Perché i personaggi dei vostri libri sono brutti.

Eccoci alla seconda o terza puntata (non so in che ordine le pubblicherò ^^) delle mie riflessioni sui personaggi dei nostri romanzi.

Eravamo partiti con l'ovvia idea che dei protagonisti ben delineati fossero importanti, e vi avevo promesso che più avanti avremmo approfondito anche questioni un po' meno scontate.

Il più avanti è arrivato ed è adesso, per cui oggi si parlerà di come non bisogna realizzare dei personaggi e del perché i protagonisti di una storia che a voi sembra tanto bella potrebbero invece suscitare nei lettori un sentimento di schifo, sgomento, raccapriccio... oppure una ben più banale e irrimediabile noia.

Insomma, veniamo al dunque:

PERCHE' I PERSONAGGI DEI VOSTRI LIBRI SONO BRUTTI.

Perchè sono identici a voi: questo è il primo e più diffuso difetto degli autori emergenti (ovviamente secondo il mio poco autorevole giudizio). Praticamente nella vostra scrittura voi raccontate la vostra vita, e i personaggi dei vostri libri siete voi stessi, magari mascherati in maniera da essere un po' meno riconoscibili. L'assurda convinzione che la nostra noiosa quotidianità sarà apprezzata e addirittura pagata da orde di lettori è un problema molto comune negli aspiranti scrittori, e ci vuole un bel po' di tempo per togliersela dalla testa.

Cioè, chiariamo meglio le cose: avete incontrato alieni? Siete stati al di fuori del sistema solare? Avete combattuto e vinto battaglie scatenate da voi? Siete diventati signori indiscussi dell'umanità intera? Vi siete almeno invischiati in attività moralmente discutibili? Niente di tutto questo?! Ok, bene (anzi male!). Facciamo un po' di training autogeno, e ripetete con me: quello che mi è successo oggi non è così importante da scriverci un libro. Quello che mi è successo oggi non è così importante da scriverci un libro. Quello che mi è successo oggi... vabbe', il senso mi pare chiaro.

La verità, come detto più volte, è che se fate gli scrittori la vostra vita si riassume in noiose giornate di fronte allo schermo di un PC condite da qualche raro evento noioso di cui a nessuno importa una mazza. E no, questa non è una bella storia.

Perché i vostri personaggi sono tutti copiati dall'unica cosa che leggete regolarmente: ok, il protagonista della storia non siete voi, ma è il classico adolescente fighetto che conosce le arti marziali (??) e non ha paura di niente e nessuno. Ma va bene, perché no?

Poi incontriamo il suo amico del cuore: il classico adolescente fighetto che fa arti marziali e che con un salto sta in aria mezzora per poi ricadere gridando la prima boiata che gli viene in mente. E poi arriva la sua ragazza, la classica adolescente fighetta esperta di arti marziali che non teme niente e nessuno. In ultimo, ecco il cattivo della situazione: il classico adolescente fighetto malvagio esperto in un'arte marziale inventata e che tanto per cambiare non ha mai paura di nulla.

Sì, ho capito: è un genere, va di moda, a voi piace, vi sentite chiamati a scrivere di questo tutta la vita (oddio vi auguro di no!), non potreste mai neanche immaginarvi a parlare di altro e bla bla bla. Sì tutto vero però, insomma... che palle!

Perché i vostri personaggi sono fantasy: cioè, ok, c'è fantasy e fantasy e personaggio e personaggio. Il guerriero nobile che va in giro in armatura per sconfiggere i draghi e distruggere qualche anello assieme al suo amico nano barbuto col martello è il classico personaggio che dimostra la vostra completa inabilità (esiste 'sta parola?) a scrivere un libro decente. E il fantasy in questo caso è che qualcuno ve lo pubblichi.

Perché non siete in grado di interpretare i vostri personaggi: se tirate fuori un chirurgo geniale, io mi aspetto che possieda nozioni di medicina che voi forse non avete e per le quali dovreste documentarvi. Se il vostro protagonista ha una laurea in filosofia, una in lingue e una in lettere, poi non potete farlo parlare come un adolescente anche se VOI stessi siete degli adolescenti e non potete per forza di cose esprimervi in maniera diversa.

Perché i vostri personaggi non si distinguono: in questo caso i protagonisti non sono proprio tutti uguali come nell'esempio più sopra, però non sono nemmeno diversi. In parole povere i personaggi sono persone comuni senza dettagli e senza aspetti particolari che li rendano unici. Non è un errore, ma è difficile appassionarsi alle vicende di qualcuno che, tutto sommato, non è nessuno e non rappresenta nulla.

Perché i vostri personaggi non sono coinvolgenti: per quale motivo il protagonista fa una certa cosa? Dove sono le sue motivazioni? E soprattutto: succede effettivamente qualcosa ai personaggi nel corso della trama, o è solo una serie di eventi banali che si concludono in un finale moscio? Se pensate che valga la pena raccontare la storia di una persona, mi pare ovvio che questa persona debba vivere una storia particolare.

Perché i vostri personaggi sono stereotipati: (questa me l'ha mezza bruciata Alex col commento all'altro post ^^) ok, avete messo insieme un bel racconto in cui troviamo nell'ordine un politico ipocrita, un eroe senza paura, un nano tontolone, una ballerina determinata, un poliziotto corrotto, un medico burbero ma geniale e una ragazza brutta che caso strano alla fine diventa bella. Ma come vi sono venuti in mente tutti questi bei protagonisti originali? Mi fate quasi paura!

Vi manca solo l'aspirante scrittore sfigato che scrive sul blog e non sopporta le critiche, e poi avete fatto l'en plein ^^!

Simone

Qualche personaggio in cerca d'autore (emergente).

Ultimamente mi sono reso conto che in anni e anni e anni (1 e mezzo) di blog non ho mai scritto nulla a riguardo dei personaggi delle nostre storie, per cui mi sembra il caso di rimediare con qualche post che renda un minimo di giustizia a questo argomento. In particolare questo è solo il primo di ben 3 aggiornamenti che sto programmando di realizzare a riguardo... sempre ovviamente che una volta terminato questo che state leggendo abbia ancora voglia di scrivere gli altri due.

La cosa più ovvia che posso dire per iniziare ad affrontare la questione, è che i personaggi sono importanti. Geniale, no? Un libro con dei personaggi ben riusciti è sulla buona strada per essere a sua volta un bel romanzo nel suo insieme totale, poco ma sicuro.

E ok, fin qui poteva arrivarci chiunque, nel senso che nessuno vi avrebbe mai detto che in fondo i personaggi hanno un'importanza secondaria e potete anche non perderci troppo tempo. Solo che di solito questa cosa viene detta (e presa) come un dato di fatto, senza cioè che qualcuno vi spieghi concretamente il perché un personaggio ben realizzato è migliore di uno fatto a cavolo.

