Perché la gente che lascia commenti negativi non mette mai un c... di nome?

Scommetto che anche voi non ci dormite la notte: perché, perché la quasi totalità dei giudizi negativi dati su Internet provengono da persone che non si firmano? Cosa c'è di tanto sbagliato nel dire quello che pensiamo sottoscrivendolo col nostro nome e cognome, indicando il link a un sitarello un minimo rappresentativo di noi stessi o lasciando per lo meno un nomignolo del cappero che ci identifichi di fronte a chi ci legge?

Davvero c'ho pensato tanto, e sono giunto non dico a capire chi siano in realtà i commentatori anonimi e cosa li spinga a un comportamento tanto misterioso, ma almeno a fare delle ipotesi tra cui credo possa esserci almeno qualcosa di non troppo distante dalla realtà dei fatti.

E ovviamente non potevo fare a meno di condividerle con voi:

Perché i commenti negativi arrivano sempre da - inserite il vostro insulto preferito - che non si firmano?

- Perché hanno paura che se sapessi chi sono in realtà andrei a cercarli (cosa che in effetti faccio regolarmente con quelli che si firmano).

- Perché è sempre lo stesso, unico utente anonimo che insulta tutti i blogger, gli scrittori e i forummisti della rete. E ovviamente non vuole che la cosa si sappia.

- Perché hanno dei nomi di battesimo talmente idioti che se si firmassero poi la gente li prenderebbe per il culo senza leggere quello che hanno scritto. Probabilmente la loro è stata una vita di sofferenze e umiliazioni, e anche per questo sono diventati dei misantropi che lasciano sempre commenti negativi.

- Perché li conoscete di persona, e a pensarci bene questo non è bello.

- Perché è gente viscida che normalmente lascia commenti positivi per trarne dei vantaggi (non so da me cosa si aspettano, ma vabbe') ma che ogni tanto deve pure sfogarsi. E per inciso a me questa cosa sta benissimo.

- Perché in realtà non possiedono alcun nome e cognome: se i tuoi genitori si scordano di registrarti all'anagrafe ti tocca firmarti come anonimo, se no è reato (anche dire battute così pessime dovrebbe esserlo, concordo ^^).

- Perché sono dei ragazzini idioti che non hanno un cazzo di meglio da fare. Ma effettivamente la realtà in questo caso è poco affascinante.

- Perché c'è un bot di Blogger fatto apposta per insultare gli utenti, e quelli di Google si tagliano dalle risate.

- Perché Anonimo è un nome proprio di persona, e poverino ogni volta che prova a dire la sua tutti s'incazzano.

- Perché il successo di Internet nasce dal poter assumere turpi atteggiamenti senza essere scoperti.

- Perché se qualcuno si finge tuo amico nella vita reale poi può fingersi tuo amico anche quando trova il tuo blog... ma non è detto. Ok questa l'avevo già detta in modo differente, e allora? ^^

- Perché certa gente è talmente rincoglionita che non ha capito che c'è una casella dove scrivere il nome.

- Perché qualcuno ha scoperto che se firmi il commento poi ti arriva a casa il conto da pagare.

- Perché se mettessi il mio nome poi la gente capirebbe che mi scrivo i commenti da solo (quelli negativi servono a dare un senso di verosimiglianza).

- Perché gli editori che stanno per offrirmi un contratto di pubblicazione vogliono vedere se punzecchiandomi un po' tirerò fuori qualche altro post divertente.

Quello che non si aspettano è che quando finalmente usciranno allo scoperto andrò a cercare anche loro.

Simone

Tutta colpa dei vostri stupidi lettori!

Be', di che vi stupite? Ce la siamo presa prima con noi stessi, avanzando l'idea che i nostri libri fossero di pessima qualità (cosa che del resto è vera). Poi ce la siamo presa con gli editori, ipotizzando che fossero dei bruti ignoranti interessati solo al bieco guadagno e non alla divulgazione della cultura (cosa che anche questa del resto è vera).

Ma la verità, l'unica ragione per cui se anche scrivete un bel libro nessuno ve lo pubblica (o comunque nessuno se lo compra) mentre ad avere successo sono i soliti romanzacci commerciali con il conseguente piagnisteo da scrittore fallito che ne deriva (ma che per 'sta volta vi risparmio) è che i lettori sono delle enormi teste di cazpero.

È opinione comune che i poveri lettori indifesi si trovino a poter leggere soltanto la roba pessima scritta da qualche sfigato e stampata da qualche rincoglionito, e che dunque la colpa di una cattiva qualità del prodotto librario sarebbe da ricercare in chi lo produce. Be', è falso: gli scrittori scrivono quello che gli editori pubblicano che è ciò che le librerie vendono che alla fine della fiera è ciò che gli stupidi lettori comprano.

E adesso ve lo spiego un po' meglio:

Fare un libro (o un film) costa: se voi aveste dei soldi per produrre qualcosa, li buttereste nel noioso romanzo fanta-filosofico di un autore sfigato che nessuno comprerà mai (sarebbe quell'autocritica che vi piace tanto, se non si fosse capito) oppure sareste più propensi a investirli nella seconda trilogia del Signore degli Anelli o magari nell'autobiografia di un'acclamata pornostar? E allora non lamentatevi se tutto il mondo la pensa come voi.

Se fate male il vostro lavoro, probabilmente lo perderete: un editore, sceneggiatore, scrittore, produttore o quello che vi pOre si trova nella condizione di dover realizzare un prodotto che vende. E se la gente compra solo vaccate, perché dovrebbe giocarsi la carriera per produrre opere d'arte meravigliose che nessuno vuole vedere manco col binocolo? Forse per usarle come arredo per il ponte sotto cui andrà ad abitare?

Chi legge i libri è un completo idiota (della serie, due lettori avevo e adesso manco più quelli ^^): no davvero però scusate... perché stanno tutti sempre a fare il pianto che certi libri di successo sono in realtà pessimi (non faccio nomi ma cavolo tanto sono sempre gli stessi) ma poi appena giri la schiena corrono in libreria a comprarseli? Sembra che la gente da un lato non faccia che lamentarsi che il livello della cultura è basso, mentre dall'altro lato sia attratta solo dalle boiate.

La cosa è evidente già con un blog: quando scrivo un articolo privo di contenuti in cui insulto la gente e minaccio di scrivere coi rutti (cosa per la quale mi sto effettivamente allenando) ricevo quarantamila commenti entusiastici e un cinque o sei insulti distruttivi. Quando invece scrivo un post serio sul volontariato o sull'editoria multimediale mi arrivano sì e no 4 commenti striminziti... e quel che peggio è che non m'insulta nessuno.

Le persone intelligenti non sono fissate con l'entertainment: libri, film, musica, riviste... la gente normale le compra e a volte le apprezza anche, ma senza dargli chissà quale valore. Invece quando esce qualche film fatto con photoshop o l'ennesima trilogia della noia ci devono stare quelli che impazziscono e ve ne parlano eccitati già da mesi prima (un po' come i post in cui presento i libri che ancora devo scrivere ^^).

Cosa vi aspettare da un libro destinato a gente disposta a fare la fila di notte solo per comprarselo qualche ora prima? Ok, quando la gente aspetterà in coda per giorni sotto i lapilli infuocati solo per leggere il ritorno del seguito della trilogia della serie dell'epopea del libro dei gatti io mi aspetto di comprarmi almeno un bel macchinone. Però qui è diverso, perché io scrivo seguiti commerciali ma per persone colte ^^.

Se faceva schifo già l'uno, per quale assurda ragione devi vedere pure il quattro? Chissà, forse la gente è masochista, però il risultato è sempre lo stesso di prima: non faccio che sentir dire quanto siano pessime determinate serie di film o di libri o di quello che vi viene in mente, ma poi appena esce il nuovo capitolo devono tutti leggerlo/ascoltarlo/vederlo e comunque comprarlo a tutti i costi se no la loro vita non è completa. E il fatto che questa affermazione andrà a finire nel secondo libro del blog potrebbe farmi vincere il premio come autore più incoerente della storia.

