Perché nessuno vi ha mai pubblicato niente, e non siete nemmeno diventati famosi (seconda parte).

Questo è il seguito del post intitolato allo stesso modo (solo con prima parte scritto tra parentesi) in cui si parlava dei motivi per cui uno scrittore non riesce a sfondare. Vediamone degli altri.

Perché quello che avete scritto non vale niente: ecco, è bruttissimo a dirsi, ma è questo il difetto numero uno che affligge la narrativa degli autori di oggi, e nemmeno solo quelli emergenti, e nemmeno solo quelli italiani va': è che scrivono libri assolutamente inutili. Storie povere, personaggi che non sono niente di che, idee riciclate, contenuti mosci, stile poco originale, lessico mediocre... insomma una super mega cagata insopportabile, illegibile e soprattutto invendibile. Ma chi cacchio vi aspettate che pubblichi il vostro tremendo libro, e soprattutto chi mai vi aspettate che se lo compri?

Però aspetta aspetta frena fermi tutti! Non sto dicendo che i romanzi che si pubblicano e che si vendono siano migliori. Il fatto è che se siete già conosciuti o se avete altri sistemi per vendere il vostro libro (siete abili nel gioco della palla, per dirne una) non è necessario che il vostro testo valga davvero qualcosa. In caso contrario, però, se il vostro libro non ha una qualche caratteristica particolare che lo faccia spiccare nel mucchio (e di questo parlerò più avanti, che viene un bel post) scordatevi che arrivi da qualche parte (e voi con lui, ovviamente).

Perché state sulle palle alle case editrici: vi sembra davvero così improbabile? Mettetevi nei loro panni: mandate il vostro manoscritto a caso, non richiesto e soprattutto senza nemmeno stare lì a controllare se un dato editore ha almeno una collana in cui pubblica roba simile a quella che scrivete voi. Poi, tanto per sapere se è tutto a posto, telefonate in redazione dopo aver mandato il manoscritto e chiedete se il testo è arrivato (anche se vi è già tornata la ricevuta della raccomandata, per cui che è arrivato lo sapete) e poi attaccate un tremendo pippone alla persona con cui state parlando per spiegargli quanto tenete al vostro libro, quanto è scritto bene e quanto ingiustamente sono anni che provate a pubblicarlo eppure ve lo hanno sempre rifiutato tutti (chissà perché, vero?).

E vabbe', fin qui è ancora non dico accettabile, ma tanto lo fanno tutti gli emergenti e continuate ancora a confondervi nel mucchio senza esservi attratti odi particolari. Quello che non è accettabile sono cose del tipo chiamare dopo una settimana per sapere se l'hanno letto (e la risposta del redattore sarà: acciderbolina, le avevo detto che ci volevano dai sei mesi ai sette anni), chiamare dicendo se potete mandare una versione del manoscritto corretta, chiamare chiedendo se per favore possono cambiare una data frase a una data pagina perché avete fatto una correzione, chiamare dopo due settimane per sapere se adesso l'hanno letto, chiamare per chiedere se potete passare a trovarli visto che per caso state passando proprio sotto la redazione, chiamare dicendo che avete visto un libro simile al vostro pubblicato da un'altra casa editrice (alla quale ovviamente non l'avete inviato), chiamare dopo tre settimane per sapere perché ancora non l'hanno letto e così via finché il redattore con cui parlate sempre non vi consiglierà gentilmente di andare a fare in culo.

Insomma, vediamo di capirci: non so che lavoro fate (ammesso che ne abbiate uno), ma accettereste di far entrare tra i vostri colleghi e/o collaboratori una persona che sapete di per certo essere un enorme tremendo insostenibile e insopportabile rompi coglioni? Ecco, appunto, manco morti. Così come manco da morti vi pubblicheranno il vostro romanzo, statene certi.

