I libri li scrive la gente: il rapporto tra creatività e commercio.

Vi propongo una riflessione su uno dei soliti temi di cui si discute spesso. Un'idea un po' diversa (spero) nell'ambito dei classici discorsi su arte, scrittura, commercio ed editoria.

Si vendono libri brutti, e non si vendono (o non si leggono) i libri belli. Questa è una lamentela tipica da aspirante scrittore, intendendo come tale una persona che vorrebbe lavorare nel mondo dell'editoria o della creatività in generale, ma che da questo mondo si vede respinto per mille motivi (che adesso non ci interessano).

La verità ovviamente è un po' più complessa. La realizzazione e vendita di un prodotto commerciale segue determinate regole, e queste regole si riassumono essenzialmente in una sola: l'investitore (editore o produttore o quello che è) deve guadagnare (ergo: gabbare gli incauti consumatori) attraverso l'oggetto su cui ha investito il proprio denaro (il vostro stupido libro). Quello che non è giudicato economicamente interessante (facilmente vendibile) non viene prodotto e smerciato, punto. E se questo sistema non vi piace basta che investiate da voi i vostri soldi nel vostro libro che non vuole leggere nessuno, e quando sarete diventati poveri di sicuro cambierete idea (o lavoro).

Eppure, nonostante l'arte commerciale (tutto quello che leggete, vedete, ascoltate o comunque acquistate) non sia vera arte, intesa cioè come libera espressione creativa, io ricordo con piacere e quasi con affetto alcuni libri, film o album della mia ancor più giovinezza (sono ancora giovanissimo, mi pare di averne già parlato ^^). In particolare un libro o due e un disco o due mi hanno colpito a tal punto da influenzarmi, da spingermi cioè e pensare in un certo modo e a impostare la mia vita in una certa direzione.

Ma che senso ha questo? Come può un pacchetto di caramelle con sopra due tette (potrei dire un best seller o un colossal, per me è lo stesso) cambiarvi la vita o comunque insegnarvi qualcosa? Ok, le tette sono sempre tette, ma chiariamo un po' la situazione su cui sto riflettendo: perché una cosa realizzata a esclusivo fine commerciale seguendo leggi di mercato e strategie di marketing può tornare ad assumere un valore artistico? Come può un Bigmèc trasmettere un sentimento e come è possibile che un paio di Naik colpiscano profondamente la nostra immaginazione?

Vediamo qualche eventuale possibilità:

Perché io sono un coglione: questo in effetti è vero nel 99,9% dei casi: qualcuno monta un progetto commerciale dotato di valore intrinsceco pari allo zero (una cagata, per chiarire) e comunque ci saranno persone su persone che ci vedranno dentro chissà cosa, e chissà perché ne resteranno affascinati. Adesso vi parlerei male di certe trilogie cinematografiche per cui la gente sembra impazzire, ma poi mi sabotano il blog per cui meglio che sto zitto.

Perché da ragazzino sei più influenzabile e meno esigente: effettivamente tutti i film, libri e canzoni che ho amato di più appartengono alla mia adolescenza. Arrivo a credere che gli anni '80 fossero l'epoca d'oro del cinema che oggi è praticamente morto e sepolto visto che anche i kolossal di maggiore successo io li trovo orrendi. Ma forse ero solo io che se negli anni '80 vedevo un tizio con la frusta laser che per catturare i fantasmi costruiva un'automobile che viaggiava nel tempo (li ho mischiati un po' tutti) mi sembrava di trovarmi davanti a chissà cosa, mentre tutto quello che si inventano oggi mi fa sbadigliare.

Perché per davvero era meglio prima: negli anni '80 un film o un libro costavano TOT, e se sbagliavi e non vendevi forse potevi ancora farne un altro. Oggi i libri non vendono un cappero e fare un film costa 20 volte TOT, e se le cose ti vanno male le persone che hai sbancato ti fanno fare una brutta fine.

Perché qualcuno è davvero bravo: certi autori riescono a produrre cose vendibili, che allo stesso tempo sono valide e interessanti. E in effetti specie nel cinema me ne viene in mente più d'uno. Nella letteratura ci sono ovviamente io, strano solo che le mie cose vendibili e valide non le voglia leggere nessuno.

Rimane però un'ultima ipotesi, che poi è proprio l'idea che mi ha spinto a scrivere questo post.

I film e i libri hanno successo quando assecondano il gusto del pubblico, e questo è innegabile. C'è insomma una sorta di bello collettivo, un desiderio sociale che cerca nuove storie e nuovi racconti che accontentino le sue aspettative. E forse è proprio da questo meccanismo che nascono le storie affascinanti che ci colpiscono più nel profondo: scrivendo quello che piace alla gente si può scoprire in cosa consiste il gusto collettivo della nostra epoca, e con esso definire meglio noi stessi e l'essere umano di oggi.

L'artista che propone un nuovo oggetto in cui possiamo riconoscerci è destinato a piacere e ad avere successo. E questa in fin dei conti è una delle chiavi con cui si può creare un vero capolavoro: analizzare il nostro tempo, capirlo e ricostruirlo secondo un canone artistico.