E vabbe', si potrebbe dire che se nessuno analizza la cosa in dettaglio è perché il tutto è semplicemente ovvio, ma io il post su questa cosa l'ho scritto lo stesso e adesso ve lo leggete (con la promessa che gli altri due saranno più interessanti. Forse):

PERCHE' I PERSONAGGI DEL VOSTRO LIBRO SONO IMPORTANTI

Perché senza personaggi non c'è la storia: mi pare palese. Chi ha mai letto un libro senza alcun protagonista? Io non ne conosco nemmeno uno, visto che in tutte le cose che mi è capitato di leggere c'era qualcuno che faceva qualcosa. E scommetto che adesso me ne tirerete fuori un centinaio ^^.

Perché i personaggi stessi compongono la storia: mai sentito parlare di Indiana Jones, Sherlock Holmes, Rambo, Primo Mazzini ecc...? Tante volte un personaggio colpisce a tal punto l'immaginario collettivo che poi basta evocarne il nome per dare già l'idea di una storia di successo. E se i libri di una certa serie piacciono e vengono letti, un nuovo libro della stessa serie ha buone possibilità di piacere ed essere letto a sua volta. Anche se generalmente dal quarto in poi fanno tutti schifo ^^.

Perché inventare dei buoni personaggi è difficile: non è che uno si sveglia la mattina con in mente Darth Vader che taglia la mano al figlio (non vi dico chi è per non rovinarvi la trama ^^) oppure il dottor House con tanto di medici colleghi al seguito. Inventare un bel personaggio affascinante e che stimoli l'immaginazione del pubblico è una cosa complicata. Sicuramente ci sono delle regole e dei trucchi che si possono utilizzare (ne parliamo più avanti!) ma in fin dei conti un protagonista geniale richiede un geniale ideatore (o un gran colpo di cu...ore).

Perché dei brutti personaggi distruggeranno la vostra storia: immaginatevi un Nightmare dove però il cattivo è un alieno buono col trucco venuto male (e questa se la capite spiegatela agli altri ^^), un Lassie/gatto stronzissimo che a tornare a casa non ci pensa nemmeno, un Will e Grace versione etero oppure ancora un libro di Harry Potter in cui i protagonisti si trasformano in insopportabili adolescenti lagnosi mentre il cattivo è talmente stupido che quando si è ricostruito il corpo si è dimenticato del naso.

Perché dei buoni personaggi potrebbero salvare una storia mediocre: adesso io non faccio dei titoli per paura di essere linciato dai commentatori anonimi, ma a parer mio ci sono dei romanzi famosi in cui la trama è veramente pietibile ma che restano interessanti solo grazie a dei protagnisti ben riusciti.

Perchè i protagonisti possono suggerirvi delle idee: se avete costruito bene i personaggi della vostra storia, alle volte sarà sufficiente inserirli in una determinata situazione narrativa per avere già bene in mente come si svilupperà la trama.

Dovendo fuggire dal covo dei malvagi, il figaccione stereoidato immune ai proiettili (che bel personaggio!) potrebbe semplicemente massacrare tutti a colpi di mannaia arrugginita, Primo Mazzini costruirebbe un macchinario strano che poi si romperebbe portando comunque avanti la trama, e infine lo studente sfigato si caverebbe dalla stessa situazione collegandosi al blog del figaccione di prima per lasciargli una richiesta di aiuto.

E sì, in questo modo ho semplicemente risolto una situazione originale e per la quale non avevo idee riportandola alla solita storia trita e ritrita che tutti conoscono a memoria. E con questo?

È solo uno dei tanti trucchetti del mestiere ^^.

Simone

Perché è bello lavorare in un settore creativo.

Premetto che si tratta di un post di quelli in cui offendo la gente, ma per scherzo. E poi solo la gente stupida, antipatica e rosicona... insomma mica ce l'ho con voi, non ve la prendete! ^^

Perché è bello lavorare in un settore creativo.

Perché in qualsiasi altra professione vi verrebbe richiesto un titolo di studio, o per lo meno di saper fare qualcosa.

Perché per mettere un dito nel sedere alla gente dovete studiare 10 anni e fare un esame di stato, per fare una buca con del calcestruzzo dentro dovete passare 30 esami difficili con dei professori malvagi e per ricopiare delle fatture in un computer ci vuole l'iscrizione a un ordine professionale. Però se volete innestare preconcetti indelebili nel cervello degli adolescenti... prego, faccia pure!

Perché il giorno dopo che avete aperto la partita IVA inizieranno ad arrivarvi i manoscritti, compreso il mio. E sinceramente non so perché questo sia bello, però ci stava.

Perché se vi alzate alle cinque per portare da mangiare alla gente nessuno vorrebbe mai essere al vostro posto, mentre se avete scritto dei dialoghi per uno sceneggiato televisivo sui problemi sessuali degli adolescenti ci sarà chi vi ammira, vi stima o addirittura vi invidia.

Sceneggiato televisivo sui problemi degli adolestenti.

Quattordicenne fighetto: mamma, devo dirti una cosa: mi drogo, faccio sesso occasionale non protetto con tutte le ragazze del mio gruppo e l'incendio alla scuola l'ho appiccato io per cancellare le prove dell'omicidio.

Mamma: ah, meno male. C'avevo paura che eri ricchione!

Perché il fatto che si pubblichi (e si legga) solo spazzatura andrà finalmente a vostro vantaggio.

Perché se aprite una qualsiasi altra attività i vostri collaboratori pretenderebbero di essere pagati.

Perché potete divertirvi a inventare un prodotto editoriale che potrebbe vendere a prescindere dal testo contenuto al suo interno. Faccio un esempio:

Editore senza scrupoli (io quando aprirò una casa editrice): questa foto di una scimmia che si gratta le chiappe la chiamerei: prurito indecente, e secondo me è un titolo che vende di di sicuro.

Scrittore markettingabile: le propongo il mio manoscritto, è un romanzo che parla di una spora killer che giunge dagli abissi marini e che se ti svegli ti mangia il cervello. Per questo la gente vive perennemente addormentata.

Editore: non so. Questa spora può causare prurito?

Scrittore: certo! Posso inserire una scena in cui il protagonista rischia di svegliarsi perchè colpito da un grave eritema.

Editore: fantastico, stupendo, è il libro che cercavo! E ho già una copertina adatta.

Perché per essere bravo nel vostro lavoro basterà dire di esserlo (qualcuno ci crede sempre).