Perché siete sfigati: non c'è niente da ridere, la sfiga è una possibilità bella e buona che tutti gli emergenti conoscono bene (anche se qualcuno preferisce definirsi genio incompreso). Se io fossi il direttore editoriale di una grossa casa editrice... vabbè, diciamo qualcosa di più plausibile: se fossi l'aiuto assistente al correttore di bozze in seconda del giornalino del club della pesca col saxofono che ho dietro casa (al momento mi hanno detto che non c'è posto ma ci spero ancora), e se mi arrivassero davvero i fantomatici tremila manoscritti all'anno di cui si lagnano gli editori, di tanto in tanto deciderei di fare piazza pulita della valanga di carta che blocca la porta del bagno prendendo tutto e buttandolo indiscriminatamente nella raccolta della carta (sarei comunque responsabile, vedete). Niente più montagne di libri da valutare tra le palle, e se il vostro era bello be'... niente sensi di colpa: se era bello si vede che lo pubblicherà qualcun altro, non è un problema mio.

Ancora, magari avete beccato il giorno in cui l'editore ha scoperto che la moglie gli ha messo le corna e il vostro libro è la drammatica vicenda del proprietario di una casa editrice tradito dalla moglie (tra l'altro vi sconsiglio di inserire qualunque personaggio anche lontanamente legato all'editoria) oppure la squadra di calcio dell'editor ha perso la finale di coppa per un rigore al novantanovesimo e mezzo e lui se l'è presa col primo che capitava giocando a pallacanestro col cestino e il vostro manoscritto (tra l'altro commentando: hmmm, non male pagina dopo pagina). Ancora ancora, magari chi vi ha letto e valutato e scartato era semplicemente un coglione, e al posto vostro hanno pubblicato un libro del cappero che fa schifo e pena e pietà e ribrezzo però alla fine a quell'altro scrittore meno sfigato sì e a voi invece no.

Insomma può succedere, e anzi io mi metto nella categoria degli scrittori sfigati, anche perché io sono uno di quelli che scrivono male ma non lo vogliono ammettere. L'unica soluzione possibile è avere un po' di fiducia e provare di nuovo, anche perché di solito la sfiga è patologica e si accanisce sempre sulla stessa persona per tutto il corso della sua vita: se gettate la spugna e chiudete con l'editoria troverà di certo qualche altra cosa che vi sta a cuore da distruggere, per cui meglio continuare con la scrittura.

Se non altro, ormai ci avete fatto l'idea.

Simone

19 commenti:

White Boar ha detto...

Ma sai che hai detto una cosa molto saggia? Pubblicare libri pescandoli a caso nel mucchio dei manoscritti potrebbe essere una strategia vincente. Se l'autore è stato pescato a caso, vuol dire che è fortunato, e se è fortunato, venderà anche.

E poi, Enzo Ferrari diceva che la sfortuna per un pilota è una colpa. Allora la fortuna non potrebbe essere un merito per uno scrittore?

Tanto anche facendo accurate selezioni gli editori pubblicano libri che 9 su 10 non vendono una copia, tanto vale andare a culo, che probabilmente si fa meglio.

Glauco Silvestri ha detto...

Se pescano i manoscritti a caso, potrebbe convenire inviare molte copie del manoscritto allo stesso editore per aumentare la probabilità di essere pescati!! :D

Se su 3000 manoscritti 2999 sono tuoi... eh..eh.. :D

White Boar ha detto...

@Gloutchov: in effetti ho sentito dire che se non hai risposta dopo un annetto e mezzo lo puoi anche rimandare. Può essere che il precedente sia stato buttato senza neanche aprirlo per fare spazio, o che finisce in mano ad un altro editor con gusti diversi...

Simone ha detto...

Ma se mando tutti 'sti manoscritti faccio quasi prima ad aprirmi la mia casa editrice, no? Hmmmm..... ^^

Simone

Federico Russo "Taotor" ha detto...

