Un anno da scrittore emergente: che cosa è cambiato?

Lo so che l'aggiornamento della situazione l'avevo già fatto tipo due post fa, ma quello era un post mensile mentre questo è il commento dei risultati di tutto l'anno. E poi tanto sotto le feste questo post lo leggerete in 4 persone per cui non mi pare la fine del mondo se ripeto qualcosa.

Il blog (partendo dalle notizie positive ^^).

Sono passato dai 20-30 lettori giornalieri ai 100-200 con punte di 1000 per l'articolo sulle stupidate informatiche e per il post su come avere mille visitatori al giorno (la prossima volta ne sparerò diecimila ^^).

Ho anche un 50 - 60 lettori che mi seguono con un lettore di feed, ma non posso dire se facciano parte dei 100-200 giornalieri o se portino a un totale di 150-250 (dipende se cliccano sul feed o meno, e io che cazzchio ne so?!)

Tra l'altro ho scoperto che anche quando ho 1000 visite con adsense non guadagno un cappero lo stesso. Sarò impedito a posizionare i bannerini?

Comunque direi che il blog va bene, anzi benissimo. Come ho già detto non ho intenzione di andare avanti per sempre a parlare di libri (che in fin dei conti è una gran rottura di cogscatole), e vedremo che succede il prossimo anno.

La scrittura.

Nel corso dell'anno ho revisionato Mozart di Atlantide (che adesso è decisamente più leggibile della prima versione), ho scritto il libro dei gatti, ho realizzato un libro a partire dal blog, sto scrivendo il secondo libro del blog pur non sapendo se voglio scriverlo davvero (sono i post che avete sotto gli occhi, ovviamente) e ho progettato una serie di romanzi che forse saranno uno solo o forse nemmeno uno (i titoli provvisori sono Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo, Primo Mazzini e l'identità del nulla e Primo Mazzini e il senso della vita).

Detto così mi pare di aver scritto un casino, ma in realtà non è poi molto. Due libretti di 150/200 pagine e qualche editing e robe varie. La sensazione è che potrei fare molto di più, perché da quando è finito il libro dei gatti non sono andato avanti con la narrativa ma ho solo fatto editing, blog e progetti.

Gli ebook.

Sto preparando dei dati più dettagliati. Comunque nel corso dell'anno attraverso il mio blog sono stati scaricati circa 4000 ebook. E a giudicare dall'atteggiamento aggressivo di certi visitatori, credo che qualcuno li abbia anche letti ^^.

L'editoria.

Questo è il punto dolente. La cosa positiva è che già lo sapete e che per questo posso saltare subito alle conclusioni ^^.

Prospettive future.

Mi sembra proprio di poter dire che il mio primo anno da scrittore emergente (il blog l'ho aperto a Ottobre 2006) è andato decisamente bene.

Per il prossimo anno mi aspetto degli sviluppi ancora più positivi, visto che sono molto ottimista tanto per il libro dei gatti quanto per quello del blog. A vedere le reazioni di chi li ha letti per intero (mi dispiace, solo parenti e amici fidati ^^) mi sembra che piacciano molto di più di Mozart di Atlantide (che io continuo a reputare un libro più interessante, ma vabbe') e sono sicuro che lo stesso varrà anche per gli editori.

Spero inoltre che continuerete a seguirmi per vedere come andrà a finire tutta la storia... e già che ci sono chiudo augurando un fortunatissimo 2008 a tutti voi e alle vostre famiglie.

Buon anno e a presto... e non bevete troppo!!!!

Simone

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Il Cubo

Quando qualcuno mi dice: appena ho tempo leggo uno dei racconti che hai sul blog, di solito la mia risposta è sempre un: se è, leggi Il Cubo!

Non che questa cosa sia successa poi così spesso, ma se proprio devo giocarmi il tutto e per tutto con qualcuno che è già tanto se troverà il tempo per dare una mezza occhiata a qualcosa di mio preferisco puntare sulla vicenda di Nero e dei suoi quattro antipaticissimi coinquilini che si legge in fretta e (almeno in linea di massima) di solito mi fa fare una bella figura.

Ma non dico questo per vantarmi, e anzi semmai è il contrario: la verità è che ai tempi in cui ho scritto le quattro paginette che seguono (ok, sono una ventina... ma scritte grandi) a me questo Cubo non faceva né caldo e né freddo. Da pischello mi beavo nello scrivere di ragni demoniaci, spacciatori impazziti, supereroi dal tormentato passato e altre storie altrettanto indimenticabili che non mi azzarderò mai a farvi leggere.

Il Cubo invece m'era venuto così, infilandosi chissà come in mezzo alle tante idee che all'epoca mi frullavano per la testa, e non è che dopo averlo scritto ne fossi rimasto particolarmente entusiasta. A dar retta al mio metro di auto-giudizio adolescenziale magari sì, questo racconto era anche carino, ma non sarebbe mai stato al livello del tossicodipendente che fa la roulette russa con le siringhe (in una c'è una dose letale) o della misteriosa struttura aliena rinvenuta nello spazio che si rivelerà essere uno strumento per amministrare la pena di morte (come scopriranno i poveri astronauti esploratori).

Fatto sta che, a un certo punto, ho inviato non so quanti dei miei testi a un piccolo concorso letterario. Con in testa un'idea del tipo: adesso gli mando tutto che così li stupisco ho fatto le dovute fotocopie e ho schiaffato anche il qui presente racconto nel pacco di fogli che stavo preparando, convinto che accanto a tutti gli altri miei capolavori avrebbe comunque sfigurato. Senza starla e tirare troppo per le lunghe che tanto la storia s'è già capita, è finita che ho vinto il secondo premio (curioso come qualcuno direbbe che ha perso... ma io no, io ho vinto!) con l'unico racconto che proprio non mi convinceva tra tutti quelli che avevo inviato.

Ci sono rimasto quasi male: insomma io volevo vincere! Ma dovevano proprio andare a premiare la cosa in cui meno mi riconoscevo? E vabbe', è andata così. Come già vi dicevo, a qualche anno di distanza Il Cubo resta forse l'unico lavoro dei miei primissimi inizi di scrittore che non mi vergogno troppo a far leggere, e più di una volta mi sono chiesto come mai all'inizio ne pensassi invece l'esatto contrario, ritenendolo l'unico da scartare.

La conclusione a cui sono giunto è che, quando Il Cubo era nuovo, non ne fossi soddisfatto perché, per assurdo, era il primo racconto su cui valesse effettivamente la pena lasciare il mio nome. La nostra creatività ci riflette come uno specchio, restituendoci il nostro aspetto secondo la forma delle cose che facciamo. E mentre io sognavo di essere King, Asimov o Ende, rileggendo questo racconto mi ero invece ritrovato di fronte all'immagine di... Navarra.

Più si è giovani e più è difficile accettare le cose che si discostano dalle nostre aspettative, e prima di capire che anche nell'essere me stesso potevano esserci dei lati positivi mi ci è voluto un po' di tempo. A dirla tutta, può anche darsi che queste poche pagine non piacciano poi così spesso a chi le legge come invece dicevo poco fa: magari sono io che ci sono talmente affezionato da dare ascolto solo a chi me ne parla bene, ignorando i commenti negativi.

Ma arrivati a questo punto, per scoprire quale sia la vostra opinione a riguardo non vi resta che andare avanti per quel poco che può durare la lettura di un testo tanto breve. Io resto qui ad aspettarvi sul mio blog, dove ovviamente se ne avrete voglia potrete lasciare i vostri commenti e scaricare un altro dei miei ebook.

Grazie di cuore per il tempo che mi state dedicando... e buona lettura!














Illustrazione di Enrico Castellani
Da Edizioni Internet (Soqquadro, 1997)

Versioni ottimizzate per la lettura a schermo:

Il Cubo.pdf (330 Kb)

The Cube.pdf (330 Kb) - Versione tradotta in inglese.