Perché potete buttare tutto quello che leggete dopo le prime righe, e poi vantarvi di leggere centinaia di libri l'anno.

Perché se i vostri libro non vendono e non piacciono a nessuno potete dare la colpa al resto del Mondo.

Perché potete leggere il mio blog, pensare che sono il classico aspirante scrittore fallito montato che sparla di tutti e poi scrivere un post per sparlare degli aspiranti scrittori montati falliti. Però ho incominciato io, avete ragione ^^.

E poi perché in fondo un lavoro creativo è sempre meglio del lavoro che fate adesso.

Simone

Frammenti cosmici - Poesie nell'arte

Questa volta vi presento ben due autori emergenti in un colpo solo! Vi sto parlando di Monica Gattari e Andrea Simonetti che insieme hanno realizzato una raccolta di poesie e illustrazioni.

Come consuetudine, lascio spazio al comunicato stampa.

“FRAMMENTI COSMICI – POESIE NELL’ARTE”
IN LIBRERIA IL CONNUBIO ARTISTICO DI ANDREA SIMONETTI E MONICA GATTARI


Esce in questi giorni per i tipi della casa editrice Il Filo la raccolta poetica “Frammenti cosmici –poesie nell’arte” di Andrea Simonetti, impreziosita dai disegni di Monica Gattari.

Questa silloge è un lavoro che supera la mera arte poetica, per giungere ad un vero e proprio idillico dialogo tra scrittura e arte figurativa: Andrea Simonetti, il poeta, e Monica Gattari, la pittrice, sono a tutti gli effetti i coautori della raccolta, raccolta che non si potrebbe percepire se mancasse l’uno o l’altro elemento, la poesia o il disegno.

Le opere figurative talvolta fungono da evocatrici didascalie delle liriche, ma anche nella stessa poesia sono presenti effetti grafici particolari, che tendono a suscitare emozioni anche ad uno stesso impatto visivo. Molto frequenti nei componimenti veri e propri richiami alla pittura, ad evidenziare il rapporto costante, indissolubile, inscindibile, tra disegno e lettera, tra arte e sentimento.

Spaziano dall’amore, al dolore, al consumismo della società moderna i temi affrontati in questa particolare raccolta; il rinnegamento del mondo attuale e delle ipocrite consuetudini che lo caratterizzano si evidenzia anche nel superamento della tradizionale forma poetica, grazie ad un estremizzato sperimentalismo formale: non solo si ottengono gli effetti “visivi” che integrano ancora di più poesia e disegno, ma con l’accostamento di oggetti inusitati si sorprende il lettore suscitando in lui sensazioni particolari.

Andrea Simonetti è nato nel 1979, vive e lavora a Loreto (AN). Insieme a Monica Gattari ha già realizzato un cortometraggio, “Immaginaria follia”, che ha partecipato al premio “Il corto 2006-Festival Internazionale di cortometraggi-di Roma”. “Frammenti cosmici” è la sua prima raccolta poetica.

Monica Gattari, 24 anni, vive nelle Marche e frequenta l’ultimo anno di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata.


Per contatti:
Valentina Petrucci
stampa@ilfiloonline.it
Telefax 0761 326452-323225
www.ilfiloonline.it

Il solito punto della situazione (quasi) mensile.

Eccoci al consueto appuntamento con le notizie riguardanti la mia carriera di scrittore.

Partiamo dalle cose grosse: c'è un non troppo piccolo editore che potrebbe essere interessato al libro del blog. L'interesse appare evidente dal fatto che sono in contatto con qualcuno all'interno della casa editrice che addirittura mi risponde alle email (be', quasi a tutte dai ^^). Non c'è ancora niente di definitivo o di particolarmente concreto, ma mi pareva giusto farne un accenno anche sul blog (che del resto è nato proprio per parlare di queste cose ^^). Ovviamente vi terrò informati!

Il premio Urania si avvicina. Cioè, il bando è scaduto da un pezzo, ma da quel che ho capito il vincitore viene annunciato tra Giugno e Luglio per cui nel giro di 3 - 4 mesi (che in tempo editoriale equivale a un'attesa nulla) dovrei aver perso. Così potrò mettere online l'ebook di Mozart di Atlantide, evviva!

Ho poi terminato di scrivere la prima parte di Primo Mazzini (il nuovo romanzo). Stiamo sulle 130 cartelle (a detta di qualche commentatore avrei dovuto arrivarci in 3 giorni, ma vabbe' ^^), nell'ultimo capitolo che ho scritto c'è stato un evento particolare e da qui in poi la storia dovrebbe iniziare a virare verso la (si spera) conclusione, che comunque è ancora piuttosto lontana.

Il problema è che non ho ancora deciso che tipo di conseguenze avrà questo evento sui personaggi. O meglio, uno dei protagonisti ne uscirà completamente cambiato in quella che è una delle mie migliori idee di sempre (eh, quando si parla di sapersi vendere ^^) mentre si renderà necessario un nuovo evento per ristabilire la normalità. Insomma ho già fissato l'evento A e l'evento B, ma resta da definire cosa deve accadere nel mezzo.

Il fatto è che questa è una cosa che non ti insegnano a nessun corso di scrittura: ho diverse idee che potrebbero funzionare più o meno bene, e sono mortalmente indeciso su cosa scegliere. Forse dovrei dare retta ai miei stessi consigli e andare avanti senza farmi troppi problemi, mah.

Ah. Sempre per Primo Mazzini è nato il bisogno di documentarmi approfonditamente su un argomento particolare (che non vi dico perché se no vi svelerei metà del finale!) e sarà dura solo capire dove andare a cercare le informazioni che mi servono. Insomma c'è un sacco di lavoro da fare, poi ancora lavoro e poi da lavorare un altro po'. Però il libro sta venendo benissimo, i personaggi sono stupendi e la storia mi pare appassionante. Sembra un mix tra il dottor House e Harry Potter, solo tutto all'italiana. Chi lo sa: quasi quasi impazzisco e vi metto la prima parte online.

Per quanto riguarda il libro dei gatti, dagli editori che ho contattato ancora niente di niente (direi che posso quasi iniziare a mettermi l'anima in pace) mentre ne ho messa una copia nelle sapienti mani di un editor molto importante a cui poverino ho rotto personalmente i coglioni (scusate ma era proprio il caso di dirlo ^^).

Sono sicuro al 200% che questo editor darà almeno uno sguardo a quello che ho scritto, e sinceramente se anche in questo caso non dovessi ricevere alcuna risposta (anche negativa!) credo che ne rimarrei perplesso. A parer mio il libro dei gatti è un ottimo lavoro, e non vedo perché qualcuno che lavora in editoria non debba almeno dirmi: per quello che cerco non va bene, però il libro è buono e prova a mandarlo a Editore X.

