Una mano lava l'altra, e tutte e tre insieme lavano...

Mi vengono i brividi solo a pensare a tutte le battutacce con cui avrei potuto concludere la frase, per cui lasciamo stare.

Detto questo, un caloroso ringraziamento agli amici del blog che mi seguono da tempo e che addirittura hanno finito anche per leggersi uno dei miei libri. Non come tutti gli altri che è 1 anno che dicono sì lo leggo lo leggo e poi invece niente ^^.

Sto parlando di Gloutchov, in arte Glauco Silvestri (credo) che ha recensito la sindrome di Reinegarth (e sembra che abbia qualcosa da ridire sul finale), di Matteo Mainardi (che si cela dietro al nick Scrittoreinfasce) a cui il libro è piaciuto molto ma ha qualcosa da ridire sul finale e di Gelostellato che come si chiama non l'ho ancora capito e invece ha letto Mozart di Atlantide - al momento disponibile solo su richiesta o se cercate bene - trovando stranamente qualcosa da ridire non tanto sul finale (anche se qualche appunto l'ha fatto ^^) ma sui primi capitoli.

Insomma a parte che - bene o male - i libri sono piaciuti a tutti e tre e posso dirmi vagamente soddisfatto, è sempre un piacere parlare di queste cose e mostrare a tutti come funziona - anche nel piccolo dei blog - il mondo della comuicazione.

I miei amici hanno parlato di me, io ho parlato dei miei amici che parlano di me, e se tanto mi da tanto adesso la nostra fama si è improvvisamente accresciuta senza che in realtà nessuno di noi abbia dimostrato di avere alcuna qualità reale. Quando poi leggerò qualcosa di loro ovviamente ne parlerò a mia volta benissimo, e così via per tutto il resto delle nostre carriere letterarie ^^.

E come uno si azzarda a fare una recensione negativa (o anche semplicemente a dire la verità) in men che non si dica lo facciamo sparire.

Link correlati:

La recensione della sindrome ecc ecc scritta da Gloutchov.

La recensione della sindrome di quella cosa scritta invece da Scrittoreinfasce.

Mozart di Atlantide nella recensione di Gelostellato.

Simone

Geshwa Olers va a Lucca!

Chi legge il blog conoscerà certamente (o quasi) il romanzo di Fabrizio Valenza, uno dei tanti scrittori che pubblicano tramite Lulu.com e di cui ho già parlato altre volte.

Vi informo allora che il romanzo di Fabrizio sarà presentato nell'ambito di Lucca games... e poi vi giro il comunicato stampa:

Lucca Games – sabato 3 novembre 2007 – Padiglione Carducci, stand LudicaMENTE.net [g109B]

“Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde” sarà presente a Lucca Games insieme al suo autore, il veronese Fabrizio Valenza, ospite della Federazione Ludica Toscana e del portale sul mondo del Fantastico LudicaMENTE.net.

“Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”, il romanzo fantasy interamente pubblicato su internet e che in poco più di sei mesi si è diffuso in rete venendo scaricato gratuitamente da oltre 2000 lettori, è stato adottato dalla Federazione Ludica Toscana. Sabato 3 novembre la FLT lo presenterà in coda al suo intervento alle ore 9.45 nella Sala Incontri, per poi rimandare per una presentazione esaustiva allo stand del portale LudicaMENTE.net, dove sarà possibile incontrare Fabrizio Valenza in persona, e “toccare con mano” l’edizione cartacea del suo romanzo.

Alla presentazione prenderà parte anche l’illustratore Fabio Porfidia, collaboratore al progetto “Geshwa Olers” con una serie di illustrazioni che arricchiranno la pubblicazione degli altri sei volumi.

“La palude esalava vapori che si alzavano come aliti acidi dall’acqua, mentre il mago affondava un passo dopo l’altro nella terra fangosa. Le rovine lo circondavano da ogni parte, i loro contorni rotti tagliavano l’aria come tanti rasoi. Nel muoversi, non badava al nugolo di insetti che gli volteggiavano intorno, nè al fetore che lo circondava: la sua attenzione era completamente assorbita dalla costruzione megalitica che si ergeva davanti a lui. Alta, nera e spaventosa, come un enorme albero bruciato, Tir Demàr – la Torre del Pianto – sorgeva al centro esatto della città antica.”

Così inizia “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde”. Geshwa ha sedici anni e proprio il giorno del suo compleanno si mette in viaggio assieme al padre attraverso il minaccioso Masso Verde, un’imponente massiccio montuoso al centro del Regno di Grodestà, per sfuggire a un inquietante fenomeno: strani bagliori rossi, effetto di un incantesimo mortale, si sono accesi sulla Palude di Sobis, tra le rovine di una città abbandonata.

Ha il via la vita d’avventure, piena di colpi di scena, di un ragazzo che dovrà vedersela con orchi, fade, anguane e altre creature mitologiche del Nord-Italia.

Lo scrittore che campa facendo SOLO lo scrittore.

In Italia la gente non legge! In Italia non si fa politica! In Italia non si trova lavoro! In Italia non c'è liberta, in Italia non c'è rispetto per le minoranze e l'Italia è un brutto postaccio che guai a esserci nati e che solo a passarci sopra con l'aeroplano non si sa cosa succede!

Insomma viviamo proprio in un paese di cacca, almeno a dar retta ai discorsi di tanta gente che poi magari si scopre non essere mai stata all'estero se non a Praga a mignotte, in Brasile a mignotte oppure ad Amsterdam a farsi le canne (e a mignotte).

Ma questa era solo un po' di polemica volta ad attirare commenti (visto che ho capito come si vivacizza il blog ^^) e non è di questo che voglio parlare. Quello che invece m'interessa è ragionare un po' su uno dei tanti discorsi un po' pessimisti che si fanno sul nostro paese, e cioè che come scrittori in Italia non si campa. Il concetto è semplice: sarebbe bello, quasi un sogno meraviglioso vivere con il ricavato dei nostri libri senza fare nient'altro che scrivere dalla mattina alla sera, ma purtroppo in una certa penisola circondata dal mare e accarezzata dal sole questo non sembra possibile.

Agli scrittori è dato in sorte il peggior supplizio che (volendo rimanere nel qualunquismo) si potrebbe mai pensare di destinare a un cittadino italiano: essere costretti a lavorare per mantenere se stessi e la propria famiglia. Brrr, ho i brividi solo a pensarci!

Ma sarà vero, o per l'appunto è solo il punto di vista di persone che non hanno riflettuto a sufficienza prima di esternare le proprie opinioni (tipico degli aspiranti scrittori, tra l'altro)? Vediamo allora di sviscerare questo luogo comune, suddividendolo nei sotto-luoghi-comuni costituenti.

Uno scrittore famoso non guadagna comunque abbastanza: dite? Forse dipende da cosa intendiamo per famoso. Certo è che se vendo 1000 copie di un libro non rientrerò mai nemmeno delle fotocopie che ho fatto per proporlo agli editori, ma se ne vendo 50 mila? Cioè, volete dirvi famosi vendendo MENO di 50 mila copie? Anche guadagnando 50 centesimi a copia fanno un 25 mila euro, e tolte le tasse ve ne restano 15.