E così potrò dire che almeno un premio come scrittore l'ho vinto.

Simone

Le storie tipiche degli scrittori emergenti: cosa scrivono più di frequente gli aspiranti autori?

Se vi ricordate, qualche giorno fa avevo proposto l'idea che per attirare l'interesse dei lettori fosse importante scegliere un tema ben definito da trattare nel nostro libro (che poi nessuno pubblicherà comunque, questo è bene ricordarlo).

Certo, nell'utopica (utopistica?) ipotesi che la scrittura risponda al bisogno pratico dell'essere umano di voler comunicare le proprie idee, quello di scrivere avendo per lo meno qualcosa di cui parlare sembrerebbe un consiglio insulso: chi scrive un libro senza voler dire nulla, magari solo perché non aveva niente di meglio da fare?

Ma gli scrittori emergenti, ovviamente! Se vi fate un giro su Google e cercate un po' di questi aspiranti nuovi autori, oltre a trovare mille siti che parlano di me (se non ci credete fate una prova!) vi imbatterete anche in opere letterarie scritte da altri e che nella quasi totalità dei casi ricalcano gli schemi che adesso vado a proporvi (e ovviamente a sputtanare, se non si fosse capito ^^).

LE STORIE TIPICHE DEGLI SCRITTORI EMERGENTI

Romanzo fantasy medievaleggiante con situazioni standard presentate attraverso un lessico mediocre: potrei stare qui per settimane a cercare di spiegarvi perché non dovete scrivere una storia fantasy (intendendo quella standard clonata da Tolkien), ma non è questo l'argomento di cui stiamo parlando.

Il fatto è che uno scrittore dovrebbe aspirare a far progredire il pensiero dell'umanità (sarò io un po' coglione vero? ^^), e non limitarsi a prendere il libro fantasy construction kit per assemblare qualche boiata tipo l'elfo oscuro però buono che non vede di buon occhio i nani deve viaggiare per la mappa alla ricerca di un certo numero di oggetti magici altrimenti il cattivo demoniaco conquisterà il mondo.

Mi rendo conto che alla fine potrete anche arrivare in libreria con un mattone fantasy e vendere un sacco di bei libri, ma come scrittore cosa pensate di aver realizzato? Ok, avete fatto i soldi, 1 a 0 per voi.

Romanzo thriller scopereccio con situazioni standard e lessico mediocre: ok, almeno avete fatto i compiti. Come già detto più volte sono i libri che vendono di più (almeno così mi è stato detto) e se anche la storia non ha senso, i personaggi sono stereotipati e le ambientazioni sono patetiche basta calcare un po' di più sul sesso e il libro piacerà lo stesso. 2 a 0 per voi, questo post sta prendendo una brutta piega...

Romanzo di genere non thriller e non fantasy con situazioni standard e lessico mediocre: questo è il classico libro dell'emergente sfigato che non vuole vendersi per scrivere qualcosa di commerciale, e se ne esce fouri con una schifezza che nessuno leggerà mai (a tal proposito, i link ai miei ebook stanno nella barra qui a destra ^^)

Storia vagamente autobiografica sull'amore e sui rapporti sentimentali in generale: come dite? Eravate fidanzate con un ragazzo bellissimo che era tutta la vostra vita, però poi lui vi ha lasciato con la vostra migliore amica e il mondo v'è crollato addosso? Ma è un libro comico? Allora è un libro porno? Allora è un thriller dove voi vi vendicate uccidendo il vostro ragazzo? Ah, è una triste storia melodrammatica con voi che vi lamentate perché dopo sei lunghi mesi di pianti e sofferenze tutti vi trovano insopportabile e nessuno vi vuole più tra le palle? Sapete che vi dico? Non stento davvero a crederlo!

Racconto senza capo nè coda con scene che si susseguono così come all'autore veniva in mente mentre scriveva senza alcuna idea particolare da portare avanti: una comitiva di ragazzi va a scuola, poi partono per le vacanze, poi due s'innamorano, poi uno muore, poi tornano a scuola, poi c'è un po' d'azione messa lì tanto per mettercela (uno che cade dal motorino, che ne so), poi i due si lasciano, poi arriva una specie di mostro che uccide uno, poi si scopre che però quello ucciso dal mostro se l'era sognato e non è morto... e poi c'è un colpo di scena dove non si capisce un cazzo e la storia finisce di botto. Il tutto condito da immagini oniriche e descrizioni di paesaggi.

Ok, i lettori più pecoroni diranno che a tutto c'era un significato nascosto e staranno lì a strapazzare le palle a tutti per spiegare intrecci narrativi inesistenti. Quelli più smaliziati, invece, diranno che avete scritto una bella cagavolata, con buona pace di ogni metafora reale e immaginaria che sia. Ma la cosa drammatica è che la somma tra pecoroni e smaliziati farà sempre e comunque un numero inferiore alle dieci unità.

Oppure voi siete una specie di autore famoso alla David Lynch e il libro piace e ha successo. Ma vi assicuro che resta una cagvolata in ogni caso.

Ignobile storia dalla trama scontata con banale significato retorico: il soldato che ci racconta degli orrori della guerra (scritto da uno che manco ha fatto il militare). I vecchi che sono soli e stanchi e nessuno li vuole. Il povero lavoratore che vive in un mondo corrotto e il tizio che si droga perchè da piccolo i genitori non lo capivano.

Insomma, ripetere male le idee degli altri sembra la specialità degli autori emergenti (io ripeto male le mie, ma vabbe' ^^), anche se la cosa è comprensibile: in fin dei conti si inizia a scrivere anche perché un libro ci ha colpito (magari in testa) o una storia che abbiamo letto ci ha particolarmente commossi. È normale voler ricreare delle emozioni che per primi abbiamo apprezzato.

Però questi libri-fotocopia sembrano un po' vuoti, no? Cioè, cosa pensano questi aspiranti scrittori del mondo che li circonda? Che effetto hanno le nuove tecnologie su di loro, che sta succedendo in Birmania, chi bisogna votare alle prossime elezioni, che squadra vincerà il campionato, è meglio la Dieta Cola, la Zero Cola o è sempre la stessa roba con l'etichetta cambiata, perché le donne passano la vita a rompere le palle con la dieta ma poi si fanno gonfiare le tette (vabbe' questo credo di saperlo)... insomma, ok il thriller, ok il fantasy e ok anche la storia di qualche bella tettona che si perde il reggiseno con qualche buffo stratagemma narrativo (questa in effetti non stanca mai). Ma se non avete niente da dire perché qualcuno dovrebbe volervi ascoltare?

Insomma, per tirare le somme sul predicozzo del giorno (scusate se sono scivolato un po' nel melodrammatico, poi lo aggiusto ^^): nei vostri libri parlate pure di quello che vi pare, purché parliate almeno di qualcosa. E vedrete che i lettori arriveranno.

E come s'era detto in passato, adesso il problema è solo quello di non farsi odiare.

Lo scrittore sfigato che sparla dei libri degli scrittori famosi (o anche di quelli appena un po' meno sfigati).

Le storielle d'amore che scrive quello lì fanno pena, quell'autore di thriller è troppo famoso e i suoi libri non li scrive nemmeno lui e a quella tizia che va tanto di moda le sue trilogie fantasy gliele metterei dove dico io.

Scommetto che se bazzicate per forum e siti letterari avete sentito affermazioni devastanti sulla falsariga di queste tante di quelle volte che avete capito a chi mi riferivo anche senza l'aggiunta dei nomi degli autori sopra non-menzionati.

Con la scusa di fare gli intellettuali incompresi, gli alternativi o semplicemente i paladini della bella scrittura, tanti aspiranti scrittori si scagliano contro i tre o quattro poveracci che ce l'hanno fatta con tutta la cattiveria che si può riservare a qualcuno che sentiamo molto lontano da noi e che difficilmente ci bucherà le ruote della macchina o che ci ritroveremo sotto casa con una mazza da baseball in mano.