@Angra, un giorno rischiavo, come tutti gli altri della mia classe, un'interrogazione in Biologia. La prof fece pescare a uno, direttamente dal cofanetto con tutti i numeri. Io rifletto sulle probabilità, mi giro e dico a un'amica:«T'immagini va a pescare proprio il 17?». Rido e impallidisco, ché era proprio il 17.
Per questo penso che è più probabile, per logica paradossale, che la cosa più impensabile capiti proprio a te. Buona o brutta, poi, è da vedere. :D

Simone, penso che effettivamente noi tutti scrittori scriviamo (dapprima) boiate. Solo in seguito, per vendetta nei confronti dell'editoria, scriviamo cose geniali che ci verranno pubblicate (la speranza è l'ultima a morire). Dobbiamo credere in questo, no?

P.S. Calcolando che ho 17 anni e scrivo tre-quattro racconti brevi, almeno due racconti lunghi all'anno e un romanzo ogni due anni, otterrei 102 racconti e 8 romanzi e ½ fra altri 17 anni anni. Prima o poi potrò farmi pubblicare.
Però spero solo di non ridurmi ad avere quasi 40 anni, per pubblicare. :P

White Boar ha detto...

@Federico: dannato giovinastro, un po' di rispetto per i poveri quasi 40enni :))

In realtà l'augurio che c'è da farsi è che non scoprano che eravamo dei geni 30 ANNI DOPO CHE SIAMO MORTI IN MISERIA!

Simone ha detto...

Federico: allora, io a 32 anni ho 4 romanzi, un trattato (ehm, sarebbe il libro del blog ^) un altro romanzo e il secondo libro del blog in produzione, senza contare i racconti.

Direi che con la tua previsione ci siamo, a parte il fatto che ancora non mi ha pubblicato nessuno ^^.

E per i 40 anni avendo già amici che ne hanno 36 mi sento già con un piede nella fossa.

Angra: vabbe' io inizio ad accontentarmi anche di un riconoscimento postumo... mi sto ridimensionando.

Simone

Anonimo ha detto...

Se posso aggiungere la mia:
"Perché passate tutto il tempo a lamentarvi sul blog del fatto che non vi pubblicano invece di lavorare al vostro romanzo."
Ok è cattiva, ma secondo me qui ci stava l'opinione uguale e contraria.
La scossa insomma.

Unknown ha detto...

Effettivamente è molto probabile che non riusciamo a pubblicare un'acca da vivi e il giorno dopo che schiattiamo ci sono alla porta migliaia di editori pronti a pubblicarci... Tanto non ce ne fregherà più niente!

Unknown ha detto...

A parte che conosco un po' il lavoro di Simone da quando mi aveva mandato alcuni testi ai tempi di Memorie dal Buio (chissà se ti ricordi ;)) devo dire che sono rimasto colpito dal tono ottimista del post e dei commenti, soprattutto l'ultimo di Michela!

Quindi l'unico modo per fare soldi scrivendo è farlo con uno pseudonimo, quando si ha qualcosa di decente fingere la morte del sudetto alter ego non prima però di aver fatto carte false per un testamento dove il nostro alter ego ci lascia tutto quanto derivi dalla vendita del suo romanzo e godersi la meritata ricchezza?

;)

Simone ha detto...

Fabbiuzz: ottimom, sembra una cosa che avrei scritto io! Se vuoi ti assumo come ghost writer.

Michela: ma no, dai... adesso addirittura MIGLIAIA di editori? ^^

Shaman: memorie de che?! Azz, volevo dire "sì certo felice di rivederti!" ^^.

Comunque quel sistema ha funzionato per Elvis e compagnia bella.