Ok, 15 mila euro non sono tanti, e anzi visto il mazzo che dovete farvi per avere successo sono effettivamente pochissimi. Però se pubblicate un libro all'anno alla fine con quei soldi non ci camperete proprio, ma un pochettino aiutano. La sensazione è che chi si lamenta non abbia semplicemente voglia di scrivere così tanto, e che vorrebbe campare come scrittore scribacchiando qualcosa quando capita. Che poi è il classico atteggiamento di chi non ha voglia di fare un cazzo.

Anche gli scrittori affermati devono lavorare: e certo, no? Umberto Eco fa il professore, Baricco ha una suola di scrittura e fa il regista, De Crescenzo ha scritto per il cinema, tanti altri vanno in televisione oppure lavorano per riviste e giornali...

Ecco, io questo lo chiamo non saper interpretare la realtà (o semplicemente essere coglioni). Cioè, ma come picchio ragionate? Le persone in questione fanno il loro secondo lavoro proprio in virtù del loro essere degli scrittori conosciuti. Sono ritenute persone di cultura (o semplicemente popolari, visto il livello dei libri di oggi), e per questo gli vengono offerti determinati incarichi di divulgazione o insegnamento o di semplice intrattenimento (che poi sono gli unici dove forse si guadagna).

Fare il professore all'università è una cosa bella, un di più che si raggiunge dopo essersi costruiti una cultura, non un obbligo o una punizione per espiare il triste problema tutto italiano che coi libri non si mangia! La cultura è studio, lavoro, interazione e divulgazione. Uno scrittore che sta solo chiuso in casa a scrivere e non fa nient'altro è un povero sfigato, come può aspettarsi di raggiungere qualcosa?

Scrivere e basta sarebbe il sogno di ogni scrittore: ancora? Io sogno di girare il mondo, far fruttare la mia laurea in ingegneria e poi andare a fare il medico in Africa, fare sei ragazzini (magari con sei donne diverse), salire sull'Everest e andare nello spazio, fare il fotografo, il cuoco e mille altri lavori che mi affascinano, e infine capire il senso della vita per poi raccontarlo alle altre persone (che sicuro mi prenderanno per scemo).

In mezzo a tutto questo, voglio anche scrivere i miei libri. Anche, capito? Ma come vi viene in mente di voler scrivere e basta nell'arco di tutta la vostra vita? E di che dovrebbero parlare le vostre storie se la vostre giornate sono un'inutile e ripetitiva noia mortale? Lo scrittore che fa solo lo scrittore è un concetto idiota, una proiezione grottesca del desiderio diffuso di essere qualcuno e vivere alla grande senza però aver mai combinato un cazzo di buono.

Eh sì, anche secondo me non sarebbe così male. Però toglietevelo dalla testa.

Simone

I libri che se non li leggi non puoi fare lo scrittore.

Tra le tante situazioni in cui può trovarsi un autore emergente, questa è assolutamente un classico:

Mi trovo a qualche noiosa riunione di scrittori sfigati (magari quelli che per non sfigurare con l'editore si comprano i libri da soli) e come sempre si parla di libri, letteratura e di men che improbabili successi editoriali.

Qualcuno ha appena scritto un raccontino carino carino (è una merda) qualcun altro ha pubblicato una poesia che la giuria del concorso ha definito molto intensa (e invece è sempre una merda) a me hanno appena rifiutato un po' di romanzi (che invece sono belli, ok? ^^). Insomma, le solite cose. Quand'ecco che si finisce col parlare di libri letti o da leggere, e puntualmente si verifica una situazione del genere.

Impiegato gobbo che si definisce poeta: ah, volevo scrivere un haiku in omaggio ai dolori del giovane Werther.

Studente obeso con racconti sudaticci sotto l'ascella: eh (sospirando), i dolori del giovane Werter! Come se invece di un libro stesse ricordando una super tettona che - per una volta - gliel'ha data senza farlo pagare.

Io (dall'aspetto curato e attraente): ah ma è bello quel libro là? No, perché io non l'ho mai letto.

Apriti cielo! I miei colleghi letterati, osteggianti qualunque valore estetico o edonistico (nonché le più banali forme d'igiene) mi fissano a bocca spalancata, come se stessero aspettando che scoppi a ridere dopo aver detto una delle mie solite cazzate (che del resto è l'unico motivo per cui m'invitano a certi incontri, e anche se sembra una battuta è la pura verità).

Rendendosi conto che (una volta tanto) sto dicendo sul serio, ecco che si scambiano un'occhiata come se volessero abbracciarsi e farsi un po' di coraggio dopo di che - praticamente all'unisono - esclamano: ma come, vuoi fare lo scrittore e non hai letto i dolori del giovane Werther, che è un libro importantissimo?

E io no, non l'ho letto davvero quel libro là di quel coglione di Werther... e vi dirò di più: non sapevo neanche il titolo corretto, e per non fare figuracce m'è toccato andarlo a cercare su Internet! E allora, che ci posso fare? Io ho una vita sola, e per quanto ci siano periodi in cui leggo anche due o tre libri a settimana (di quelli corti, magari ^^) la mia vita non sarà comunque lunga a sufficienza per leggere tutto quello che bisognerebbe leggere per fare lo scrittore. E sta a vedere che adesso è colpa mia se esistono la vecchiaia e la morte!

E poi diciamo le cose come stanno: un sacco di aspiranti scrittori studiano lettere, filosofia, sociologia... al limite lingue se hanno voglia di farsi il mazzo (per modo di dire). Loro certi libri se li leggono spaparanzati in poltrona col pisello in mano e dandosi le arie di studenti anticonformisti, mentre io tra un appello di meccanica razionale e un altro appello di meccanica razionale (l'ho dato quattro volte prima di prendere un 19) quella stessa identica cosa la chiamavo relax.

E adesso vorrebbero farmi credere di essere loro quelli colti, quando in cinque anni di studio si sono letti due romanzetti pure divertenti mentre di matematica e di fisica non capiranno mai un emerito cazzo?

Altro che fare gli scrittori o gli artisti impegnati: ma che se ne andassero a studiare, 'sti ignoranti!

Simone

Il secondo libro del blog... forse sì, ma poi basta!

Vabbe', forse no, non esageriamo. Non mi hanno ancora rifiutato il primo (a parte i quattro o cinque non ce lo mandi nemmeno dati sulla fiducia ^^) per cui partire già con il secondo forse è un po' prematuro.

Comunque è solo per dire che - come del resto vi sarete accordi - terminata la raccolta di post del blog per qualche strano motivo mi è tornata anche un po' di ispirazione, per cui se resisto un altro annetto mi sa che il secondo libro ci scappa davvero.

Però poi basta: a un certo punto darò un taglio con 'sta storia degli scrittori e dell'editoria, e inizierò a parlare di altro. Bisogna solo vedere quando, e soprattutto di cosa parlare... anche se a dirla tutta ho già un mezzo progetto tra le mani.

In ogni caso questo sarebbe il solito post riepilogo della situazione, per cui vediamo un po' come vanno le cose:

- Il libro dei gatti è ancora nel limbo dei mucchi di manoscritti sulle scrivanie degli editori. A quattro mesi circa dagli invii non ho infatti ricevuto alcuna risposta (a parte i NO sulla fiducia), nemmeno dagli editori che millantano di rispondere a tutti. Sarà un bene? Sarà un male? Sicuramente è un bene che non rispondano subito (perché di solito è per chiederti i soldi), ma passati i quattro o cinque anni credo che abbandonerò le speranze.