Cioè, uno finalmente riesce in un'impresa che ai più pare impossibile e nella quale gli ancora di più non osano nemmeno cimentarsi, e tutti stanno lì a dirgli che non se lo meritava e ad augurargli ogni genere di disgrazie? Ma vi pare giusto? A me no, e a dirla tutta mettersi a sparlare degli scrittori famosi quando siete degli scrittori famosi (soltanto aspiranti) voi stessi mi pare una bella cazzata... e per dimostrarvelo vi faccio subito un bell'elenco di motivi:

Gli scrittori sono esseri umani, e gli esseri umani sono vendicativi: questo non vuol dire che tutti vi odieranno se parlate male del loro lavoro (opzione comunque legittima) però magari potrebbero non sentirsi così spinti da un trasporto umanitario nei vostri confronti. Detto in italiano: se poi un giorno vi servirà il loro aiuto (magari per presentare un libro al loro stesso editore) rischiate di stargli sulle palle e di esservi rovinati da soli.

Ricordate il calcolo delle probabilità: l'unico autore famoso di cui avete sparlato in vita vostra avrà l'ultima parola nell'ambito di una vostra eventuale valutazione editoriale. Io non vorrei lavorare con qualcuno che mi disprezza a tal punto da doverlo raccontare a tutti in ogni discussione pubblica su tutti i forum della Terra. Gli autori famosi non so, forse saranno abituati.

Non sputate nel piatto in cui mangiate: o meglio, in cui sognate di mangiare da una vita! Io m'immagino già la riunione tipica dell'editore tipico che riceve il mio manoscritto:

Valutatore tipico: bella edit! Cioè guarda che storia, mi sono sparato il blog di questo tipo troppo giusto che m'intrippa un casino. Cioè, secondo me è uno che acchiappa una cifra, e se non lo pubblichi stai troppo fuori di melone!

Editore tipico: che? Il libro di quello str...autore che sta sempre a sparlare degli editori? A quello non lo pubblico manco se scrive La Divina Commedia 2! E tu torna al lavoro che se no prendo il bastone!

Fate una figura da idioti: allora, i vostri libri non se li caga nessuno, e voi state lì a dire che i libri degli altri (quelli che vendono, tra l'altro) sono brutti. Non vi è mai venuto in mente che magari i libri brutti sono i vostri e siete voi a non capire una mazza? Be' magari a voi no, ma a chi vi legge sì!

Fate una figura da rosiconi: eh sì, il vostro libro sarebbe più bello, interessante, colto, ben scritto, meritevole e divertente. Solo che ne hanno pubblicato uno molto più brutto e che per di più ha successo mentre a voi non vi fila nessuno. Ma voi non siete invidiosi, sono gli altri che non meritano quello che hanno!

Tutti vi odieranno: gli appassionati lettori di questo, questo, questo e questo libro (un totale di venti milioni di persone) sono degli idioti. Coraggio, ditelo ad alta voce, gridateglielo in faccia che l'unico libro che hanno letto in vita loro (e a cui sono tra l'altro affezionati) è una porcata pazzesca. Fatto? Perfetto, avete appena insultato venti milioni di possibili lettori. Il vostro romanzo sarà un sicuro best-seller.

Esistono anche i libri carini: magari un autore ha scritto una cosa decente, che pubblicizzata in maniera decente e con un decente ammontare di bucio di cuore vende anche in maniera decente. Solo che per tutti i motivi sopra menzionati (che rosicate, che siete sfigati o quello che preferite) a voi non sta bene e lo fate sembrare una cosa brutta.

Chi fa il pane s'infarina: ah ma a pagina 238 alla terza riga del quinto paragrafo c'è scritto "fece un buco nel muro col trapano". Ma come fa il protagonista cresciuto su Plutone a sapere che quegli oggetti si chiamano così? L'autore avrebbe dovuto scrivere "realizzò un foro nella liscia superficie verticale attraverso uno strumento rassomigliante a un totano venusiano (che il protagonista conosce) munito di un'escrescenza metallica rotante fissata alla capocchia dell'estremita anteriore".

Sicuramente quando sarete voi a scrivere un western fanta-horror di 1200 pagine non vi farete scappare nemmeno un errore, per cui mi pare giusto sputtanare gli altri in maniera preventiva. E voglio vedervi a mantenere uno stile scorrevole spiegando ogni singola e stupida e inutile inezia superficiale. Io l'ho fatto, e infatti il mio romanzo non se l'è letto nessuno (a voi indovinare di quale sto parlando ^^).

Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna: e infatti io sto qui a dare lezioni di scrittura, ma sorvoliamo. Intanto scrivetelo voi un bel libro, invece di fare la figura degli sfigati pronti a salire in cattedra per giudicare gli altri. E poi invece di parlare scrivetene un altro, che magari vi viene pure meglio.

Che dite? Dalla prima all'ultima riga questo post sembra riferirsi proprio a me? Forse è vero: io sono talmente famoso che c'è già un sacco di gente che mi critica aspramente e senza motivo. Ah, dite che io sarei quello sfigato che sparla degli altri? IO?! Ma quando mai... solo per un paio di centinaia di post che ho scritto prima di questo!

E no, non esiste che mi facciate passare per quello che non sono. In un anno e passa di blog io non ho mai espresso un singolo lamento.

Avete proprio sbagliato persona.

Simone

Ricevo e ripubblico

Dall'amico Fabrizio Valenza, autore di Geshwa Olers:

Comunicato stampa

Una porta sul fantasy.
Crocevia degli scrittori

Lorenzo Rubino e Fabrizio Valenza
presentano
“Ombre dal Passato” e “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”, con la partecipazione degli illustratori Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli.

* * * * * * *

Proseguono le presentazioni del ciclo “Una porta sul fantasy”.
Il 26 gennaio 2008 a Villafranca, provincia di Verona, presso il Circolo Ufficiali dell’Aeronautica in Via San Giovanni della Paglia 8, si terrà la presentazione dei romanzi fantasy dei due scrittori veronesi, Lorenzo Rubino, autore di “Ombre dal Passato”, e Fabrizio Valenza, autore di “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”. L’evento, che inizierà alle ore 16.00 per concludersi alle ore 19.00, vedrà la collaborazione di due illustratori delle opere degli scrittori: Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli.
Moderatore dell’incontro sarà il critico letterario Pierantonio Trattenero.

Questo il programma della giornata:
- ore 16.00: apertura e ambientamento. In mostra le illustrazioni di Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli;
- ore 16.30: inizio presentazione di Ombre dal Passato e Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde;
- seguirà breve confronto col pubblico;
- ore 19.00: conclusione dell’evento.

Data la particolarità del luogo, sarà possibile partecipare all’evento solo su segnalazione del nominativo a uno dei due indirizzi qui di seguito indicati: throor@libero.it oppure lorenzorubino@virgilio.it

Come diventare uno scrittore così viscidamente accondiscendente da essere famoso.

Non bisogna per forza sforzarsi di essere antipatici per avere successo! Esiste infatti anche un bel gruppo di autori famosi che si comporta nel modo esattamente opposto: cerca così tanto di piacere e di soddisfare i desideri del pubblico (che poi sono quelli degli editori) da riuscire addirittura a convincere la gente di possedere chissà quali capacità letterarie.

Si tratta in sintesi di vendersi a tal punto da trasformarsi in ciò che la gente vuole, che in fondo è l'unico modo per produrre un best-seller se non capite un cazzo di scrittura (o se ci avete capito tutto, a seconda dei punti di vista).

Vediamo allora tutti i segreti su: come diventare uno scrittore così viscidamente accondiscendente da diventare famoso.

Il genere del libro: non deve essere quello che a voi piacerebbe scrivere, ma quello che a i lettori (eventuali) piacerebbe leggere. Che poi questo si traduce nel vedere quale libro ha venduto di più e rifarlo uguale. Del resto, da cosa credete che nasca la creatività se non dal desiderio di imitare ciò che piace a qualcun altro?