Troppo complicato? Non lo so, forse. Allora provo a fare un esempio:

Magari nel 1980 o no so bene quando la gente sognava un progresso scientifico che ci desse un controllo più grande sul mondo e sulla nostra vita. Una macchina con cui risolvere tutti i nostri problemi e che ci consentisse di cambiare il destino da sfigati che ci perseguita. Qualcuno ha percepito questo sentimento, si è inventato una Delorean che viaggiava nel tempo, ed ecco che è uscito un film magari leggero magari commerciale ma che dopo 20 anni la gente ancora ricorda e rivede con piacere. Ma non è stato il film a piacere al pubblico di adolescenti dell'epoca (oh, a me è piaciuto, ok? ^^); era il pubblico ad aspettare un film del genere, e chi lo ha ideato e realizzato non ha fatto che accontentare il desiderio degli spettatori.

In fin dei conti, il succo del discorso è che la nostra creatività nasce dalla visione del mondo che in questo momento ci piace abbracciare, mentre le storie che scriviamo raccontano noi e la nostra vita, come singoli e come società.

I libri li scrive la gente, insomma. Che poi, detto così, mi pare un concetto fin troppo ovvio.

Simone

Lo scrittore che c´ha altro da fare.

Scusate il mini aggiornamento, ma in questi giorni sono impegnato su altri fronti e non riesco proprio ad aggiornare il blog. Mi spiace per chi mi legge sempre e che magari si chiederá che fine ho fatto (ok, é una mia ottimistica speranza, lo ammetto ^^) ma prometto che Lunedí o Martedí mi faró perdonare con un postone lunghissimo e (sempre nell´ottimistica speranza) interessante.

Non riesco nemmeno a leggere i vostri blog piú di tanto, anche se solitamente lo faccio anche se non sempre commento (ho una ventina di sottoscrizioni su google reader, ma almeno per il momento non vi dico a quali blog ^^).

Tanto per aggiungere qualcosa di letterario, sto anche rileggendo quello che ho scritto di Primo Mazzini (il nuovo romanzo) fino a questo momento. Diciamo che alcune parti sono da rivedere, ma tutto sommato é divertente e scorre, i personaggi ci sono e la storia pure... per cui insomma sono soddisfatto.

Vedo che alla fine l´aggiornamento non é poi stato cosí mini come avevo preannunciato, ma come potrete immaginare nel momento che inizio a scrivere qualcosa poi non mi fermo piú. Diciamo che il problema non é tanto la quantitá quanto la qualitá, ma immagino che lo stesso valga un po´ per tutti, blogger e scrittori.

Ciao a tutti e a presto!

Simone

Come trovare delle idee (se proprio non ne avete di vostre).

In sintesi il problema è questo: vogliamo scrivere un racconto, un romanzo, un fumetto, una sceneggiatura e insomma qualsiasi cosa di scrivibile, però non ci viene in mente nulla di nulla.

Del fatto che questa cosa sia un po' strana abbiamo già parlato. Parliamo invece adesso di come si possa in un certo qual modo porre rimedio a questo problema, e cioè di:

Come inventarvi qualcosa da scrivere quando non avete nulla da dire.

Leggete qualche libro: non ci voleva tanto ad arrivarci da soli, no? Il libro di qualcuno potrebbe ispirarvi, e spingervi a tirar fuori qualcosa di vostro. Attenti però a non copiarlo uguale e identico all'originale... a meno che non sia un libro fantasy, horror o thriller: in questo caso, dovete copiarlo uguale.

Vedete un film: che poi è come leggere un libro, solo che è più facile scegliere quello che ci interessa, richiede meno tempo e la cosa costa meno fatica. In effetti, mi chiedo perché la gente si ostini ancora a scrivere libri... ^^

Aprite un blog e parlate degli affari vostri: non so a cosa serva, e non so perché dovreste voler fare una cosa simile. Però a scrivere quello che v'è successo 5 minuti prima ci vuole poca fantasia, e se anche a nessuno gliene frega niente è una cosa che fanno praticamente tutti. Anche io.

Parlate di politica: non ci vuole nessuna idea o preparazione particolare. Non dovete essere colti, e nemmeno dovete informarvi (e anzi oserei dire che la cosa sarebbe controproducente). Per parlare di politica basta affacciarvi alla finestra è lamentarvi di quello che vedete (ah, guarda che traffico, e poi l'inquinamento, e tutti questi piccioni, il sole sentite che caldo tutta colpa dell'effetto serra, basta ribelliamoci!).

Il bello è che otterrete comunque il consenso di qualcuno.

Studiate: la scrittura è in qualche modo associata alla cultura, e la cultura di una persona è a sua volta in qualche modo associata allo studio. Lo studio poi dipende da quanto non avete un cappero di meglio da fare, che tra l'altro è una condicio sine qua non per mettersi in testa di fare lo scrittore.

Fate un viaggio: se vedete un posto nuovo e staccate dalla solita routine, è probabile che vi venga anche qualche nuova idea. Se poi una volta tornati dal viaggio non vi viene lo stesso in mente niente di nuovo... se non altro, vi siete fatti una vacanza.

Interessatevi a qualcosa di nuovo: se fate sempre le stesse cose, che volete che cambi dentro i vostri schemi mentali? Provate a fare un nuovo sport, a leggere qualche genere che di solito evitate, a parlare con persone nuove, a uscire e visitare un museo o posti della vostra città in cui di solito non andate. Insomma le idee sono già nella vostra testa, voi dovete solo scuotere un po' nella speranza che caschino fuori.

