La scrittrice meretrice.

Oggi non avevo niente da fare, e bighellonavo tra un sito e l'altro senza particolare ispirazione. E poi così, di punto in bianco (come del resto mi accade spesso quando sono su Internet), mi sono venute in mente le puttane.

E che c'entrano adesso i siti zozzi con i libri e gli scrittori emergenti? Direte voi. C'entrano eccome! Immaginate di analizzare le relazioni amorose così come si analizzano i romanzi e la letteratura. Direste mai a una donna che non è una brava amante e che non sa innamorarsi come si deve per il semplice fatto che non si fa trombare da un elevato numero di persone e soprattutto perché non si fa pagare abbastanza?

Sembra assurdo, ma il modo in cui si giudica la cultura ormai è proprio questo: una casa editrice/bordello piena di vendite di libri che si consumano in ogni istante diventa il simbolo del successo e del giusto modo di fare letteratura, mentre gli autori/prostitute di maggiore fama sono quelli che più facilmente giacciono con l'una o con l'altra persona.

Insomma, non vi pare che forse stiamo giudicando le cose al contrario, senza più nemmeno rendercene conto? In fin dei conti, se la scrittura è qualcosa che nasce dal profondo dell'animo umano, forse andrebbe trattata con più rispetto e non svenduta così, agli angoli delle strade.

Eppure io qui solo soletto coi miei ebook e il mio libricino fatti solo per chi mi ama davvero continuo a sentirmi un povero coglione. Sarà che in fondo in fondo i soldi e il successo non fanno schifo a nessuno, e che certe cose ci si diverte di più a farle in compagnia?

Sarà. Comunque quando ho iniziato a scrivere i miei primissimi racconti a soldi e vendite non ci pensavo nemmeno. Volevo solo che quello che scrivevo piacesse a chi lo avrebbe letto, o che addirittura la gente fosse interessata da quello che avevo da dire. E forse avevo già capito tutto.

Simone

15 commenti:

riccardo gavioso ha detto...

(preso da un'intervista)
A che tipo di pubblico ti rivolgi?

Cerco di evitare i luoghi comuni, ma il mio pubblico, ammesso che esista, è sicuramente un pubblico di nicchia. Oggi se un editor non trova nelle tue pagine la parola c.zzo, ti cestina senza pietà. Io vorrei parlare con qualcuno di questi signori e trovare un accordo: lascino in pace i miei racconti e io sono disposto a scrivere cento volte la parola c.zzo su un foglio a parte, come si faceva una volta a scuola. Scherzi a parte, mi rivolgo ad un pubblico attento oltre al contenuto anche all'estetica della pagina: un vetro di Lalique è splendido di per sè, anche senza lanciare nessun appello alla pace universale… o forse è proprio la sua bellezza a lanciarlo.

Glauco Silvestri ha detto...

E le vie di mezzo non esistono?

Desiderare di vivere di quello che più mi piace, cioè scrivere, è così sbagliato. Il desiderio di vendere libri e, dal loro guadagno pagarsi il cibo e le bollette, fa così "ribrezzo"?
Scrivere non può essere, dunque, una fonte di reddito?

Non voglio diventare sicuramente un fenomeno mediatico come Crichton o Grisham. Mi basta molto meno. Mi piace il lavoro che faccio ma, non è il sogno della mia vita... nel cuore non ho circuiti stampati e transistor (li avevo da piccino ma, crescendo, ho scoperto tardi quale fosse la mia vera vocazione... sigh!).

E, poi, non si è un po' puttane anche nel lavoro "vero"? Quando il capo dice fai questo (anche se è una stronz...ta) la facciamo, no? Sia che il capo sia il proprio superiore, sia che il capo sia il cliente che commissiona il lavoro.

:D

Anonimo ha detto...

Simone, mi ricollego al finale del tuo post: avevi già capito tutto, ed è così. Alla fine la qualità si vede, emerge e viene capita, anche da chi non la capiva.