Che dite, per essere uno scrittore emergente sono ancora troppo ottimista? ^^

Concludo infine con i doverosi auguri di buona Pasqua. Spero che passiate dei bei momenti con i vostri parenti e i vostri amici, ci sentiamo tra qualche giorno!

Simone

L'amore e la poesia.

Me lo ricordo come fosse 30 anni fa (come in effetti era): un po' nebuloso, vago e lontano, però me lo ricordo. Avrò avuto massimo quattro o cinque anni (un po' meno di 30 anni fa allora!) e come del resto capita a tutti i ragazzini ho iniziato a pormi le classiche domande sul mondo e sulla vita.

Ovviamente, l'istante immediatamente successivo a quello in cui un determinato interrogativo si formava nella mia testa, io ero già lì pronto a rigirarlo a mia madre. E la domanda che mi ricordo ancora oggi era questa: maaammaaaaaa! (la voce era quella lagnosa di un ragazzino rompipalle) Come naaaaasconooo i bbbbbambiiiiniiiii?

E vabbe', un classico, no? Tutti i genitori si trovano a dover rispondere a questo dilemma, il che più delle volte vuol dire che è già arrivata qualcosa dalla televisione o dai racconti leggendari di qualche amichetto (miiiiii, ho visto una cassetta di mio fratello!) e che il pargolo in questione sta solo cercando delle conferme.

Insomma sì, probabilmente qualcuno mi aveva già indirizzato sulla strada giusta non tanto sulla nascita dei bambini in sé (cosa di interesse secondario), ma su come facesse in maniera pratica il nascituro a entrare nella pancia della donna. A questo punto, io cercavo una persona fidata che mi desse qualche ragguaglio in più su una cosa che mi pareva (e mi pare tuttora) a dir poco bizzarra.

Insomma la domanda era questa: mammina cara, come nascono i bambini?
E mia madre mi rispose più o meno così:

Quando la mamma e il papà sono innamorati, allora si sposano. Poi la sera ballano insieme e dopo nove mesi nascono i bambini.

Ballano insieme?! Ecco, a parte il chiaro accento sul fatto che il tutto debba avvenire rigorosamente dopo il matrimonio, v'immaginate la delusione? Niente a che vedere con le voci che giravano all'asilo, e nulla di nulla di quello che accadeva nelle leggendarie cassette del fratello del compagno di banco. Per far nascere un bambino bisognava semplicemente innamorarsi di qualcuno, e dopo aver ufficializzato la cosa con tutti i sacri crismi del caso mamma e papà... ballavano. Tutto lì, che fregatura!

Ecco. Se invece andassimo a cercare una storia simile nella narrativa moderna (vi prego, se cercate su Internet lo fate a vostro rischio e pericolo) non troveremmo mai una rappresentazione del genere. A uno scrittore contemporaneo si chiede di descrivere la realtà in maniera plausibile e realistica, ed è impossibile che qualcuno sia così sprovveduto da inventarsi una storia tanto assurda quanto sconsclusionata.

No. Un racconto che aspiri al successo di pubblico dovrà descrivere con minuzia di particolari tutto quello che accade prima, dopo e soprattutto durante quest'operazione tanto affascinante quanto misteriosa. Mamma, Papà, amore e ballare sono sostituiti da termini più espliciti e chiarificatori, e guai a non essere sintetici o a dire qualcosa di non sufficientemente inciviso.

Sarò io che sbaglio, e che come dicono i miei amici anonimi di scrittura e di libri non c'ho mai capito niente. Però la risposta che a suo tempo mi diede mia madre mi sembra più bella e più profonda. Mette in luce le emozioni e gli aspetti romantici, lasciando da parte tutto il superfluo: due persone si amano e fanno qualcosa insieme. È proprio così che nascono i bambini.

L'amore e la poesia fanno girare il mondo, proprio come in una frase smielata di un autore emergente. Ma anche se chi lo desidera potrebbe voler inserire qualche dettaglio in più, non è detto che questo aggiunga realmente qualcosa.

L'amore e la poesia, insomma. E tutto il resto, forse, è di troppo.

Simone

Come trovare un lettore veramente esperto (e perché NON dargli il vostro manoscritto).

L'altra volta avevo presentato la forse discutibile ipotesi di come sia possibile trovare degli amici fidati a cui affidare il giudizio sui nostri lavori letterari, ma di come forse sia meglio non dare retta a nessuno e fare tutto da soli.

Oggi vi dirò invece che esiste in realtà un sistema migliore per trovare una valutazione editoriale, e che consiste semplicemente nel dare il vostro manoscritto non tanto a qualcuno che conoscete e che giudicate affidabile, ma a una persona che in editoria ci lavora e che (si spera... e sottolineo in neretto si spera) ha le idee chiare su come si corregge un libro.

Vediamo allora chi sono questi lettori professionissimi e bravissimi, cercando inoltre di capire perché forse è il caso di scordarci fin da subito della loro esistenza e di proseguire con la solita auto-correzione della roba che abbiamo scritto.

Gli esperti a cui (non) affidare un giudizio sul nostro lavoro.

Un editor-e: sarebbe quello che pubblica i libri. Nella fattispecie, l'individuo che mette i soldi affinché altri producano e smercino a nome suo dei libri che trattino delle più disparate materie e argomenti.

Sarebbe bello farsi leggere e correggere da un editore, no? NO.

- In Italia ci sono migliaia di editori. E non ci prendiamo per il culo, non sono tutti grandi editori. E nemmeno quasi tutti. E nemmeno un po' meno di quasi tutti. E nemmeno... iterate ad libitum.

- In base alla succitata definizione, se le cose vanno come devono andare l'editore delega la fase di selezione e valutazione a qualcun altro, per cui non è lui quello bravo a leggere i libri ma è e rimane quello bravo a cacciare i soldi. Che poi io comunque non ci sputerei sopra.

- Un editore bravo che legge tutto il vostro manoscritto e ve lo commenta vuol dire una cosa sola: l'editore è vostro zio o vostro padre, e secondo me in un modo o nell'altro il libro ve lo pubblicheranno pure. Ma forse ancora una volta non avrete ottenuto una valutazione obiettiva ^^.

Editor (senza E): di editor ne ho conosciuti un po', e di solito se li contattate di persona per un manoscritto che potrebbe interessargli accetteranno di leggerlo e di farvi sapere se è pubblicabile o meno. Se dopo tutta questa trafila (e come è probabile) un editor non avrà intenzione di proporre il vostro libro a qualche editore, allora non aspettatevi mai e poi mai che vi dica in dettaglio come e cosa dovete aggiustare nel vostro manoscritto. Se gli editor si mettessero a correggere tutti i romanzi che non pubblicano... non gli basterebbe mezza giornata. O forse addirittura anche di più.