Leggete i giornali: io non lo faccio mai (guardo le notizie online). Comunque immagino che seguendo le notizie di cronaca e di attualità vi farete un'idea di cosa interessa le persone in questo momento, e potrete scrivere qualcosa che accontenti il desiderio comune di approfondimento e riflessione sul mondo che ci circonda.

Che dite? Le notizie più importanti e ripetute sono collegate a sesso, violenza e al limite a qualche losca manovra politica? Be', e che altri temi volevate trovare sulle prime pagine dei quotidiani più venduti?

Anche i giornalisti, in fin dei conti, hanno un pubblico da accontentare.

Simone

Il punto della situazione, tanto per riempire un post.

Non ci sono grosse novità rispetto all'ultimo aggiornamento, ma come sempre eccovi il solito riepilogo della mia carriera di scrittore emergente.

Intanto la novità maggiore (ah, qualcosa c'era! ^^) è stata la messa online del nuovo racconto, N°15: Moro. I commenti mi sono parsi molto positivi, ma anche se l'ebook è appena uscito i miei lavori più scaricati restano la sindrome di Reinegarth e l'inizio del libro dei gatti. Evidentemente, le immagini di questi ebook che ho inserito nella colonna di destra attirano l'attenzione dei visitatori occasionali, per cui è più facile che qualcuno li scarichi.

Detto questo, dal punto di vista editoriale ho ricevuto (finalmente!) un paio di rifiuti per i miei lavori (uno per il gatto che cadde dal Sole e uno per il libro del blog) e poi nient'altro. Il solito mortorio, se non fosse che con quell'editore non tanto piccolo che forse dovrebbe pubblicare il libro del blog mi pare che la cosa si stia mettendo piuttosto bene... anche se prima di avere qualcosa di definitivo è meglio non dire altro.

La stesura del nuovo romanzo si è ri-bloccata, nel senso che ho superato quella parte in cui mi ero intasato il mese scorso e sono andato piuttosto avanti col lavoro (ormai siamo sulle 170 cartelle). Solo che mi sono fermato di nuovo, semplicemente perché mi sento stanco e scrivere mi fa fatica. Non è né un blocco e né mancanza di idee, è solo semplice usura mentale di stare lì ore e ore a scrivere le parole giuste che formano le frasi giuste nelle pagine giuste della storia giusta. Sono scarico, almeno credo.

Adesso mi sto riposando un po' anche con qualche giorno di vacanza, conto di rileggere con calma tutto quello che ho scritto per poi riprendere il lavoro con più entusiasmo. Il libro, comunque, è di gran lunga la cosa migliore che ho scritto finora... fermo restando che forse non è così, che probabilmente ci voleva poco e che altrettanto probabilmente non mi pubblicheranno nemmeno quello ^^.

Ah, per chi ancora non lo avesse fatto, rispondete al sondaggio sul mio ebook "preferito" (da voi, ovviamente). Saluti a tutti e alla prossima!

Simone

Come nasce l'idea per un libro?

Prima di tutto ringrazio Ilenia, che mi ha dato lo spunto per questo post.

Come nasce un libro? Una domanda importante, non credete? Ci sono milioni di libri in circolazione. Io direi anche milioni di miliardi, tanto per voler eccedere un pochettino (ma mica tanto), e tutti questi libri sono stati scritti da qualcuno. E questo qualcuno, in qualche maniera, prima di scrivere un libro lo avrà necessariamente pensato.

Non dico che ci sia per forza un grosso lavoro di progettazione dietro a ogni copertina e a ogni romanzo, e anzi tante volte i lavori migliori nascono di getto o addirittura per caso (tipo il mio libro del blog). Però è vero che esiste un momento nella storia di un testo, una fase di passaggio tra il suo non esistere e il suo esistere se non ancora su carta almeno nella mente del suo autore.

La decisione di scrivere, la scelta razionale di mettere su carta un'idea. Una sorta di concepimento letterario che segna l'inizio di una storia che forse ci sarà o forse no, forse venderà milioni di copie o forse non sarà mai pubblicata, ma in qualche modo esiste già in forma potenziale.

Ma da cosa nasce questa idea? Come vi viene in mente un libro, un racconto, una storia o un trattato? Credo che ci sia più di un percorso che porti all'immaginazione di un testo, per cui come sempre beccatevi la solita lista simil spiritosa buttata giù un po' alla ca... volevo dire: come mi ha spinto a fare l'ispirazione.

Come nascono le idee per i nostri libri?

Il libro racconta una nostra esperienza: fermo restando che nel 99% dei casi realizzerete una schifezza, tante volte avvengono eventi così importanti che è effettivamente giusto e necessario metterli per iscritto. Sono i romanzi tratti da storie vere, i trattati e i racconti di eventi drammatici.

Il mondo ha bisogno di questo libro: un modo elegante per dire che siete dei gran paraculi e avete imbroccato (o sperate di averlo fatto) un'idea potenzialmente vendibile e interessante. Prendete qualsiasi trattato sui morti ammazzati o un libro che sputtani il politico di turno, o ancora il solito sesso (che palle!) o un tema angosciante appena costruito da qualche giornale. Tipo la solita nuova malattia che ci ucciderà tutti... ma che poi purtroppo (??) non era vero.

