tempesta i pochi temerari lettori ancora rimasti. Questo non vale però per l'editore: finché qualcuno non lo andrà a chiamare, scuotendolo dai suoi cupi pensieri, lui se ne starà lì a fissare il pi greco, con la faccia di chi ha visto un fantasma.

Cosa abbiamo imparato: Se non siete un autore famoso (tipo, per dirne uno, Umberto Eco) non mettete formule o simboli matematici nel vostro romanzo. E poi se proprio volete sfoggiare cultura informatica non uscitevene con il Basic, che fate ridere: ci vuole almeno il linguaggio macchina.

Simone

I libri che non compra nessuno.

Solo una cosa è peggiore dello scrivere un romanzo che poi nessun editore è interessato a pubblicare (cioè la mia situazione attuale): scrivere un romanzo che poi un editore pubblica ma che arrivato in libreria (o su IBS, visto che i piccoli editori non hanno questa grossa distribuzione) poi nessuno se lo compra.

È questo il caso, purtroppo, di buona parte dei libri di emergenti. Nessuno ti conosce, magari il libro è pure un po' così così (non è sempre detto che il primo libro di un autore sia anche il suo capolavoro, anzi ^^), l'editore è piccolo e sfigato e il libro è difficile da trovare... insomma dopo tante storie per stampare qualcosa finisce che era meglio se restavamo sul blog, che almeno non si sprecavano i soldi per la stampa.

Ecco, se succedesse a me, penso che dopo la storia che sto facendo per pubblicare non so se reggerei al trauma, e cadrei vittima del più nero sconforto. Di certo mi ritroverei alla stregua dei tanti emergenti-non-vendenti che non fanno che sparlare di Faletti, Moccia, Dan Brown o di qualsiasi altro autore famoso dicendo che i loro libri sono scritti malissimo e che non è giusto che vendano così tanto. Così oltre che sfigati, fanno pure la figura dei rosiconi. Personalmente, in questo momento non m'interesso molto agli scrittori che vendono tanto, perché sono troppo impegnato a invidiare quelli che a loro li pubblicano e a me no... che poi lo sanno tutti che scrivo meglio io. ^^

La cosa che un po' mi stupisce, è che editori e scrittori non fanno che dare la colpa al mercato o peggio ai loro (non) lettori. Ok, è vero, è anche colpa della gente che non legge... ma davvero è tutto qui? Cioè, tirano sempre fuori 'sta cavolo d'indagine ISTAT che dice che 20 milioni d'Italiani non leggono. Ok, e allora? T'ho chiesto io di fare lo scrittore o l'editore? Chi partite con l'idea di scrivere e pubblicare è perché vuole vendere ai restanti 30-40 o quanti sono milioni di Italiani che leggono. Poi non ci riescono e si lamentano di una cosa che sapevano da PRIMA, quando ancora potevano scegliersi una professione più redditizia.

No. Secondo me c'è un motivo se un libro non vende. Mi direte parli tu che non hai da vendere un cavolo, e che ne sai? Bo', non lo so. Sarà che a seguire il mercato editoriale ormai da anni, mi pare di avere più o meno le idee chiare su cosa si vende e cosa no e su cosa mi piace e cosa no. A questo punto della mia carriera non sarò forse in grado di discutere i motivi per cui NON SI VENDE un libro, ma come lettore posso certo discutere i motivi per cui io certi libri NON ME LI COMPRO, e che come me probabilmente non se li compra nessuno.

- Il contenuto: in tutta sincerità, io i libri degli emergenti e dei piccoli editori tendo a evitarli perché sono quasi sempre brutti. Adesso incazzatevi e dite quello che vi pare, ma è così. DA LETTORE, io ho paura di comprare il libro di un autore che non conosco, perché troppo spesso ho preso la fregatura e troppo raramente (oserei dire mai) mi sono trovato di fronte all'autore rivelazione.

- L'aspetto: ma li avete visti certi libri dei piccoli editori? Davvero, a volte sono più belle le copertine dei miei ebook (be', alcune ^^) di certa roba che trovo in libreria! Io come lettore associo una brutta qualità estetica a una brutta qualità di contenuti. Sarà un preconcetto (ma mica tanto), ma è la pura e semplice verità. C'è poco da fare.