Se poi devo proprio dirla tutta, quando arriverà il giorno in cui per davvero un editor leggerà e correggerà il vostro libro voi lo odierete a morte e detesterete il risultato finale. Almeno così mi è stato detto da chi ha fatto l'esperienza ^^.

Qualcuno esperto: questa è una cosa che mi continuano a ripetere nei commenti all'altro post: trova qualcuno esperto. E ok, io lo troverei pure. Ma cosa identifica l'esperto in mezzo a tanti altri che esperti non sono? Cioè, io ho un blog con un corso di scrittura, ebook, foto, link, recensioni, segnalazioni... cappero l'esperto di scrittura POTREI ADDIRITTURA ESSERE IO!

E già io che non sono un cavolfiore di nessuno ho rifiutato più volte le (gentilissime, per carità!) richieste di "leggere e valutare" i libri di altri emergenti perché, semplicemente, raramente mi capita di imbattermi in qualcuno che segue il mio genere, e leggere e correggere i manoscritti degli altri richiede un lavoro che al momento non mi sento di fare.

Figuratevi quanto vi ca-fileranno gli scrittori veri.

Agenzia letteraria/valutatore a pagamento: se vi sta bene l'idea di pagare qualcuno che legga e valuti il vostro brutto libro potete mandarmi un bonifico e prendere per buona l'espressione appena usata (brutto libro). Altrimenti, auguri: tra decine e decine e decine e qualche unità e rotti di offerte che trovate in rete, io forse forse forse e ci terrei a evidenziare il FORSE mi fiderei di uno soltanto (non vi dico chi è, tirate a indovinare!).

So infatti di gente che ha speso un modesto quantitativo di denaro (non è che chiedano queste cifre, in fin dei conti! ^^) per avere in cambio una paginetta di critica ancora più squallida del commento dell'amico che dice: sì, beh... ho letto l'inizio ed era carino, ma poi mi hanno aperto la macchina e me l'hanno rubato (e vi giuro che questa cosa me l'hanno detta davvero).

Imparate a giudicarvi da soli: volete davvero fare gli scrittori, giusto? E allora vi dico una cosa, una specie di segreto che saprete soltanto voi (vabbe' ^^): se non fossi convinto di saper giudicare me stesso al di là di qualsiasi cosa possano dirmi gli altri, dopo i giudizi disastrosi che ho ricevuto coi miei primi lavori avrei sicuramente smesso di scrivere.

Forse devo riformulare la cosa. Il giudizio unanime del mondo letterario nei miei confronti (e scommetto spesso anche nei vostri), nel momento in cui mi sono affacciato all'editoria, è stato: fai schifo, non vali nulla, nessuno ti pubblicherà mai, tu non sarai mai uno scrittore. Io però ho visto del buono nei miei primi lavori, ho pensato che questo giudizio fosse sbagliato e ho deciso di continuare.

E come credo appaia ovvio, eccomi ancora qui che scrivo.

Simone

Lo scrittore impantanato (il mezzo blocco dello scrittore).

Del blocco dello scrittore abbiamo già parlato, ed è una qualcosa che - aspiranti scrittori o meno - conoscerete più o meno tutti: volete o peggio dovete scrivere qualcosa (arriverà il giorno in cui avrete firmato un contratto per sette esalogie da scrivere in due anni, no?) ma non ci riuscite.

E ok, come dicevo questo già lo sapevamo, è già stato discusso e forse se ne parlerà ancora ma per ora invece no.

Il mezzo blocco dello scrittore, o l'impantanamento del titolo, è invece quando questa situazione di impossibilità alla scrittura è meno forte e più legata a un momento particolare. Non vi siete cioè bloccati in maniera drammatica dopo esservi resi conto che quello che stavate scrivendo è una boiata pazzesca e non vale la pena di continuare (e magari state già a pagina 200): il vostro lavoro è destinato a riprendere e a proseguire, e magari anche addirittura a vedere una fine. Soltanto che in questo momento non riuscite a rimetterci le mani.

Ma facciamo una distinzione più netta, se no poi i commentatori anonimi chi li sente:

Blocco dello scrittore: non vi va di scrivere. Siete arrivati a un punto del lavoro dove non avete neanche una buona idea per andare avanti. La storia che state scrivendo non vi dice più nulla. Non sapete più dove state andando a parare col vostro romanzo. Vi sembra che alla storia manchi qualcosa, e a questo punto del lavoro è impossibile metterci le mani senza buttare via tutto.

Impantanamento: non ve la sentite più di tanto di scrivere. Avete un'idea ma non siete sicuri se sia buona o meno. Avete dei dubbi su quello che avete già scritto. Siete paralizzati di fronte a due o più possibili scelte narrative che sembrano tutte buone. Vi sembra che alla storia manchi qualcosa che però potreste ancora inserire.

Viene da sé che l'impantanamento è meno grave del blocco, anche se bisogna tenere conto di due cose importanti:

- Non sapete se siete bloccati o solo impantanati (visto che comunque non riuscite a scrivere e nessuno può dirvi se la cosa si risolverà o meno).

- Se le cause dell'impantanamento non vengono rimosse al più presto si rischia di arrivare a un vero e proprio blocco, ben più difficile da risolvere. Principalmente, se smettete di scrivere per un giorno o due ma poi riprendete allora poco male. Se smettete per un mese o due invece sarà dura ricominciare un lavoro a metà.

Ok, per ora mi fermo qui con un post appena un po' più corto del solito (la verità è che sono impantanato col blog e una volta che ho un'idea preferisco spalmarla su più aggiornamenti ^^). Più avanti proverò ad analizzare in dettaglio (ma non aspettatevi chissà che!) i motivi che portano al mezzo blocco dello scrittore, e magari anche a inventarmi anche qualcosa per darvi una mano a risolverli.

Voi intanto ditemi pure la vostra... sempre che non vi si siano a vostra volta (esppressione giusta e corretta, ok?) impantanati i commenti.

Simone

Geshwa Olers e la faida dei Logontras.

Vi ricordate di Fabrizio Valenza? Vi ricordate del suo romanzo fantasy, Geshwa Olers e il viaggio nel masso verde?

Be', vi ricorderete anche (altrimenti ve lo ricordo io ^^) che la storia di Geshwa Olers fa parte di una serie di libri di cui il secondo era da tempo in fase di preparazione... così tanto tempo che il romanzo è bello e pronto e potete già leggerne i primi capitoli online.

Ma lasciamo spazio al comunicato stampa e alle parole dello stesso autore!