Versioni ottimizzate per i lettori portatili:

Ebook - Simone Maria Navarra - Il Cubo - Lettore.pdf (264 Kb)

Ebook - Simone Maria Navarra - Il Cubo - Lettore.rtf (118 Kb)

Le idee stupide che copiano tutti: il computer che funziona come se chi ha scritto la storia non sapesse niente di computer (e in effetti è così).

Una delle scorciatoie narrative più semplici da usare per uno scrittore è quella d'inventarsi un marchingegno, un'arma fantascientifica o un oggetto magico che, funzionando in qualche maniera arbitrariamente decisa dall'autore, lo aiuti a risolvere un determinato intreccio narrativo.

In poche parole, se v'inventate un oggetto che fa qualcosa di strano (ovviamente nella maniera che fa comodo a voi) potrete utilizzarlo per far sviluppare la trama in qualunque direzione desideriate prendendo riccamente per il culo i vostri lettori o spettatori.

Il problema, però, è quando accade l'esatto contrario: l'oggetto in questione è misterioso solo per l'ideatore della storia e viene utilizzato in una maniera totalmente impossibile. E il bello è che poi arriva un altro scrittore, vede la sopracitata idea sensa senso e - invece di pensare a come modificarla per fare di meglio - che cosa decide di fare?

Di ricopiarla per la storia che sta scrivendo lui, ovviamente. Oppure (e questo è il caso dei computer e dell'informatica in generale) di sforzarsi per fare addirittura di peggio.

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI:
Il computer che funziona come se... e vabbe' il titolo è lungo non lo riscrivo tutto.

Di cosa si tratta: in sostanza ogni rappresentazione di Internet, computer e strumenti informatici realizzata in una maniera che anche un quattordicenne (o forse soprattutto un quattordicenne) vi direbbe che è assolutamente insensata e impossibile.

La lista potrebbe riempire dieci blog, per cui vi lascio solo qualche esempio eclatante:

- Il nostro super ladro entra nel Caveau (si scrive così no?) di una banca dove trova un super PC in grado di gestire i conti correnti del mondo intero. Il computer in questione ha ovviamente un'interfaccia user friendly pensata appositamente per facilitare le frodi bancarie, una protezione di tipo nome/password e un floppy disk che finisce di scrivere i dati esattamente un secondo prima che arrivi la guardia.

- Le astronavi aliene viaggiano alla velocità della luce ma sono controllate da semplici PC su cui gira Windows95 (adesso capite perché perdono sempre contro i terrestri?).

- Io sbraito come un assatanato ogni volta che devo passare due dati da un PC a un altro, eppure ogni computer terrestre può semplicemente interfacciarsi a ogni computer alieno tramite l'uso del cavetto apposito (però ci vuole l'adattatore da USB terrestre a cavo malvagio alieno con le punte che grondano acido).

- Qualsiasi persona che lavori al computer lo fa digitando comandi sulla tastiera e senza mai toccare il mouse (staranno forse aggiornando il blog nell'orario di ufficio?)

Capo della polizia: soldato (ma non erano poliziotti?) trovami la posizione dell'indiziato attraverso i segnali del suo cellulare.

Poliziotto: signorsìsissignore, signore! E inizia a digitare freneticamente sulla tastiera mentre sullo schermo c'è solo il desktop di Windows. Potevano almeno mettere Google Earth, no?

- Qualcuno legge il codice binario come se ci vedesse qualcosa dentro. Allora, un'immagine a schermo trasmette 8 bit d'informazione per pixel, per cui 2 alla ottava per 1024 per 768 (immaginando una risoluzione tipica) fa un totale di 201326592 zero/uno per farvi vedere una singola fotografia. E poi non potevano spendere due soldi e comprare un cacchio di monitor normale?

- Un quattordicenne si collega a una fantomatica rete informatica con un modem più grosso del computer che sta utilizzando (era un film anni '80 per cui la potenza informatica era ancora associata alle dimensioni) e riesce a penetrare nel computer che gestisce le testate atomiche degli Stati Uniti (che evidentemente era collegato alla rete telefonica civile senza nemmeno una password di accesso). Ma la cosa più assurda è la seguente: che se ne faceva la gente di Internet quando non c'erano nemmeno i siti porno?

- I computer senzienti hanno Internet, il WiFi, il Bluethoot, l'USB, la fibra ottica, il monitor, i dispositivi di force feedback e chi più ne ha più ne metta. Però per comunicare tra loro parlano in inglese attraverso le casse (questa mi pare di averla sentita da qualche parte, per cui se vi dicono che l'ho copiata mi sa che è vero).

- Qualsiasi robot senziente appena presa coscienza di sé cadrà vittima di una tremenda crisi esistenziale che lo porterà a decidere l'annientamento della razza umana. Praticamente 2000 anni di storia della filosofia in 10 minuti.

- Quando un robot diventa malvagio i suoi occhi cambiano colore, perché l'ingegnere che lo ha progettato aveva previsto questa eventualità.

- La regola di non danneggiare gli esseri umani inserita nei robot senzienti produrrà comunque conseguenze nefaste a cui nessun programmatore aveva pensato.

Capo della banda di ladri internazionali: abbiamo il computer più potente del mondo! Scopre un telo, e sotto c'è un 486 con sette monitor: un monitor per il porno, uno per Winamp, uno per Emule, uno per Explorer, uno per World of Warcraft, uno per gli emulatori e uno addirittura per lavorare. Peccato solo che con tutti quei monitor per aprire una pagina di Word ci mette mezzora... ^^

Perché è un'idea stupida:

Non è che l'idea di risolvere un qualche problema tramite un computer sia stupida in sé. È totalmente idiota il fatto che, nell'epoca di Internet in cui bene o male tutti hanno accesso a un PC e che ragazzini di 12 anni sanno anche smontarlo e rimontarlo in maniera da farlo andare più veloce, ci sia ancora qualche scrittore che spera che il suo inghippo narrativo non venga scoperto.

La cosa interessante, in questo caso, è provare a capire perché mai succeda una cosa del genere, per cui passiamo subito agli approfondimenti.

Approfondimenti: figuratevi la scena: film colossal di quelli con budget da 300 mila miliardi di miliardi di dollari (della serie: potevamo sconfiggere qualunque malattia, ma è meglio una nuova trilogia di film merdosi). Siamo nel bel mezzo di una riunione di brainstorming per trovare le migliori idee per il proseguio della trama, e a un certo punto entrano Spielberg, Lucas, Tarantino e un altro regista famoso a vostra scelta tutti incacchiati neri.

Insieme di registi acclamati: Abbiamo deciso come fanno i buoni a sconfiggere il supercattivo!

Insieme dei creativi sconosciuti: sì! Evviva i grandi registi esperti colti e geniali e che di sicuro produrranno l'ennesimo capolavoro! La maggior parte spera in qualche idea sensazionale tipo un tucano gay che parlando al contrario uccida il cattivo a colpi di frusta mentre schizza sopra un fiume di lava a cavallo di uno skateboard volante. I rimanenti stanno solo leccando il culo, ma anche questa è una prassi normale.

Insieme di registi: ecco il finale del nostro nuovo colossal: i protagonisti telefonano tutti insieme al cattivo facendo una chiamata a carico del destinatario, e per questo motivo il suo cellulare esplode creando un cratere che lo inghiotte.

Tutti quanti saltano sulle sedie e iniziano a gioire, fischiando e applaudendo. Il film è fatto, l'idea è perfetta e funziona, evviva!

Tutti tranne uno, però: ma, ma... come fa un'esplosione a generare un cratere? Sarebbe più logico che...

Insieme di registi (senza nemmeno fargli terminare la frase): tu parla quando te lo diciamo noi. Il che vuol dire mai più, perché sei licenziato! E subito dopo lo uccidono con la loro mossa malvagia (spiegata in un post precedente).