Non so, io penso a Carver. Che sì, ha "subito" l'editing di Gordon Lish, ma c***o, i racconti erano i suoi. Il senso era il suo. Ha passato vent'anni di gavetta, a scrivere in macchina per scappare al frastuono dei figli. Ma alla fine è riuscito, no?

Anonimo ha detto...

Secondo me questi sono solo discorsi auto-consolatori. Sotto sotto, tutti vogliono la fama e i soldi (che sono sempre meglio della fame e dell'anonimato), anche se pochissimi sono disposti ad ammetterlo. In ogni caso non è detto che chi diventa famoso sia per forza di cose una puttana ;-) Il mestiere dell'autore un lavoro di management, pubbliche relazioni (lecchinaggio) e altre cose che un po' prescindono dal valore dei propri scritti. Però bisogna imparare anche a fare queste cose.

riccardo gavioso ha detto...

Non c'è nulla di sbagliato nel fare un po' la puttana. Il problema è che in questo paese, senza Santi in paradiso, diventa complicato fare pure la Puttana.
Io non sono davvero capace a farla, e ho anche le gambe storte... se fossi capace, una passaggiatina certo non me la negherei.
Il problema è a monte: come rispondo nell'intervista, se scegli di scrivere un certo tipo di libri, sei tu stesso che ti escludi dalle possibilità del " bisnessss ". E' una scelta consapevole, come una gravidanza. Allora uno mica può arrabbiarsi... vero! ...ma resti perplesso quando scopri che il tuo mercato è ancora molto più piccolo di quanto pensavi.
Simone, per esempio, ha talento, come molti di voi immagino. Se mettesse il suo stile e la sua ironia al servizio del mercato, tira fuori una " guida a come fare la velina senza consumarla troppo " e tra tre anni lo vediamo che firma autografi alla Mondadori. Ma io credo che lui voglia continuare a scrivere quello che gli piace e provare a farcela con quello. E io sono con lui!

Quanto ai meccanismi per fare marchette, date un'occhiata nel mio sito a cosa scrive uno che l'editoria la conosce... molto, molto interessante!

Anonimo ha detto...

Anch'io non penso nemmeno ai possibili guadagni dell'ipotetica pubblicazione di un mio romanzo.
Scrivo soprattutto perchè mi piace quel che racconto, e spero che piaccia anche ai pochi che mi leggono.
Purtroppo, però, gli editori puntano esclusivamente a una cosa: far soldi.
Questo vuol dire che per loro i libri sono solo fonte di guadagno, non espressioni artistiche...
Non viviamo in un mondo in cui l'arte è fine a se stessa, quindi tutto diventa un mercimonio.

Anonimo ha detto...

...e comunque, sarebbe bello vivere di un lavoro che ci piace.
E a me piace scrivere.
Di certo non scriverò mai su ordinazione, come fanno tanti.
Però, se campassi coi miei libri, sarei felice, perchè no.

Anonimo ha detto...

Ciao, in questa settimana ho letto tutto il tuo blog, e dopo questo post doverosamente ti linko. Probabilmente mi ripeto ma credo che a chi ama scrivere davvero non interessi tanto la gloria e il successo, quanto potersi quantomeno mantenere facendo ciò che più ama ovvero scrivere. Questo mi pare un desiderio più che degno. Meno degno è invece avere come unica finalità la gloria ed il successo fine a sè stesso, e marketizzarsi fin nell'anima pur di ottenerli. Ma per onestà ti dico che se ne avessi l'opportunità, non esiterei a farlo. Amo scrivere e non attendo altro che qualcuno mi faccia una proposta indecente!!! Ciao vado a linkarti.

Anonimo ha detto...

Scusa non è rimasto il link al mio blog, non che sia necessario so che è una palla leggersi i blog degli altri, non mi aspetto scambi di link o commenti figurati, ma mi firmo sempre anche con la mia homepage, questione di stile e di educazione,
allombradinonsoche.splinder.com
Ciao
Leda193

White Boar ha detto...

X Anonimo: io lo ammetto,i soldi mi interessano, eccome. La fama un po' meno: mi interessa solo se può portarmi soldi.