Inquietanti Presenze al castello dei Logontras.

Il 1° febbraio 2008 è iniziata la pubblicazione del primo capitolo del secondo volume di Storia di Geshwa Olers, intitolato Geshwa Olers e la faida dei Logontras. A un anno di distanza dalla pubblicazione del primo volume (Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde, che tanti riscontri ha ottenuto nel corso di pochi mesi) inizia il suo percorso questa nuova avventura.

Al centro della vicenda i mesi di addestramento del giovane protagonista nell’Esercito Reale in cui ha deciso di entrare e il suo primo incarico militare: indagare riguardo alla sanguinosa faida che miete vittime nel sud del Regno.

Al ritmo di un capitolo a settimana, il romanzo sarà leggibile gratuitamente (come già avvenne per il primo volume) sul sito http://www.stedon.it/geshwa2.html.

Non perdete l’occasione di leggere il secondo volume di quella che è divenuta la saga fantasy più conosciuta della rete.

L'amico fidato che vi dice la verità sul vostro manoscritto.

Se ne è parlato spesso sul blog: prima di rivedere un romanzo già finito, o semplicemente prima di mandare un manoscritto a un editore, sarebbe una buona cosa darlo a qualche amico fidato che se lo legga, ci dia le sue impressioni sincere e che magari addirittura sia in grado di correggerlo, togliendoci il peso di fare tutto il lavoro di editing da soli.

Be', sì, questa sarebbe una cosa bellissima, e anzi se avete una possibilità del genere vi consiglio di sfruttarla. Noi non saremo mai in grado di giudicare a mente lucida il nostro lavoro, e l'aiuto di qualcuno più imparziale può essere un ottimo sistema per capire davvero il valore di quello che abbiamo scritto.

Ok, vi pare troppo facile? O meglio, non vi sembra proprio che le ultime affermazioni siano in tema coi miei soliti discorsi? Insomma non vi fidate di me, e secondo voi ho fatto tutta questa introduzione solo per tirare fuori il classico post anticonformista in cui dico l'opposto di quello che dicono tutti solo per sentirmi speciale e con questo ingiustamente non riconosciuto come scrittore per non dire un genio incompreso e un maestro della letteratura?

Direi che ci avete preso in pieno, e infatti il vero titolo del post è il seguente:

Perché nessuno a parte voi deve toccare il vostro manoscritto, a costo della vita.

Perché nessuno capisce un cazzo di scrittura: unica e inattaccabile verità. Su milioni di amici che ho (eh, sono un tipo simpatico) solo un paio dicono cose non completamente idiote e fuori luogo quando si parla di libri e letteratura (eh sì, sto parlando proprio di voi che mi leggete adesso... un bel modo viscido per arruffianarmi tutti, vero? ^^). Un paio di persone su diversi milioni da un punto di vista ingegneristico fa praticamente ZERO, per cui posso completare questa analisi sociologica dicendo appunto che nessuno potrà mai aiutarvi senza rovinare il vostro lavoro nell'esatto momento in cui ci metterà sopra le mani.

Tanto vale che ve lo roviniate da soli.

Perché nemmeno voi capite un cazzo di scrittura: sulla base di cui sopra, è quasi impossibile che il vostro libro sia niente di più che un libercolo pieno di banalità scritte da un illuso che si crede un artista. E perché dovreste volere che qualcuno vi dia conferma di questo fatto?

Perché tanto non cambia niente: se il libro è un capolavoro lo resterà con o senza l'intervento del vostro amico editor in erba. Se il libro fa schifo invece pure.

Perché la correzione fa parte del lavoro dello scrittore: se chiunque altro non professionista fa un lavoro migliore del vostro, be' state messi malino.

Perché tanto sicuramente c'è qualcosa che non va: ma chi vi credete di essere, Hemingway King Rowling Jr.? Nessun libro è perfetto, e qualsiasi analisi approfondita del vostro lavoro rivelerà pecche gravissime e altre cose nettamente migliorabili. Ma chi ve lo fa fare? Accontentatevi di quello che riuscite a fare, una volta tanto.

Perché poi qualcuno lo ri-correggerà di nuovo: ogni maledetto editore del globo vorrà avere l'ultima parola sul vostro manoscritto, cambiando editando spostando e riscrivendo secondo il suo insulso gusto commerciale. Perché dovete fare voi stessi un lavoro analogo che poi verrà annullato dalle sapienti mani dell'editore di turno?

Perché rischiate di perdere un amico, fidanzata/o, moglie/marito, compagno/a, conoscente o passante gentile che si è offerto di aiutarvi: la persona in questione pretenderà di stravolgere il vostro lavoro, voi lo insulterete pesantemente, ne nascerà una colluttazione e il tutto si risolverà con la fine irrecuperabile di qualsiasi bel rapporto ci potesse essere precedentemente.

Certo, dopo tutto questo il vostro manoscritto potrebbe uscirne migliorato. Però a trovare un bel libro in fin dei conti ci vuole poco (intendendo un bel libro non scritto da voi, ovviamente). Farsi dei nuovi amici, invece, è davvero dura, per cui date retta a me: per uno stupido romanzo, non ne vale assolutamente la pena.

Simone

La scaletta della morte: come preparare un romanzo che poi non scriverete mai.

Per scaletta si intende una serie di eventi concatenati che riassumono la storia e gli avvenimenti nell'ordine in cui si presentano all'interno del romanzo che abbiamo intenzione di realizzare.

Per fare sempre quello che da opinioni eccessive, arrivo a dirvi che se avete preparato una buona scaletta il vostro romanzo è praticamente finito, visto che oramai non vi resta altro da fare che... scriverlo.

In fin dei conti nella scaletta avete già i personaggi, la trama, i colpi di scena, il finale e insomma tutto quello che dovevate inventarvi per creare una storia dall'inizio alla fine. La parte difficile è fatta, mentre per scrivere un testo accettabile quando tutto è gia prestabilito in fin dei conti non è che ci voglia questa gran capacita letteraria. È solo questione di lavoro, e questo è facile.

Il problema è che una buona scaletta non è una cosa così semplice da realizzare, ed è ancor meno semplice da seguire al punto che inizio a chiedermi se non sia effettivamente impossibile scalettare (che verbo usereste voi? ^^) un romanzo al 100% e poi scrivere solo quello che si è progettato in precedenza.

Vi faccio un esempio con la Sindrome di Reinegarth, il romanzo che potete scaricare dal mio sito. Ovviamente il sito in questione, mio, da cui potete scaricare il romanzo, è quello su di quale state leggendo ora. E sì io faccio lo scrittore e scrivo bene.

