Lo scrittore che dice le parolacce.

AVVISO IMPORTANTE

Il seguente post è pieno di parolacce, e le persone sensibili sono invitate a non leggere oltre.

Il secondo romanzo che ho scritto (autopubblicato anni fa e al momento non disponibile) è lungo circa 160 pagine. Se però mi mettessi a togliere solo le parolacce e i termini volgari che colorano la narrazione, credo che resterebbe un raccontino di qualche decina di cartelle.

Insomma, quando ero giovane m'ero messo in testa di fare lo scrittore PULP. Credevo che la scrittura dovesse riflettere il mondo in cui viviamo, e in maniera particolare il modo di esprimersi delle persone più becere e ignoranti. Mi ricordo che mi mettevo alla tastiera del PC, e che se non mettevo un K@$$O (cazzo) ogni tre parole non mi sentivo veramente me stesso. Riporto qui quello che potrebbe essere un dialogo tipo di Codice Aggiunto (il romanzo incriminato):

- Cazzo! Ma che minchia hai combinato? No porca puttana, sei proprio un coglione! Ti avevo detto che (inserire minimo accenno di trama qui).
- Ma falla finita, vaffanculo! È che secondo me (altro minimo accenno di trama)! E poi a quella zoccola lo avevo già detto che a fare così veniva un casino, mannaggia a quella gran mignotta!

Il bello è che non è uno scherzo, ma il romanzo è effettivamente tutto così (e mi è improvvisamente venuta voglia di rileggerlo ^^) Il fatto è che non sono l'unico a scrivere in questo modo (o meglio non lo ero, visto che ora cerco almeno di filtrare un pochino il linguaggio), e anzi c'è tutta una letteratura moderna in cui i personaggi si esprimono solo e soltanto come se avesse appena perso la finale dei mondiali ai calci di rigore.

Se la gente parla così, allora devi descriverla così. Questo si dice in certi posti popolati dai soliti aspiranti scrittori che sfornano 1 racconto l'anno, e a leggere ora affermazioni del genere mi viene quasi da commentare come farebbe il protagonista del mio romanzo (cazzo merda fanculo ma che minchia dici coglione!).

Il problema è che il mondo dell'editoria è popolato di gente che non sa scrivere e che cerca qualcono che gli spieghi come deve fare, o peggio ancora di babbei (visto, non ho scritto teste di cazzo) che non capiscono nulla ma vogliono lo stesso dare imposizioni che poi la gente è costretta a seguire. Ci sono infiniti modi di interpretare la realtà e di restituirla su carta, ma sembra quasi che descrivere le persone esattamente come sono in realtà (che poi se ci pensate è un presupposto ridicolo) diventa l'unico modo corretto e guai a fare diversamente.

In un mondo fantascientifico la gente non farebbe questa cosa. È questo che mi sono sentito dire più volte a riguardo del modo di vestire e di passare il tempo dei personaggi di Mozart di Atlantide. Ma che stracazzo vi fumate (eh, questo è un post parolaccia friendly^^)? Visto che il modello standard di mondo futuristico ormai è solo Guerre Stellari o Matrix, un modello differente viene visto come sbagliato, come se la gente fosse stata nel futuro a vedere come andranno le cose in realtà (e poi chi cazzo vi ha detto che il mio romanzo è ambientato nel futuro?)

E lo stesso avviene per lo stile letterario: la visione artistica, l'interpretazione e la diversità sono bandite, come se i vari Picasso, Gaudi e famiglia bella avessero fatto quello che hanno fatto perché non riuscivano a copiare come si deve il lavoro degli altri.

In conclusione, c'è una sola cosa mi viene da dire alle persone che la pensano a questo modo: ma andatevene tutti affanculo!

Simone


L'immagine è di un tale Satragon e l'ho trovata su Flickr.

9 commenti:

TED74 ha detto...

Nervosetto, oggi, eee?
:-)
ciauz

White Boar ha detto...

Ih ih ih... troppo divertente questo post :))

Tornando seri, se posso farti una critica ti direi che scrivere "alla propria maniera" è un lusso che uno si può permettere quando è un autore affermato. Se lo scopo è fare ciò che piace (scrivere) ma anche viverci, non è così deplorevole l'idea secondo me di fare due o tre "marchette" che permettano di ritagliarsi un posticino nel mondo editoriale.

Esempio: a me piace soprattutto il genere fantasy, che purtroppo è il più sfigato in assoluto nel mercato editoriale, perché 1) i lettori di fantasy sono pochi 2) quei pochi disdegnano gli scrittori italiani.

Se quindi il giallo tira molto di più, ed è un genere che tutto sommato mi piace, mi metto a scrivere un giallo e cerco di piazzarlo. E in questo non mi sogno nemmeno di fare l'artista, semmai l'artigiano, e mi adeguo ai canoni attuali del genere, parolacce in primis. Cerco di infilarci dentro un paio di idee buone e originali, che per un esordiente mi pare il massimo che si possa osare senza essere guardati con sospetto come quello che vuol fare l'artista...

Simone ha detto...

Ted: eh!! ^^

Angra: forse il tuo è il metodo migliore, e non dico che sia sbagliato. Però a me i libri che seguono gli schemi del loro genere mi annoiano un po', mentre se un autore è davvero bravo alla fine riesce a venire fuori scrivendo quello che vuole. Ci vuole solo un po' più di pazienza, forse.

Ma che è successo ai caratteri del post? MALEDETTO BLOGSPOT!!!! ^^

Simone

Anonimo ha detto...

ti capisco. il conformismo delle case editrici e dei giornali mi fa venire la depressione.

Anonimo ha detto...

Divertentissimo, e come al solito la critica verso un certo tipo d'editoria è fedele alle impressioni che dallo stesso tipo d'editoria si riportano.

In ogni caso io sono per l'attenersi il più possibile alla realtà, eh. Infatti faccio parte di un gruppo di pazzi chiamato Carboneria letteraria (spam: a settembre/ottobre la nostra antologia - :) ), e in mezzo a gente che scrive sempre noir, fantastico e simili (alcuni di "professione", come Agaraff o Silvis), mi chiedo spesso «chemminchiacistòafàioquì?».

Ad Angra dico quel che ha detto Simo, cioè probabilmente è un buon modo, però non mi viene. Non è proprio nelle mie corde scrivere (butto l'esempio) giallo...

(Simo, io il post l'ho letto coi caratteri normali...)

Anonimo ha detto...

Rettifico: s'è sputtanata l'interlinea, è vero.

White Boar ha detto...

Un genere che tira tantissimo sono le "trentenni in crisi" alla Bridget Jones o gli "adolescenti tamarri" alla Moccia o Melissa P... ma in questo caso sì, mi viene da vomitare :p

Invece, insomma, il giallo è abbastanza nelle mie corde, e allora, se tira... perché no?

Simone ha detto...

Matteo: e ancora non mi hai "raccomandato"? ^^

Angra: non so, avrai ragione ma (forse l'ho già detto) se io devo devo scrivere su commissione come fosse un lavoro a questo punto faccio il mio lavoro di tutti i giorni che è meno faticoso e mi fa guadagnare anche di più. Sarà che sono un fanatico ^^

Simone

White Boar ha detto...

Eh, vabbé, ma il valore aggiunto sta nel fatto che poi uno non è più un esordiente, e piano piano può iniziare la scalata all'olimpo degli scrittori che scrivono quello che gli pare.

Comunque, ripeto, non puoi scrivere qualcosa che piace agli altri se non piace nemmeno a te stesso.