Senza che vi mettiate a scervellarvi su cosa i lettori vogliono che a voi piaccia scrivere (la frase di prima è corretta) ve lo dico io. Un giallo thriller a tinte forti, con una spruzzatina di sesso da pornoletterato del tipo: affondò la sua mascolinità fino in fondo al suo essere, riempiendola di caldo piacere. E sapeva già che dopo l'avrebbe uccisa.

Mirabilante, eh? Da notare che il thriller è per gli uomini e il sesso è per le donne, visto che su certi argomenti i maschi restano coinvolti solo se scrivete: gli mise il coso nella cosa. Che se ne facciano invece le donne dei testi erotici al tempo di Internet rimane per me un mistero.

Ancora più misterioso rimane il fatto che il mio giallo-thriller fantascientifico (Mozart di Atlantide) ricada invece nel genere che interessa meno in assoluto. Togli il sesso, ed ecco che la magia della latteratura muore di colpo. Così è la vita.

Vanno anche bene il fantasy con personaggi sessualmente attraenti inseriti in vicende lineari (lui uccise i suoi nemici e scopò molto è una buona sinossi) e la storia d'amore difficile scritta però in un Italiano semplice (che adesso approfondiremo).

Lo stile: la gente non vuole affaticarsi in quello che fa, e chi siete voi per imporre la lettura di un testo complicato? Un trucco è usare poche parole semplici, e ripeterle tante volte:

Lei sapeva di amarlo, perché questo le diceva il suo cuore: il suo cuore le diceva che lei lo amava, lo aveva sempre amato e lo avrebbe amato per sempre. Sì, lo sapeva, quello era vero amore... eppure mai come prima di allora il loro vero amore le era sembrato tanto impossibile. Un amore vero ma impossibile. Impossibile, come ogni vero amore.

E come potete ben vedere, il congiuntivo è un tempo verbale superfluo.

I personaggi: nei corsi di scrittura vi parlano di personaggi originali e interessanti. Be', sbagliano! I personaggi positivi (che poi per forza di cose saranno i protagonisti buoni) devono essere la trasposizione di quello che i lettori vorrebbero essere: l'eroe cazzuto e muscoloso, l'eroina figa, il medico belloccio che salva tutti, l'avvocato che sgomina complotti internazionali, i gatti randagi e lo scrittore famoso.

Gli antagonisti malvagi saranno invece la rappresentazione letteraria dei preconcetti stereotipati del lettore tipo: il politico corrotto, il poliziotto cattivo, il mago malvagio, l'imprenditore senza scrupoli e l'editore stronzo. Guai a indicare come cattivo qualcuno in cui il lettore potrebbe riconoscersi, tipo l'impiegato fancazzista, lo studente pipparolo o lo scrittore sfigato che nessuno vuole pubblicare: vi assicuro che se la prendono da morire.

Il vostro aspetto è fondamentale (questo l'ho riciclato da un commento al blog di Alex, che approfitto per salutare): dovete mostrare ai possibili lettori che, anche fisicamente, voi siete quello che loro cercano in un libro (qualsiasi senso questo possa effettivamente avere). Per questo motivo fatevi fotografare con la barbetta o il pizzetto e la faccia incazzata, e mentre vi ritraggono pensate intensamente: io conosco il lato oscuro della vita, e dentro i miei libri c'è tutta la mia rabbia repressa.

Gli occhiali da sole sono un optional bene accetto, specie se li portate anche di notte o in buie sale per presentazioni. Vi posterei i link di una quindicina di scrittori che fanno proprio questa cosa, ma poi si offendono e mi sono giocato tutti e tre gli editori che li pubblicano (quando si parla di linee editoriali, eh?). Cercateveli da soli ^^.

Ancora, l'aspetto è davvero fondamentale! Se prevedete di voler piacere a un pubblico di destra allora meditate un bel lifting e rifatevi i capelli. Se siete di sinistra il lifting deve essere talmente moderato da poter dire che il tutto dipende da quelle robe strane che vi mangiate, mentre l'unica cosa che potrete farvi aggiungere chirurgicamente sono le tette, ma solo nel caso che siate nati maschi.

Io desideravo apparire piacevole e gradito indifferentemente agli uni e agli altri, e non per niente mi sono rifatto il sedere.

Ok, abbiamo finito. Se mettete in pratica tutti questi accorgimenti vedrete che sarete circondati da ammiratori adoranti. I lettori infatti non penseranno: è bravo, dunque mi piace bensì un: mi piace, dunque è bravo. Eh sì, la gente è veramente così idiota... ma non tutti! Voi che leggete i miei post appartenete a una categoria diversa: siete quelli che studiano s'informano e si fanno una loro opinione sulle cose, e il solo fatto che leggiate un mio post mi riempie d'orgoglio infinito che non so come esternare se non nella scrittura di altre mie opere imperiture ispirate da voi.

Per cui quando sarà compratevi il mio cacchio di libro.

Simone

La sindrome di Reinegarth

La sindrome di Reinegarth è il mio primo romanzo più o meno completo (non è che sia poi così lungo) e l'ho realizzato quando andavo ancora all'università e credevo che la componente più importante della realizzazione di un libro fosse la sua effettiva scrittura.

Si tratta di una storia a metà tra la fantascienza e l'horror (ma giuro che non è così male come sembra!) che parla di un aspirante disegnatore di fumetti a cui nessuno vuole pubblicare nulla (sarà che ai tempi avevo già intuito qualcosa?) e che accetta di partecipare a degli esperimenti sui sogni. E visto che vi ho già detto di che genere si tratta quello che succede dopo potete immaginarvelo anche da soli.

Non è certo la mia opera più matura e profonda (cosa che potrebbe essere giudicata come elemento di pregio) ma è pur sempre un racconto che reputo originale e ben scritto e che ha ricevuto molti giudizi positivi. Vi lascio con le parole della quarta di copertina (che non è un lavoro che dovrebbe fare l'autore, e infatti è brutta ^^) e con i link a qualche recensione... oltre che ovviamente i riferimenti per scaricare l'ebook o acquistare una copia stampata.

La sindrome di Reinegarth
Di Simone M. Navarra - Immagine di copertina di Rita Tagliaferri

Marco ricorda sempre tutto cio' che sogna. Nei minimi dettagli.

Nel corso di un esperimento, Marco è vittima di un terribile incubo in cui un'entità fuoriuscita dal buio s'impossessa di lui.

Da quel momento in poi, Marco inizia a mostrare i sintomi della sindrome di Reinegarth. Una condizione in cui diviene sempre piu' difficile distinguere la realta' dall'immaginazione...


Recensioni del romanzo su:

Studio 83

Scrittore in fasce

31 Ottobre

P2P Forum Italia

Scarica l'ebook in formato A4:

La sindrome di Reinegarth.pdf (875 Kb)

Scarica l'ebook ottimizzato per i lettori portatili:

La sindrome di Reinegarth - Lettore.pdf (962 Kb)

La sindrome di Reinegarth - Lettore.rtf (333 Kb)

Le idee stupide che copiano tutti: il capo della polizia antipatico che invece di aiutare le indagini le intralcia.

In questa nuova puntata dell'aggiornamento bloggistico più atteso della rete, vi presento lo spunto narrativo chiave di buona parte dei telefilm gialli e polizieschi degli anni '80.

Se poi decidete di affittare un vecchio thriller o semplicemente di andare al cinema a gustarvi uno di quelli nuovi (almeno per anno di realizzazione, s'intende) è quasi sicuro che vi ci ritroverete davanti.

A dirla tutta, quest'idea è talmente abusata che mi sembra quasi uno spreco dedicargli un intero post, visto che probabilmente già il titolo ha detto tutto e anche di più sull'argomento mentre le cose che sto per dire potrebbe tranquillamente pensarle qualsiasi lettore con un po' di raziocinio.