Vi viene in mente un'idea che sembra interessante: il sembra è la bestia nera che distrugge la maggior parte dei romanzi originali, visto che in genere il vostro libro sembra interessante a voi mentre al resto del mondo non gliene importa un emerito c-avolo. Ma almeno qualcosa inizia a girare come si deve: avete avuto un'idea, siete dei creativi!

Resta da capire se l'idea funziona o non funziona (tante volte non si riesce a tirare fuori una storia completa anche da idee apparentemente interessanti), dopo di che eventualmente la si sviluppa con una trama e dei personaggi ed ecco che il libro inizia a prendere forma. Il problema è che poi non interesserà a nessuno, ma è vero... questo l'avevo appena detto.

Vi viene in mente un personaggio che sembra anch'egli interessante: spesso non è l'idea o la trama la prima cosa ad arrivare, ma il protagonista. È stato così sia per il libro dei gatti che per Primo Mazzini: avevo in mente i personaggi, mi sono piaciuti e ho costruito una storia di cui fossero i protagonisti. Inutile dire che i personaggi potrebbero piacere solo a voi e che probabilmente la trama sarà insulsa, ma sono i rischi del mestiere.

Vi viene in mente una situazione: la stessa cosa che è successa per i personaggi, solo che adesso è una determinata scena che vi cattura e vi affascina, fino a spingervi a costruire tutta una struttura di trama e personaggi che faccia infine verificare un determinato avvenimento.

Resta infine l'ipotesi più semplice:

Il libro è una fotocopia di un altro libro: magari voi lo scrivete meglio, ma la trama è sempre quella. La gente se lo compra ed è contenta, l'editore vende i libri ed è contento, voi fate qualche soldo e vostra moglie è contenta... insomma tutti contenti, evviva, bravi!

Al posto vostro, ne scriverei subito un altro! ^^

Simone

Quante volte si può riprovare prima di darci un taglio?

Un post un po' triste o negativo se volete, ma credo che sia necessario:

Immaginate di essere uno scrittore in cerca di successo editoriale, o anche solo in semplice cerca di un editore che non porti troppo successo. Scrivete un romanzo che a voi sembra buono, ma nessuno ve lo pubblica. Allora ne scrivete un altro ma ancora niente. Scrivete il terzo e niente uguale. Un quarto ed è il quarto rifiuto continuo... e diciamo che arrivate a cinque, che il libro del blog non è un romanzo e non conta. Insomma:

Quanto si deve provare a fare lo scrittore prima di chiudere baracca e burattini?

Vediamo vari punti di vista... e ripeto scusatemi se oggi suono un po' troppo negativo, ma l'argomento è quello che è!

Al primo tentativo andato male: la scrittura è una delle tante cose che si possono fare nella vita, e non è nemmeno tra le più importanti. Non è andata, e amen.

Appena ti rendi conto che non guadagni: ogni lavoro va retribuito, anche quello dello scrittore. L'idea che si scrive per la gloria è una perversione del ruolo dell'intellettuale voluta da chi semplicemente a questo modo risparmia di pagare uno stipendio a qualcuno. O per far contenti anche gli incapaci: sì scrivi scrivi... che bello, bravo!!! ^^

Quando capisci che tu non funzioni: non è questione di più bravo o meno bravo. Nessuno vuole leggere un autore fantastico italiano (non in senso di bravo ma in senso del genere!) che non scriva di scopate o di spade a due mani con nobile paladino incorporato. E poi, davvero... i gatti come cazzo ti sono venuti in mente?

Appena ti senti stanco o giù di morale: la creatività dovrebbe gratificarti. Quando invece diventa un peso, è il momento di chiudere.

Quando capisci come funziona: il testo di un libro edito ha lo stesso valore culturale delle minacce di morte scritte sui pacchetti di sigarette. Da "fuori" non sembrerebbe, ma appena ti affacci pensi che se già all'epoca rifiutavano Primo Levi davvero tu dove cappero vuoi andare?

Da una lettera di rifiuto a Primo Levi: gentile autore. Abbiamo già abbastanza libri che testimoniano la persecuzione degli ebrei. Saremmo piuttosto interessati a valutare qualcosa con un protagonista di colore.

Quando capisci che è una cosa usa e getta: dopo due mesi un libro già non si trova più. Schweitzer o qualsiasi altro nobel facevano meglio ad aprirsi un blog (così magari almeno gli ebook adesso si trovavano!) e quello che viene riproposto come imperdibile capolavoro è solo marketing che si spara le pose.

Quando scopri che i tuoi stessi libri ti annoiano: scrivere è fatica, rileggere è tedioso e nessuno nemmeno ti paga. Ma non puoi trovarti un hobby che ti piace di più? ^^

E poi, ovviamente, il finale buonista: non puoi davvero smettere di scrivere, perché i tuoi libri ti verranno a cercare.

Anche se quest'ultima cosa mi pare tanto una boiata ^^.