Insomma sì, è proprio così che vanno le cose nella scrittura: a decidere è qualche vecchio rincoglionito non aggiornato che non capisce niente di quello che sta facendo e che tutti hanno paura di contraddire, visto che è pure stronzo.

Che poi io non ci trovo niente di strano: è la stessa cosa che accade in qualsiasi altro lavoro.

Simone

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Aggiornamento festivo e auguri letterari (o vice versa).

Il solito punto della situazione più o meno mensile.

Da un punto di vista editoriale il solito vuoto assoluto: niente risposte dagli editori, niente di nuovo riguardo al concorso Urania (visto che si dovrebbe chiudere a Giugno o giù di lì) e non ho neanche un nuovo romanzo da mandare in giro. Insomma, tutto qui: l'aggiornamento non serviva nemmeno ^^.

Dal punto di vista della scrittura ho iniziato a montare il secondo libro del blog, ma giusto per vedere più o meno quanto materiale ho messo insieme e se davvero vale qualcosa oppure no. Certo è che mi sembra un po' ridicolo preparare il seguito di un libro che probabilmente nessuno vorrà non dico pubblicare ma nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di valutare (almeno finora l'atteggiamento è stato quello)... ma vabbe', se non fossi un po' sciroccato probabilmente non avrei mai scritto niente fin dal principio.

Primo Mazzini è impantanatissimo. Ho in mente la maggior parte della storia dei primi due libri (se sarà una serie) ma sento che manca qualcosa e ho paura di cominciare col rischio di bloccarmi a metà o di rimanere insoddisfatto. Il problema è che ho in mente determinate situazioni narrative che mi paiono ottime, ma la trama tra l'una e l'altra rimane oscura oppure semplicemente sento che manca una vera tensione. Forse mi sto fissando troppo con l'idea che debba essere tutto perfetto fin dall'inizio, mentre dovrei solo iniziare a scrivere lasciandomi trasportare.

In ultimo ho ripreso a scrivere racconti brevi, e tra un po' dovrei postarne uno. Poi ne riparliamo.

Per tornare al discorso di qualche post fa, mi ero scordato di aggiungere che uno dei modi per rendersi orrendamente antipatici è di vantarsi di recensioni, interviste e fantomatici successi editoriali. Per cui sappiate che in questo periodo sono uscite ben due interviste del sottoscritto, che potete trovare su:

Il blog di Alex (e sì, ormai siamo una specie di confraternita di scrittori mancati).

Il sito letterario MokaWeb

Veniamo agli ebook: il libro dei gatti - o meglio - la prima parte del libro dei gatti è stata scaricata da un centinaio di persone, e considerando anche i commenti di chi ha letto il libro completo mi sembra che piaccia più degli altri miei lavori. Del resto, già il fatto che ci sia gente che ha letto il libro completo la dice lunga, no?

Sempre riguardo alla diffusione dei miei lavori online, dopo l'entusiasmo iniziale (quando metto su qualcosa di nuovo) di solito il totale di tutti gli ebook si assesta su un cento/duecento scaricamenti al mese. In un panorama editoriale in cui dopo 1 mese dall'uscita un libro è vecchio e non lo compra più nessuno direi che non mi posso lamentare: i miei libri non li compra nessuno lo stesso, ma almeno qualcuno se li scarica. E datemelo un contentino, cacchio! ^^

Ultima cosa: sto per chiudere il vecchio sito (www.simonenavarra.it) che è brutto e inutile, e per questo inserirò delle brevi presentazioni dei miei ebook direttamente sul blog. Quando perciò vedrete dei post dedicati a roba che ho già messo online anni fa sappiate che è per questo motivo e non perché non so più di cosa parlare e sono iniziate le repliche, ok? ^^

A questo punto credo che sia davvero tutto, vi faccio allora gli auguri promessi nel titolo del post augurandovi un sincero buon Natale buon anno e buone feste.

Divertitevi, non mangiate troppo e mi raccomando: tornate presto a leggere il vostro blog preferito... e già che siete al computer fate anche un salto sul mio!

Simone

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L'ultima cosa che avete scritto è anche la prima che qualcuno leggerà (nonché probabilmente l'ultima).

Prendiamo questo blog: a parte i lettori affezionati, una grossa parte dei miei visitatori arrivano da queste parti per puro caso.

Qualcuno cercava pornografia, altri foto erotiche, altri ancora filmini zozzi e una piccola percentuale magari semplicemente del software pirata (credo di aver reso bene le statistiche di utilizzo della rete). Insomma tutte queste persone non hanno alcun interesse per me e per i miei stupidi post (e meno che mai per i miei libri), ma improvvisamente dall'essere totalmente all'oscuro della mia stessa esistenza si ritrovano a dare uno sguardo a quello che ho scritto, creandosi per forza di cose un'impressione su di me.

E questo non capita solo con questo blog e con i miei visitatori: ogni lettore ha un primo impatto con un determinato autore, e solitamente questo primo impatto ha un'importanza fondamentale o (per dirlo con i termini schietti e oggettivi che mi caratterizzano) qualsiasi idiota che legga una pagina che avete scritto pretenderà di aver capito tutto di voi, di quello che pensate e della vostra intera esistenza.

Insomma, cerchiamo di essere più chiari: se scrivete 1000 post che parlano bene del determinato argomento di discussione A e 1 solo singolo post che invece ne parla in termini negativi (anche se moderatamente), ci sarà sempre il lettore occasionale che commenterà: ma cosa leggono le mie pupille? Se tu conoscessi davvero il determinato argomento di discussione A ne parleresti bene e non male. E per questo non ti devono mai pubblicare niente, stronzo. (Se ci fate caso, la necessità della mia non pubblicazione è sempre almeno sottintesa in qualsiasi commento negativo).

Non credete che questo sia possibile perché secondo voi dico sempre boiate (e i miei post li avete letti tutti)? Ok, allora facciamo degli esempi concreti, prendendo in analisi il primo blog che mi capita davanti... che guarda caso è proprio il mio (quando si dice la coincidenza, eh? ^^).

Post in cui valuto la possibilità della mia scarsa propensione all'attività letteraria (tutti quelli dello scorso anno, insomma): noooooooo! Non ti devi abbattere, e poi non va bene che ti critichi da solo, e poi se tu per primo non hai fiducia in te stesso nessuno ti prenderà mai sul serio. E sfido che nessuno ti pubblica, e anzi fanno bene!

Post in cui millanto capacità narratorie superiori alla media degli emergenti (che poi scusate ma se non fosse vero a questo punto dovrei spararmi): ah! Se tu sei davvero così arrogante da porti su un piedistallo e giudicare gli altri... vabbe', il proseguio potete immaginarvelo da soli. Ovviamente gli altri 1000 post in cui dicevo l'esatto contrario non contano più una mazza, e ancora più ovviamente meglio la morte dell'umana specie piuttosto che un mio romanzo in libreria.

Post in cui dico che le critiche non vanno necessariamente prese per oro colato... mandando tutti a cagare (il più bel giorno della mia vita): ecco, dovresti avere l'umiltà di accettare le critiche perché gli altri possono aiutarti molto. Mentre così bla bla bla (e giù con un super-pippone che non lo batte neanche mia madre). E alla fine come è ovvio niente pubblicazione se no il livello medio della letteratura scade per causa mia.

Post in cui consiglio a tutti di utilizzare qualsiasi mezzo viscido a nostra disposizione pur di ottenere il successo: non sta bene quello che dici! Se fai così sei un ipocrita che scrive solo (solo?) per pubblicare e avere successo. Invece la scrittura è arte e sentimenti e passioni e... vabbe' basta così. Ah, dimenticavo: non ti devono mai pubblicare niente, se no ti meno.

Post in cui parlo male degli scrittori famosi che hanno successo con mezzi viscidi: aaaaaaah! Come fai a parlare male degli altri nella posizione in cui ti trovi adesso (!?)! Dovresti vergognarti, è ovvio che non ti pubblicheranno mai e anche se lo fanno non ti compro e anche se ti compro non ti leggo e anche se ti leggo il tuo libro non mi piacerà e anche se mi piacerà ti dirò lo stesso che mi ha fatto schifo solo per farti rosicare.