Ma tant'è, ormai il libro l'avete comprato (dite che sto correndo un po' troppo con l'editing dei post? ^^) e mi tocca riempire un po' di pagine per darvi la falsa impressione di avere ben speso i vostri soldi, per cui eccovi:

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI: il capo della polizia antipatico che invece di aiutare le indagini le intralcia.

Di cosa si tratta: vi basti il più classico degli esempi.

Ispettore violento ma giusto: capo, ho scoperto il nascondiglio di quei criminali che spacciano la droga davanti alle elementari. Mi dia una volante e andrò a rompergli l'osso del culo (questi film hanno sempre un linguaggio un po' particolare)!

Capo della polizia: NO! A parte i cadaveri delle diciotto persone che hanno massacrato davanti a tutti e le lettere di minaccia e la bomba che ti hanno messo in casa e l'agguato e la corruzione del procuratore e il rapimento dei tuoi due figli non abbiamo abbastanza prove per incastrarli. Se anche li arresti, farò di tutto affinché vengano liberati il prima possibile.

Ispettore violento: eh? Ma lei da che parte sta, scusi?

Capo della polizia, puntando un dito in faccia al suo sottoposto: bada a te, ispettore giusto dei miei stivali! Se torci un solo capello a uno di quegli assassini, se metti anche solo una manetta al polso di quegli stupratori... vorrò il tuo distintivo sulla mia scrivania prima di subito!

Ispettore: sai che c'è capo? Ho fatto fuori tanta di quella gente che un morto in più o in meno ormai cambia poco! E a questo punto tira fuori la pistolona e fa secco pure il capo della polizia... e invece no, mai che lo facesse davvero. Tutti uguali 'sti film!

Ancora, altra scena super-classica.

Investigatrice occasionale che ogni puntata trova un morto in ogni posto che va: signor commissario, ho pensato che avendo trovato il coltello insanguinato nel cassetto del nipote della vittima, che tra l'altro era l'unico beneficiario dell'eredità, forse dovrebbe spostare le indagini su di lui piuttosto che sul mio amico che tanto si sa che alla fine scopriremo che è innocente.

Commissario: assolutamente no! Lei ha risolto tutti i miei casi maledetta signora impicciona ficcanaso rompipalle, mi ha fatto fare delle figure di merda in ufficio che nemmeno s'immagina. Non le darò mai ragione, mai!
Ma poi tanto lo sappiamo tutti come andrà a finire, e il resto del telefilm è solo un supporto televisivo su cui passare un po' di pubblicità.

Perché è un'idea stupida: mi pare che la stupidità fosse insita nella descrizione stessa della situazione, e che non ci sia bisogno di argomentarla più di tanto. Perché i poliziotti dovrebbero stare sempre dalla parte dei criminali e non da quella non tanto delle vecchie babbione di passaggio (oggettivamente intollerabili), ma almeno dei loro colleghi?

E aggiungo: anche se la storia della signora scassapalle sembra totalmente implausibile e improbabile, il fatto che abbia risolto un centinaio di crimini prima di questo dovrebbe spingere il commissario a dare almeno un'occhiata anche a quello che dice lei, no? Ancora, se un tuo amico poliziotto sta andando a fare una sparatoria con dei cattivi tossici assetati di sangue, perché devi lasciarlo solo col rischio che lo ammazzino minacciandolo addirittura di ritorsioni burocratiche?

Ovvio, perché se i personaggi intralcianti dessero invece ragione ai nostri protagonisti la storia si risolverebbe subito e si giungerebbe in fretta al finale. Sebbene questo nell'economia generale del racconto potrebbe essere definito come pregio (visto che questo schifo di storia finirebbe prima), tempi tecnici richiesti ai prodotti televisivi o assurde richieste editoriali che impongono un minimo di pagine costringono l'autore ad allungare il brodo con la solita roba che è stancante, noiosa, stupida e inutile. Eppure, in fin dei conti... se ha già funzionato per altre otto milioni di storie probabilmente funzionerà anche questa volta, e dal punto di vista del successo di pubblico possiamo anche stare tranquilli.

Approfondimenti: il capo rompipalle e distruggi indagini si trova anche in una moltitudine di altri generi narrativi. Vediamo quali sono i più importanti:

Comitiva di adolescenti contro le forze oscure del male: nessun poliziotto crede mai che qualcuno abbia fatto a pezzi un adolescente prima che lo stesso qualcuno gli si presenti davanti con un'accetta insanguinata in mano. Ma a quel punto in genere il poliziotto muore.

Bagnino inesperto contro squalo assassino, o in genere qualsiasi sfigato incontri un animale divoratore di uomini: ma guardacaccia, le giuro che quel tirannosauro ha sbranato il mio amico e poi ha cercato di uccidermi. Credevo anch'io che fossero estinti eppure... ah, ecco, è dietro di lei proprio in questo momento. Come dice? Non intende girarsi per controllare? Guardi, ci avrei giurato.

Investigatore impacciato ma bravo contro criminale geniale ma sfigato: per quanto il nostro buffo tenente abbia brillantemente risolto il 100% dei casi impossibili che gli sono stati affidati, nessun collega lo prenderà mai sul serio. Effettivamente, se si curasse un po' di più la gente si sentirebbe più stimolata a dargli ascolto.

Scienziato visionario contro potere della natura: per quanto i suoi calcoli dimostrino senza possibilità di errore come una tremenda catastrofe sia ormai imminente, qualsiasi altro evento concomitante verrà giudicato di maggiore interesse e come tale gli verrà data assoluta priorità. Per chiarire: ma signor scienziato, non vorrà mica che interrompiamo la partita di baseball solo per una piccola eruzione vulcanica che al massimo farà sprofondare la nostra città in un cratere colmo di magma? Suvvia, non faccia il bambino.

Persona saggia contro mondo formato da idioti: no figlio mio, non andare lì fuori con la pistola in mezzo alla banda di spacciatori drogati pazzi sadici e assassini che hanno massacrato tutti i tuoi amici e le loro famiglie solo perché uno di loro aveva lasciato la macchina in doppia fila. È meglio chiamare la polizia, dai retta a me che sono la tua mamma e certe cose le ho già vissute prima di te...

Ma secondo voi gli darà mai retta? Appunto, che ve lo dico a fare...

Simone

Come diventare uno scrittore talmente qualunquista da essere famoso.

Ve l'avevo promesso, per cui eccovi l'analisi di questo tipo di approccio alla scrittura che potrebbe rendervi stimato e adorato da nutrite folle di lettori.

Simile allo scrittore lamentoso (di cui in fin dei conti è una sorta di versione avanzata) la caratteristica principale del qualunquista è che non lo sentirete mai e poi mai dire ciò che pensa realmente o raccontare qualcosa che trova davvero interessante. Lo scrittore qualunquista infatti si specializza solo e soltanto nel ripetere affermazioni comunemente accettate e opinioni condivise dalla maggioranza dei suoi probabili lettori.

Un modo sicuro per piacere (se lo pensano tutti si vede che è vero, no?) per tirarsi fuori dalle critiche (se lo pensano tutti mica è colpa mia, no?) e per non doversi mai giustificare anche nel caso in cui si venga brutalmente smentiti (se lo pensavano tutti io che ci potevo fare?).

Il qualunquismo letterario ha inoltre ottime applicazioni nella comicità televisiva (e nei libri che ne derivano) nei blog come il mio che cerco di arruffianarmi altri scrittori sfigati come me e nel cinema cosiddetto di denuncia sociale: hai visto? Le multinazionali vendono il tabacco per ricavarne dei soldi... ma chi l'avrebbe mai detto?

Vediamo allora qualche trucchetto per trasformarci in uno scrittore qualunquista perfetto e destinato al successo:

Prendetevela con le istituzioni: ma attenzione, guai a schierarvi in maniera discorde dall'opinione comune del momento! Il qualunquismo si attua infatti con una critica severa e continua a qualsiasi gruppo, classe, partito, ideologia, etnia o religione presenti un punto di vista discorde da quello più comunemente accettato.