Simone

NOTA: se non fosse di per sé evidente a tutti, giudico Se questo è un uomo di Primo Levi uno dei migliori motivi per imparare a leggere (e già che avete imparato, date un'occhiata anche a La marcia di Elie Wiesel).

Il rifiuto editoriale c'è stato davvero, magari con toni diversi. Il libro fu poi pubblicato da De Silva editore vendendo la vertiginosa cifra di 1500 copie.

Quello che vuol fare lo scrittore anche se non ha niente da dire.


Non è proprio come il blocco dello scrittore, e anzi forse è la situazione esattamente opposta: vi sentite carichi, pronti a scrivere e a impegnarvi in un progetto impegnativo (sì, magari a parole ^^) avete i polpastrelli che vi prudono, il PC acceso, casa senza distrazioni e tanta voglia di diventare degli autori ricchi famosi e soprattutto emergenti come il sottoscritto.

Però non avete idee.

Ok, non è come l'altra volta (nel blocco, appunto) che non scrivete perché avete delle idee o un libro avviato ma non ve la sentite di andare avanti. Adesso ve la sentireste eccome, però non avete un cavolo da scrivere!

E ok, allora siete voi! Ma quanti problemi si fanno questi aspiranti scrittori! Vorrei proprio vedere se chirurghi, commercialisti, panettieri e fabbro fanno tutte 'ste lagne che fate voi per mettere giù 4 righe che poi nessuno vuole neanche leggere (ricordatevi sempre che la vostra parte nell'editoria è - nella migliore delle ipotesi - quella del rompipalle).

E vabbe', se adesso non vi do qualche consiglio finisce che non non mi pagate. Però la prossima volta. Cioè, intendo dire che nel prossimo post potrei darvi dei consigli su come trovare delle idee se non ne avete delle vostre. Adesso però provo a fare un discorso un po' più serio, ma sottolineo provo per cui non vi aspettate chissà che cosa.

Ed eccovi il discorso serio: se non avete delle idee vostre, mi spiegate cos'è che vi affascina del mondo della scrittura? Ci manca solo un altro aspirante scrittore che scrive perchè... perché... bo?! Non lo sa nemmeno lui perché. Non ha niente da dire, però vuole scrivere e basta.

Se ne trovano un po' ovunque di personaggi di questo tipo: sui forum, nei siti web, nei bloggacci degli scrittori emergenti, su Lulu e sugli altri servizi di Print on demand, su Emule, nelle raccolte di giovani autori edite da giovani editori... insomma un sacco di gente adora scrivere, ma non per la comunicazione o per studiare un argomento o per raccontare un evento importante o per mille altri motivi di carattere più pratico. Affatto! Queste persone scrivono al semplice scopo di sentirsi scrittori, ma perché?

L'unica cosa che mi viene in mente (eventuali altre idee le lascio ai commentatori) è che si scrive nella malsana idee che fare lo scrittore sia da fighi. Gli autori sono belli, colti, importanti, rimorchiano, hanno vite affascinati... e insomma lo scrittore incarna l'ideale di realizzazione personale che ognuno vorrebbe far suo, ancora più che partecipare al Grande Fratello o eccellere nel giuoco della palla.

E va bene, vi dirò la verità. Ma la vera vera vera vera verità: non conosco un solo altro scrittore che sembri anche lontanamente figo, e anzi se poco poco qualcuno è simpatico e piace e ha successo è assolutamente scontato che morirà di morte violenta e prematura prima dei 30 anni.

Io i 30 li ho passati da un pezzo, per cui il problema non mi tange... anche se per sicurezza un gesto scaramantico mi riservo di farlo lo stesso.

Voi fate pure il vostro ^^.

Simone

La teoria del controllo: come non essere uno scrittore del caso.

Quella che mi appresto a illustrarvi è una sorta di teoria della quale io stesso non sono necessariamente convinto, ma che dall'alto alto alto della mia esperienza di autore (5 libri finiti + 2 in progress e tutti non pubblicati!) mi sembra il caso di approfondire.

Insomma il titolo lo avrete già letto, ma che cosa ho in mente? In sostanza, vorrei farvi riflettere su quanto sia importante avere coscienza del nostro lavoro, conoscere i nostri strumenti letterari e progettare il nostro romanzo al punto da raggiungere un totale controllo su ciò che ci accingiamo a scrivere. Più siamo in grado di controllare le varie componenti della scrittura, e maggiormente avremo la capacità di scrivere un romanzo di alto livello.

Però attenzione: il successo editoriale non ha niente a che vedere con la qualità di quello che scrivete. O meglio, questa qualità sarebbe meglio che ci fosse, ma le regole che... regolano (non mi veniva un altro verbo) il funzionamento commerciale di un prodotto editoriale tengono conto di ben altri fattori... e anche un bel po' di fortuna sfacciata. Altrimenti, scusate, se bastasse scrivere bene io sarei già un autore famoso, no? Come dite? Che volpe? Che uva? Non vi capisco proprio ^^.