- La linea editoriale: alcuni editori si ostinano a pubblicare libri che nessuno vuole leggere, per motivi che esulano da ragionamenti razionali. Alla fiera del libro, mi è capitato di presentarmi a degli stand e dire scusate, vorrei lasciarvi il mio libro in visione e loro: NO! Noi pubblichiamo solo poesie di autori messicani senza una gamba o libri con criceti come protagonisti (che sfiga, io c'ho solo i gatti!). Ok, almeno quella cosa dei criceti parrebbe una buona idea... ma non vendi il primo libro, non vendi il secondo, non vendi il terzo... sarà che hai toppato linea editoriale e che dei tuoi libri non gliene frega niente a nessuno perché parlano di argomenti noiosi?

- Il marketing: è vero, la pubblicità costa troppo. Allora perché gli emergenti non usano bene Internet per farsi conoscere? Perché non sfruttano tutte le possibilità a disposizione? Mi capita d'imbattermi in siti orrendi impostati per Netscape e con i popup a schermo pieno che devi chiudere con alt+f4.

- L'immagine: Per qualche ragione, gli autori emergenti credono che la gente inizierà a guardarli e a leggerli solo dopo che avranno venduto milioni di copie. Il risultato è che non curano minimamente l'immagine che danno e il modo in cui si relazionano con colleghi e lettori. Ci sono aspiranti scrittori che sono scontrosi e antipatici, e nemmeno sono stati stampati che già nessuno li può più vedere. E poi, online, certi autori scrivono delle cose da far rizzare i capelli... perché dovrei comprarmi il libro di uno che, a leggere il suo blog, sembra un povero coglione? (Considerazione questa che dovrebbe farmi riflettere... ^^)

Mi pare di aver già sforato di brutto la lunghezza massima consentita in un blog, per cui mi fermo. Comunque sono argomenti interessanti (spero!), per cui ci torneremo sicuramente.

Simone

E adesso, che si fa?

Dopo la drammatica notizia che la sindrome di Reinegarth resterà disponibile solo in forma elettronica (tra l'altro farò un annuncio ufficiale la prossima settimana, così potrò spammare l'ebook come si deve), mi pare il caso di dire qualcosa sugli altri progetti che ho in ballo. E speriamo che, per una volta, almeno uno non si risolva in tragedia. ^^

Per quanto riguarda il libro dei gatti, sto aspettando che i veterinari (sono in due) finiscano di leggere la prima stesura. Uno dei due (non dei gatti, dei veterinari), in particolare, si è letto tutte le trilogie fantasy del mondo, ma per il mio libretto tanto corto ci sta impiegando una vita. Dice che ha tanto da lavorare, poverino... sarà mica che vuole essere pagato? ^^ Chiarisco che gli amici veterinari mi hanno consigliato durante tutta la stesura, e che certi passaggi del libro sono stati modificati in base alle loro indicazioni.

In ogni caso, credo che dalla prossima settimana inizierò la revisione che si preannuncia piuttosto rapida, e poi inizierò a bussare agli editori. Ho fatto una lista delle case editrici che hanno già pubblicato qualcosa sui gatti, e speriamo di avere più fortuna che con i miei lavori precedenti. Inizialmente avevo intenzione di riscrivere tutto il primo capitolo, ma pare che a chi lo ha letto piaccia così. Se nel rileggerlo mi sembrerà buono, conserverò la scena che volevo aggiungere per un improbabile seguito.

Ovviamente, infatti, se il libro avrà successo dirò che ho sempre avuto in mente di realizzare tre trilogie, e che se uno non se le legge tutte non può capire la storia fino in fondo ^^ Il problema sarà inventarmi altri 8 libri sui gatti... magari per il momento diciamo che i libri erano solo 7, come Harry Potter.

Ho poi mandato in stampa con Lulu una copia di Mozart di Atlantide. Gli darò una letta, e magari metterò quello in vendita col print on demand. Non ci conterei troppo, però, se fossi in voi... ^^

Proseguono inoltre i preparativi per il prossimo romanzo (che colpo di scena, eh?) Dovrebbe trattarsi di una serie aperta, nel senso che i protagonisti e l'ambientazione sono quelli e finché vend... ehm, finché sono ispirato vado avanti a scriverne altri. Ho già fatto uno schema di tutto il primo libro, anche se è tutto da rivedere; i personaggi sono un po' da limare ma ci sono, mentre l'idea e l'ambientazione sono a posto e tra un po' dovrei iniziare a mettere giù i primi capitoli. Ovviamente, ne riparleremo più avanti.

Simone