Il fatto che idee diverse possano suonare sensate o addirittura accettabili non deve influenzarvi: se la maggioranza la pensa in un certo modo tutti gli altri hanno sicuramente torto, e stare dalla parte del torto è sbagliato.

Scandalizzatevi con facilità: se qualcuno dice un'opinione diversa dalla vostra (o un'opinione semplicemente diversa, che fa lo stesso) dichiaratevi stupiti e sconvolti e dategli del retrogrado sorpassato e ignorante qualsiasi cosa abbia detto (anche cose all'avanguardia del tipo: mettiamo gli orinatoi WiFi nei bagni pubblici).

Il succo del discorso deve essere sempre che se la gente non si ostinasse ad avere idee che si discostano dal luogo comune la società funzionerebbe meglio... che poi in effetti è anche vero.

Prendetevela con qualsiasi cosa anche in senso non politico: a differenza dello scrittore lamentoso, che in effetti indicava comunque un problema oggettivo (seppur inconsistente), come qualunquisti dovrete affinare la tecnica di sparlare di tutto senza però dire niente di concreto. Lo so che è difficilissimo, è per questo che io ho studiato! Vi faccio qualche esempio:

I medici sono tutti uguali. I politici dicono tutti le stesse cose. I libri di oggi non valgono più niente. Vale sempre il classico: non ci sono più i - inserire quello che vi pare - di una volta e l'intramontabile: non esistono più le mezze stagioni.

Non schieratevi mai in qualcosa che non rifletta l'opinione della maggioranza: non potete dichiararvi tifosi di una particolare squadra (che di per sé vi renderebbe membri di un gruppo specifico) ma potrete dire: non c'è più il calcio di una volta, e io seguo solo la Nazionale. Ancora, inutile che perdiate tempo a leggere libri o a vedere i film, ma dite la vostra direttamente in base alle recensioni che trovate su Internet.

Mai proporre soluzioni alternative: se poi non funzionano la gente se la prende con voi! Criticate tutto in maniera generica e non mettetevi mai in testa l'idea di risolvere qualche problema. E se qualcuno vi fa notare questo vostro atteggiamento tirate fuori qualcosa che non c'entrava niente:

Voi: i problemi del terzo mondo non vengono risolti perché non gliene frega niente a nessuno (ottima frase qualunquissima e verissima).

Oppositore: be', dovremmo iniziare a fare qualcosa per i problemi del terzo mondo, allora! (Attenti che vi sta fregando: potrebbe essere un prete travestito oppure un comunista che sta cercando di carpire la vostra opinione!)

Voi: eh, certo! Ma non ci sono solo i problemi del terzo mondo. Anche qui da noi c'è un sacco di gente che sta male (altra frase eccezionale, bravi!)

Oppositore: sì, ma che pupazzo c'entrava? Stavamo parlando di come risolvere i problemi del terzo mondo e tu hai cambiato argomento...

Voi: eh! Dei problemi del terzo mondo non gliene frega niente a nessuno.

Continuate finché l'oppositore non si stanca e non desiste, e poi commentate con queste parole: ecco, quando si parla di certe cose non si arriva mai a nessuna soluzione.

Se vi trovate in un campo minato (un argomento in bilico tra da due schieramenti altrettanto forti) tergiversate: come dire la vostra opinione quando il rischio è che metà dei vostri lettori si trovino in disaccordo? Non dicendola, ovviamente: io sono credente, anche se su certe cose sono ateo o ancora: io sono contro qualunque guerra, a meno che non sia davvero necessaria.

Ok, credo di aver detto tutto. Adesso sono curioso di leggere i vostri commenti per scoprire quello che ne pensate. Anche perché le critiche degli altri possono aiutarci moltissimo, scrittori non si nasce ma si diventa e soprattutto è proprio vero che le mezze stagioni non esistono più.

Ah... le care, vecchie, mezze stagioni! Se ne sono andate per sempre, ma il loro ricordo resterà comunque vivo qui in mezzo a noi.

Simone

Per noi o per gli altri.


Per noi o per gli altri è un libro fotografico distribuito gratuitamente sotto forma di ebook, realizzato in collaborazione con il Gruppo Volontari del Soccorso di Roma della Croce Rossa Italiana.

In queste foto vediamo medici e infermieri, impiegati e pensionati, o ancora artigiani e liberi professionisti dapprima impegnati nel loro lavoro di tutti i giorni e successivamente coinvolti nelle diverse attività di volontariato della Croce Rossa Italiana.

Con queste fotografie, abbiamo voluto illustrare un piccolo scorcio della vita di alcune tra le tantissime persone (migliaia in tutta Italia) che scelgono di dedicare parte del loro tempo al volontariato. Più che restituire un quadro completo dei servizi svolti dalla Croce Rossa italiana (che sarebbe impossibile, data la loro vastità e varietà), il reportage vuole analizzare il rapporto che intercorre tra il lavoro inteso come attività retribuita, e l'impegno presso un'associazione benefica svolto invece a titolo gratuito.

Ne risulta un'immagine del lavoro e del volontariato positiva e ottimista, nella quale persone di diversa età, cultura ed estrazione sociale si realizzano concretamente attraverso la volontà di lavorare e impegnarsi in qualunque situazione.

Scarica l'ebook:

Per noi o per gli altri.pdf (3,5 Mbyte)

Link correlati:

Croce Rossa Italiana

Gruppo Pionieri Roma

Volontari del Soccorso - Roma

Volontari del Soccorso - Roma Nord

Non è tanto importante di cosa parlate, ma almeno parlate di qualcosa.

L'idea per questo nuovo capitolo del corso di scrittura avanzato è nata quando ho avuto la bella pensata di invitare i visitatori del blog a partecipare a un sondaggio. Il sondaggio funziona ponendo una domanda, e offrendo una serie di possibili risposte tra le quali chi vuole può scegliere semplicemente cliccandone una (visto che nel corso avanzato non volevo spiegare cose elementari ^^). A fine tempo limite (avevo messo un mese) restano i risultati nonché una graziosa sensazione di aver sprecato inutilmente il nostro tempo libero.

La domanda era la seguente: diventerò mai uno scrittore famoso?

Ed eccovi i risultati:

Secondo me sei già affermatissimo! 10 (15%)
Credo proprio di sì! 10 (15%)
Forse, ma è difficile. 23 (35%)
Non penso proprio, mi dispiace. 5 (7%)
Mi auguro sinceramente di no! 16 (25%)


E vi risparmio di ripetervi per l'ennesima volta la battuta su chi ha risposto mi auguro di no (che comunque troverete nell'eventuale secondo libro del blog).

Commentando questi risultati, uno dei miei lettori (non ricordo però quale dei tre) mi ha fatto notare come a parer suo il giudizio su di me fosse generalmente di amore o di odio. Se devo proprio dire la mia, nei risultati del sondaggio io ci ho visto più un'indecisione generale, ma per non perdere completamente il senso di quello che voglio dire darò comunque retta al mio amico commentatore: i giudizi nei miei confronti sarebbero insomma positivi o negativi, con poche vie di mezzo.

Sondaggio o non sondaggio, credete che sia possibile una cosa del genere? Sono davvero un autore costantemente in bilico tra il successo assoluto e la distruzione totale? Io penso di sì, ma non solo: penso che la stessa cosa si possa dire per tutti gli scrittori: ti piace quello che dice quello lì? Sì, lo adoro e me lo farei. Oppure: no, mi sta sulle palle e magari more. La cosa strana è che ho la sensazione che molti partano già con l'idea di volerti amare o odiare ancora prima di leggerti, e che analizzando quello che hai scritto cerchino semplicemente di giustificare la loro presa di posizione iniziale.

Ecco, siamo passati dal corso avanzato alla filosofia più complessa, se non addirittura alle solite pippe mentali che non portano da nessuna parte? Non necessariamente, visto che secondo me c'è una ragione precisa e ben identificabile che stimola questo atteggiamento di attrazione o repulsione nei lettori. Ed è semplicemente l'argomento di cui stiamo parlando.