E vabbe' del successo editoriale parliamo più avanti (magari quando avrò qualcosa da dire ^^) mentre adesso piuttosto che ripetere il titolo del post scrivo:

COME ESSERE UN GRANDE SCRITTORE CONTROLLANDO TUTTO CIO' CHE SCRIVETE

Il genere: se decidete di seguire un determinato genere letterario, mi aspetto che come minimo sappiate in cosa vi state andando a impelagare. Dei generi letterari parleremo più avanti (forse), ma è importante capire che ognuno ha le sue regole che possono anche essere ignorate, ma sempre con cognizione di causa. Cioè, un horror che poi si risolve senza ricorrere a scene di paura, morte, violenza, omicidio, sangue, mostri e puttanate varie non so che effetto possa avere sugli appassionati del genere. Ancora, un giallo che inizia presentandoci l'assassino può essere un'ottima idea (tutte le puntate del tenente Colombo sono così, o almeno quelle che ho visto io) però insomma dovete saper controllare le conseguenze di quello che scrivete.

L'ambientazione: dove si svolge la vostra storia? Conoscete i posti che andate a descrivere (se sono reali) oppure avete ideato luoghi e situazioni interessanti e realistici nel caso di ambientazioni di fantasia? Se descrivete i vari ambienti con la prima immagine che vi viene in mente al momento della scrittura il risultato sarà bruttino, per il semplice fatto che la realtà di un qualsiasi luogo esistente è milioni di volte più complessa di quello che può venirvi in mente in cinque minuti. I vostri ambienti saranno sciatti, e i lettori lo noteranno.

NOTA: lo so che questi primi due punti sono banalissimi (proverò a rifarmi con quelli che seguono), ma che ci posso fare se poi i libri degli aspiranti scrittori sono comunque pieni di questi errori?

La forma del testo: prima o terza persona? Tempo presente, passato, futuro, trapassato prossimo, subgiuntivo più che perfetto (non so se esiste davvero in Italiano, eh)? Il lettore sa tutto di tutti, sa qualcosa di qualcuno o magari non sa niente di nessuno e il libro è un malloppo di pagine vuote (comodo per scrivere tanti romanzi in poco tempo ^^). Ovviamente ognuna di queste scelte cambierà radicalmente il risultato finale. Non dico che ci sia necessariamente un meglio o un peggio (anche se immagino che sia così) ma un bravo scrittore dovrebbe sapere che cosa comporta una determinata decisione prima di ritrovarsi di fronte a un testo finito che magari non lo soddisfa.

Il titolo: sebbene la sua importanza sia risibile (tanto se vi pubblicano un romanzo l'editore si impegnerà per trovare un titolo che a voi non piace) saper dare un nome a una storia equivale a saperla analizzare nella sua interezza e ad avere le idee chiare su quello che vogliamo che il lettore si aspetti da noi. Questo non vale per i romanzi fantasy, i cui titoli seguono regole ben precise che penso di spiegarvi in futuro.

I personaggi: se non studiate i vostri personaggi a dovere, vi ritroverete a parlare di voi stessi che incontrate degli stereotipi e che poi fate la conoscenza di qualche tizio uscito dall'ultimo film che avete visto. Ma di questo abbiamo già parlato da poco, per cui se vi interessa sfogliatevi gli ultimi post. Non metto il link perché sono pigro ^^.

L'idea: di che parlerà il vostro libro? Quali argomenti verranno affrontati, e qual è il messaggio che volete trasmettere (sempre che ne vogliate trasmettere uno)? Qui il difficile non è tanto avere l'idea in sé, visto che come creativi di idee dovreste averne anche troppe (vero, no? ^^) La cosa impegnativa è invece saper capire quali idee sono buone e meritevoli di essere sviluppate, quali spunti siano invece da scartare e ancora in che modo inserire il vostro fantomatico punto di vista all'interno della storia che andrete a scrivere.

Lo sviluppo: una tecnica molto in voga nella narrativa moderna è quella che ho deciso di definire come: rovina l'idea di partenza. In sostanza si tratta di partire da uno spunto particolarmente interessante (arrivano gli alieni, attori famosi rapinano una banca o l'innovativo qualcuno fa sesso) per poi andare avanti con qualsiasi stronzata vi viene in mente fino a ritrovarvi cun un film o un libro delle giuste dimensioni richieste dal mercato.

A quel punto incollate un finale standard stile: il buono decide di andare a casa del cattivo e mena/spara/uccide tutti o ancora: lui capisce che ama lei e la raggiunge di corsa alla stazione o tanto per dirne un altro: il mostro non era morto, ma salta su con un rumore pauroso, mangia l'ultima comparsa ancora in vita e poi il protagonista lo ri-uccide con uno stratagemma insensato.

Come penso di aver già detto in passato, sviluppare adeguatamente una buona idea richiede in realtà una grande preparazione e non esiste che vi mettiate lì andando avanti a casaccio. O meglio: potete andare avanti come volete senza sapere che cosa state ottenendo, e magari il caso farà sì che vi ritroviate con un libro interessante da cui alla fine verrà tratto anche un film. Non è certo impossibile, anzi!

Ma resterete sempre il classico scrittore del caso ^^.

Simone

N°15: Moro

Un titolo un po' strano per un lavoro che, per dare un tono melodrammatico alla cosa, segna un momento particolare della mia carriera di scrittore emergente.

Dopo aver iniziato a scrivere realizzando un bel po' di racconti di poche pagine (qui trovate Il Cubo e La Catena, tutti gli altri sono illegibili), da un certo punto in poi mi sono dedicato interamente al romanzo affermando in più di un'occasione che ormai il racconto mi aveva stancato, e che non avevo intenzione di scrivere altri testi brevi.