E scommetto che dopo aver letto questo post mi diranno che se non accetto le critiche scritte a caso dei visitatori occasionali che non capiscono una mazza di quello che scrivo i miei libri non meritano di arrivare in libreria. E invece no, vi sbagliate di grosso: io amo i giudizi negativi e le critiche feroci da parte di gente che non mi conosce e che magari non ha neppure il coraggio di dirmi come si chiama, ok? Io li adoro e anzi vi confesso che ho aperto un blog esclusivamente affinché la gente fraintendesse i miei punti di vista e m'insultasse.

E adesso voglio proprio vedere che cosa s'inventano.

Simone

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Perché un bel libro è un bel libro (almeno da un punto di vista editoriale)?

La classica domanda da 1 milione di dollari, anche se visto il cambio forse sarebbe meglio un milione di Euro (o l'equivalente in benzina). Cosa rende bello un libro, o meglio, perché tanta gente arriva a dire che un libro è bello? Da cosa nasce la sensazione di appagamento che un testo che funziona è in grado di trasmettere a chi lo legge?

Di certo già soltanto sapere una cosa del genere renderebbe un bel po' meno difficile cercare di scrivere un libro bello tutto nostro, no? Il fatto è che qui si inizia a scendere sui gusti personali, al punto che già indicare un singolo libro che sia universalmente riconosciuto da tutti come effettivamente bello è piuttosto difficile. L'unica risposta onesta e sensata sarebbe un: non so cosa rende bello un romanzo. O un ancora più vile: un insieme di tanti fattori difficile da controllare.

Invece, dall'alto della mia esperienza di blogger e di scrittore in erba, vi proporrò non una sola risposta, ma addirittura tutta una serie di motivi per cui un libro È BELLO, senza se e senza ma, che poi potrete smentire e distruggere quanto vorrete perché a me tanto non me ne fr... volevo dire perché io apprezzo molto le vostre opinioni.

I motivi per cui il vostro libro è un bel libro.

Perché è scritto troppo bene: diciamoci la verità, dei contenuti non frega niente a nessuno, o meglio gli frega a tutti ma solo se sono posti in maniera tale da essere poco noiosi (in un libro mediocre) o molto divertenti (in un bel libro).

Un modo per attirare i lettori e costringerli a sentire quello che avete da dire (anche niente) è allora quello di offrire un testo di qualità talmente elevata da offuscare tutto il resto. La gente leggerà come ipnotizzata, e tutti diranno che è un bel libro, qualsiasi cosa stiate raccontando in realtà. È un po' come i film idioti tutti effetti speciali che però sbancano i botteghini: il vostro libro è il Guerre Stellari della letteratura, anche se poi dite solo stronzate.

Il guaio qui è che scrivere bene è difficile. Io non posso nemmeno farvi un esempio di bella scrittura, perché non ne sono capace, e figurarsi poi addirittura provare a insegnarvelo. Insomma avere successo come scrittori perché si scrive bene è sconsigliato, e tanto se provate a farlo è quasi certo che fallirete.

Il libro è talmente commerciale da sembrare bello: sembra ridicolo, ma non lo è. Quali sono i libri più venduti? Io non ne ho la più pallida idea, ma ritengo che siano quelli di cui si sente più parlare. Quali sono i libri ancora più venduti? Quelli di cui si parla ancora di più. Quali sono i libri ancora ancora ancora più venduti di tutti, della serie: comprati 'sto libro perché lo hanno letto tutti e se non te lo leggi non potrai mai più fare un discorso da finto intellettuale a una cena? Ovviamente sto parlando di quei due o tre libri all'anno con i quali ci spaccano le palle a morte finché non ce li compriamo pure noi, spendendo in pubblicità più del prodotto interno lordo di un paese mediamente benestante.

E il bello è che se chiedete alla gente un giudizio su certi libri scritti proprio con l'idea di arruffianarsi i lettori e di cavalcare qualche moda letteraria (tanto di quali sto parlando lo sapete), quasi sempre vi risponderanno che sono belli. E la cosa ancora più incredibile è che, tante volte, è addirittura vero.

Se fosse facile scrivere un romanzo che vende milioni di copie lo farebbero tutti, mentre invece succede l'esatto contrario con un surplus di libri che cercano di vendere ma non ci riescono. Solo pochi sono i veri best-seller viscidi e accondiscendenti nei confronti dei lettori e che vendono pure. Se milioni di persone sono convinti che si tratti di bella letteratura, c'è l'effettivo rischio che sia vero.

L'altra alternativa è che il mondo sia composto per la maggior parte da idioti... e a pensarci bene c'è l'effettivo rischio che sia vero anche questo ^^.

Perché la gente nel leggerlo si arrapa: che un po' è il discorso di prima, solo con uno specifico tipo di contenuto commerciale. La cosa bella di un best-seller pieno di sesso è che potete usarlo per soddisfare i vostri sordidi impulsi e poi lasciarlo tranquillamente in giro per casa senza che nessuno pensi troppo male di voi: ah, hai il libro di quella ragazzina ninfomane che racconta un sacco di porcate. È bello, vero?

La cosa brutta è quando vedete la facciona viscida dell'autore in televisione o anche dal vivo e pensate che quella è la persona con cui vi siete arrapati. Brrr!

Perché leggere quel libro vi fa davvero sognare a occhi aperti: questi sono i libri che piacciono a me (anche se preferisco quella storia dei sordidi impulsi). La descrizione di un mondo diverso dal nostro, una favola che ci porti tra personaggi fantastici... vabbe' avete capito, no?

Poi non deve essere necessariamente un bel sogno, e anzi le storie che fanno paura possono essere ancora più affascinanti: in uno degli ultimi libri che ho letto a letto (dopo che qualcuno l'aveva scritto alla scrivania e che era stato stampato in stamperia) non facevo che immaginarmi un enorme ragno schifoso che grattava dall'altra parte del muro dietro la mia testa (e scommetto che già avete indovinato di che libro si tratta). E il bello è che adesso vado pure in giro a dire che m'è piaciuto!

Il libro vi fa capire qualcosa: prima non ci avevate pensato, ma dopo aver letto quel romanzo... ah, non ci avevo pensato, eppure è vero. Metterci nei panni di un qualche personaggio e vivere la sua storia può farci vedere le cose da un punto di vista differente, e allo stesso tempo farci condividere una particolare idea dell'autore.

Il problema è che il messaggio diventa importante solo dopo che il libro è stato effettivamente letto. Se nessuno vi pubblica, nessuno vi legge fino alla fine e nessuno arriva a capire quello che gli state dicendo, per quanto magari di fondamentale importanza, il vostro libro resterà morto e sepolto sotto uno strato d'indifferenza.

Insomma avete scritto un libro davvero bellissimo, un testo importante e che bisognerà ricordare. Peccato solo che non l'abbia letto nessuno.

Simone

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Come diventare uno scrittore tanto antipatico da essere famoso.

Prima di diventare uno scrittore (abbiamo detto di togliere gli aggettivi, no?) credevo che risultare antipatico agli altri fosse un difetto e che lo sforzarsi di stare sulle scatole al maggior numero di persone non fosse un comportamento da consigliare.

Be', mi sbagliavo: volendo apparire e di conseguenza essere conosciuti e letti, l'antipatia o la semplice e brutale stronzaggine ci renderanno molto visibili e di conseguenza non dico apprezzati (abbiamo appena detto che siamo antipatici, no?) ma almeno odiosi al punto giusto perché la gente si ricordi di noi.

È anche vero che ci sono tantissimi scrittori sfigati (ho rimesso l'aggettivo) che vorrebbero avere successo per motivi esattamente opposti: uno per tutti, quello di essere persone affascinanti e degne di essere ascoltate per il modo di vedere la vita e per i consigli che sono in grado di dare.