Le persone si avvicinano a quello che scriviamo per tantissimi motivi, ma uno dei più importanti è che sono attratte da quello che abbiamo da dire. In sostanza gli esseri umani hanno i propri interessi, e cercano sempre nuove occasioni per approfondirli. E l'approccio a questo approfondimento non è mai passivo, ma ognuno ha già delle proprie idee ben precise che si trova di continuo a dover mettere in discussione oppure a difendere.

In fin dei conti io in questo blog racconto il mio punto di vista sull'editoria usando un tono vagamente ironico (per usare un eufemismo) e questo mi fa pensare che le persone a cui interessa sentir parlare di libri in maniera diversa dal solito (o forse nella solita maniera, visto che tutti questi scrittori entusiasti io non li vedo) saranno portate ad apprezzare il mio blog. Si porranno insomma di fronte a quello che scrivo in modo positivo, perdonando l'incredibile sequela di cazzate che sparo abitualmente.

Alla faccia del corso avanzato, vero? Ho appena scoperto l'acqua calda eppure... eppure non mi pare che questo discorso sia ovvio per tutti, visto che il difetto che accomuna la semi totalità degli autori emergenti è solo e soltanto questo: la devastante mancanza di idee. O meglio (visto che non voglio credere che tanta gente scriva senza nulla in mente) la mancata espressione delle proprie idee.

Quali sono infatti le storie tipiche da scrittore emergente e in cosa vanno a impelagarsi gli aspiranti nuovi autori famosi? Vi piacerebbe tanto saperlo, vero? Vorreste che ve lo dicessi subito, eh? E invece ne parleremo in un altro post, che questo sta andando troppo per le lunghe.

E poi mi serve un po' di tempo per inventarmi qualcosa ^^.

Simone

Il capolavoro che avete scritto andrà di certo irrimediabilmente perduto.

Ci avete pensato mai? Ma sì, ne sono sicuro (anche perché questo post nasce proprio dal commento di un amico del blog): quanti bellissimi romanzi sono stati scritti senza mai essere pubblicati? Quanti capolavori hanno visto la luce ma non hanno mai ricevuto la giusta attenzione (o attenzione alcuna)?

Bo?! Io spero pochi, perché credendo fermamente che la bella scrittura nasca da un impegno serio e costante che duri nel tempo, ci credo poco alla storia di uno che scrive un capolavoro e poi nient'altro, né prima né dopo. Sicuramente un grande scrittore avrà i suoi amici, i suoi contatti, avrà altri lavori più o meno sfigati da presentare e una serie di piccoli successi graduali prima della stesura del testo-capolavoro in questione.

Cioè, io stesso che sono una pippa ho i lettori del blog che fanno il tifo per me (be', almeno alcuni di loro). Di certo se avessi scritto chissà quale opera maestosa qualcuno di loro se ne sarebbe accorto, no? E invece...

Ok, facciamo finta che i precedenti paragrafi non siano mai stati scritti (una sorta di capolavoro perduto in miniatura) e andiamo piuttosto ad analizzare:

I motivi per cui il vostro romanzo capolavoro andrà perduto per sempre (e come invece potreste salvarlo).

Perché lo avevate scritto al PC, e di punto in bianco vi si è rotto l'hard disk: ok, niente panico (nel senso che ormai non c'è più nulla da fare ed è inutile che facciate una storia). E non dite che ci sono dei servizi di recupero dati, perché non potete permetterveli! Però per il prossimo capolavoro fate delle copie di backup ogni tanto... oppure semplicemente fate una cavolo di stampa!

Perché nessun editore ve lo vuole pubblicare, voi vi togliete la vita disperati e la vostra storia finisce lì: ok, che tristezza! Ma davvero avete scritto un capolavoro e poi basta, mai più nient'altro di minimamente pubblicabile? Io ho rimediato alla sconosciutaggine (si dirà così?) dei miei romanzi-capolavoro mandando in giro dei racconti-capolavoro in formato ebook in modo da farmi pubblicità. Adesso devo solo capire perché non piacciono a nessuno.

Perché lo tenete nel cassetto e nessuno lo leggerà mai: oh, che bella idea! Scrivere un romanzo, farsi il mazzo per mesi e anni a scriverlo e correggerlo (ricordatevi che stiamo parlando di un capolavoro!) e poi non lo fate leggere a nessuno. Peggio ancora, vi siete allenati da una vita a fare lo scrittore, eppure nessuno di quelli che vi conoscono ha mai letto niente di niente di scritto da voi perché vi vergognate a farvi leggere. A dirla tutta, questa mi sembra più la descrizione di un grande idiota piuttosto che di un grande scrittore. E gli idioti non scrivono capolavori.

Perché una vostra ammiratrice pazza vi lega al letto e vi fa bruciare l'unico manoscritto che vi portavate appresso: ok, a parte che questa storia l'ho già sentita... ma una fotocopia no?

Perché il vostro libro viene messo all'indice, ogni copia viene distrutta e voi venite arrestati: a parte che questo sarebbe il sogno di due terzi degli scrittori emergenti (vabbe', almeno del sottoscritto), nell'epoca di Internet vi basta fare un ebook e nessuno riuscirà mai a cancellarne tutte le copie. Certo è che voi non ci guadagnerete una lira, ma tanto in galera non credo che vi servano i soldi.

Perché il cane ha mangiato il manoscritto, mandato in corto l'hard disk (con quella cosa che i cani fanno tutto il tempo), distrutto il backup, bruciato la stampa e messo un virus nell'ebook: eh, che sfiga! E proprio quello che ritenevate essere il vostro capolavoro assoluto, manco a dire che ha beccato una roba a cui tenevate poco.

Ma secondo me è successo perché l'istinto del vostro animale lo ha spinto a proteggervi: è meglio che il vostro supposto capolavoro non l'abbia letto nessuno, date retta a chi vi vuol bene (il cane).

Simone

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I miei primi due anni da editore multimediale emergente: traffico web ed ebook scaricati.

Vi ho fregati tutti: è una vita che dico di essere uno scrittore emergente in cerca di una casa editrice importante, e invece era l'esatto contrario: sono un importantissimo editore che pubblica scrittori emergenti... e nella fattispecie gli ebook scritti da me medesimo. E importantissimo ce lo lascio perché mi suona bene.

Ho aperto il mio sito Internet (attualmente in fase di smantellamento) non so più quanto tempo fa, mentre a Febbraio 2006 c'è stata la pubblicazione del mio primo ebook (Mozart di Atlantide, successivamente riproposto in una nuova versione e poi rimosso del tutto per partecipare al premio Urania). Nel corso dei mesi seguenti ho rilasciato una serie di nuovi ebook, ho aperto un blog e ho iniziato a racimolare un numero sempre crescente di visitatori mensili (seppur ancora in quantità limitatissima rispetto ad altri siti di maggiore successo).

L'idea ovviamente è la seguente: scrivo degli stupidi articoli sul blog, così la gente si crede che anche i miei libri siano divertenti e se li scarica. Continuando così sono convinto che in breve tempo questo stratagemma mi porterà a raggiungere un'immensa fama, popolarità e soprattutto ricchezza... anche se a dirla tutta non ho ancora capito bene esattamente come. Eppure la storia della letteratura è piena di editori di scrittori emergenti multimediali che sono diventati ricchi e famosi grazie a internet e agli ebook, no? Ok, sorvoliamo.

Eccovi insomma un grafico che rappresenta in blu il numero degli ebook scaricati mensilmente dalle mie pagine, e in rosa/viola o quello che è il numero di visite totali tra blog e sito (cliccandoci sopra vedrete un'immagine ingrandita).


Ovviamente il grosso dei visitatori mi trova grazie al blog, mentre il sito ha un migliaio di visite al mese che arrivano in buona parte dai motori di ricerca. Non metto un secondo grafico dettagliato delle visite sito/blog per non complicare le cose, ma se volete vederlo lo trovate qui.