- Lo stesso vale per il libro del blog: non mi ha risposto nessuno, e se tanto mi da tanto saprò forse qualcosa per la prossima estate o giù di lì. Evviva l'editoria!

- Il premio Urania CREDO che nemmeno sia partito e che le iscrizioni siano ancora aperte, per cui c'è da morire di vecchiaia. Non credo di poter vincere, ma visto che i libri ai concorsi li leggono a cazzo potrei avere qualche possibilità ^^.

- Primo Mazzini è ancora nel mio cervello in attesa di un po' di spazio su carta. Alcune parti della storia le ho chiarissime, altre invece no. Forse dovrei iniziare a scrivere per vedere che viene fuori?

- Come per Mozart a suo tempo (o se cercate bene) la sindrome di Reinegarth stampato non lo vuole nessuno e preferiscono tutti scaricarsi l'ebook. Per me è uguale (basta che lo leggete e mi dite quanto sono bravo ^^), mentre se leggete abitualmente a schermo interi romanzi farete un grosso favore al vostro oculista.

- Diversi amici che seguono il blog hanno scritto delle brevi recensioni di alcuni miei ebook. Poi gli dedicherò un post appost.

- Se avete notato ho modificato un po' le etichette che raggruppano i vari post, e a breve aggiungerò una selezione dei miei post preferiti con cui... ma davvero ve lo devo spiegare?

- Avevo molte altre cose da dire, però mi sono scordato. Per cui alla prossima!

Simone

Le idee narrative stupide che però copiano tutti.

Mentre leggo il libro di un altro scrittore (alle volte capita ^^) guardando la televisione oppure quando mi tocca andare al cinema, cerco sempre di capire come e perché l'autore ha fatto una determinata scelta narrativa. Per quale motivo ha scelto di risolvere una situazione proprio in un determinato modo? Ci sarebbe stata una soluzione migliore, oppure si è trattato semplicemente di una scelta obbligata da trama e personaggi?

Purtroppo, tante volte la risposta è più semplice di quello che sembra: l'autore si trovava in un punto della storia in cui non è tanto facile andare avanti, e piuttosto che attendere l'ispirazione o sforzarsi almeno di copiare qualcosa di meno abusato ha deciso di togliersi il problema con la prima idea che gli è venuta in mente.

Ed è la stessa cosa che - di questo sono sicuro (e quando dico sicuro intendo S-I-C-U-R-O) - fanno anche tanti autori emergenti (o semplicemente scarsi) senza nemmeno rendersene conto. L'unica differenza che li distingue dagli scrittori veri è che questi ultimi sono coscienti che quello che stanno scrivendo non vale nulla, ma non gliene frega niente perché tanto alla fine li pagheranno lo stesso.

Il vero problema in questo modo di fare, è che le soluzioni narrative più usate e più ricopiate sono quasi sempre delle stronzate immense. Si continua a riciclare idee senza senso che vengono prese per buone per il semplice fatto che la gente se le è trovate davanti tante di quelle volte da esserne assuefatta, e ormai le prende per buone senza ragionarci sopra. Anzi, guai a risolvere certe situazioni standard in maniera originale: si rischia di passare per scrittori amatoriali, persone non documentate sui fatti o - semplicemente - per dei poveri idioti.

Ma ormai la pacchia è finita, perché con questa serie di post vedrò di mettere in luce tutte le idee stupide usate e strausate nei libri, al cinema e in televisione da utori tra l'altro ammirati e strapagati. E poi se anche mi capiterà di usarle io stesso lo farò senza problemi o senzi di colpa: che come scrittore sono talmente anticonformista da non piegarmi di fronte alle idee di nessuno. Nemmeno quando sono le mie.

Ma basta chiacchiere, e andiamo con la prima puntata!

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI:
La botta in testa che fa svenire.

Di cosa si tratta: il protagonista deve mettere fuori combattimento qualche guardia rompipalle o il cattivo di turno, e visto che il contratto editoriale sottoscritto dall'autore incaricato di redigere la storia prevede un testo (o un copione) che non sia vietato ai minori, bisogna inventarsi un modo per far sparire il personaggio in questione senza particolari spargimenti di sangue.

Nella forma più classica dell'idea stupida, il protagonista troverà un oggetto contundente (la classica mazza da baseball) e la utilizzerà per colpire dietro la nuca il personaggio da far sparire. Al cinema va benissimo anche qualsiasi altro punto del corpo che non siano gli arti, e nel caso di personaggi maschili è ben accetto anche l'inguine.

Il malcapitato in questione, colpito a tradimento in qualche zona vitale, perderà immediatamente i sensi senza soffrire, senza sanguinare e senza ovviamente lamentarsi (a parte un ugh soffocato nel caso di mazzata nelle palle), e cosa più importante di tutte senza riportare alcuna conseguenza di tipo fisico.

Perché è un'idea stupida: non so voi, ma io in vita mia di botte in testa ne ho prese più d'una (magari non da parte di persone intenzionate ad eliminarmi) eppure non sono mai svenuto. Nemmeno quella volta che da ragazzino sono caduto di testa mentre mi arrampicavo sulla statua di Piazza San Giovanni, anche se ritengo che l'evento abbia in qualche modo influenzato il mio carattere.

Da un punto di vista puramente medico, una mazzata in testa che causi una perdita di conoscenza è un evento serio e da tenere sotto osservazione, visto che l'infortunato potrebbe morire nel giro di poche ore. Invece - a voler credere allo lo scrittore a cui non andava di inventarsi di meglio - se anche vi spaccano un bastone sulla capoccia è normale che in cinque o dieci minuti riprendiate i sensi, e nel peggiore dei casi basta un po' di ghiaccio e passa tutto. E se accanto a voi avete degli amici, nel vedervi riaprire timidamente gli occhi e chiedere ma cosa è successo scoppieranno tutti a ridere a crepapelle.

Un caso estremo lo abbiamo nei videogiochi, dove le guardie svenute si rialzano e tornano a fare la guardia al loro posto. Io m'immagino il discorso che fanno coi colleghi:

Guardia 1: perché sei sparito tutto 'sto tempo?
Guardia 2: niente di che. Serpente Solido (si chiama DAVVERO così il personaggio!) mi ha dato una botta in testa e sono svenuto. Guardia 1: Serpente Solido? Non dovremmo dare l'allarme?
Guardia 2: ma no, dai, l'allarme no che poi lo sanno tutti e mi vergogno.
Guardia 1: ok, allora no. Ma non dovremmo almeno andarlo a cercare?
Guardia 1: ma dobbiamo stare tutta la sera a parlare di Serpente Solido? Tanto a quest'ora è arrivato al prossimo quadro e a noi non ci scoccia più. Ne sono sicuro.

Approfondimenti: questo brillante spunto narrativo appare anche nella forma della bottigliata sulla testa. La bottiglia si rompe e il tizio perde i sensi, ovviamente senza l'emorragia spaventosa che dovrebbe risultare da un trauma del genere. Ancora, abbiamo il pugno sul mento che fa svenire al 100% (che quella statistica non ce l'ha manco Tyson) e la presa alla gola che in due secondi perdi i sensi per mancanza d'ossigeno al cervello.