C'è un però: è difficile scrivere qualcosa che piaccia agli altri se non piace a te per primo. Bisogna essere davvero un maestro per riuscirci.

X Riccardo: quello che dici mi consola! Sto scrivendo un giallo pieno di sesso, parolacce e cose tremende. Lo faccio perché mi viene naturale, ma se mi dici che è quello che vogliono gli editori mi fai molto felice! ;))

Simone ha detto...

Molto interessanti i commenti di tutti su questo argomento (sará che certi temi interessano particolarmente... parlo delle meretrici ovviamente ^^).

Scusate se non riesco a dare risposte "personalizzate". Rimaniamo che io la penso come ho scritto nel post anche se chi pensa il contrario non ha necessariamente torto (stavamo parlando di essere commerciali, no? ^^). Per scambi di link o altro sono sempre disponibile, appena ho un po' di tempo ricambio.

Ciao!

Simone

riccardo gavioso ha detto...

per Angra

è ancora meglio: è quello che vuole il pubblico!

in ogni caso, non ho nulla contro le parolacce: se nella storia ci stanno, che ben vengano c. !

Simone ha detto...

Angra e Riccardo: i miei primi racconti e romanzi erano pieni di parolacce. A 20 - 23, mi sembrava naturale usare un linguaggio simile a quello della vita di tutti i giorni.

Magari sarà interessante scrivere un post sui motivi di questo "cambio" o sul perché la gente scrive in maniera più o meno volgare. Meno male che ci siete voi, che in questo periodo sono proprio a corto di idee! ^^

Simone

White Boar ha detto...

Mah, credo che i prodotti di largo consumo come può essere il giallo seguano delle mode. Basta un Tarantino che fa successo nel cinema, per far dilagare il Pulp.

D'altra parte, in Italia non è possibile scrivere un giallo col ladro gentiluomo che ruba lo smeraldone di turno e il detective gentiluomo che cerca di recuperarlo, perché nell'Italia di oggi una cosa del genere fa ridere... con tutti quelli che si intascano migliaia di miliardi rischiando solo una multa per "contabilità creativa" che ci sono in giro, il criminale deve essere per forza uno psicotico sanguinario e tutto quello che ci sta in giro deve essere adeguatamente turpe...

TED74 ha detto...

Ciao Sim

io, come sai, non sto tentando la carriera di scrittore, ma il problema lo sposterei proprio sulla "comunicazione"... potrebbe essere per un pittore, uno scrittore, un cantante, ma anche un informatico, come me, che vuole trovare nuovo spazio per le sue idee

il problema è la comunicazione ampia
Cerco di spiegarmi
quando noi "comunichiamo", la comunicazione deve essere a due vie, altrimenti ci sono monologhi a senso unico
se io devo vendere ad un capo progetto la mia idea, è inutile che gli dica quanto è bella, lui vuole sapere quanto ci guadagna, in termini economici o di tempo

Perchè dico questo? perchè penso che, purtroppo, sia inevitabile che uno debba cercare anche un poco il gusto degli altri, se è agli "altri" che vuole comunicare
E, ovviamente, essendo gli "altri" (si spera per te) tante persone, devi "ampliare" i punti di interesse, di contatto, a cui devi "sottostare"

altrimenti si deve fare letteratura "per pochi"... ma questa la puoi fare solo quando già ti si conosce
:-)

quindi, uno che ti deve "vedere" è interessato solo a quello, vendere appunto
e io credo che tutti lo sappiano
la vera cultura è altra cosa, e gli stessi scrittori lo sanno, ma si piegano a leggi di mercato solo per poter ancora dire la loro e:
- visione ottimistica: comunque dare il loro contributo alla vera cultura
- visione pessimistica: ottenere solo il massimo guadagno

ps: nella musica, molti "abbozzano" all'inizio, poi si autoproducono quando hanno già un nome

Conclusione: come tutte le donne, per conquistare un uomo, spesso fanno un poco le "zoccole" ma in fondo in fondo non lo sono, così probabilmente lo scrittore deve strizzare l'occhio a tutti ma poi provare a rimanere se stesso...