Però questo secondo metodo è troppo difficile, no? Cioè, non è che potete diventare una specie di premio Nobel o un genio della letteratura semplicemente decidendo di esserlo. Sono cose che richiedono tempo, costanza, dedizione e (non sia mai che ne abbiate!) anche un po' di talento. Diventare antipatici invece è semplicissimo, e vi porterà gli stessi (se non maggiori) risultati con una frazione dello sforzo.

Insomma eccoli qua: tutti i trucchi per diventare uno scrittore tanto antipatico da essere famoso.

Non accettate consigli e commenti: se i lettori fossero davvero capaci di migliorare un vostro testo a questo punto gli scrittori sarebbero loro, no? E ricordatevi di farglielo notare.

Siate sprezzanti nelle risposte: in fin dei conti voi siete più intelligenti degli altri, e l'insulto è il metodo migliore per dimostrarlo.

- Lettore che commenta il blog: sai, il tuo ultimo racconto non m'è piaciuto tanto.

- Scrittore antipatico: eh, lo so. Non sei il primo idiota che me lo dice.

Tenete un blog in cui rileggete qualsiasi avvenimento in chiave negativa: che poi è una tecnica giornalistica estremamente efficace! Ad esempio non dite: sono contento perché sono due giorni che c'è il sole ma piuttosto: mi rode il culo perché piove un giorno su tre. Ancora non si dice: il mio ultimo ebook è piaciuto quasi a tutti ma: c'è un gruppetto di stronzi che fa di tutto per affossare il mio lavoro. Da notare che in ciascuna frase la parolaccia è fondamentale.

Date sempre la colpa a qualcuno: ultimamente c'è qualche problema con i commenti sul blog. Tutta colpa di - inserire personaggio famoso che solitamente non fa causa. Più avanti nella vostra carriera dovrete incolpare il leader dello schieramento politico opposto al vostro (ma stranamente questo non vi renderà antipatico ai vostri lettori).

Parlate malissimo dei libri che vendono più dei vostri: non vorrete mica far girare l'idea che chi ha più successo di voi sia anche più bravo?

Trattate male chi sta sotto di voi: se è un collaboratore ditegli sempre che il suo lavoro poteva essere fatto meglio... ma col sistema spiegato sopra: il tuo lavoro è una merda. Se è qualcuno che vi chiede un favore dite sempre di no preoccupandovi di mortificare i suoi intenti e se vi contatta un aspirante scrittore non azzardatevi a rispondere. Al limite potete mettere su un forum qualcosa che ha scritto e prenderlo per il culo pubblicamente (e non crediate che questa me la sia inventata).

Millantate di aver scritto un libro bellissimo (specie nella seconda parte): e poi chiarite ai lettori del blog che non glielo fate leggere perché altrimenti sarebbe sprecato.

Nei commenti al lavoro degli altri scrittori: cercate un difetto risibile (un aggettivo che a voi non piace o una virgola fuori luogo) e fatelo presente in maniera brutale con argomentazioni più lunghe del testo in questione.

Ok, direi che più o meno è tutto. Io sono esperto nel millantare e a sparlare degli altri, e a questo punto devo solo allenarmi un po' sui commenti sprezzanti e poi è fatta: starò davvero antipatico a tutti.

Simone

Le idee stupide che copiano tutti: la corsa verso la stazione prima che il treno parta portando via la persona amata.

Ah, che bello quando le storie ci prendono allo stomaco, vero? Forti sentimenti, drammi strappalacrime e situazioni al limite della tragedia. Leggere una storia di questo tipo ci fa rimettere (non fisicamente) in pace col mondo della narrativa, mentre uscire dal cinema dopo esserci gustati un film così intenso ci lascia dentro al petto quella calda sensazione di aver impiegato due ore della nostra vita per vedere una cosa bella che forse ci ha anche insegnato qualcosa.

Sì, come no. Peccato che, generalmente, quello che ci viene propinato è invece una roba piena di boiate clamorose come quella di cui parliamo oggi:

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI: la corsa disperata verso il treno/aereo/nave/sommergibile/astronave/missile o quello che sia che tra un minuto parte e il tuo amore è perduto per sempre.

Di cosa si tratta: dopo due ore di film o dalle tre alle seicento pagine di libro impiegate a capire che quella persona appena conosciuta è effettivamente l'uomo/donna della sua vita, uno dei protagonisti decide che però ha di meglio da fare da qualche altra parte e che per questo l'unica soluzione è partire per non tornare mai più.

A questo punto la persona abbandonata si dirà che in fondo di quello che parte non gliene fregava poi molto, restando così impalato come un ebete in attesa della partenza del suo eterno amore. Arrivati però ad appena cinque/dieci minuti prima del momento prefissato, quando ormai si sente già una campana che rintocca o una nave che chiama i passeggeri, il tizio/a in questione cambia repentinamente idea per precipitarsi in una corsa a perdifiato verso il luogo (stazione, porto, base missilistica o quello che è) dove avverà la partenza, deciso a convincere l'altro/a a non partire più e a rimanere per sempre con lui/lei.

Perché è un'idea stupida:

Ma devo pure spiegarvelo? Cioè, ma davvero nessuno ci arriva senza che glielo dica io? Meno male, se no che post scrivevo? Questa idea è idiotissima per i troppi seguenti motivi:

- I treni partono in ritardo, così come gli aerei, le navi o i dirigibili (i dirigibili più di tutti, vi assicuro). Insomma io non correrei poi troppo a perdifiato, anche se questo è proprio il minimo.

- All'aereoporto NON vi fanno andare oltre il check in se non avete un biglietto, e anche con quello ormai vi guardano anche nelle mutande prima di farvi partire (cosa che allenta non poco la tensione del viaggio). Allora perché nei film si vede sempre il protagonista che corre fino all'ingresso dell'aereo?

- Esistono altri treni e altri aerei. Cioè, non è poi 'sta fine del mondo se ne perdi uno! Puoi sempre prendere quello successivo e raggiungere il tuo amore un po' dopo, no?

- Esistono viaggi anche nell'altra direzione. Magari vai per lavoro in un posto del cavolo per un paio d'anni, però qualche fine settimana puoi farlo a casa e comunque prima o poi alla fine torni. Non mi pare questa tragedia!

- Esistono i fottuti telefoni cellulari. Amore, stai partendo? Eh no, perché volevo dirti che ci ho ripensato, che ti amo e non devi partire. Come, non te ne frega niente e parti lo stesso hai detto? Vabbe', se non altro mi sono risparmiato una corsa... sì, ci sentiamo via mail, baci.

- E poi... cioè, figuratevi la scena reale:

Innamorato che parte: amore, io ti amo tantissimo! Ma mi hanno offerto un lavoro retribuito il 15% in più in un altro continente, per cui addio parto e appena arrivo lì mi metto con un altro.

Innamorato che rimane: ah. Io però ho più possibilità di carriera qui... cioè se resto tra 25 anni forse avrò un avanzamento in più così potrò comprarmi una macchina più potente e magari anche la playstation 4 appena uscita.

Che parte: ah, ho capito. Allora niente, ci lasciamo e finisce qui. Addio.

Che rimane: sì, mi pare l'unica soluzione. Addio.

Ma che gente triste... e pure una storia sopra c'hanno scritto!

Approfondimenti: la corsa verso il treno che sta per partire può avere diversi finali, tutti ugualmente abusati.

- Quello che corre arriva in tempo, e i due si rimettono insieme. Tipico delle commedie romantiche e dei film collage di idee stupide.

- Quello che corre arriva tardi, per cui se la prende in quel posto. Tipico dei serial televisivi, dove generalmente quando parte qualcuno è perché non gli hanno rinnovato il contratto.