Simone

Gabriele Porri ha detto...

beh, io suggerisco un lavoro da avvoltoi: scrivere (male) qualcosa di cupo, poi al primo caso di cronaca tipo perugia, fare finta che quel che abbiamo scritto sia opera di uno dei sospettati (o della vittima, dipende)... gli editori farebbero a gara :-)

PS visto che sono nuovo qui, ero ironico eh?

riccardo gavioso ha detto...

i post erano molto gradevoli, ma c'è un unico motivo per cui non veniamo pubblicati dai grandi: i grandi non hanno mai letto un solo manoscritto, se prima non è arrivato un certo tipo di telefonata. Comunque consoliamoci pensando che rimangono alte possibilità di esordire postumi, con grandissime soddisfazioni.

Unknown ha detto...

La telefonata la devo fare in bikini con videotelefono? XD

Simone ha detto...

Ecco, una telefonata aiuta sempre. Sapessi almeno chi chiamare...

Simone

Mauro ha detto...

Questo blog mostra, come spesso accade, le illusioni degli aspiranti scrittori ed il desiderio di fama senza alcuna fatica: l'autore del blog, che mostra una prosa assolutamente infantile e piena di refusi e strafalcioni, vorrebbe forse diventare uno scrittore?
desiderate scrivere? benissimo, la soluzione esiste: la propone una famosa università americana dopo decenni di studi, e si chiama ten-year rule, la regola dei dieci anni: per arrivare ad essere "esperti", cioè per essere scrittori di assoluto livello, (lo stesso vale per i violinisti, gli sportivi, i giocatori di scacchi, ecc.) occorrono circa diecimila ore di lavoro, in dieci anni, il che corrisponde a circa 4 ore al giorno, 5 giorni a settimana. gli studi dimostrano che il risultato è pressochè garantito. Leggete e scrivete per 4 ore al giorno, tutti i giorni, analizzate criticamente il vostro lavoro, miglioratevi sempre, ed inizierete a pubblicare. nel mondo della "vita facile" dove tutto deve esser a portata di mano, invece, incontro spesso aspiranti scrittori che mi mandano i propri manoscritti, magari dopo averli riletti solo una volta, non avendo cambiato quasi nulla.

Io leggo circa 80-100 libri l'anno e scrivo circa 1500 pagine, molte delle quali vengono buttate, e questo mi ha portato ad essere pubblicato da case editrici (non a pagamento, per piacere....) anche molto note.

Dato che ho ricevuto anche insulti da persone che mi hanno mandato il manoscritto (pessimo) e non hanno poi accettato le critiche per il loro "capolavoro" (che mostrava che non avevano letto più di 5 libri all'anno), ho pensato di mettere in chiaro questo. la ricetta per diventare uno scrittore di ottimo livello esiste, provata da psicologi di fama mondiale.

Leggete 100 libri l'anno? scrivete ore e ore al giorno? No? Non avete tempo? Non avete voglia? Bene, allora non fate gli scrittori, perhè non riuscirete mai a pubblicare più di un libercolo autoprodotto o pubblicato da una piccola casa editrice. E per piacere, smettetela di mandare manoscritti a noi scrittori e agli editori, senza prima averli riletti ALMENO dieci volte.

Per piacere....

Simone ha detto...

Mauro (C.?): per dire certe cose chiaramente non mi conosce e non ha letto i miei ultimi lavori (che non meritano un giudizio tanto negativo). Per la prossima volta consiglio l'impiego della ben più nota "prima di parlare conta fino a dieci" rule, che ha scarse applicazioni letterarie ma aiuta moltissimo nei rapporti interpersonali.

Comunque il punto di vista di qualcuno che "ce l'ha fatta" è sempre molto interessante, per cui la invito cordialmente a tornare a trovarmi e a dire la sua.

Simone

Il Duca di Baionette ha detto...

@Mauro: due commenti identici, uno qui sopra e l'altro QUI

Hai perfettamente ragione sul fatto che serva leggere molto, perlomeno un libro alla settimana, che è una cosa fattibile per chiunque anche solo leggendo un po' la sera e al cesso. Un vero amante della lettura e della scrittura dovrebbe riuscire a fare molto meglio del misero libro settimanale.
Su questo ti dò ragione.