Come volevasi dimostrare, eccomi qui a tornare sulle mie convinzioni e a presentarvi questo nuovo ebook contenente la mia ultima creazione, quel racconto anche se brutto di cui si parlava nel sondaggio di qualche tempo fa e che poi era stato scartato in favore dei primi capitoli del libro dei gatti.

Che sia brutto davvero oppure no lo deciderete voi. Io l'ho riscritto mille volte e mi pare che l'incipit zoppichi ancora in maniera orrenda, al punto che sono tentato di tagliare direttamente la prima pagina. Ma dopo tanti discorsi sul non esagerare con correzioni e riscritture varie direi che è il caso di dare l'esempio (buono o cattivo che sia lo lascio al vostro giudizio personale ^^).

Sul racconto vi dico solo che si tratta (tanto per cambiare) di una storia di fantascienza, che si parla di embrioni e procreazione assistita, che mi auguro che nessuno si incazzi più di tanto nel leggerlo (sono i personaggi a dire quelle cose, mica io!) e che riprende un po' il mio modo di scrivere sul blog in un abbozzo di quello che poi è diventato lo stile di Primo Mazzini (il romanzo che sto scrivendo ora).

Oltre a questo ho riciclato il sistema dei banner click to donate che ho già utilizzato ne La Catena (troverete altre spiegazioni nell'ebook), così se pure il racconto non vi piace sarà almeno servito a qualcosa di buono e avrete meno motivi per venire qui a insultarmi.

In ogni caso grazie di cuore a tutti quelli che vorranno scaricarlo e farlo girare, e ovviamente buona lettura!

Simone

Versione ottimizzata per la lettura a schermo:

N°15: Moro.pdf (660 Kb)

Versioni ottimizzate per i lettori portatili:

N°15: Moro - Lettore.pdf (430 Kb)

N°15: Moro - Lettore.rtf (111 Kb)

NOTA: i commenti contengono (ovviamente) alcune considerazioni sulla trama e sul finale (i cosiddetti spoiler) che qualcuno potrebbe voler leggere dopo aver letto l'ebook. Io ve l'ho detto ^^.

Come creare dei personaggi interessanti (o dire almeno di averci provato).

E insomma, siamo partiti col dire che i protagonisti della nostra storia hanno un ruolo importante nella riuscita di un romanzo (e vale anche per i racconti, credo), per poi analizzare un po' di errori che si possono commettere nella loro ideazione e che mi sono inventato di sana pianta apposta per voi.

Adesso non resta altro da fare che inventarmi anche qualche consiglio, così da concludere in maniera (si spera) costruttiva questa serie di post. Eccoci allora arrivati al dunque:

COME CREARE DEI PERSONAGGI INTERESSANTI

Pensateci prima due volte: il protagonista della vostra storia va dal medico, e il dottore è un signore di mezza età ben educato vestito in camice bianco e condito da tutti gli stereotipi del caso. Ok, non è che il dottore non possa essere così come l'ho descritto, ma se vi fermate un minimo a riflettere sul personaggio potreste trovare qualche idea migliore e - si spera - più interessante.

Tanto per fare un esempio, il nostro personaggio principale potrebbe andare dal medico per ritrovarsi alle prese con un ignorantone cattivissimo che si è laureato picchiando i professori che non gli davano 30 agli esami. Forse ancora non ci siamo, ma almeno è già un'idea.

Sottolineate le caratteristiche dei personaggi: la vostra protagonista femminile è molto ansiosa, però si vergogna di darlo a vedere (ah, chissà cosa penseranno di me se scoprono che sono ansiosa... sarà la fine!) e insomma nessuno se ne accorge mai. Bene, e come fanno i lettori a capire questa cosa? Dovete fare in modo che dalla storia trapelino degli indizi sul carattere di questo personaggio, anche se in maniera non evidente (abbiamo detto che gli altri personaggi non se ne accorgono, no?) Durante una conversazione la nostra protagonista potrebbe stringere inconsciamente le mani, impallidire, sudare freddo... insomma chi legge deve poter capire cosa le passa per la mente!

Ancora, potremmo avere un personaggio che dovrebbe essere antipatico. E allora ditelo anche ai lettori! Ma non scrivete: personaggio tale è antipatico, che fa schifo al cappero! Fate vedere che ha un brutto carattere: descrivetelo intento a maltrattare qualcuno, oppure fate che quando lo invitano a una festa non risponde nemmeno... insomma, sottolineate le caratteristiche peculiari dei vostri protagonisti, così i lettori si ricorderanno di loro (e magari anche del vostro libro).

Differenziate fisicamente i personaggi: col libro dei gatti è stato facile. C'è il gatto rosso, il gatto nero, il cucciolo, la gattina grigia... insomma c'era una grossa varietà di caratteristiche visive da poter evidenziare. Ma la cosa vale anche per le persone! Può esserci qualcuno grasso, qualcuno alto, qualcuno secco, qualcuno capellone... non esagerate su questo punto perché rischiate di creare dei protagonisti un po' troppo sopra le righe (a meno che non sia la vostra intenzione) ma sottolineando anche un piccolo dettaglio potrete fare in modo che un lettore si ricordi di un personaggio e lo riconosca subito.