- Quello che corre arriva in tempo, ma l'altro soprprende tutti decidendo comunque di partire. E qui sarà pieno di adolescenti piagnosi che non capendo di aver assistito al risultato di una permutazione si lamenteranno perché è finito male.

Tranquilli! Tanto prima o poi lo faranno un film o un romanzo esattamente identico ma col finale cambiato, è semplicemente questione di calcolo delle probabilità. Forse non oggi, forse non domani, ma presto e (potrete rivederlo) per il resto della vostra vita.

Ma io, francamente, me ne infischio.

Simone

Dove presentare il nostro libro... sperando che venga qualcuno.

Allora, mettiamo subito le carte in tavola: si presuppone che siate degli scrittori emergenti (cioè, se siete famosi come cazzo vi salta in mente di dar retta ai miei consigli?) e che come tali siate dei poveracci morti di fame. Se al contrario siete ricchi, spendete pure tutto quello che volete per presentare il libro in posti super-trendy con tanto di modelle, veline, Costantini e letterine varie.

Non rientrerete mai della cifra spesa, e la mano calcata sul lato fighe come se piovesse comporterà il fatto che la maggior parte dei presenti all'evento non capirà nemmeno che c'è un libro da qualche parte ma si guarderà semplicemente in giro con gli occhi di fuori. Però, in fondo, sticazzi.

Per tutti gli altri (quelli poveri), dovrete inventarvi qualcosa che minimizzi, se non annulli, le spese che vi toccherà sostenere. Per far questo eccovi il solito elenco di cazzate che mi sono inventato, inframmezzato da qualche cazzata che invece ho fatto davvero.

Cercate di tirare in ballo qualcuno che ci capisce: se voi siete dei totali inetti nel settore delle Public Relations, magari non è detto che tutti quelli che conoscete lo siano altrettanto. Un amico artista, uno zio attore o qualche amico con le mani un po' in pasta potrebbe offrirvi una soluzione semplice, rapida e soprattutto economica.

Gli artisti stanno nelle gallerie d'arte: come capita nella letteratura, ci sono emergenti in tutti i campi, e a me è capitato di presentare libri nell'ambito di qualche mostra collettiva di artisti alle prime armi. Abbiamo fatto a gara a chi era il più sfigato, ma a dirla tutta è un modo sia per conoscere e sia per attirare un po' più di gente che magari non avrebbe interesse a venire a vedere soltanto voi.

Tante volte le gallerie chiedono soldi, ma visto che un libro non occupa le pareti (per cui non togliete spazio ad altri artisti) è possibile che vi lascino partecipare gratuitamente anche in virtù della malcelata speranza che vi portiate appresso un po' di gente. Il gallerista potrebbe chiedervi una parte dei guadagni sulle vendite del libro (che si traduce in nulla virgola poco) o anche il ricavo totale magari a favore di qualche iniziativa benefica, ma in questo caso farà di tutto per vendere il vostro libro e voi ci guadagnerete comunque in popolarità.

Il vostro libro parla di qualcosa in particolare? Speriamo proprio di sì, visto che un libro che non parla di niente è difficile da piazzare (ma a vedere in giro manco troppo). In questo caso potreste trovare un ambiente adatto al libro in cui verrete magari addirittura ospitati gratuitamente. Se il vostro libro parla - che ne so - di gatti (mi pare di sentirvi: eccolo che ricomincia!) a Roma ci sono varie associazioni che operano a favore di questi animali. Volete che non abbiano una stanza da prestarvi (magari in cambio di parte del ricavato)?

Se invece il libro è ambientato nello spazio con uno che si chiama Mozart ma non ha una ceppa a che vedere col Mozart vero, be'... mi pare di avervi già detto che la fantascienza non è un buon genere per gli emergenti, o sbaglio?

Esistono i luoghi culturali (ma anche no): questo per dirvi che magari nella vostra città ci sono posti, manifestazioni o eventi che sono adatti a uno scrittore emergente e che non dovreste farvi scappare. Per dirne una, a Roma ci sono dei pub che fanno presentazioni di libri e in almeno una biblioteca del centro organizzano serate dedicate a incontri con gli autori. Non è detto che sia tutto gratuito, che vi diano retta o che siano interessati a scrittori emergenti, però secondo me invece sì.

Esiste la politica: magari non svolge la funzione per cui è stata inventata, ma in ogni caso esiste. E allora provate a guardarvi intorno e a vedere se qualche comune, circoscrizione o sede di partito organizza serate dedicate agli scrittori. Unico avvertimento: se andate a parlare in casa dei violenti sostenitori di un partito nemico di quello per cui avete votato, non lo fate presente.

Non tutti odiano gli scrittori: chiudiamo con un briciolo di ottimismo. Finché avrete a che fare con editori e case editrici per nessuno varrete un soldo bucato, e anzi vi sentirete sempre come dei gran rompicoglioni che si mettono in mezzo al lavoro degli altri (che poi è proprio quello che siete). Se però uscite appena un po' fuori da questa realtà, improvvisamente il fatto che abbiate scritto qualcosa diventa degno di nota e troverete un sacco di gente disposta ad aiutarvi e ad apprezzare il vostro lavoro anche senza farsi pagare.

Insomma ci vuole un po' di faccia tosta e di coraggio per entrare in un posto e chiedere che posso presentare qui il mio libro? Però fatelo: al massimo vi manderanno a quel paese, ma dopo una vita da aspiranti scrittori un calcio in culo in più o in meno non lo noterete neanche.

Simone

La prima parte del gatto che cadde dal Sole (il famoso libro dei gatti).

Ok, negli ultimi giorni ho aperto un sondaggio su quello che vi sarebbe piaciuto leggere (purtroppo di mio, per cui tant'è) e i risultati sono stati i seguenti:

Un capitolo del libro dei gatti. 14 (48%)

Un nuovo racconto (anche se è brutto). 4 (13%)

Qualcosa dal libro del blog. 7 (24%)

Per me va tutto bene! 4 (13%)


Come del resto c'era da aspettarsi i gatti hanno sconfitto le altre due possibilità (il racconto brutto e il libro del blog) e adesso mi tocca farvene leggere un pezzo... col rischio che mi diciate che vi ha fatto schifo rovininandomi pure le vacanze di Natale.

Io speravo tanto che fosse il libro del blog a vincere, così avrei potuto fare lo splendido rilasciandolo tutto gratuitamente presagendo anche una scena del genere:

Editore coglione (non sto dicendo che sono tutti coglioni, solo quello in questione!): ah, lei ha messo online una versione elettronica del testo contenuto nel manoscritto precedentemente inviato alla redazione cartacea della nostra casa editrice (sta dicendo che gli ho mandato un libro che si trova anche su Internet). Questo non è conforme alla nostra linea editoriale, per cui pur considerandolo un buon romanzo (romanzo? Ma l'avranno letto almeno?) ci vediamo costretti a rifiutarlo.

Scrittore Emergente® (se vedete ho registrato il copyright): ma veramente è un libro tratto da una roba che era già su Internet da prima... cioè, per forza che era online!

Eh, che sagacia. A quel punto mi dovevano pubblicare per forza.

Tornando al libro dei gatti, che tanto ho capito che vi frega solo di quello, non mi piaceva l'idea di farvi leggere solo il primo capitolo (dove della trama si capisce poco o niente) ma allo stesso tempo non me la sono sentita di rendere pubblico l'intero romanzo col rischio di offendere la sensibile sensibilità (lo so lo so!) di chi gestisce con cura e amore le case editrici nostrane. Mi sembra più saggio aspettare almeno la risposta dei primi editori che ho contattato (nel giro di due o tre anni dovremmo esserci) e poi vedremo come vanno le cose.

Insomma per il momento ho deciso di rilasciare un ebook con dentro i primi quattro capitoli (su un totale di otto, ma gli ultimi sono più lunghi per cui è circa un terzo del libro). In questo modo spero che chi avrà voglia di leggere queste prime pagine si potrà fare un'idea di come sia il romanzo nella sua interezza, e visto che (almeno per quanto mi riguarda) il proseguio della storia è più interessante dell'inizio spero che questo assaggio invogli più di qualcuno a leggere il seguito.