SCALETTA DELLA SINDROME DI REINEGARTH (PRIMI CAPITOLI) - PRIMA VERSIONE

- Protagonista vuole fare il disegnatore di fumetti.
- Gli commissionano un lavoro per una casa editrice.
- Ha bisogno di soldi per mantenersi.
- Trova lavoro in un laboratorio di ricerca.
- Qualcosa va storto durante gli esperimenti sui sogni.

Be', la prima parte del romanzo è più o meno questa, e i più sprovveduti si diranno che come scaletta va bene e che anzi il lavoro sia più o meno ben progettato. E invece, ovviamente, no, visto che la storia reale ha tutto un altro livello di dettaglio che in questo riassunto non compare minimamente.

SCALETTA COME REALMENTE È IL ROMANZO FINITO

- Marco (il nome del protagonista) litiga col padre perché vuole fare il disegnatore di fumetti invece che lavorare nel ristorante di famiglia (sì è un coglione ^^)
- Marco fa il colloquio con la casa editrice, in cui gli propongono un fumetto di un certo Crammond che però a Marco non piace. In ogni caso accetta di realizzarlo fingendo che sia di suo gradimento.
- Marco trova lavoro con degli scenziati che fanno degli studi sui sogni grazie al fatto che da quando è nato egli (sempre Marco!) riesce a ricordare tutto quello che sogna la notte.
- Durante gli esperimenti Marco sogna un'entita misteriosa che lo assale facendolo svegliare in preda al terrore.

Insomma, visto? La storia segue l'idea della scaletta iniziale, ma scrivendo e andando avanti con la trama il tutto si fa più complesso e denso di spessore. Il difficile è proprio questo: non tanto inventare la trama e gli eventi principali (che comunque erano chiari anche all'inizio) quanto riempire la storia con quello che deve succedere tra un punto fisso e l'altro, dando allo stesso tempo spessore ai personaggi, colore alle relazioni interpersonali e soprattutto un'atmosfera e delle descrizioni piacevoli e credibili.

Ecco, finora io non sono mai stato in grado di fare questo lavoro a priori. Il passaggio dalla scaletta di partenza a quella definitiva è sempre stato fatto in corso d'opera, mentre scrivevo, e sinceramente non so se anche continuando a migliorare le mie capacità di scrittore riuscirò mai a partire direttamente dalla scaletta più completa.

Col nuovo romanzo, Primo Mazzini, c'è stato un piccolo passo avanti. Ho molte scene complete in mente già pronte da tempo, ma tra un passaggio e l'altro della trama ci sono comunque dei buchi incredibili e dei tempi morti che vanno in qualche modo riempiti e che rallentano davvero molto il lavoro.

Insomma, le cose stanno così. Adesso... come avevo progettato di finire il post? Ah, certo, ecco qui: questo era l'argomento del giorno, e come sempre attendo i vostri commenti.

Simone

Lo scrittore che prima di correggere il proprio romanzo aspetta un sacco di tempo.

Avete mai seguito un corso di scrittura di base? Vi basterà semplicemente fare una ricerca sul web per trovare i consigli di qualche blogger aspirante scribacchino dei miei stivali (io non ne conosco nessuno) per incappare in un consiglio del genere.

Di cosa sto parlando? Ma del fatto che, dopo aver terminato un romanzo e prima di passare alla sua rilettura e correzione definitiva, si consiglia spesso e sovente di lasciar passare un determinato periodo di tempo.

Per chiarire: nell'ottica dei bravi autori che capiscono come si fa questo lavoro (parliamo dello scrittore, che sì per qualcuno è un lavoro!) se voi scrivete - che ne so - un romanzo sui gatti e lo correggerete immediatamente appena terminata la prima stesura, sarete ancora così immersi nelle tremende pippe mentali che vi siete fatti per scriverlo da confondervi le idee da soli e non riuscire a fare un lavoro di editing accettabile. Questo significa che il risultato finale farà schifo, e nessun editore vorrà pubblicarlo.

Al contrario, se prima di mettervi a rileggere e riscrivere lasciate passare del tempo (che poi quantificheremo), avrete le idee più chiare. Il vostro editing sarà migliore, il testo più scorrevole, e se anche nessun editore vorrà pubblicarlo lo stesso il vostro romanzo sarà comunque più bello.

Ok, quantifichiamo. Quanto è giusto attendere, secondo voi, prima di passare alla fase definitiva della scrittura di un romanzo? Un mese? Due mesi? Tre? Quattro? Oh, allora?!

La verità è che non ve lo dice nessuno. Non c'è un tempo standard, anche se l'opinione comune è che il libro ve lo dovreste essere scordato a tal punto da non riconoscere neanche più la vostra scrittura. Difficile per me, visto che rileggo tutti i giorni i miei romanzi anche nei momenti di maggiore concentrazione e li conosco praticamente a memoria. Ma per la gente normale si parla di.... dai sei mesi a un anno. Chiaro? Scrivete un romanzo, per un anno lo lasciate lì da qualche parte (attenti a non scordarvi dove!) poi lo correggete, poi lo mandate a un editore e poi non ricevete alcuna risposta. È questa la procedura corretta, e se non lo fate siete il solito sfigato che di scrittura ne capisce poco.

Ok, adesso passiamo al corso avanzato e alle mie interessanti (??) opinioni personali: questo discorso dell'attesa anche di mesi prima di rileggere il proprio lavoro (e poi ovviamente riscriverlo) è una cosa che mi sta proprio sullo stomaco. Cioè, io già ci metto un'eternità per scrivere una cosa, e adesso solo perché non c'è un cazzo di editor disposto a correggere i miei libri devo bruciarmi la vita ad aspettare di essermeli dimenticati?

È vero che questa cosa effettivamente si fa e funziona (Hemingway ha editato il vecchio e il mare un anno dopo averlo scritto, e il risultato mi sembra buonino) ma non siamo tutti Hemingway e questa fissazione di dover presentare solo la perfezione assoluta è anche controproducente.

Immaginatevi uno scrittore aspirante anche bravino, e provate a pensare a cosa lo aspetta non per diventare famoso ma solo per pubblicare un'opera prima accettabile. Il poveraccio in questione dovrebbe impiegare: 1 anno per ideare un romanzo, 1 anno per scriverlo, 1 anno di attesa per rileggerlo, 1 anno per riscriverlo, 1 anno di attesa per firmare il contratto di un cavolo editore che se l'è letto e 1 anno ancora di attesa per arrivare in libreria.

Insomma a seguire le regole se sei già bravo e meriti di pubblicare dall'ideazione alla pubbicazione passano 6 anni solo per un libretto mediocre che magari non comprerà nessuno! E il bello è che se uno volesse campare con le vendite di questo libro (cosa di per sé insensata ma per dire) deve aspettare ancora un altro anno in più perché l'autore vede i primi guadagni l'anno successivo a quello della pubblicazione.