Caso particolare è la serie Star Trek (quello di 40 anni fa): avendo deciso di usare questa idea stupida in tutte le puntate, il genio di Gene Roddenberry si è almeno preso la briga di personalizzare il tutto inventandosi la presa vulcaniana. Quella delle due dita di Spock che come ti tocca svieni, e con la quale mio fratello mi ha torturato per tutta l'infanzia.

Eh sì, credo proprio che volesse farmi sparire. ^^

Simone

Il dottor Schweitzer ha di meglio da fare.

Non ci crederete, ma conosco un sacco di trentenni che stanno meditando di riprendere a studiare all'università. Qualcuno lo ha già fatto, segnandosi alla classica seconda laurea quasi identica alla prima che ti regalano facendo due esami e mezza tesi. Altri hanno intrapreso il dottorato (lavorando, tra l'altro!) e altri ancora vorrebbero farlo ma non possono per problemi vari (tipo figli e mutuo da pagare).

E vabbe', ma a noi che cosa cazzpita ce ne frega? Il fatto è che il sottoscritto, essendo il più scemo di tutti, tra le migliaia di corsi di laurea disponibili ha deciso che gli piacerebbe tanto fare Medicina. Essendo già ingegnere e avendo imparato un po' di lingue straniere per conto mio (non necessariamente bene, eh!) per una volta avrei anche potuto avere la fortuna di appassionarmi a qualcosa di semplice e che non richiedesse chissà quale impegno di concentrazione e di studio... e invece no!

A me piace solo medicina (maiuscolo o minuscolo che si scriva), e l'unica fortuna in tutto questo è che - se anche decidessi di provarci davvero - non passerò mai il test di ammissione alla facoltà. Nel mio caso specifico, la selezione severa e ingiusta che preclude ai più l'accesso a questi studi si rivelerà una sorta di grazia divina: non mi consentiranno di riprendere gli studi, evviva!

Ma insomma, tagliamo corto: andando a cercare su Internet le esperienze personali di altri scemi che, come me, si erano messi in testa di diventare medico a 30 anni o giù di lì (tanto per vedere se qualcuno è morto di vecchiaia prima della specializzazione) come i più acculturati tra voi già avranno intuito è uscito fuori un certo Albert Schweitzer.

Senza star qui a scrivervi tutta la biografia (magari ve la linko più sotto), vi basti sapere che, nato nel 1875 (VISTO L'HO CORRETTO) all'età di 30 anni il sig. Schweitzer era già un musicista affermato, un filosofo/teologo, insegnava all'università e faceva anche qualche altra cosa che mi sono scordato. La cosa ancor più degna di nota è che, di punto in bianco, questo signore si è rotto le scatole della sua vita agiata e piena di successo e s'è messo in testa la malsana idea di diventare medico per aiutare i poveri. E manco i poveri europei, ma i poveri africani... che stanno in Africa!

E io m'immagino la gente che gli diceva: ma do' cazzo vai a medicina a 30 anni? Te in Africa manco c'arrivi! Anche perché i 30 anni del '900 erano diversi dai 30 anni nostri, credo, visto che a differenza di me e dei miei coetanei a quell'età tanta gente aveva già combinato qualcosa.

Fatto sta che alla fine Schweitzer ha vinto il nobel per la pace, l'ospedale che ha costruito in Africa con le sue mani sta ancora lì (e funziona anche bene) ed è morto a 90 anni mentre ancora seguiva il suo lavoro. Nel tempo libero tra la seconda laurea e il salvataggio del Mondo il sig. Schweitzer ha anche scritto diversi libri, tra cui una sua autobiografia intitolata La mia vita e il mio pensiero che io leggerei con tanto tanto piacere.

Eppure io questo libro non l'ho potuto leggere: in libreria non lo trovate manco a pagarlo (e io l'avrei pagato volentieri), e nessun libraio ha voluto ordinarmelo perché tanto non si trova e basta. La casa editrice originale è stata assimilata da una più grossa che al momento ha altro da stampare, per cui niente da fare: l'autobiografia di Albert Schweitzer non la può leggere più nessuno.

Ecco, riuscite o non riuscite a farvi un'idea della cosa? Nelle librerie trovate cataste di libri che solo a leggere la quarta di copertina poi tocca farsi la doccia. Quasi sempre c'è anche il settore musica-film-videogiochi che spaccia certa roba che come un sedicenne ci posa gli occhi diventa irrimediabilmente stupido. E il libro di un premio nobel invece nemmeno ve lo ordinano perché tanto non si trova da nessuna parte.

Schweitzer potrebbe essere un esempio per tante persone. È uno che se leggi la sua vita su Wikipedia ti fa pensare: e cazzo, allora pure io. Eppure non esiste più, a parte quando Google decide che cercavi proprio lui e ti sputa fuori la pagina con la sua biografia (come del resto è successo a me).

Però è Google, è Internet, è una roba che nemmeno si paga! La stessa roba che ti dicono che non è stata selezionata, incartata e rivenduta come si deve, e che per molti non avrà mai lo stesso valore del suo equivalente commerciale, quello col tagliandino del prezzo incollato sopra. E io sono arrivato a chiedermi a cosa serva l'editoria: a che serve pubblicare un romanzo se tanto che ci sei o non ci sei è uguale, visto che le cose belle e importanti non si trovano lo stesso? Peggio ancora: le cose importanti finiscono nel mucchio della roba scartata, in mezzo alla spazzatura.

Ma che li scriviamo a fare i libri nuovi quando non siamo capaci nemmeno di valorizzare quelli che già ci sono? Bah. Mi domando cosa farebbe il dott. Schweitzer, al posto mio. Che penserebbe se venisse a sapere che i suoi valori ormai interessano talmente poco che non vale più nemmeno la pena di metterli su carta? E manco su Emule sono riuscito a trovarlo, mannaggia alla miseria!

Forse non se la prenderebbe più di tanto. Continuerebbe a fare il suo lavoro, tranquillo e beato: che gl'importa se il suo testo non si trova più da nessuna parte? In fin dei conti i suoi pazienti nemmeno sapevano leggere, e una libreria non l'avevano neanche mai vista. Si preoccupava di cose più importanti, il dottor Schweitzer. Aveva di meglio da fare.

E io il suo libro lo cercherò usato.

Simone

Più giovinezza di così...

Come già fatto molte altre volte, vi presento il libro di qualcuno che segue il blog (per cui attenti con i commenti! ^^). E - sempre come già fatto altre volte - non posso che rimanere a bocca aperta di fronte alla bravura e all'intraprendenza di un ragazzo giovanissimo che ha deciso di coltivare la propria passione per i libri e per l'editoria.

Giovinezza, questo il titolo del testo in questione, è il primo (e adesso esce fuori che non è nemmeno il primo ^^) libro di Francesco Giubilei. Non sto qui a dirvi chi è e quanti anni ha, lasciando a voi il piacere di cercare altre informazioni nei link che seguono. Prima di lasciarvi al comunicato del libro aggiungo solo che Francesco gestisce anche un blog, una rivista elettronica e ha di recente inaugurato una casa editrice che pubblica attraverso Lulu.com.

E io all'età sua giocavo coi Trasformer.

GIOVINEZZA
Partitura per mandolino e canto
Di Francesco Giubilei


Il ventennio fascista visto con gli occhi di un ragazzo di 13 anni che raccoglie i ricordi del suo vecchio nonno. Una narrazione semplice e curiosa per comprendere particolari di un periodo della storia italiana non ancora completamente rivelato.