Anzi, ti dò ragione su tutto il discorso del duro lavoro: chi lavora sul serio duramente per imparare un "mestiere" alla fine lo impara se non è il peggior fesso del villaggio.

E' così nel body building, dove anche gli hard gainer più mingherlini se pianificano attentamente allenamento e alimentazione e lavorano duro possono ottenere risultati strabilianti in pochi anni, per cui mi pare naturale che sia così anche in un'attività come la scrittura.
Entrambe le attività, pompare ferro e scrivere, richiedono studio, dedizione e pratica.
Poi non tutti possono vincere l'Arnold Classic come non tutti possono diventare i nuovi Tolstoj, dato che i concorrenti per l'eccellenza non mancano, ma perlomeno un libro decente lo si può riuscire a far pubblicare.
Ti dò ragione: il lavoro duro premia e le scappatoie per il successo sono solo illusioni, Nè più né meno che sperare di vincere al Superenalotto.

La cosa che mi ha turbato del post di "Mauro" è l'aggressività di fondo, poco professionale, che fa dubitare delle sue parole. Se uno ha un atteggiamento così poco professionale da lanciarsi a gamba tesa nel blog del primo minchione che capita [in senso buono, SMN ;-)] per rompergli le scatole e per fargli vedere "chi è un vero scrittore e chi invece è solo feccia", qualche dubbio mi viene.
;-)
In fondo non ci vuole molto a creare un account su Blogger, fingersi gran scrittore e andare a demoralizzare il poveraccio di turno.
Si noti ad esempio l'uso sgrammaticato dei "quattro" puntini di sospensione reiterato e quindi non classificabile come mero errore di battitura. Senza citare l'utilizzo delle maiuscole e delle minuscole in base all'umore.
Dubito che uno scrittore di qualche valore non sappia controllare la propria scrittura.

Il fatto stesso di aver copiato e incollato il medesimo commento su due post differenti è segno del "voler far rumore" e dell'interesse all'atto del trolleggiare. Un voler far notare la propria critica a tutti i costi che puzza come un capraio Afgano.
Tutte cose molto sospette se tu fossi davvero uno scrittore decente venuto a mostrar la vera via alla Feccia.

Niente di personale Mauro, eh, in fondo il blog non è mio e io NON sono un aspirante scrittore.
Mi piace solo l'argomento "scrittura" e mi piace l'editoria.
Anche io ho dei seri dubbi che il "libro del blog" possa mai venire pubblicato o avere un minimo di successo. Idem "Mozart di Atlantide" che non mi è proprio piaciuto. Il libro dei gatti è migliore, ma non è il mio genere. E poi i gatti io li detesto, come detesto gran parte degli animali che non siano stesi sul banco del macellaio o lavorati e confezionati in comodi contenitori.

SMN ha ancora molto su cui lavorare, ma mi pare una persona disposta a farlo e disposta a scherzare su se stesso. Io questo lo rispetto: non è il solito scrittore amatoriale borioso che si offende se gli si criticano le porcate che produce. Ha quel minimo di autocritica necessaria.
Perlomeno questa è l'idea che me ne sono fatto finora.

@SMN: se avrai bisogno di un Secondo per quando sfiderai a duello Mauro e gli pianterai un proiettile nel petto, come si fa tra uomini occidentali che non si nascondono dietro le effemminate parole, conta su di me.
;-)

Simone ha detto...

Carraronan: grazie del supporto! Comunque credo davvero che si tratti di uno scrittore/editor, anche perché se ci fai caso l'atteggiamento è quello classico (non so, faranno un corso? ^^).

Comunque io scrivo 4 ore al giorno e anche più ormai da diversi anni, per cui più che deprimermi mi ha detto che tra un altro po' di tempo se non avrò trovato un editore mi pubblicherà lui. Meglio di così non poteva andare, no?

Simone