E va bene, lo ammetto, è proprio come sembra: vi lascio un bel pezzo del libro sperando che vi piaccia e che vi compriate il resto. Unica nota stonata in questo piano diabolico è che il resto potrebbe non essere mai pubblicato (e se tanto mi da tanto non userei il condizionale)... ma a questo penseremo dopo, ok? ^^

Un'ultimissimissima riflessione: nel tornare sul testo dopo tanto tempo ho trovato qualcosa che sarebbe ancora da rivedere (qualche aggettivo infelice e un po' di virgole al posto sbagliato nel momento sbagliato), ma ho lasciato il tutto così com'è anche perché in fondo è quello che si troveranno a valutare gli editori.

Mi sembra di aver detto tutto. L'ebook lo trovate qui sotto, e ovviamente sentitevi liberi di dire quello che ne pensate... fermo restando che se dite che non vi piace vi banno dal blog ^^.

Link correlati:

Il gatto che cadde dal Sole - Prima parte

Un'altra presentazione di un amico del blog.

Vi ricordate di Fabrizio Valenza e del suo Geshwa Olers? In ogni caso vi giro questo comunicato, così se siete dalle pari di Verona avete un modo interessante per passare una mezza giornata.

Comunicato stampa

Una porta sul fantasy.
Crocevia degli scrittori


Lorenzo Rubino e Fabrizio Valenza
presentano
“Ombre dal Passato” e “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”, con la partecipazione degli illustratori Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli.

* * * * * * *

Il 15 dicembre 2007 ad Arcole, provincia di Verona, si terrà nella Sala Civica del Comune la presentazione dei romanzi fantasy di due scrittori di Verona, Lorenzo Rubino, autore di “Ombre dal Passato”, e Fabrizio Valenza, autore di “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”. L’evento, che inizierà alle ore 16.00 per concludersi alle ore 19.00, vedrà la collaborazione di due illustratori delle opere degli scrittori: Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli.

Moderatore dell’incontro sarà il critico letterario Pierantonio Trattenero.

Questo il programma della giornata:
- ore 16.00: apertura e ambientamento. In mostra le illustrazioni di Fabio Porfidia e Stefano Cimaroli;
- ore 16.30: inizio presentazione di Ombre dal Passato e Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde;
- seguirà breve confronto col pubblico;
- ore 19.00: conclusione dell’evento.

Per informazioni scrivere a throor@libero.it oppure a lorenzorubino@virgilio.it

Perché nessuno vi ha mai pubblicato niente, e non siete nemmeno diventati famosi (seconda parte).

Questo è il seguito del post intitolato allo stesso modo (solo con prima parte scritto tra parentesi) in cui si parlava dei motivi per cui uno scrittore non riesce a sfondare. Vediamone degli altri.

Perché quello che avete scritto non vale niente: ecco, è bruttissimo a dirsi, ma è questo il difetto numero uno che affligge la narrativa degli autori di oggi, e nemmeno solo quelli emergenti, e nemmeno solo quelli italiani va': è che scrivono libri assolutamente inutili. Storie povere, personaggi che non sono niente di che, idee riciclate, contenuti mosci, stile poco originale, lessico mediocre... insomma una super mega cagata insopportabile, illegibile e soprattutto invendibile. Ma chi cacchio vi aspettate che pubblichi il vostro tremendo libro, e soprattutto chi mai vi aspettate che se lo compri?

Però aspetta aspetta frena fermi tutti! Non sto dicendo che i romanzi che si pubblicano e che si vendono siano migliori. Il fatto è che se siete già conosciuti o se avete altri sistemi per vendere il vostro libro (siete abili nel gioco della palla, per dirne una) non è necessario che il vostro testo valga davvero qualcosa. In caso contrario, però, se il vostro libro non ha una qualche caratteristica particolare che lo faccia spiccare nel mucchio (e di questo parlerò più avanti, che viene un bel post) scordatevi che arrivi da qualche parte (e voi con lui, ovviamente).

Perché state sulle palle alle case editrici: vi sembra davvero così improbabile? Mettetevi nei loro panni: mandate il vostro manoscritto a caso, non richiesto e soprattutto senza nemmeno stare lì a controllare se un dato editore ha almeno una collana in cui pubblica roba simile a quella che scrivete voi. Poi, tanto per sapere se è tutto a posto, telefonate in redazione dopo aver mandato il manoscritto e chiedete se il testo è arrivato (anche se vi è già tornata la ricevuta della raccomandata, per cui che è arrivato lo sapete) e poi attaccate un tremendo pippone alla persona con cui state parlando per spiegargli quanto tenete al vostro libro, quanto è scritto bene e quanto ingiustamente sono anni che provate a pubblicarlo eppure ve lo hanno sempre rifiutato tutti (chissà perché, vero?).

E vabbe', fin qui è ancora non dico accettabile, ma tanto lo fanno tutti gli emergenti e continuate ancora a confondervi nel mucchio senza esservi attratti odi particolari. Quello che non è accettabile sono cose del tipo chiamare dopo una settimana per sapere se l'hanno letto (e la risposta del redattore sarà: acciderbolina, le avevo detto che ci volevano dai sei mesi ai sette anni), chiamare dicendo se potete mandare una versione del manoscritto corretta, chiamare chiedendo se per favore possono cambiare una data frase a una data pagina perché avete fatto una correzione, chiamare dopo due settimane per sapere se adesso l'hanno letto, chiamare per chiedere se potete passare a trovarli visto che per caso state passando proprio sotto la redazione, chiamare dicendo che avete visto un libro simile al vostro pubblicato da un'altra casa editrice (alla quale ovviamente non l'avete inviato), chiamare dopo tre settimane per sapere perché ancora non l'hanno letto e così via finché il redattore con cui parlate sempre non vi consiglierà gentilmente di andare a fare in culo.

Insomma, vediamo di capirci: non so che lavoro fate (ammesso che ne abbiate uno), ma accettereste di far entrare tra i vostri colleghi e/o collaboratori una persona che sapete di per certo essere un enorme tremendo insostenibile e insopportabile rompi coglioni? Ecco, appunto, manco morti. Così come manco da morti vi pubblicheranno il vostro romanzo, statene certi.

Perché siete sfigati: non c'è niente da ridere, la sfiga è una possibilità bella e buona che tutti gli emergenti conoscono bene (anche se qualcuno preferisce definirsi genio incompreso). Se io fossi il direttore editoriale di una grossa casa editrice... vabbè, diciamo qualcosa di più plausibile: se fossi l'aiuto assistente al correttore di bozze in seconda del giornalino del club della pesca col saxofono che ho dietro casa (al momento mi hanno detto che non c'è posto ma ci spero ancora), e se mi arrivassero davvero i fantomatici tremila manoscritti all'anno di cui si lagnano gli editori, di tanto in tanto deciderei di fare piazza pulita della valanga di carta che blocca la porta del bagno prendendo tutto e buttandolo indiscriminatamente nella raccolta della carta (sarei comunque responsabile, vedete). Niente più montagne di libri da valutare tra le palle, e se il vostro era bello be'... niente sensi di colpa: se era bello si vede che lo pubblicherà qualcun altro, non è un problema mio.

Ancora, magari avete beccato il giorno in cui l'editore ha scoperto che la moglie gli ha messo le corna e il vostro libro è la drammatica vicenda del proprietario di una casa editrice tradito dalla moglie (tra l'altro vi sconsiglio di inserire qualunque personaggio anche lontanamente legato all'editoria) oppure la squadra di calcio dell'editor ha perso la finale di coppa per un rigore al novantanovesimo e mezzo e lui se l'è presa col primo che capitava giocando a pallacanestro col cestino e il vostro manoscritto (tra l'altro commentando: hmmm, non male pagina dopo pagina). Ancora ancora, magari chi vi ha letto e valutato e scartato era semplicemente un coglione, e al posto vostro hanno pubblicato un libro del cappero che fa schifo e pena e pietà e ribrezzo però alla fine a quell'altro scrittore meno sfigato sì e a voi invece no.