Da questi risultati nascono alcune considerazioni, che spero qualcuno troverà se non utili per lo meno interessanti:

- L'andamento delle visite è in continua crescita, anche se questa è una caratteristica propria di Internet (i siti più vecchi e con più pagine ricevono più accessi attraverso i motori di ricerca) e non è detto che dipenda da una mia effettiva capacita editoriale. Anche se ovviamente io ne sono convinto e me la tiro pure.

- Notando l'impennata degli accessi in seguito alla sua apertura (e l'altro grafico per chi lo ha cliccato), mi pare chiaro che il blog raggiunge molti più visitatori rispetto al vecchio sito web. Questo ovviamente perché il blog è aggiornato spesso e consente di dialogare con i lettori mentre il sito alla fine resta sempre così com'è (ed è pure brutto, tra l'altro ^^).

- La cosa degna di nota è che all'aumentare dei visitatori, gli ebook scaricati restano più o meno costanti (a parte nel periodo immediatamente successivo alla realizzazione di uno nuovo, ovviamente).

Questo mi fa pensare che gran parte dei visitatori giornalieri siano persone che mi conoscono e che hanno già scaricato i miei ebook, mentre solo i nuovi arrivati vanno a vedere se quello che ho scritto può interessarli o meno.

Ancora, forse chi trova il blog attraverso i motori è interessato unicamente al risultato della sua ricerca e se ne va senza leggere altro, mentre gli ebook vengono scaricati solo da una minima percentuale o da chi arriva sul vecchio sito web.

In entrambi i casi, l'unico modo per portare avanti la diffusione degli ebook sembrerebbe quello di far crescere sempre di più il numero dei visitatori, sfruttando così la minima percentuale interessata oppure i nuovi lettori. Ovviamente è una cosa tutt'altro che facile.

- Sempre dall'analisi dei dati che ho racimolato, ho scoperto che grossi picchi di visite vengono sempre generati da aggregatori o da siti immensamente popolari, ma portano un aumento degli ebook scaricati solo se il post aggregato o il link che porta a noi è direttamente correlato a un ebook o al mio essere uno scrittore emergente. Se anche mille persone arrivano qui per un articolo sui computer quasi nessuno di loro si metterà a sfogliare un blog che (per chi non lo avesse capito) parla di libri ed evidentemente non gli interessa.

- I post e i link che generano picchi di visite sono sempre collegati ad argomenti informatici o a tematiche legate al web, che sembrano suscitare più interesse degli argomenti letterari propri del blog. In generale un aumento improvviso degli accessi non sembra collegato alla qualità del post ma alla semplice scelta di un argomento particolarmente popolare.

Ok, che faticata! Certo è che ce ne sarebbero ancora di cose da dire su questi dati, per cui aspetto di leggere i vostri commenti e le vostre riflessioni. Prossimamente poi vi darò qualche dettaglio aggiuntivo sugli ebook effettivamente scaricati, così scopriremo se, come e perché alcuni titoli piacciono e hanno più successo di altri.

Simone

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Come lamentarsi così tanto da diventare uno scrittore famoso.

Da non confondersi con il qualunquismo assoluto (di cui parleremo in seguito), la lamentela infinita è uno dei sistemi che vi porteranno ad attrarre un numero sempre maggiore di lettori talmente desiderosi di farsi rovinare la giornata da voi al punto da essere disposti addirittura a pagarvi.

Proprio così, pagare per leggere uno che si lamenta. E in effetti c'è tutta una letteratura fatta da persone il cui unico interesse nella vita è quello di lagnarsi di qualunque cosa al punto da deprimere tutti per poi successivamente lagnarsi anche di questo: perché incontro solo gente depressa? In realtà quella di fracassare i coglioni (per usare un sinonimo) è una tecnica estremamente efficace anche in politica, nel lavoro d'ufficio, nei rapporti interpersonali quando desideriamo qualcosa dagli altri e negli sport di squadra: passa qui, passa qui, passa qui, passa qui, passa qui... ma come cacchio me l'hai passata?!

Però a voi interessa fare gli scrittori (e a me scrivere tante guide utilizzando sempre le stesse poche idee), per cui degli altri settori lavorativi parlerò magari altre volte mentre per il momento vi beccate:

Come diventare uno scrittore talmente lamentoso da essere famosissimo.

Lamentatevi sempre della bassa qualità dei libri degli altri: questo è ovviamente un punto fondamentale. Ma la critica non deve essere attiva o aggressiva, del tipo: il libro di Navarra fa schifo perché l'ha scritto Navarra (più consona allo scrittore famoso antipatico) ma di tipo passivo remissivo: ah, oggi si pubblica solo spazzatura perché non ci sono autori capaci e agli editori interessa solo vendere.

Vabbe', credo che già abbiate capito tutto e che il post potrebbe fermarsi qui. In effetti sembra così facile che il 99% degli aspiranti scrittori famosi (compreso il sottoscritto) utilizza questa tecnica. Il fatto è che per avere successo ci vuole un'applicazione perfetta che ovviamente è difficile da padroneggiare, per cui andiamo avanti con le spiegazioni.

Criticate i film tratti dai libri dicendo: sì ma il romanzo era meglio. E qui davvero non vi serve altro.

Prendetevela con un partito politico e con chiunque appoggi determinate idee: attenti però a non criticare mai il governo in generale, che è da qualunquisti! Dire qualcosa che sembri politicamente intelligente quando in realtà è solo un'insulsa lamentela è davvero difficile, per cui vi ho messo uno schema per aiutarvi. Le parti scritte in maiuscolo vanno cambiate con parole appartenenti a una determinata ideologia, etica o classe sociale che volete mortificare verbalmente, mentre quelle in corsivo vanno lasciate come sono.

OGGETTO DELLA LAMENTELA va sempre peggio. Il problema è che SOGGETTO POLITICO non gliene frega niente/rubano/sono interessati VITTIMA DELLA LAMENTELA per fare solo gli interessi/appoggiare/favorire AMICO DEL SOGGETTO POLITICO.

Esempio: il lavoro va sempre peggio. Il problema è che Berlusconi ha rubato i soldi ai lavoratori per appoggiare gli interessi della Chiesa Cattolica.
Ancora: l'economia va sempre peggio. Il problema è che ai Comunisti non gliene frega niente dei commercianti e favoriscono le Cooperative Rosse.

Attenti però a non sbagliarvi sparando una cosa del genere: la nazione va sempre peggio. Il problema è che la Chiesa ruba a Berlusconi per fare gli interessi degli omosessuali.

Se dite una cosa del genere siete fottuti, ok?

Qualsiasi cosa sia mai accaduta, accada o accadrà, in passato era meglio: mi ricordo da giovane quando per telefonare c'era bisogno del gettone, altro che questi cellulari che inquinano l'aria con le onde elettromagnetiche! O qualcosa di più lamentevole ancora: sì, oggi ci sono i computer, ma ai miei tempi era bello anche il contatto con le persone. (Specie con quelle che insultavi e che potevano picchiarti, aggiungo io).

Ancora, stufi dei recenti progressi medico scientifici potreste dire: certo che una volta quando avevi una brutta malattia almeno ti lasciavano morire in pace. Questa frase sembrerebbe associabile al qualunquismo, ma non è così perché dice una cosa vera. Ripeto che ci torneremo in seguito.

Ricordatevi le classiche lamentele stagionali: ah ma che inverno freddo! Ah quest'estate si muore dal caldo! E non scordatevi di sottolineare che odiate le feste e quanto sono state noiose le vostre vacanze.

Se avete un blog ricordatevi di allenarvi sempre nelle lamentele più sgradevoli e assurde. La mia preferita (e che vi ricompenserà con un fiume di nuovi visitatori) è la seguente: non capisco per quale motivo tutta questa gente apra un blog. Eppure un blog ce l'avete pure voi, no? Io lo trovo semplicemente geniale!

E non dimenticatevi mai del lamento generico fine a se stesso: sono stanco. Non mi va di scrivere. È un brutto periodo. È stata una brutta giornata.

I vostri lettori ne andranno pazzi.

Simone

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