IN VENDITA IN TUTTE LE LIBRERIE DELLA ROMAGNA A BOLOGNA (LIBRERIA MINERVA, LIBRERIA FELTRINELLI) OPPURE ACQUISTABILE PRESSO L'EDITORE O SU IBS E LIBRERIA UNIVERSITARIA

"Anche alle prese con una materia che non appartiene alla sua generazione il giovane autore ha trattato gli argomenti affrontati con disinvoltura e padronanza di linguaggio e con lo spirito del ricercatore assetati di conoscere: ne è risultato un opuscolo di gradevole lettura"
IL NUOVO SERRASANTA

"Il volume è apprezzabile nei contenuti e nella forma, se si pensa che l'ha scritto quando di anni ne aveva 13"
IL RESTO DEL CARLINO

"E' piacevolmente scritto e, credetemi, considerando la giovane età, è già stato realizzato molto"
RENZO MONTAGNOLI

"E' encomiabile l’interesse per il passato che si lega al presente e, tra le altre cose, Giubilei mostra capacità innate e rare, di questi tempi."
ALICE SUELLA

“Tutto considerato, anche se la ricostruzione di un periodo complesso come il fascismo è un’impresa ai limiti del folle, ne esce un libro gradevole e ben scritto, che lascia l’impressione che dei giovani sia proprio bello fidarsi.”
MARIA GIOVANNA LUINI


Link correlati:

Il blog di Francesco Giubilei

http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=504
http://www.traspi.net/notizia.asp?IDNotizia=8852
http://mangialibri.com/?q=node/1456

Quanto costa fare lo scrittore?

Spinto dai commenti a un post precedente, ecco più o meno quello che ho speso nell'ultimo anno per provare a diventare uno scrittore famoso (e senza ovviamente combinare un cazzo ^^).

- Sito internet e sua manutenzione: 50 euro per lo spazio, 20 euro per il forum (adesso chiuso).

Email a pagamento per difendermi dall'infinita mole di spam generata dal blog: 20 euro.

- Gestione blog: infinite ore, ma è gratis. Le immagini del blog le faccio con una digitale da 300 euro, ma diciamo che l'avrei comprata lo stesso.

- Corso di scrittura: 300 euro circa, + 100 euro per la benzina. Almeno si mangiava bene ^^

- Fiera della piccola e media editoria: sono entrato gratis o a prezzo ridottissimo (non ricordo) spacciandomi per scrittore. Poi tra benzina e copie varie dei miei lavori da dare in giro in 3 giorni avrò speso un 100 euro.

- Bozze dei miei manoscritti: direi una decina di stampe che arrotondo sugli 80 euro.

- Quota per il premio Fantascienza.com: 20 euro.

- Stampe e spedizioni per il premio Urania: 50 euro (2 copie stampate e spedite per raccomandata).

- Libri autoprodotti con Lulu.com: una ventina per una media di 8 euro: 160 euro. Però vuoi mettere che bella figura con gli amici? ^^

- Testi dedicati alla scrittura o attinenti al mio interesse per la scrittura: ne ho comprati credo 6-7 per un totale di 50 euro. E facevano tutti cagare! ^^

- Soldi buttati per seguire le presentazioni dei miei amici scrittori e acquistare i loro libri solo per arruffianarmeli (nessuno di voi legge il blog, vero? ^^): un 80 euro, però alle presentazioni si mangia e beve gratis.

- Libri autoprodotti secoli fa e regalati ad amici, parenti e conoscenti per spararmi le pose (con tanto di tavolino per presentazione e firma con dedica personalizzata): 100 euro.

- Romanzi con gatti e animali vari che ho comprato per documentarmi (ok, per copiare gli autori più bravi di me): 30 euro.

- Consulenza veterinaria per il gatto che cadde dal Sole: niente a parte benzina, telefonate e 2 copie omaggio. Però poi il veterinario s'è sposato e m'è toccato fargli il regalo: 100 euro.

- Libri che non mi sarei mai e poi mai comprato ma che ho dovuto comprare perché ci si aspetta che un aspirante scrittore li legga: direi sui 50 euro.

- Moleskine per darmi l'aria da grande scrittore in cui disegnare fallotopie e donne tettone: successivamente perso e ri-acquistato, 20 euro.

Mi pare che basti, anche se avrò scordato di sicuro qualcosa. Viene fuori un gran totale di:

1330 euro.

E la Peppa, non pensavo proprio di aver speso così tanto! E pensa che mazzata se avevo pure pubblicato qualcosa... ^^

Simone

Gli scrittori che mi fanno incazzare! E anche qualche lettore, a dirla tutta.


Sono quelli per cui senza il codice ISBN non è un libro.

Sono quelli che se stampi un romanzo e hai la partita IVA sei un editore a cui dare ascolto, mentre se stampi un romanzo ma non hai la partita IVA sei un coglione.

Sono quelli che come un comico dice qualsiasi cosa che abbia anche lontanamente a che vedere con la politica devono farlo assolutamente sapere anche a me.

Sono quelli che ti rompono il cazzo fino alla morte per farti comprare il loro libro, ma poi del tuo non gliene frega niente.

Sono quelli che non fanno le orecchie ai libri, che se no poi la libreria sta tutta in disordine.

Sono quelli che i libri che hanno letto non li prestano e non li regalano a nessuno, che ci sono affezionati.

Sono quelli che si sentiranno scrittori dopo aver pubblicato.

Sono quelli che guai a non leggere tutti i classici o a non rivedersi due volte ogni film, e poi non sanno chi siano Salgado e Cartier Bresson.

Sono quelli che i libri di un certo tipo non li leggono per principio.

Sono quelli che ti fanno leggere la poesia che hanno appena scritto, e se non ti piace è colpa tua.

Sono quelli che si può scrivere solo in perfetto Italiano con al limite qualche frase in dialetto (rigorosamente evidenziata in corsivo, che se no non sta bene). Perché le idee nascono solo dalle persone colte.

Sono quelli che il giorno che gli girano le scatole devo a tutti i costi prendersela con qualcuno. E vabbe', se non altro adesso mi sento meglio ^^.

Simone

Che brutta notizia...

Avevo parlato di Antonio Gaddari qualche mese fa. Che peccato...

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Disabile-voleva-essere-famoso-e-prima-di-morire-c-e-riuscito/1822747/6

Simone

Il vero grande scrittore. Secondo me.

Proviamo a mischiare le carte in tavola: quante volte siete rimasti sdegnati nel vedere un film dalla trama pessima (che però dai trailer pareva chissà cosa), o durante la lettura di un libro di cui si parla ovunque ma che si rivela essere una gran cagata? Io direi che questa è diventata più la regola che l'eccezione al punto che - specie quando vado al cinema - la sorpresa è in realtà trovarmi di fronte a qualcosa che non faccia semplicemente schifo.

Siamo insomma invasi da prodotti di bassa qualità che ci vengono propinati come lavori di alto livello, se non addirittura vere e proprie opere d'arte. E un'opinione piuttosto diffusa su questo fatto è che produttori, scrittori, cantanti ed editori provino a rifilare spazzatura e porcherie varie ai propri acquirenti perché - semplicemente - non sono in grado di produrre materiale di qualità.

Ma su questo ragionamento io non sono daccordo.