Tutto questo aspettare, attendere, lasciar correre e veder passare mi sembra completamente insensato, ed è parte del bagaglio di automortificazione e nichilismo di cui gli aspiranti scrittori adorano caricarsi.

Aspirante scrittore nichilista: non sono sicuro, non sono all'altezza, a nessuno piacerà quello che scrivo, non sono capace, fanno bene a non pubblicarmi, i critici che mi insultano hanno ragione, meglio fallire che avere un successo non assoluto e poi tanto io scrivo per me e per quella cosa che mi sento dentro (??).

Ma qual è invece la realtà editoriale? Da quel che vedo io, gli scrittori veri che si pubblicano e che vendono tanto scrivono anche due libri all'anno, e a nessun editore al mondo verrebbe mai in mente di aspettare mesi e mesi prima di mandare in stampa il nuovo Jerry Potter o l'ultimo romanzo di Stiven Ching.

Ok, mi pare di essermi dilungato abbastanza. Adesso devo solo correggere quello che ho scritto, e poi tra un annetto o due potrò anche metterlo online ^^.

Simone

Le idee stupide che copiano tutti: il comportamento opinabile che genera morte istantanea.

Non so se gli scrittori che lavorano per il cinema siano dei moralisti. Sinceramente, visto il tema e il genere di certe storie direi proprio di no... eppure, almeno in certi tipi di film, qualunque comportamento non conforme agli standard di persona bella brava e buona genera catastrofi istantanee dagli esiti il più delle volte incontrovertibili (la morte, appunto).

Non ci credete? E perché avrei scritto 'sto post secondo voi? Ah, adesso ci credete, eh? Meglio:

Il comportamento opinabile che genera morte istantanea.

Di cosa si tratta: avete presente quei film del terrore dove la coppietta che fa sesso extramatrimoniale viene uccisa? E avete presente come i cattivi fumino sempre mentre i buoni al limite sono solo un po' sovrappeso (a parte nei film dove il buono fa la televendita delle sigarette, ma quelli erano altri tempi).

Ancora, avete presente qualsiasi cosa brutta che accade sempre a qualunque personaggio faccia qualcosa che non dovrebbe fare? Ok, allora avete presente anche quello di cui stiamo parlando.

Una sorta di causa effetto del Karma insomma (con un Karma molto, molto vendicativo), o una moderna teoria del contrappasso che punisce ogni peccato con la morte, ancor prima della punizione eterna che necessariamente verrà inflitta al malcapitato.

Perché è una idea stupida: adesso, c'è forse da chiederselo? Non è che come bevete una birra finirete in un crepaccio con la macchina, o come vi inietterete droghe sconosciute morirete di qualche reazione indesiderata (ok, quello forse sì).

Il porre in pericolo e poi successivamente uccidere i personaggi che fanno qualcosa di male è semplicemente uno stratagemma che serve a:

Instaurare il senso di colpa: anche voi fumate, bevete e siete andati a una festa di nascosto dai vostri genitori, per cui presto morirete.

Colpevolizzare la vittima: tutte le persone che fumano moriranno comunque in breve tempo (e qui io mi gratto insieme ai lettori fumatori ^^), per cui se un mostro mangia un tabagista non c'è problema. In fondo se l'è cercata!

Indicare persone cattive: se fossi un bravo scrittore, saprei inventarmi un personaggio malvagio e sarei in grado di rendere odioso uno dei protagonisti. Invece sono una sega, e allora?! Ah, semplice: facciamo che si capisce che è cattivo perché accanto alla tazza del cesso tiene sempre una bottiglia di Whisky. Ok, lo ammetto: io uno così non lo frequenterei.

Allungare la durata del film: cacchio, abbiamo già finito le idee e siamo ancora a 30 minuti di pellicola! Ci vogliono altre comparse da uccidere.

Riciclare una morale che è comunemente accettata, così da non rischiare di infastidire qualcuno:

Padre: sai, drogarsi è sbagliato. Lo hai capito adesso?

Figlio: sì papà, non mi drogherò mai più. Poi fa un rantolo e muore.

O ancora:

Poliziotto: capisci cosa hai fatto? L'omicidio è sbagliato!

Serial killer: (non dice nulla, perché il poliziotto lo ha appena ucciso).

Approfondimenti: facciamo una serie di esempi del rapporto azione non voluta - morte meritata, così magari vi verrà qualche buona idea per il vostro romanzo.

Sesso in auto: un mostro ucciderà chiunque si apparti per fare sesso durante le ore notturne. Nelle ore diurne si vede meglio, e allora sta lì a guardare.

Sesso in uno squallido hotel: qualcuno spia la coppia da un buco nel muro. Poi uccide lui, aspetta che lei urli per quindici minuti e poi uccide anche lei.

Sesso su una barca: uno squalo mangerà lui, e lei resterà shockata (nessuno crederà all'esistenza dello squalo, tra l'altro).

Sesso in acqua: uno dei partner affogherà l'altro. Insomma meglio non fare mai sesso, capito?

Fare la doccia: anche se in apparenza non ci sarebbe nulla di male, quando una donna si spoglia per fare la doccia la telecamera indugierà su determinati particolari anatomici (le tette) e poi un serial killer entrerà in bagno per accoltellarla. Gli uomini che fanno la doccia possono stare invece relativamente tranquilli.

Fumare una sigaretta: qualunque fumatore è un criminale, e qualcuno gli sparerà addosso entro le prossime due ore di proiezione. Un medico potrebbe commentare che se non avesse fumato avrebbero potuto salvarlo.

Assunzione di alcolici: un minorenne che beve una birra (meno di 21 anni se è una storia americana) morirà obbligatoriamente in un incidente stradale alla guida della propria auto. Un adulto che beve un superalcolico potrebbe indifferentemente morire allo stesso modo o causare la morte di un certo numero di minorenni.

Commettere un omicidio: nessun assassino della storia della letteratura, cinema, televisione, musica, fumetti e giochi di carte collezionabili l'ha mai fatta franca. Nel migliore dei casi va in galera, ma di solito viene ucciso.

Rifarsi il seno: qualunque donna col seno rifatto è punita con l'accoltellamento.

Assunzione di stupefacenti: tutte le droghe hanno effetti allucinogeni, e chi le assume si toglie la vita, ha un incidente stradale o se proprio non vuole crepare viene assassinato da un serial killer. Se è il protagonista a drogarsi le allucinazioni avranno qualcosa a che vedere con gli indiani d'America.

E non chiedetemi perché, non ne ho la minima idea.

Simone