Insomma può succedere, e anzi io mi metto nella categoria degli scrittori sfigati, anche perché io sono uno di quelli che scrivono male ma non lo vogliono ammettere. L'unica soluzione possibile è avere un po' di fiducia e provare di nuovo, anche perché di solito la sfiga è patologica e si accanisce sempre sulla stessa persona per tutto il corso della sua vita: se gettate la spugna e chiudete con l'editoria troverà di certo qualche altra cosa che vi sta a cuore da distruggere, per cui meglio continuare con la scrittura.

Se non altro, ormai ci avete fatto l'idea.

Simone

Perchè non vi hanno ancora pubblicato niente, e non siete nemmeno diventati famosi (prima parte).

Diciamo la verità: non serve molto spirito di autocritica e né essere particolarmente sensibili a determinate situazioni per porsi almeno una volta questa domanda (sto parlando di quella nel titolo, ovviamente). Sono mesi e mesi e mesi che ci provate, che poi si traducono in anni e anni e anni di fallimenti, e come scrittore ancora non siete arrivati da nessuna parte.

Fermarsi un attimo a riflettere sul perché e percome le cose non vadano come volete voi mi sembra almeno lecito, se non addirittura obbligatorio, o sbaglio? Che accidenti c'è che non va? Perché gli editori continuano a frullare i vostri libri dalla finestra cercando di centrare il cassonetto dei residui biologici (devo davvero esplicitare il motivo?) mentre la vostra carriera di scrittori somiglia sempre di più a un lungo viaggio a senso unico verso l'autocommiserazione più assoluta?

Vabbe', sto diventando pesante per cui ci do un taglio e via:

Perché non siete diventati degli scrittori famosi.

Perché scrivete di merda: insomma, mi pare la prima e più probabile ragione. La vostra prosa è lenta e noiosa, gli editori trovano brutti i vostri libri, i lettori vi detestano e la critica vi schifa. La cattiva scrittura è il secondo difetto che affligge la quasi totalità degli autori che non hanno successo (il primo motivo ve lo dico dopo), ma a questo punto vi tirerò un po' su il morale dicendovi una cosa che forse non vi aspettavate: si può rimediare.

Tra tutte le innumerevoli qualità e caratteristiche che dovrebbe possedere un bravo scrittore (e il condizionale è voluto), la tecnica è forse quella che si può migliorare con maggiore facilità. Potrete anche essere cresciuti per strada nel comune italiano a maggior densità d'ignoranza per metro quadro, essere un ceffo di quelli che quando salutano gli amici dall'altra parte della strada si mettono le mani a coppa davanti alla bocca ed eruttano un ruggito talmente atroce che i cani scappano e i ragazzini si mettono a piangere.

Potete insomma essere la sintesi della negazione per la carta stampata, eppure con un po' di coraggio anche voi potreste arrivare a produrre non dico una struttura lessicale inarrivabile, ma almeno qualcosa di presentabile. Intanto, però, se siete ancora al livello erutto scacciacani sicuramente è per questo che i vostri libri non piacciono: dovete solo riconoscere questo fatto, accettarlo e iniziare a porvi rimedio.

Perché quello che volevate dire non è quello che avete scritto: a me è capitato, e probabilmente era un mio difetto di ancor più gioventù (sono ancora giovane, cappero!) che col tempo spero di aver cancellato. E ho detto spero, datemi tregua! Avete in mente una bella storia, dei bei personaggi e una bella atmosfera, però sulla carta quello che viene fuori è tutt'altro: una storia moscia, personaggi invisibili e un'atmosfera da far rimpiangere una visita dal dentista.

Qui il problema non è tanto l'essersi ritrovati con un testo che non è quello che avevamo in mente (che poi è quasi la norma), ma il non rendersene conto o, semplicemente, il non mettersi lì a sistemare le cose. E qui viene il prossimo punto:

Non cancellate abbastanza: il problema con gli scrittori emergenti è che sono troppo innamorati del loro lavoro. Stanno lì a rimirarsi le loro tre righe di aggettivi e sostantivi abusati che nella loro testa dovrebbero formare un racconto dell'orrore (che poi ci sono andati vicini con un orrore di racconto), e ci scommetto le palle che la prima cosa che si chiedono quando hanno finito è: chissà se quello che ho scritto è un capolavoro.

Cioè, capite come ragionano? Il loro testo potrebbe essere un capolavoro talmente immortale che lo stesso Dante ci rimarrebbe un po' male, nel leggerlo: metterebbe le mani in quella specie di tunica, punterebbe a terra il nasone adunco e sospirerebbe sommo poeta fui, ma non lo restai oltre: codesto autor novello me ne rubò la palma. (O come acciminchia parlava davvero la gente ai tempi suoi).

Un'opera magnificente, insomma... oppure una boiata immensa. Chissà? Potrebbe essere entrambe le cose, ma lo scrittore emergente è perso nel dubbio: non è in grado nemmeno di giudicare tre righe che ha scritto. Insomma sì, no, però, forse, chissà... sai che c'è: per non sbagliarsi, sempre meglio non cancellare nulla.

E di tre righe in tre righe, a forza di conservare tutto alla fine si ritrova con un malloppone immenso che, piuttosto che attraverso la lettura, chiunque preferirebbe farlo entrare dentro di sé in qualunque altro modo. E questa battuta forse è troppo volgare, forse non si capisce ma forse è un capolavoro, per cui non la cancello.

Vi sembrano motivi validi? Non m'importa se dite di no, perché ne ho già scritti degli altri. Solo che li troverete nella seconda parte, perché se no il post veniva troppo lungo ^^.

Simone

Un libro... da paura!

Che dite, non ci voleva niente a fare una battuta del genere, vero? E vabbe', lo ammetto, ma è Sabato mattina, ho il raffreddore e il mal di testa e davvero non riesco a scrivere niente di meno scontato.

Molto meglio allora che vi lasci direttamente alla presentazione di questo thriller a tinte forti scritto da Mariella Calcagno che - tra le altre cose - è anche insegnante di scrittura creativa e curatrice della stessa collana in cui si inserisce il suo romanzo (insomma teniamocela buona, ok? ^^)

Paura - Di Mariella Calcagno
Graphe.it Edizioni


Paura è nato ascoltando donne che non sanno lasciarsi andare, donne che temono di sentirsi sporche sentendo desideri molto trasgressivi, donne che al contrario hanno superato il tabù della cosiddetta trasgressione per trasformarla in semplice bisogno d'essere se stesse, fino a toccare il fondo, un fondo che può non piacerci ma che rende libere di essere se stesse. Il tutto condito da una vena gialla, romanzato per far parlare i sensi.

Lei. Francesca, trentatré anni, di una bellezza sensuale che non passa inosservata e tutta impegnata nella ricerca del caso che la farà diventare famosa. Lui. La stampa lo ha definito il serial killer del reggicalze, il caso dell'anno. L'altro. Manfredi, il giornalista a cui è affidato il caso e che proprio a lei si rivolgerà in cerca di aiuto. Francesca proverà emozioni che la segneranno e le indagini la proietteranno in una dimensione ignota e fortemente erotizzante. Conoscere il serial killer e capire d'esserne attratta le provocherà disagio. Divisa, fisicamente e mentalmente, fra due uomini. Ma non sarà questo a segnarla per sempre...

La prefazione è di Daniele Billitteri, giornalista per il Giornale di Sicilia, ha pubblicato diversi libri e ha gentilmente donato a Mariella Calcagno qualche parola per il suo libro. La quarta di copertina le è stata generosamente regalata da Carolina Cutolo, autrice di Pornoromantica per Fazi Editore.