Prima di tutto, qualcuno che gestisce una società che fattura milioni e milioni di euro (se non addirittura centinaia di milioni di euro) non può essere talmente idiota da non saper distinguere una cosa bella da una porcata. Anche volendo ammettere lo stereotipo del ricco stupido e cattivo (passi che sia cattivo, ma come è diventato ricco se era tanto stupido?) se butto 10 miliardi di una qualunque valuta per produrre e pubblicizzare un prodotto commerciale, TANTO VALE che aggiunga qualche migliaio di euro per assumere uno scrittore per lo meno decente, no?

La verità è che un editore pubblica semplicemente i libri che spera di vendere, e quello che si vende è semplicemente ciò che la gente compra. Ergo (come vedete da queste parti il livello è estremamente elevato ^^) in giro è pieno di spazzatura perché - evidentemente - è quello che noi stessi preferiamo acquistare.

Una volta ho discusso con una mia amica americana proprio su questo argomento. Col mio fare un po' da stronzo gli ho detto: ma perché qui in Italia arrivano tutti questi film americani di merda? Con una nonchalance che mi ha spiazzato, lei mi ha semplicemente risposto: perché si vede che voi ve li guardate. E io non ho detto più niente.

Insomma è uno scenario un po' deprimente, vero? Per avere successo come scrittori bisogna per forza scrivere robaccia commerciale di basso livello, oppure fare gli intellettuali incompresi e rassegnarci a rimanere più o meno sconosciuti per il resto della vita. Verrebbe quasi voglia di lasciar stare con la scrittura e impegnarsi in qualcosa di più gratificante, siete daccordo anche voi?

Eppure (stavo mischiando le carte in tavola, no?) le cose non stanno nemmeno così. O meglio, non proprio: tra l'essere dei falliti e l'essere dei cattivi scrittori, esiste anche una terza opzione. Potreste essere degli autori talmente bravi da riuscire a scrivere qualcosa di bello e che allo stesso tempo ottenga un buon successo di pubblico.

E questo è molto più difficile che produrre semplicemente un testo o un film che vende solo in base a qualche thrend di mercato. Così difficile che autori in grado di realizzare qualcosa del genere ne nascono una manciata una generazione sì e una invece no. Ma sono questi i veri grandi scrittori: Dostojevsky, Pirandello e compagnia bella, e i loro libri sono i cosiddetti capolavori della letteratura. Quelli che vendono tanto e che stranamente sono anche belli.

Un gruppetto di persone molto chiuso e soprattotto molto ridotto. Ma se vi siete messi in testa di scrivere un romanzo anche voi, ci sono ottime possibilità che - anche inconsciamente - nutriate la speranza di entrare a farne parte. Purtroppo è quasi scontato che le cose non andranno a questo modo. Sulla base di semplici considerazioni statistiche, magari tutti noi pubblicheremo qualcosa e vendicchieremo pure, ma alla fine della fiera presto o tardi i nostri romanzetti mediocri verranno sostituiti da altri romanzetti mediocri scritti dai futuri autori emergenti.

Eppure, chi lo sa? Potrebbe anche essere. Di certo sarà la vita stessa a giudicare quanto vale ciò che ci accingiamo a scrivere, e non il giudizio di qualche scemo incontrato per strada o su Internet o - peggio che mai - di qualche editore rincoglionito ancora convinto che stampare libri sia un buon modo per far soldi.

L'unico modo per scoprire quanto valiamo davvero è metterci al lavoro e tirare giù il nostro romanzo: se le cose devono accadere tutto il resto verrà da sé, mentre se proprio non vanno allor amen. Se non altro ci abbiamo provato.


Simone

A mia parziale discolpa...

Come promesso, ho riscritto da capo la presentazione del libro del blog e la ri-posto qui per sapere cosa ne pensate.

Personalmente trovo che sia migliore della prima, anche se diventa un po' macchinosa sul finale. Però direi che inizia ad essere quasi accettabile, no?

Introduzione: a mia parziale discolpa...

...l'idea di scrivere un libro dedicato alla scrittura non mi era mai neanche passata per la testa.

Io volevo solo fare lo scrittore di romanzi (e lo vorrei ancora, credo) e lì per lì quella di aprire un blog in cui parlare delle mie esperienze come autore emergente m'era parsa un'ottima idea. Un modo come un altro per pubblicizzare i miei ebook, farmi conoscere come autore e magari sfogarmi un po' quando l'ennesimo editore mi avrebbe liquidato con le classiche risposte di circostanza che si danno agli esordienti (la smetta d'importunarmi o la denuncio, per dirne una ^^).

Il fatto è che - specie per un autore alle prime armi - raramente le cose vanno secondo i nostri progetti, e lo scrittore emergente (questo il titolo che ho dato al blog) ha preso a crescere e a vivere di vita propria fino ad arrivare al punto che del resto mi ero aspettato fin dall'inizio: i miei ebook e i miei romanzi continua a non filarseli nessuno, e io mi trovo qui a presentare una raccolta di articoli selezionati tra i tanti che ho pubblicato su Internet.

Tanto per dare la parvenza di averci lavorato un po' sopra, li ho sistemati in maniera tale da formare una specie di manuale di scrittura diverso dal solito. Dico diverso perché, a differenza di tutti i libri del genere che mi è capitato di leggere (e vi assicuro che non sono pochi) non starò qui a dirvi banalita del tipo che il vostro libro dovrà essere scritto in corretto italiano (ma va?), a vantarmi dell'enorme successo che ho avuto nel mondo dell'editoria (visto che non ne ho avuto alcuno ^^) o a dirvi che scrivere è talmente difficile che a insegnarvelo non ci proverò nemmeno e il libro sarà interamente incentrato sulle mie vicissitudini personali.

Nelle pagine che seguono troverete quello che credo di avere imparato su come si scrive un romanzo e soprattutto su cosa dovete aspettarvi se volete lavorare nell'editoria (che non è la stessa cosa che fare lo scrittore). E tutto dal punto di vista di qualcuno che - con tutta probabilità - di romanzi ed editoria non ci ha ancora capito niente.

A mia parziale discolpa resta il fatto che non ero partito con l'idea di mettere su carta un testo del genere: io volevo solo scrivere romanzi, mentre insegnare agli altri come fare altrettanto (col rischio che finiscano per rubarmi il mestiere) è una velleità che di certo non mi appartiene. Insomma questo libro è un incidente di percorso, un errore involontario. Io non l'ho fatto apposta a scriverlo, e che voi decidiate di leggerlo (difficile dopo un'introduzione del genere ^^) rimanendone potenzialmente influenzati in maniera negativa non è certo affar mio.

Certo è che se trovassi un editore disposto a pubblicarmelo sarei comunque più che felice: in questo modo potrei raccontare a tutti di aver scritto un trattato sulla letteratura di grande successo (nel senso che è stato pubblicato), realizzando così il mio sogno di atteggiarmi ad artista intellettuale.

Che la cosa non fosse in realtà voluta (così come il pessimo livello dei contenuti) è solo un dettaglio, per cui questo potrò anche non dirlo a nessuno ^^.

Simone

Quanto ci vuole a scrivere un romanzo?

Tanto per cambiare, vi ho appena posto una domanda di cui neanch'io conosco la risposta.