Studiate il linguaggio dei personaggi: questo è molto difficile per un autore alle prime armi, perché il dialogo è un aspetto della scrittura già di per sé complicato. Però l'idea di scrivere un libro è anche quella di dimostrare le nostre capacità, o sbaglio? Uno dei protagonisti potrebbe allora usare espressioni dialettali, un altro potrebbe utilizzare spesso una determinata espressione, qualcuno dirà molte parolacce mentre un altro ancora darà a tutti del lei dimostrando di essere particolarmente freddo o educato.

Se caratterizzate bene il linguaggio dei protagonisti, il lettore riuscirà a immaginarseli meglio e allo stesso tempo capirà chi sta parlando senza che dobbiate necessariamente specificarlo nella narrazione. Se per esempio avete letto uno dei libri di Primo Mazzini (magari qualcuno leggerà questo post tra 20 o 30 anni, chi può dirlo?) sapete già che Mazzini usa spesso l'espressione che problema c'è mentre l'ingegner Verne parla in dialetto mangiandosi le finali dei verbi. Ovvio che in questo modo il lettore capisce subito chi sta parlando in un determinato momento, e il testo è più fluido.

Costruite una storia per ogni personaggio: se ogni protagonista possiede una sua trama, anche se nel corso del romanzo non verrà necessariamente raccontata in maniera estesa, riuscirete a immaginarlo meglio e allo stesso tempo saprete come farlo comportare in maniera coerente in tutte le situazioni. Se poi fate bene il vostro lavoro, al lettore parrà ovvio che ci sia un motivo particolare dietro certi comportamenti e sarà invogliato a proseguire nella lettura per scoprire come stanno le cose.

E va bene, non mi viene in mente proprio nient'altro (fermo restando che l'argomento è tutt'altro che esaurito). A questo punto non resta che mettersi al lavoro, impegnarsi come si deve o sperare almeno in un bel colpo di fortuna così da riuscire a creare dei personaggi meravigliosi che sì inseriscano magistralmente nella nostra magnifica opera letteraria che poi (conviene sempre specificarlo) non pubblicherà ugualmente nessuno.

Se non altro, potremo continuare a dare la colpa agli editori.

Simone

NOTA: il tizio nell'immagine dovrebbe essere Tom Sawyer, ed è l'immagine di un personaggio interessante più interessante che ho trovato.

Ma almeno uno di voi c'era cascato? ^^


E vabbe', mi sa che la cosa era piuttosto ovvia. Comunque sia chiarisco che quello di ieri era un banale scherzetto, per cui nessun contratto col grosso editore che inizia per M, nessun commento sprezzante su chi ha rifiutato Mozart di Atlantide, nessun gatto in libreria, nessun editor che finalmente ci capisce di libri e (almeno per i prossimi giorni) nessuna chiusura repentina e forzata del blog.

Mi spiace per chi ci sarà rimasto male (ci sarà rimasto male qualcuno, cavolo!) ma era dall'Aprile scorso che mi preparavo 'sta cosa e pregavo che nessuno mi pubblicasse prima proprio per non rovinarmi lo scherzo. Per fortuna che nessun editore mi si è filato e la cosa è andata a buon fine!

Insomma niente (la possibile pubblicazione del libro del blog però è vera, quello non era ancora Marzo!). Se non vi siete incapperati troppo continuate a seguirmi e a tenere le dita incrociate. Chi lo sa, magari la prossima volta non sarà un pesce d'Aprile.

Simone

Il libro dei gatti uscirà con un grosso editore!

Non ci posso ancora credere, eppure il contratto è già firmato e pare che non ci siano più dubbi: a Settembre 2008 una grande casa editrice (vabbè, inizia per M ^^) pubblicherà il gatto che cadde dal Sole in una prima tiratura di 9 mila copie... e poi si vedrà!

La cosa più incredibile è che l'editor che sta lavorando sul libro si è detto molto colpito dal mio modo di scrivere, e mi ha promesso che spingerà il più possibile per pubblicare anche tutti gli altri romanzi. Insomma sembra incredibile, ma pare che finalmente le cose inizino davvero a girare.

La cosa che più mi ha fatto piacere, poi, non è tanto la pubblicazione del libro dei gatti (ok, mi ha fatto piacere anche quella) ma il fatto che dopo aver dato una letta veloce a Mozart di Atlantide sempre questo editor mi ha detto (testuali parole): ma davvero qualche scemo ha rifiutato questo romanzo?

Insomma, finalmente ho incontrato qualcuno che ci capisce di libri, e finalmente è arrivata una soddisfazione. Alla faccia di tutti i gufi, tutti i critici e tutti gli anonimi del ciufolo che passano da queste parti!

Unica nota negativa è che assolutamente non vogliono che continui a pubblicare le mie cose online... per questo appena possibile toglierò tutto e credo che chiuderò subito anche il blog. Cioè, un po' mi dispiace, ma il blog e Internet sono stati ottimi per iniziare mentre sembra proprio giunto il momento di andare avanti.

Ora devo proprio scappare, ma appena possibile vi darò altri dettagli!!!!

Simone