Che ne so io di quanto ci mette uno scrittore medio a realizzare un romanzo? Io conosco solo i miei libri e quelli scritti da qualche mio amico emergente (che però non mi ha mai detto quanto ci ha messo a scriverli), per cui la mia esperienza è piuttosto limitata.

Di certo non deve esserci una regola: ci sono autori lenti e autori veloci, gente che in tre mesi ti tira fuori un mattone di 600 pagine (almeno a vedere la produzione di certi scrittori famosi) e altri che per buttare giù un librettino ino ino ci mettono una vita.

Come sempre, vi erudirò sulla mia esperienza personale confessando pubblicamente quanto ho impiegato a realizzare i miei lavori, e poi di queste informazioni fatene pure quello che volete.

Partiamo dagli inizi, arrivando a mano a mano fino ai lavori più recenti:

Il Cubo (1992 o giù di lì): si tratta di un racconto di poche pagine, che ho scritto nel corso di una sera per poi riscrivere nell'arco di una seconda nottata. Direi una decina di ore in totale, e con questo ho vinto anche un piccolo premio (il mio maggiore successo editoriale ^^). Insomma niente male, no?

La Catena (1995 circa): anche qui poche pagine, e anche qui avrò impiegato un paio di giorni con la sola differenza che con questo non ho vinto un cazzo (anche se è stato pubblicato in una raccolta dell'assoziazione Soqquadro). Bello scrivere solo raccontini, eh?

La sindrome di Reinegarth (1997-98, credo): qui siamo sulle 80 pagine, e a scriverlo ci ho messo un'estate. Poi l'ho riveduto e corretto in seguito, per un totale di 4-5 mesi di lavoro. Qualcuno si chiederà: perché a scrivere 5 pagine ci vuole mezza giornata, e a scriverne 80 ci vogliono 3 mesi (invece di 15 giorni)? E io che ne so?

Codice Aggiunto (1998-1999): il mio romanzo perduto che ho pubblicato con contributo anni fa (con il successo che potete immaginare ^^) e che prima o poi ritirerò fuori. Qui siamo sulle 160 pagine, e avendolo scritto durante la preparazione della mia tesi di laurea dovrei averci impiegato un sei mesi (anche se non l'ho ancora riveduto come si deve). Tra l'altro, la tesi non è andata meglio del libro ^^.

Mozart di Atlantide (1999-2006): il libro che ha quasi decretato la fine della mia carriera di scrittore (purtroppo non è stato così). Siamo sulle 300 pagine, l'ho iniziato subito dopo Codice Aggiunto ma poi mi sono impantanato e per anni è rimasto lì a metà. Il periodo in cui ci ho lavorato effettivamente è stato di un paio d'anni, credo.

Il gatto che cadde dal Sole (2006-2007): arriviamo ai giorni nostri con il famoso libro dei gatti (famoso per chi segue il blog). 160 pagine, se non contiamo qualche mese in cui mi ero bloccato mi è costato un annetto di lavoro compresa una revisione molto accurata (spero).

Il libro del blog (2007): il blog è aperto da un anno ma non è che ci ho infilato dentro tutto quello che ho postato o che fossi partito con l'idea di farci un libro. Un paio di mesi per sistemare il tutto e riempire i buchi comunque ce li ho messi, e speriamo ne sia valsa la pena ^^.

Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo (2007-bo?!): quant'è che ne parlo, un paio di mesi? Al momento ho scritto solo qualche pagina di prova, per cui si potrebbe dire che non è nemmeno iniziato. In questo caso sto aspettando di chiarimi le idee come si deve prima di iniziare, per cui spero che la stesura vera e propria sarà piuttosto rapida... se mai deciderò di scriverlo davvero, ovvio ^^.

Simone

I personaggi di Primo Mazzini

Primo Mazzini: si appassiona febbrilmente a qualunque cosa attiri la sua attenzione, per poi disinteressarsene dopo breve tempo. Per questo motivo ha frequentato un numero innumerevole di facoltà (senza mai laurearsi in nessuna) parla male una ventina di lingue o giù di lì e conosce quasi ogni libro al mondo (anche se raramente ne ha letto il finale).

Primo è inoltre convinto di essere morto nell'incidente che è costato la vita alla moglie e alla figlia, e per questo fa cose stupide tipo immergersi nel Nulla Assoluto senza particolari protezioni. Tanto lui è già morto, che gliene frega se è pericoloso?

Arturo Verne: l'ingegnere della compagnia, è in grado di risolvere qualunque problema con scotch e fil di ferro (i fondi della Soluzioni Tecniche Mazzini sono piuttosto limitati). Potrebbe avere uno switch con cui alterare uno dei suoi geni diventando uomo o donna.

Agata Verne: la controparte femminile di Arturo. Non ho ancora deciso se lo switch xy esisterà o se lo avrà questo personaggio (vedete il dottore sotto), e ancora non so bene cosa fargli fare.

Devon Rex: laureato e dottorato in fisica e cose del genere, ha vinto un concorso per entrare in un laboratorio di ricerca ritrovandosi alla STM. Per questo motivo nessun altro laboratorio vorrà mai più assumerlo e la sua carriera è praticamente finita. Odia profondamente Mazzini e tutto il suo gruppo di ricerca, che giudica una massa d'incapaci incompetenti.

3v3: il computer che dovrebbe adattarsi all'utente ma che non funziona inizierà a "pensare" in seguito a una determinata svolta narrativa. Di volta in volta gli verranno inseriti nuovi software e pezzi hardware (ricordandovi che la STM non ha una lira da investire) formando una specie di robot sgangherato che se attacca un componente ne deve scollegare un altro perché non gli basta l'alimentazione.

Il dottore (nome ancora da definire): un medico alcolizzato, puttaniere e pieno di debiti fino al collo. È il tipo che si presenta ubriaco a lavoro ma poi si prende qualche medicina strana (inventata da lui!) per tornare sobrio. Potrebe essere lui quello che si trasforma in bella gnoccona bevendo qualche strana pozione da lui inventata (alla Dr. Jeckill e Mr Hide).

Personaggio femminile: la persona che rappresenta gli altri proprietari della STM (il 51% è di Mazzini, il 49% non lo so ancora). Ogni volta che ci sono dei conti da fare arriva lei e riduce le spese a un decimo. Tra l'altro è appassionata di astrologia e occulto al punto da obbligare Mazzini ad eseguire test scientifici su qualche amuleto inventato da lei.

Apparentemente ci sono poche donne, ma se andate a contare Agata, la moglie e la figlia di Mazzini e che 3v3 potrebbe essere un robot femmina mi sembra che invece siano i maschi a trovarsi in minoranza. Poi vedremo alla fine che ne viene fuori ^^

Simone

Ancora un romanzo di un amico del blog!

Inizio a domandarmi quale sia il motivo per cui quasi tutti quelli che passano da queste parti finiscono per pubblicare un romanzo, mentre io invece no.

Di certo se si iniziasse a spargere la voce di questa storia i vari emergenti in cerca di editore potrebbero iniziare a venire regolarmente da queste parti nella speranza che la cosa funzioni anche per loro, aumentando così di un bel po' i miei accessi. E io come autore inizierei già a sentirmi realizzato ^^

Comunque sia, il romanzo in questione è un thriller che s'intitola 31 Ottobre, scritto dal carissimo Glauco Silvestri che molti di quelli che seguono il blog conosceranno con lo pseudonimo di Glutchov.

Inutile dire che sono felicissimo dell'uscita di questo libro, che prima o poi spero addirittura di leggerlo ma che intanto vi presento qui sotto con le parole dell'autore:

31 Ottobre - Vertigo (Il Filo Editrice)
Di Glauco Silvestri.


Misteriosi omicidi a Bologna: una ragazza, sui trent’anni, uccisa in piena notte mentre tornava a casa; un ragazzo morto in seguito a uno strano incidente con un autobus; infine un’altra ragazza, ammazzata davanti a casa, mentre aspettava il suo ragazzo. Ciò che di orribile hanno queste morti è che l’assassino ha aperto alle vittime il ventre dal petto all’inguine e si è divertito a estrarne le viscere. Di fronte agli occhi degli investigatori, un tenente dei Carabinieri e un’affascinante
sottotenente della Scientifica, si mostrano scenari devastanti, che hanno tutti qualcosa in comune: la parete più vicina è annerita da fiamme e sembra ritrarre il delitto nel suo momento più cruento. Oltre a questo una presenza inquietante: vicino alle vittime viene sempre trovato un miagolante gatto, completamente nero, se non fosse per le chiazze rossastre del sangue, che gioca con gli organi di quelle.
Proprio il felino sembra essere l’unico possibile collegamento tra i tre casi. Tutto accade alla vigilia della notte di Halloween. E forse proprio qui si nasconde il segreto di questi efferati omicidi che sconvolgono la pace della, mai come ora, misteriosa Bologna.


Il blog di 31 Ottobre

La situazione ad Ottobre 2007.

Per chi potrebbe eventualmente essere interessato, il solito riepilogo sulla mia situazione di emergente. Ci sono un po' di novità anche positive:

- Sto partecipando al premio Urania con Mozart di Atlantide. Per sapere che ho perso toccherà aspettare 1 anno circa, ma poi potrò rimettere l'ebook online, magari in fondo al blog ^^

- Il gatto che cadde dal Sole (il famoso libro dei gatti) è sempre in visione (da circa 3 mesi) presso un po' di editori. Le prime risposte le aspetto intorno a Natale o giù di lì, purtroppo i tempi sono questi. Mi dispiace solo che chi segue il blog non possa ancora leggerlo, per cui magari prima o poi metto online un capitolo. Comunque in questo momento nessuna risposta è una buona risposta (perché nessuno mi ha scartato al volo né chiesto dei soldi), per cui incrociamo le dita ^^

- Il libro del blog è finito finito. Mi sembra un libretto divertente e a tratti anche utile, per cui ho deciso di provare a farlo pubblicare.

Ho già stilato una lista di editori papabili, e l'ho inviato a 5 case editrici. Inoltre (ecco la novità positiva che avevo anticipato) ne ho parlato a un editor che conosco che lavora per una casa editrice che conosco che pubblica libri sulla scrittura (qualcuno avrà capito di chi parlo) e insomma questo che pubblica libri sulla scrittura lo vuole addirittura leggere. Gliel'ho spedito via email (per cui vale come sesto invio) ma sinceramente non ho capito se gli è arrivato oppure no anche perché il primo invio m'è tornato indietro dicendo che la casella era piena. Sarà un altro sistema per rifiutare i manoscritti? ^^

- Primo Mazzini è sempre in fase preparatoria (ho già pronto un post sui personaggi che sono quasi definitivi). Finito e spedito il libro del blog credo che potrò dedicarmici più a fondo.

- Se vedete ho aggiunto uno spazietto a destra in cui inserire le cavolate che mi vengono in mente di tanto in tanto ma che sono troppo brevi per farci un intero post. Fa molto autore intellettuale, non trovate? ^^

- A breve dovrebbe uscire una mia intervista su questo sito http://www.graphe.it/GM
E sempre a breve dovrebbe uscire una sorta di gioco/intervista su di me su Nuova Enigmistica Tascabile (sarà contento mio papà che fa sempre le parole crociate ^^) Non è la prima volta che mi intervistano (vero Dacty? ^^), ma quando me lo chiedono io penso sempre che ci sia uno sbaglio ^^

E per il momento mi pare che sia tutto. Ciao!

Simone

Perché gli ebook sono meglio dei libri veri.

Ok, forse ho esagerato un po': il libro di carta è meglio di quello elettronico semplicemente perché è più comodo da leggere, non ha bisogno di alimentazione e potete portarvelo facilmente dove vi pare (senza aggiungere battutacce scontate). Esistono però anche tanti motivi per cui l'editoria multimediale può essere preferibile a quella classica, e dopo averci riflettuto un po' sopra vi elenco quelli che mi sembrano i più importanti.

Portabilità: in una valigia o in uno zainetto potete infilare quattro, cinque, anche sei libri di carta, dopo di che il carico inizierà a farsi sentire. In un palmare con qualche Giga di RAM ci stanno un migliaio di testi elettronici, e il peso è quello della manciata di elettroni che li compone.

Reperibilità: trovare un ebook su Internet è piuttosto semplice. La difficoltà di trovare un libro in una qualsiasi libreria può invece variare dall'altrettanto semplice (come i libri famosi di grossi editori) all'assolutamente impossibile (tipico dei libri degli emergenti).

Prezzo: se v'interessa un ebook, spesso lo trovate gratuitamente o per pochi euro. In tutta la mia vita mi è capitato di trovare un libro gratis una sola e unica volta (era un Don Chisciotte in spagnolo, tra l'altro ^^), mentre i libri appena usciti costano tranquillamente oltre i 15 euro.

Rubabilità: se proprio non vi va di spenderci i soldi, a scaricarsi un ebook ci vuole poco e che qualcuno vi denunci è alquanto improbabile. Rubare un libro in libreria è molto più complicato (hanno quei maledetti affari all'ingresso che suonano e poi tocca correre), e se vi beccano passate i veri guai. NOTA DEL MIO AVVOCATO: scaricare materiale coperto da copyright è reato e non dovete farlo, così come è reato portarsi a casa un libro senza pagarlo. Credo che il termine giuridico corretto sia furto.

Comodità: se state consultando un manuale elettronico, trovare quello che v'interessa richiederà giusto il tempo di avviare una ricerca. Personalmente, invece, per trovare una cosa sul prontuario dell'Ingegnere (rigorosamente formato da 4 volumi di cui uno solo per l'indice) ci metto anche mezz'ora.

Imboscabilità: a inguattare un ebook che non volete si sappia che state leggendo ci vuole poco (ma che roba vi scaricate?). Far sparire un libro è molto più complicato. E aggiungerei che se siete su Internet e vi mettete a cercare pornografia sotto forma di ebook avete qualche rotella fuori posto.

Distribuibilità: a mettere il vostro ebook su un sito e a spammare il link da tutte le parti ci vuole poco, e magari finisce che qualcuno se lo scarica pure. Rendere reperibile un libro senza un buon editore, i giusti contatti e soprattutto un distributore come si deve è tutto un altro paio di maniche, e poi c'è il rischio che nessuno se lo compri lo stesso.

Presenza dei miei libri: i miei primi lavori li trovate solo in formato digitale, mentre se proprio volete leggere qualcosa su carta dovrete ricorrere al print on demand o - al limite - stamparvi qualcosa per conto vostro. E se non è un vantaggio schiacciante questo! ^^

Simone